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Riflessioni Filosofiche

Riflessioni Filosofiche   a cura di Carlo Vespa   Indice

Per una lettura taoista dell’opera di D.H. Lawrence

di Simonetta Ferrini - Marzo 2014
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In questo articolo mi propongo di mettere a confronto il pensiero dello scrittore D.H. Lawrence (facendo riferimento in particolare ai saggi) e quello del Zhuang-zi, classico taoista del IV secolo a.c., per rivelarne alcune interessanti affinità e corrispondenze.

 

   Simonetta Ferrini

 

 

1. Flusso vitale, dinamismo, trasformazione, potenziale
Lawrence intende l’esistenza del cosmo come un continuo fluire di energia vitale che si trasmette ovunque e attraverso tutti gli esseri: non vi è stato un inizio (ed è futile ricercarne uno) né vi sarà una fine (ed è limitante intravederne una). Né un fine: tutto scorre, senza una meta ultima che non sia quella del perpetuarsi della vita stessa. Cardini essenziali di questo schema cosmico sono: il movimento, la trasformazione, e l’interdipendenza tra le varie forme di vita.  Non vi è inoltre distinzione tra bene e male, vero e falso, ogni evento, ogni forma (organica o inorganica che sia) si sviluppa assecondando uno specifico processo naturale che la pone in relazione dinamica con ogni altra cosa:

 

Each thing, living or unliving, streams in its own odd, interwining flux, and nothing, not even man nor the God of man, nor anything that man has thought or felt or known, is fixed or abiding. All moves. And nothing is true, or good, or right, except in its own living relatedness to its own circumambient universe: to the things that are in the stream with it.(1)

 

Questo scorrere inarrestabile di energia vitale attraverso il cosmo è regolato, secondo Lawrence, dall’alternarsi di elementi tra di loro opposti che si bilanciano e completano a vicenda senza tuttavia mai sovrapporsi; vita e morte, luce ed oscurità, inizio e fine:

 

We travel across between the two great opposites of the Beginning and the End, the eternal night and everlasting day, and the transit is a stride taken, the night gives us up for the day to receive us. And what are we between the two?(2)

 

In uno dei tanti episodi nel quale Kong-zi (Confucio) si reca da Lao Dan (Lao-zi) per carpirne un po’ di saggezza, Zhuang-zi fa dire a Lao-zi (appena uscito da una trance estatica):

 

La diminuzione e l’accrescimento, il pieno e il vuoto, le tenebre e il chiarore, tutto questo cambia con il sole e si evolve con le fasi lunari; tutto questo agisce giorno dopo giorno; ma nessuno ne vede il travaglio. La vita possiede il suo germe, la morte il suo ritorno; il principio e la fine si succedono indefinitamente; ma nessuno ne conosce il termine. Se non è Questo, chi è allora il principio generatore?(3)

 

Tale trasformazione, regolata dall’alternarsi degli opposti, si perpetua a livello del macrocosmo e del microcosmo, partendo dalle forme più complesse di vita fino ad arrivare a quelle più semplici: per Lawrence che fu particolarmente sensibile verso ogni più piccola espressione del mondo naturale (animali, fiori, alberi), sono proprio le forme più umili quelle nelle quali possiamo osservare più da vicino la straordinaria potenza (il tê o dê dei taoisti) dell’energia vitale:

 

Life is not a question of points, but a question of flow. It’s the flow that matters. If you come to think of it, a daisy even is like a little river flowing, that never for an instant stops. From the time when the tiny knob of a bud appears down among the leaves, during the slow rising up a stem, the slow swelling and pushing out the white petal-tips from the green, to the full round daisy, white and gold and gay, that opens and shuts through a few dawns, a few nights, poised on the summit of her stem, then silently shrivels and misteriously disappears...(4)

 

Nel seme che poi si trasformerà in fiore si rivela la potenza del flusso vitale, osserva Lawrence.
Zhuang-zi impartisce lo stesso insegnamento, a proposito del manifestarsi universale del Tao (attraverso l’azione del qi), a Dong-guo-zi quando quest’ultimo gli rivolge la seguente domanda:

 

‘Dov’è ciò che chiamate il Tao?’
‘Ovunque’ disse Zhuang-zi.
‘Bisogna localizzarlo’ riprese Dong-guo-zi.
‘In questa formica’ disse Zhuang-zi.
‘E più in basso?’.
‘In questo filo d’erba’.
‘E più in basso?’.
‘In questa tegola’.
‘E più in basso ancora?’.
‘In questo letame’ disse Zhuang-zi.
(5)

 

