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Riflessioni sull'Alchimia

Riflessioni sull'Alchimia

di Elena Frasca Odorizzi   indice articoli

 

Viaggio nella Tavola di Smeraldo

tra Protochimica e Filosofia Ermetica.
Origini, significato e attualità.   Giugno 2011
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F)
Separabis terram ab igne, subtile a spisso, suauiter, cum magno ingenio.

F1) Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso, dolcemente e con grande industria.
F2) Separerai la terra dal fuoco, l'impalpabile dal compatto, ma con delicatezza e con grande attenzione.

 

L'Hortolanus dice: «Separerai, cioè dissolverai, perché la dissoluzione è la separazione delle parti, la Terra dal Fuoco, il Sottile dallo spesso, cioè la feccia e l'immondezza del fuoco, dell'aria, dell'acqua e di tutta la sostanza della Pietra, di modo che essa rimanga interamente senza sporcizia (1)». Per Purificare (2) la Sostanza dalle impurità, (fecibus), e fare in modo che la sua Potenza, cioè la sua Concentrazione resti intatta durante la riconversione dallo stato gassoso a quello liquido, ci sono due fasi interne alla Distillazione stessa, la Deflammazione e la Rettificazione.
Nel caso delle sostanza alcoliche, la deflemmazione è l'operazione necessaria a ottenere una concentrazione più pura possibile, attraverso il susseguirsi di distillazioni di un liquido sempre più concentrato, ricavato da successive condensazioni.
La rettificazione riguarda, invece, la separazione delle sostanze buone da quelle che sono tossiche o che semplicemente indeboliscono la concentrazione della sostanza che si vuole ottenere. Si utilizza una Colonna di frazionamento, nella quale avviene la separazione tra sostanze con punto di ebollizione diverso, con conseguente eliminazione di quelle indesiderate. La prima parte del distillato è chiamata Testa ed è composta da sostanze nocive e sgradevoli, e viene buttata, così come la parte finale, detta Coda. La parte intermedia è quella considerata buona e viene chiamata Cuore.  Poiché molte delle sostanze dannose, sono trasportate nel Cuore, dai vapori, l'abilità dell'Alchimista sta nel saper tagliare con destrezza, le Teste e le Code del Serpente Alato che si morde la coda.
Nel Dialogo con il Re Calid, l'alchimista Morieno, parla dell'importanza del processo di Purificazione, ricordando che durante il Magistero, il Corpo Morto, da cui è uscito lo Spirito, deve essere Rianimato, cioè lo Spirito deve rientrare nel Corpo, che però deve essere stato purificato, altrimenti non si otterrà niente:

 

«Vi avverto ancora che se non pulite perfettamente il Corpo impuro: se non lo disseccate, se non lo rendete bianco, se non l'animate facendovi entrare l'anima e se non togliete tutto il suo cattivo odore, in modo che dopo aver pulito, la Tintura cade su di lui e lo penetra, non avete fatto niente del Magistero, non avendo osservato bene il Regime (3).»; «Quale bene si può sperare, se la cosa, cioè l'Acqua Mercuriale, che è la cosa principale e il solo Agente del Magistero, non agisce essa stessa e non si unisce a lei il corpo puro e perfetto e sia un solo e stesso corpo? (4)».

 

Gli Alchimisti descrivono la Purificazione in modo suggestivo e cruento, come una sorta di “tortura necessaria”, che porta alla Morte e alla Putrefazione delle “Carni”, ma si conclude con la Resurrezione della Sostanza in un Corpo di Gloria, avvicinando le operazioni alchemiche ai tormenti del Cristo/Serpente “cruci-fixo. Nel Testamento di Ga'far Sadiq, si legge che «i corpi morti, devono essere torturati nel Fuoco attraverso tutte le Arti della Sofferenza per poter resuscitare: perché, senza sofferenza e senza morte, non si può raggiungere la Vita eterna (5)Jung, riteneva che le “torture” a cui era sottoposta l'Acqua attraverso il Fuoco, corrispondessero all'allegoria dello smembramento del corpo umano (6), che secondo Mircea Eliade, sarebbe stato un retaggio del più antico Sciamanesimo dei Culti Metallurgici (7). Zosimo identificò le fasi alchemiche, con un personaggio di nome Jon, che gli apparve in un sogno e che per tutto il tempo venne squarciato con la spada, tagliato a pezzi, decapitato, scorticato, bruciato nel fuoco, per “poter cambiare il proprio corpo in spirito”. Una immagine molto simile si ritrova nello Splendor Solis, dove viene così descritta:

 

«Io ti ho ucciso, e ho fatto il tuo corpo a pezzi, alfine di beatificarti e farti rivivere di una più lunga e felice vita, che tu non hai provato prima che la morte cospirasse contro di te per il colpo della mia spada; ma io nasconderò la tua testa affinché gli uomini non ti possano riconoscere, e non ti vedano più nella stessa spoglia mortale che avevi prima e brucerò il tuo corpo in un vaso di Terra dove io lo rinserrerò, affinché essendo in poco tempo imputridito, possa maggiormente moltiplicarsi e riportare una gran quantità di frutti migliori (8).»

