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Riflessioni Filosofiche

Riflessioni Filosofiche   a cura di Carlo Vespa   Indice

Indoeuropeismo e Teonomasiologia (TO)

di Carlo Forin   carlo.forin1@virgilio.it
Da: “ANTARES dagli Dei di Babele alle lingue d'Europa”
Edizione senza scopo di lucro stampata in proprio dai sottoscrittori.

 

 

Sillabe incandescenti lanciano ancora,

dalle lontananze di millenni,

i loro segnali luminosi,

perché nella sacralità in cui le ha lasciate l’antichità stessa,

le parole, come le stelle,

continuano ad irradiare luce

anche quando i corpi che la produssero non esistono più.

 

in Le origini della cultura europea

 

 

1. L’etimo indoeuropeo

 

Capita normalmente di sfogliare un dizionario alla ricerca del significato originario di una parola e ditrovare l’indicazione ‘etimo indoeuropeo’ e null’altro.

… vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare.

(D. ALIGHIERI, Inferno V, 23-24)

 

‘Etimo indoeuropeo’, senza ulteriori specificazioni, è un enigma (E NIG MAH significa ‘casa delle troppe cose’ in sumero). 1

“Etimo indoeuropeo” si riferisce ad una lingua ipotetica di cui non abbiamo un solo scritto.

Un indoeuropeo convinto come Jean Haudry dichiara: “Per cominciare, l’esistenza degli Indoeuropei non è un dato di fatto, ma un’ipotesi di secondo grado”. 2

Se l’esistenza degli Indoeuropei non è un dato di fatto allora diventa una questione di fede. 3

L’ipotesi si secondo gradonon rappresenta un approccio di tipo scientifico.

Possiamo chiamare ideologia ogni ragionamento basato su ipotesi di secondo grado. 4

Con questo termine riassumiamo una rappresentazione globale del mondo che tende a negare legittimità ad ogni altra. Concezione ideologica significa ‘almeno parzialmente falsa’.

 

Antares non ha etimo indoeuropeo.

Antares costituisce l’oggetto della presente ricerca. 5

 

 

2. Antares

 

Per sfuggire agli enigmi ci interesseremo principalmente a tutto ciò che si colleghi alla sola parola Antares.

Pacchi di significati stanno sotto a questo termine che oggi dà il nome soprattutto 6 ad una stella.

Il nostro obiettivo è quello di riordinare i pacchi aprendo e scartando quelli che ci sembrano legati ideologicamente.

 

Antares contiene il nome di un dio: AN TAR ISH. 7 Come l’ostrica può contenere la perla.

Il nome di I grado (la stella) contiene il nome di II grado (il dio).

Oggi la stella non è dio per nessuno; per gli antichi la stella era una divinità. 8 Cercheremo di ricollegare i due significati attraverso i fossili nominali rintracciati.

Tertulliano, di fronte ad un’ipotesi di II grado, dopo aver esaurito l’esame delle ipotesi di I grado, poteva dire Credo quia absurdum. Sottolineava la gratuità e la necessità del suo punto di vista nella scelta di fede che per lui dava senso a tutto.

Noi (nel 2004) possiamo dare un’età di 4274 anni 9 al nome di Antares che oggi è per tutti il nome di una stella binaria della nostra galassia, a 500 anni luce dal sole.

 

Lo scavo etimologico per riportare alla luce l’originario significato della parola esaugurata– Antares - ci ha introdotto in un labirinto di specchi dove il tutto e la parte elementare si confondono e gli etimi si sovrappongono agli etimi sacri (etetimi) in un dedalo linguistico e filosofico.

Antares è un diamante culturale, una parola preziosa, il cui significato è nascosto dentro al nome comune.

 

 

3. Lo studio del nome di un dio: teonomasiologia (TO)

 

Riordinare i pacchi di significati relativi ad Antares equivale a ricostruire la storia del nome del dio.

Un nome con un’età di 4274 anni trapassa culture e luoghi diversi.