Come risulta evidente dalle precedenti citazioni, l’immagine prediletta utilizzata da Lawrence per  cercare di catturare con le parole (impossibile, direbbe ogni buon maestro taoista) l’inarrestabile dinamismo del cosmo è quella dell’acqua, del fiume che scorre: “…by peace I don’t mean inertia, but the full flowing of life, like a river.”(6)
Sappiamo quale valenza abbia assunto la metafora dell’acqua che scorre nella filosofia taoista: essa diviene emblema del concetto di wei-wu-wei (azione-non-azione) ovvero di “[q]uell’agire... del Tao stesso che è un agire irriflesso, spontaneo ed onnipotente e nell’uomo sarà rinuncia ad ogni artificio...”(7); ma anche della convinzione che tutto ciò che è morbido, flessibile, capace di trasformazione, dunque vitale, sia capace di prevalere su ciò che è duro, inflessibile, statico, dunque non vivo. Occorre ricordare che l’idea di movimento è contenuta nell’ideogramma stesso che indica l’acqua (shui ) in cui “il rivolo scorre verso il basso” e in cui “oltre al carattere centrale, vi sono le gocce, gli spruzzi laterali”(8).
In ogni singolo essere, irripetibile ed unico, si manifesta, con diverso grado d’intensità, la potenza dello spirito vitale, che è fonte, origine di tutti gli esseri e che, in quanto pre-esistente ad ogni forma di conoscenza, non risulta definibile attraverso alcuna speculazione mentale.
Vediamo adesso un passaggio del Zhuang-zi:

 

Non c’è nulla che non abbia la sua verità; non c’è nulla che non abbia la sua possibilità. E’ così che lo stelo sottile e il grosso pilastro, la brutta donna o la bellissima Xi-shi, il grande e lo straordinario, l’astuzia e la mostruosità, si riassorbono tutti nell’unità del Tao. Questa unicità, dividendosi, forma gli esseri; e formando gli esseri, essa si distrugge. Così, ogni essere non ha compimento né distruzione, perché viene riassorbito alla fine nell’unità originaria.(9)

 

Ecco il punto fondamentale per Lawrence: restituire il mondo alla sua vitalità, rendere gli uomini consapevoli del bene prezioso di cui essi continuamente e spontaneamente fruiscono, ma di cui, per distrazione, orgoglio, o vanità hanno dimenticato il valore. Il Zhuang-zi cita un proverbio: “L’uomo comune dà importanza alla ricchezza; il letterato austero preferisce la fama; il saggio tende verso il suo ideale; per il Santo ha valore la propria ‘vitalità’.(10)
A cui fa eco Lawrence molti secoli più tardi: “Nothing is important but life. And for myself, I can absolutely see life nowhere but in the living... Even a cabbage in the rain is a cabbage alive... It seems impossibile to get a saint, or a philosopher, or a scientist, to stick to this simple truth. They are all, in a sense, renegades.”(11) Nel mondo di Lawrence sarà il romanziere a prendere il posto del Santo taoista: egli soltanto sarà in grado di tradurre il vissuto pulsante della propria esperienza di vita in altrettanti personaggi, situazioni ed eventi: “... the novel as a tremulation can make the whole man-alive tremble. Which is more than poetry, philosophy, science or any other book-tremulation can do.”(12)

 

 

2. Il superamento degli opposti
Come abbiamo già accennato nel paragrafo precedente, il cosmo di Lawrence è regolato da coppie di elementi tra di loro opposti e complementari che si alternano, bilanciandosi, senza mai annientarsi a vicenda: “Love is the force of creation. But all force, spiritual or physical, has its polarity, its positive and its negative.”(13)
Nel dialogo tra Poca Intelligenza e Grande e Imparziale Armonia che troviamo nel capitolo XXV del Zhuang-zi, quest’ultima spiega alla prima come tutto si sia formato attraverso l’azione concertante di yin e yang:

 

Lo yin e lo yang si riflessero l’uno nell’altro, si sovrapposero, si regolarono a vicenda. Le quattro stagioni si susseguirono, si generarono e si estinsero a vicenda. Di lì vennero l’attrazione e la repulsione, l’allontanarsi e l’avvicinarsi; da lì venne l’unione della femmina e del maschio, da lì si produsse l’esistenza perpetua... Tutto ciò che è in successione si organizza da sé; tutto ciò che evolve si guida da sé; ciò che termina fa ritorno; ogni fine conduce a un nuovo inizio... Chiunque comprende il Tao non risale alle origini del mondo, né cerca la sua fine. Giacché tutto ciò oltrepassa la portata del pensiero discorsivo.”(14)

 