 

La seconda parte della frase, spiega che per uccidere, torturare, purificare la Sostanza, facendo uscire e rientrare lo Spirito nel Corpo, è necessario che il composto raggiunga il giusto punto di ebollizione. Il segreto della Distillazione è quindi tutto nel controllo accurato della temperatura, per  evitare di bruciare tutto o di far salire nel Cuore, anche le sostanze nocive. Considerando la limitata strumentazione scientifica di allora, è evidente che imparare a padroneggiare il Fuoco, era un'Arte assai complessa, frutto di anni di costante sperimentazione, che difficilmente poteva essere trasmessa, indicando i precisi gradi centigradi ai propri studenti, (soprattutto in mancanza di un oggetto come il Termometro, il cui primo esemplare fu realizzato da Galileo Galilei, solamente nel 1607 (9)). Tutto ciò che gli Alchimisti potevano fare era ricorrere a criptiche e affascinanti allegorie:

 

«Suo padre è il Sole e sua madre è la Terra” egli intendeva indicare il loro aspetto Maschile e Femminile. Essi sono i due Uccelli legati nelle immagini [che ho dato] all'inizio dell'operazione; e da essi vengono prodotte le Tinture Spirituali. E analogamente essi si trovano alla fine dell'operazione. [...] Ermete disse: è necessario estrarre lo Spirito con Fuoco Gentile poiché questo Spirito, la cui estrazione deve essere condotta mediante fuoco gentile come [il calore di] un uccello che cova, è lo Spirito che impartisce le Tinture alle Nature e tormenta le Nature, in quanto il suo zolfo era precedentemente combustibile; ma ora diviene incombustibile e colora  come la Tintura di Porpora; ed è lo Spirito dei Corpi, perché è uno Spirito che è stato estratto (10).»; «L'emissione o l'assorbimento dello spirito risulta dalla violenza o moderazione del fuoco che deve essere regolato affinché lo spirito sia conservato (11)»; «Tutta l'arte consiste nei fuochi leggeri (12).» ; «Il vicaio disse: sappiate che senza fuoco niente è generato; mettete la vostra Composizione nel suo vascello (13) e fate fuoco moderato, guardatevi dal fuoco violento ... Pitagora disse: guardatevi dal fare fuoco troppo forte all'inizio perché è nemico della freddezza e se lo cuocete bene e gli togliete il nero, diventa Pietra simile al Marmo di estrema bianchezza. Lanus disse: e sappiate che l'Aceto, se fate troppo fuoco si volatilizza, perché è spirituale ... perciò vi ordino di governarlo saggiamente e con un piccolo fuoco, perché il piccolo fuoco è sempre la causa che fa raccogliere il calore dello Zolfo dissolto. Altrimenti non farete niente (14)

 

G) Ascendit a terra in coelum, iterumque descendit in terram, et recipit uim superiorum et inferiorum.

G1) Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra, e riceve la forza delle cose superiori e inferiori.
G2) Sale dalla terra al cielo e poi ridiscende sulla terra, e associa il potere di quanto è sopra e di quanto è sotto.

 

L'immagine visiva del Processo di Distillazione è riassunta in questa frase, che se presa da sola, potrebbe quasi sembrare un indovinello. Leggendola sembra di vedere un Alchimista con il naso incollato al vetro dell'alambicco, mentre guarda la miscela che continuamente si vaporizza e si ricondensa, restandone affascinato, come uno Scienziato che osserva un istante cosmico, fissato in una foto che mostra una Galassia fatta di Nebulose Gassose e di Stelle, lontane anni luce dalla sua possibilità di comprenderne i segreti.
La natura di questo passo è chiaramente operativa, ma niente ci vieta di trovarvi parallelismi con la Circolazione Cosmica degli Spiriti, cioè delle Anime degli esseri umani, che nel Kore Komsou, desiderano tornare alle loro sedi Celesti, più vicine a Dio.
Questi Spiriti, come quelli dei composti minerali e vegetali, si spostano su e giù, tra il Macrocosmo e il Microcosmo, tra il Cielo e la Terra, grazie all'influenza delle Energie dei Pianeti, così come veniva rivelato anche nei Culti Misterici Stellari. Il meccanismo di Ascesa e Discesa delle Anime immortali, è spiegato nel frammento Ermetico numero XXVI, il Discorso Iside a Horus, sull'Incarnazione e la Reincarnazione delle anime:

