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Riflessioni sull'Antroposofia. La Scienza dello Spirito

Riflessioni sull'Antroposofia

La Scienza dello Spirito

di Tiziano Bellucci   indice articoli

 

Da Gesù a Cristo. Riflessioni antroposofiche sul Vangelo di Giovanni.

 

Il colloquio con la samaritana

Commento e interpretazione antroposofica a cura di Tiziano Bellucci

- Novembre 2016

 

 

Gesù e la donna samaritana

 

1 Quando dunque Gesù seppe che i farisei avevano udito che egli faceva e battezzava più discepoli di Giovanni 2 (sebbene non fosse Gesù che battezzava, ma i suoi discepoli), 3 lasciò la Giudea e se ne andò di nuovo in Galilea

 

Gesù ritenne opportuno lasciare la Giudea, causa anche la sua fama che stava diffondendosi fra i farisei. Egli, per recarsi in Galilea, doveva passare per la Samaria, la quale si trovava appunto, fra la Giudea e la Galilea.

I samaritani erano mal visti dagli israeliti giudaici, considerati come impuri, perché' si erano abbassati ad accoppiarsi con coloni assiri: la "legge giudaica" infatti proibiva le unioni non consanguinee con altri popoli; inoltre erano ritenuti pure eretici, dato che avevano istituito, sul monte Garizim, un culto contrapposto a quello di Gerusalemme: erano empi e maledetti, per i giudei.

 

4 “Ora doveva passare per la Samaria. 5 Giunse dunque a una città della Samaria, chiamata Sicar, vicina al podere che Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe; 6 e là c'era il pozzo di Giacobbe.”

 

Gesù arrivò a Sicar, presso il "pozzo di Giacobbe", un luogo ove ancora oggi, e' meta di venerazione, riconosciuto autentico anche da scavi archeologici, con i quali e' stata ritrovata l'antica città di "Sichem". (A.T.) genesi 37,12

Nei vangeli, quando si trova una citazione di un luogo, di un nome o di un'ora, si sottintende sempre un mistero; in questo caso il pozzo di Giacobbe sta ad indicare la fonte di conoscenza antica ereditata dall'antico testamento: le rivelazioni ricevute per divina ispirazione dagli antichi profeti, la fonte della conoscenza spirituale, la “tradizione” religiosa antica.

 

“Gesù dunque, stanco del cammino, stava così a sedere presso il pozzo. Era circa l'ora sesta.

 

Quando viene indicata un ora, nei Vangeli si parla di una determinata configurazione astrologica: viene indicato che ci si trovava in un momento in cui nel cielo gli astri erano disposti in un determinato modo. L’ora sesta (che significa mezzogiorno) può indicare anche un periodo evolutivo, una fase dell’evoluzione terrestre, un tempo cosmico, un Eone: un periodo in cui l’umanità si è dissetata al pozzo di “Giacobbe”.

 

7 Una Samaritana venne ad attingere l'acqua. Gesù le disse: «Dammi da bere». 8 (Infatti i suoi discepoli erano andati in città a comprar da mangiare.)

 

Questo incontro è peculiare: si tratta di “un soliloquio” fra l’anima e il suo spirito. Un avvenimento che può accadere ad ognuno di noi, che può essere personificato da ognuno di noi. La samaritana simbolizza l’anima umana, tutta l’umanità decaduta e sottoposta alla tentazione luciferica. Il Cristo è invece l’io, il principio autocosciente in noi. Avviene un momento particolare, in cui l’anima arriva ad incontrare quella parte occulta di se che chiama “io”.

Il Cristo dicendo all’anima: “dammi da bere”: sembra come se dapprima fosse interessato a farsi dissetare dalla conoscenza umana. E’ attratto da ciò che l’uomo può insegnare allo spirito. A ciò che la vita terrestre può suscitare come esperienza in un essere spirituale come l’io, che vive nel mondo spirituale.

 

9 La Samaritana allora gli disse: «Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?» Infatti i Giudei non hanno relazioni con i Samaritani. 10 Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: "Dammi da bere", tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell'acqua viva».