Ancora una volta ci sorprende la vicinanza tra le parole di Zhuang-zi e quelle di Lawrence: in esse ritroviamo il concetto di un cosmo senza inizio e senza fine, l’alternarsi degli opposti (dinamismo e trasformazione), in particolare il binomio attrazione/repulsione (che sembra aver dato inizio a tutti gli altri), l’idea che il meccanismo si autoregoli, e la convinzione (molto radicata in Lawrence) che tutto questo non sia formulabile attraverso le categorie del pensiero logico-discorsivo (Logos).
Ma quali sono i binomi di elementi opposti più ricorrenti nelle opere di  Lawrence?
Luce ed oscurità: “There are the two separate statements, the dark wants the light, and the light wants the dark. But these two statements are contained within the one: ‘They want each other’”(15).
Zhuang-zi afferma: “Io mi ricollego all’unità originaria dell’universo e adotto l’armonia dell’oscurità e della luce: per questo ho coltivato la mia persona per milleduecento anni senza che il mio corpo ne sia stato affaticato”.(16)
Vita e morte: “We can never conquer death, that is folly. Death and the great dark flux of undoing, this is the inevitable half. Life feeds death, death feeds life.”(17)
Distruzione e creazione: “Destruction and Creation are the two relative absolutes between the opposing infinites. Life is in both.”(18)
Nel capitolo V Zhuang-zi spiega al duca Ai: “La morte e la vita, .... la durata e la distruzione, la miseria e la gloria, la povertà e la ricchezza, la saggezza e l’ignoranza, il rimprovero e la lode, la fame e la sete, il freddo e il caldo, queste sono le alterne vicende il cui corso costituisce il Destino.”(19)
Nel famoso episodio della morte della moglie, quando Zhuang-zi viene sorpreso da Hui-zi a cantare e a battere il tempo su una scodella (invece di disperarsi), egli afferma:

 

Al momento della sua morte fui, naturalmente, turbato per un istante, ma poi, riflettendo sul significato di ‘inizio’, scoprii che in origine essa non possedeva vita; non solo non possedeva vita, ma nemmeno forma; non solo non aveva forma, ma nemmeno soffio. Qualcosa di sfuggente e inafferrabile si trasforma in soffio, il soffio in forma, la forma in vita, ed ecco che ora la vita si trasforma in morte.(20)

 

Moto ed inerzia: “The dual Will we call the Will-to-Motion and the Will-to-Inertia. These cause the whole of life, from the ebb and flow of a wave, to the stable equilibrium of the whole universe, from birth and being and knowledge to death and decay and forgetfulness.”(21)
Se dunque il corso naturale della vita è scandito sia in Lawrence che in Zhuang-zi dall’azione concertante ed armonica degli opposti che si equilibrano a vicenda, l’uomo che vivrà secondo natura dovrà cercare non solo di adattarsi, flessibile come il movimento delle onde, (“ebb and flow of a wave”) alle fasi alterne della legge universale (ciò che Zhuang-zi chiama “Destino”), ma di trovare in essa un punto perfetto di equilibrio che gli permetta di oltrepassare il dualismo della realtà temporale ed avere accesso, anche se per brevi istanti, all’unità originaria che ad essa sottende.

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NOTE

1) D.H. Lawrence, Collected Essays, “Art and Morality”, Blackthorn Press, 2009, p.105.

2) D.H.L. Collected Essays, “The Crown”, p.298.

3) Liou Kia-hway (a cura di), Zhuang-zi (1969), (traduzione italiana di Carlo Laurenti e Christine Leverd), Adelphi, Milano, 2010, capitolo XXI, pp.189-190.

4) D.H.L., Collected Essays, “Do Women Change?”, p.430.

5) Zhuang-zi, Capitolo XXII, p.202.

6) D.H.L., Collected Essays, “We Need One Another”, p.506.

7) Tucci Giuseppe, Apologia del Taoismo, (1924), Luni Editrice, Firenze - Milano, 2006, p.39.

8) Fazzioli Edoardo, Chan Mei Ling Eileen, Caratteri cinesi (1986). Mondadori, Milano, 2008, p.191.

9) Zhuang-zi, Capitolo II, pp.24-25.

10) Ibidem, Capitolo XV, p.138. Nella nota si legge: “‘Vitalità’ traduce l’ideogramma cinese che indica l’essenza o quintessenza, lo sperma o essenza vitale, l’anima o lo spirito.” (p.328)

11) D.H.L., Collected Essays, “Why the Novel Matters”, p.117.

12) Ibidem, p.118.

13) D.H.L., Collected Essays, “Love”, p.167.

14) Zhuang-zi, p.244.

15) D.H.L., Collected Essays, “The Crown”, p.303.

16) Zhuang-zi, Capitolo XI, p.95.

17) D.H.L., Collected Essays, “The Reality of Peace: The Transference”, p.184.

18) D.H.L., Collected Essays, “The Crown: Within the Sepulchre”, p.323.

19) Zhuang-zi, p.54.

20) Ibidem, Capitolo XVIII, p.158.

21) D.H.L., Collected Essays, “Study of Thomas Hardy”, Chapter VII, p.46.


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