 

«1. "Lo spazio compreso tra la terra e il cielo è diviso in regioni, o figlio mio, Horus, con misura e giusta proporzione. Queste regioni sono chiamate dai nostri avi sia zone, sia firmamenti o anche pieghe. E di là che le anime vanno e vengono, sia quelle che si sono liberate dai corpi che quelle che non si sono ancora incarnate. Ognuna di queste anime, figlio, occupa una regione in relazione ai suoi meriti: così le anime divine e regali abitano le regioni più elevate; le anime inferiori per dignità e tutte quelle inclinate verso la terra, abitano nella regione inferiore; le anime intermedie abitano nella regione intermedia. 2. Dunque», Horus, figlio mio, le anime inviate quaggiù per regnare discendono dalle regioni più alte, e, una volta liberate, ed è anche verso queste stesse zone che esse ritornano, o anche più in alto ancora, salvo quelle che hanno commesso qualche azione contraria alla dignità della loro natura e ai precetti della legge divina: quanto a queste, la Provvidenza dall'alto le esilia nelle regioni più in basso in relazione ai loro peccati, per contro essa fa mutar loro posto se hanno progredito. Quindi le anime inferiori [si accrescono] in potenza e dignità, dato che la Provvidenza le fa salire dalle regioni più basse a quelle più nobili e alte (15). »

 

H) Sic habebis gloriam totius mundi. Ideo fugiat a te omnis obscuritas.

H1) Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l'oscurità fuggirà da te.
H2) Così avrai la gloria di tutto il mondo e ogni tenebra si allontanerà da te.
 
Riuscire a compiere correttamente l'Operazione alchemica viene paragonato alla riuscita di un'Impresa straordinaria, che non sembra condurre verso possibili guadagni materiali, ma semmai verso una Conoscenza che solleva lo Spirito, arricchendolo come una miscela. L'Alchimista è invitato a non scoraggiarsi, perché dopo aver vagato a lungo, nelle tenebre dell'ignoranza, alla fine riceverà l'Illuminazione che cerca, recuperando quella vista superiore, che è il sintomo iniziale della reintegrazione dell'Anima alla sua sede Celeste. Nel Kore Kosmou, le Anime immortali, costrette a vivere nei corpi, si lamentano proprio della Cecità a cui sono state obbligate, ritrovandosi nel punto più lontano dalla Luce Divina:

 

«Le anime, che non appartengono più a Dio, non avranno altro che occhi dallo sguardo limitato, e a causa di quella cosa umida e rotonda che è in essi, noi non potremo vedere che molto piccolo il nostro antenato Cielo, non smetteremo di gemere e a volte saremo prive dello sguardo (a questo proposito Orfeo: è dal chiarore solare che giunge lo sguardo: gli occhi di per sé non vedono nulla”). Effettivamente sfortunate, eccoci condannate, non ci è fatto assolutamente dono della vista, poiché senza luce, non ci è concesso di esercitarla: questi non sono che dei sostituti d'occhi e non occhi (16)

 