Era AN TAR ISH nell’impero accadico, AN TAR ESH adEbla, Antariksha nei Veda indiani, Taranis tra i Celti, E ZEN AN.TAH-SUM a Yazilikaya, Antares a Zeneda (Ceneda, Vittorio Veneto).

L’elenco propone il problema: come si può chiamare lo studio dei nomi degli dei nelle diverse culture?

 

Dal termine onomasiologia 10 abbiamo ricavato Teonomasiologia (TO) per indicare lo ‘studio comparato dei nomi degli dèi’.

Conosciamo la teologia come ‘studio di Dio’ inteso come Fine di tutto: TE US, ‘conosco Fine’.

La teleologia è lo studio dei Fini. I Fini sono parti del Tutto. Cercheremo di distinguere le parti del Tutto restando nell’ambito dei nomi 11 in modo da non dover entrare nel campo della teologia.

 

La Teonomasiologia (TO), lo ‘studio dei nomi degli dèi’, può essere in qualche modo definita EME GIR, lingua 12 intesa come ‘fiume dei nomi della conoscenza’. 13

I nomi erano considerati dai Sumeri ‘emissioni’ della divinità e lo scopo principale della lingua era quello di collaborare all’opera creativa della divinità. L’emissione della divinità passava per la E MU KU, ‘casa della fissazione del nome’, dove il sacerdote sumero antico costruiva il nome ritenendosi interprete legittimo e fedele del divino.

 

La parola, lanciata al II Congresso Internazionale di Paletnologia delle Alpi Occidentali di Pinerolo (17-19 ottobre 2003), non è ancora rubricata in dizionari ed enciclopedie. 14

Confrontando i nomi degli dèi in un quadro geografico Euro-Afro-Asiatico, ed in un ambito temporale di lungo periodo, possiamo anche osservare gli spostamenti dei popoli. Studiare i nomi attraverso la TO significa quindi contribuire alla conoscenza non solo della civiltà da cui la lingua ha avuto origine ma anche dei suoi influssi e spostamenti.

I nomi degli dèi, che sono sopravvissuti per millenni e che si trovano come fossili all’interno delle nostre parole, sono preziose testimonianze dell’origine della nostra lingua.

La TO ci aiuterà a coprire parte del vuoto di scritture della Protostoria e ci guiderà in mezzo alle ‘pietre’ degli archeologi. 15

 

L’esercizio della TO (compiuto, come vedremo, soprattutto su un nome) ha dunque comportato la collocazione dei nomi degli dèi nel tempo storico. E’ emersa la durata pluriepocale dei nomi degli dèi, che mostrano di essere realtà ideologiche che travalicano le culture linguistiche specifiche ed invitano a mettere in collana le lingue di coloro che li hanno adorati.

Cercheremo i nomi degli dèi-guida nelle pietre incise dagli antichi come quelle di Yazilikaya, 16 sito archeologico a due chilometri da Hattusa, l’antica capitale dell’impero ittita (a 200 chilometri ad est di Ankara). L’omonimo tempio di pietra è dichiarato dall’Unesco ‘patrimonio dell’umanità’.

Le sue pietre parlano delle nostre origini e possono contribuire a sfatare il paradigma 17 indoeuropeo secondo il quale la lingua italiana è figlia del latino e nipote dell’indoeuropeo (l’ampiezza del quadro di riferimento da riformulare ci costringe a brevi anticipazioni su quello che approfondiremo meglio in seguito).

Esistono già studi accurati sugli dèi (non sui nomi degli dèi), ad esempio di Ebla. 18

In questa ricerca i nomi degli dèi vengono considerati come prodotti culturali capaci di durare millenni e trapassare culture diverse.

La costruzione consapevole di questi nomi ne fa una forma atipica di storia, in quanto i costruttori ritenevano di scrivere per altri soggetti consapevoli: per gli dèi o su ispirazione degli dèi.

Noi, come interpreti consapevoli, possiamo decifrare i nomi degli dèi sumeri considerandoli reperti rigorosamente esatti. 19

 

 

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