A ben guardare, però, l'esilio delle Anime Ribelli, non è una vera punizione, perché in un Mondo Perfetto, non dovrebbe essere possibile avere desideri sbagliati, senza contare che le Anime, avendo in se stesse la loro Entelechia, il loro Scopo, non possono che tornare là da dove provengono, quindi come avrebbero potuto allontanarsene, desiderando un luogo diverso che non possono neanche immaginare, per loro stessa Natura? Se il peccato delle Anime è stato quello di non accontentarsi, di voler vedere cosa c'era oltre ciò che era stato fissato per loro, arrivando ai Confini dell'Universo esteriore e interiore, per comprendere il Senso dell'Esistenza, allora la loro punizione corrisponde alla concessione stessa di poter soddisfare questa curiosità. Non si tratta, quindi né di un castigo, né di un premio, ma di un Dono, che può anche andare sprecato. L'Alchimista, infatti, non odia la Materia e pensa di poterla portare a perfezione. Non ritiene inferiore la Natura, ma sente in essa la stessa energia potenziale, che vede in se stesso. Non rifiuta il Mondo e non vuole fuggirne, ma vuole conoscerlo e migliorarlo, facendo emergere dal profondo la sua Natura Spirituale, perché per lui il Divino non è trascendente, ma immanente.
Le Tematiche del Paradiso Perduto, del Peccato Originale e del Peccato di Orgoglio del Kore Kosmou, non devono, quindi, far pensare che l'Ermetismo sia una Filosofia pessimistica, perché la possibilità di percorrere una Via Salvifica Alchemica basata sulla Trasformazione, lascia intendere, che il fine di Tutto non sia tanto una Reintegrazione a uno stato precedente perfetto e perduto, (un evento irrazionalmente impossibile in un mondo razionale), ma semmai una Evoluzione a uno Stadio Superiore (17), (migliore oltre l'immaginabile, al di là della stessa Età dell'Oro), che conduce il Mondo della Molteplicità ad ottenere quell'Autocoscienza necessaria a rendersi conto di essere Uno con il Tutto, ad essere cioè un Pensiero della Mente di Dio, « rassomigliante» al Divino «nella specie», ma differente «nel grado (18)». La Materia è, infatti, una Illusione, secondo la Fisica Nucleare, perché Tutto è Energia e Vibrazione.
Sorge, quindi, il ragionevole dubbio, che fin dall'inizio, fosse questo lo scopo non manifesto, della Divinità del Kore Kosmou (19), di un Dio che si Specchia in Se Stesso e si espande, usando il piano fisico e il piano psichico, come Sonde, sul modello dell'Egemonikòn (20) degli Stoici, ma questo genere di riflessioni, con tutte le conseguenze che ne derivano, non hanno, purtroppo, trovato terreno fertile in Occidente, a causa della commistione tra il pensiero Alchemico Pagano di un mondo morente e un Cristianesimo Medievale nascente e violentemente assimilatore, la cui visione del Mondo e del Divino era invece: Fideistica, Trascendente, Vittimistica, Penitenziale, Non Evoluzionistica e nemica del Progresso (21). Questo ha comportato che l'Aspetto Spirituale e ProtoScientifico dell'Alchimia, non maturassero insieme, liberandosi delle scorie empiriche e che quindi si separassero e impoverissero entrambi, proprio come una Distillazione interrotta a metà, che solo grazie al contributo di Jung e di quell'Esoterismo Filosofico e Non Dogmatico, attento alle nuove scoperte scientifiche, si è timidamente rimessa in moto, zoppicando verso tempi e menti migliori.
È bene, quindi, sapere, che la Gloria promessa all'Alchimista che comprenda la Tabula, è paragonabile a quella di Ermete, che fu portato presso Dio, per i suoi meriti. Non si tratta di un premio di cui vantarsi, ma di una responsabilità che invita l'Alchimista, che spesso è anche un Medico, ad assumersi il compito di Divulgatore dell'Arte e Guaritore delle Anime, lo stesso incarico a cui furono chiamati Iside e Osiride, che “conobbero a fondo” i segreti degli scritti di Ermete, e furono da lui istruiti “riguardo ai segreti ordinamenti di Dio”, divenendo così «iniziatori e legislatori delle arti per l'umanità, ed anche delle scienze come delle occupazioni di sorta»:

 

«Sono loro, che avendo appreso da Ermete, le cose di quaggiù hanno ricevuto dal Creatore l'ordine di porle in simpatia con quelle di lassù. Hanno istituito sulla terra le sacre funzioni verticalmente legate ai misteri del cielo. Sono loro che, avendo riconosciuto la corruttibilità dei corpi, hanno ingegnosamente creato l'eccellenza in tutto dei profeti, […] in modo che filosofia e magia nutrano l'anima e che la medicina guarisca il corpo, quando è afflitto da qualche male (22)

 

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NOTE

1) La Materia è paragonata a una pietra occulta, seppellita nel profondo di una fontana, coperta di fieno ed escrementi in Nicolas Flamel , Le dèsir dèsirè, in RENÉ ALLEAU, Aspetti dell' Alchimia tradizionale, op. cit., p. 79. L'avvenuta purificazione, è invece descritta nelle Spiegazioni delle figure di Nicolas Flamel, con l'espressione,  «Ercole ha nettato la Stalla piena di lordura, putredine e di nero», sempre in  RENÉ ALLEAU, Aspetti dell' Alchimia tradizionale, p.93.

2) La fase di Sublimazione viene indicata sia come Purificazione che come Volatilizzazione della Materia. GINO TESTI, Dizionario di Alchimia e di Chimica Antiquaria. - Paracelso, Roma, Mediterranee, p. 175

3) Dialogo tra il Filosofo Morieno e il Re Calid  in RENÉ ALLEAU, Aspetti dell' Alchimia tradizionale, Roma, Edizioni Atanor, 1989, p.88.

4) Ivi, p. 89.

5) MIRCEA ELIADE, Le Arti del Metallo e l'Alchimia, op. cit. , p. 134.

6) Ivi, p. 132 e nota 7 a  p.137, Jung, Die Visionen des Zosimos.

7) Vedi MIRCEA ELIADE, Lo sciamanesimo e le tecniche dell'estasi, Roma, Edizioni Mediterranee, 1992, , p.63 oppure il mio articolo su Riflessioni.it, Un Alchimista di nome Orfeo, in una tarsia rinascimentale senese del 1500 .

8) Cfr. L'Immagine della Sesta Similitudine nello Splendor Solis,  SALOMON TRISMOSIN, Il Toson D'oro o Fio re dei Tesori, con le 22 miniature dello "Splendor Solis", Roma, Edizioni Mediterranee, 1994, pp.119-121.

9) Seguirono poi quello ad Alcol di Fahrenheit nel 1709  e quello a mercurio nel 1714. Nel 1742 , anche Celsius inventò un suo termometro.

10) L'alchimista Inb Umail riportato in JACK LINDSAY, JACK LINDSAY, Le origini dell’Alchimia nell’Egitto Greco-Romano, op. cit., p. 196 , a proposito della Tavola di Smeraldo.

11) Zosimo di Panopoli, citato in in RENÉ ALLEAU, Aspetti dell' Alchimia tradizionale, Roma, Edizioni Atanor, 1989, p.96.

12) Ibidem.

13) Cfr. La Distillazione, la Via Umida, la Stella del Composto e il Cammino per Santiago in Fulcanelli. FULCANELLI, Il Mistero delle Cattedrali, Edizioni Mediterranee, Roma, Ristampa 2001, p, 58.

14) La Turba dei Filosofi, citata in in RENÉ ALLEAU, Aspetti dell' Alchimia tradizionale, op. cit. , pp.96.-97

15) ERMETE TRISMEGISTO, Kore Kosmou, scritti teologico-filosofici, op. cit., pp. 49-53

16) Ivi, pp. 102, Estratto XIII, Kore Kosmu.

17) «L'essere implica il mutamento, vale a dire che essere è divenire [...] Le strutture viventi, possono essere, soltanto se divengono; possono esistere soltanto se mutano. Trasformazione e crescita sono qualità inerenti al processo vitale.»  ERICH FROMM, Avere o Essere, Milano, Mondadori,1986, p. 38.

18) Cfr. I TRE INIZIATI, Il Kybalion, Filosofia Eremtica dell'Antico Egitto e della Grecia, Catania, Brancato, 1991p. 48

19) In Giamblico si legge, per esempio: «Dio, fin dagli inizi, ha inviato quaggiù le anime con l'intenzione che poi tornino a lui. Non vi è dunque cambiamento (nel piano divino), nè conflitto tra la discesa e la risalita delle anime. In effetti, come nel tutto il divenire e questo mondo dipendono dall'essenza intellettiva, così pure, nell'ordine delle anime, la liberazione dal divenire pur si concilia con le preoccupazioni del mondo creato». GIAMBLICO, I Misteri dell'Egitto, op. cit., p, 98, VIII, 8.

20) Secondo la Fisica Stoica ogni Anima aveva un Eghemonikòn, cioè una parte dominante, che controllava, centralizzava e coordinava le impressioni, elevandole alla coscienza e stabilendo gli impulsi reattivi e le azioni, attraverso gli organi di senso.

21) Oggi giorno il Cristianesimo Protestante, è invece molto più proiettato nel futuro, come per esempio la Chiesa Valdese, le cui aperture sono sorprendenti e ammirevoli. Lo stesso non si può dire della mentalità delle Massime Gerarchie Ecclesastiche del Cattolicesimo, che vivono in uno spazio tempo mentale, molto diverso da quello dei loro Credenti e di quel Clero, che si rifà veramente agli insegnamenti del Cristianesimo delle Origini.

22) Ivi, pp. 110-111; Estratto XIII, Kore Kosmu.


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