 

Il Cristo (l’io) comprende che l’anima non ha ancora realizzato di trovarsi di fronte alla parte divina di sé. Egli la mette in allerta, la cerca di rendere consapevole. L’acqua viva è un “Liquido” peculiare. Ha a che fare con il pensare puro dell’io: la fonte di vita che si esprime nell’uomo sia come vita del corpo (corpo eterico) sia come pensiero. E’ un’acqua che vivifica il corpo e rende possibile il pensare. Infatti la vita è il pensiero sono fatti della medesima essenza. Quest’acqua vivissima è il pensare gestito in proprio da ognuno, e la sorgente è l’Io di ognuno di noi.

 

11 La donna gli disse: «Signore, tu non hai nulla per attingere, e il pozzo è profondo; da dove avresti dunque quest'acqua viva? 12 Sei tu più grande di Giacobbe, nostro padre, che ci diede questo pozzo e ne bevve egli stesso con i suoi figli e il suo bestiame

 

L’anima mette in dubbio l’autorità dell’io. Crede si tratti di un fantasma, o di qualcuno che la vuole prendere in giro.

 

13 Gesù le rispose: «Chiunque beve di quest'acqua avrà sete di nuovo; 14 ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna».

 

Chi beve dalla fonte di Giacobbe, ossia trae la sua fede e conoscenza solo da scritti spirituali, avrà di nuovo sete, ovvero non verrà completamente soddisfatto, saziato, dovrà necessariamente sempre rinforzare la sua anima di continuo; difatti tramite la scrittura antica non è possibile esprimere i più importanti e divini misteri di Dio: essi non possono venire specificati o espressi con parole umane.

Solo tramite l'unione mistica prodotta tramite la meditazione e il pensare puro - e ciò è simbolizzato con "il bere l'acqua viva - si può ricevere l' Ispirazione che palesa l'intendimento circa tali ineffabili misteri. Essi possono venir compresi solo in modo spirituale e a mezzo del potere intuitivo dell’io (Cristo). Si faccia attenzione dunque che in questo passo, il Cristo rende partecipe l’anima umana, simbolizzata nella figura della samaritana, della possibilità che in lei si dischiuda la facoltà di visione della realtà spirituale.

La vera conoscenza è la meditazione in ispirito, il bere l’acqua o pensare vivo (Grandi Misteri) e di tale cosa ci parlerà esplicitamente il Cristo fra poco.

Interessante che Il Cristo dica: l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna». Il Cristo si riferisce al fatto che tramite il potere dell’io , l’anima potrà dotarsi della facoltà di non dovere più andare ad attingere all’esterno, ma da se stessa potrà indagare la conoscenza presso ciò che è eterno. Le basterà penetrare in sé e nei registri akashici, le sarò possibile consultare ogni sorta di misteri.

 

15 La donna gli disse: «Signore, dammi di quest'acqua, affinché io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere».

 

Con ciò ci si riferisce al fatto che lo studio, l'indagine delle scritture, cioè della filosofia, l'interpretazione allegorica delle scritture è cosa che deve incessantemente venire ripetuta per poter essere viva nell’anima: occorre sempre ri-attingere conoscenza per potersi colmare di fiducia per lo Spirito. Il ricevere "acqua viva" è una strada che non abbisogna della ripetizione. Tramite la capacità chiaroveggente., che è una grazia che non tutti hanno, ma che tutti, come ha fatto la samaritana, possono richiedere al Cristo, non abbisogna di essere studiata, perché essa reca in sé la potenza di percepire come per "incanto" la rivelazione della verità.

Il “bere l’acqua viva” simbolizza il penetrare nella Coscienza Ispirativa, la quale si ottiene distaccando volontariamente il corpo astrale e l’Io dal corpo fisico e dal corpo eterico: tale evento si verifica per via naturale ogni notte, quando l’uomo si addormenta. La differenza sta nel fatto che l’Iniziato, tramite le forze del Cristo che conferiscono vigore alla sua anima adeguatamente preparata, effettua tale distacco rimanendo in stato di veglia, mentre solitamente tale scissione causerebbe lo sprofondare nel sonno.

 

I CINQUE MARITI E IL SESTO

 

16 Gesù le disse: «Va' a chiamar tuo marito e vieni qua». 17 La donna gli rispose: «Non ho marito». E Gesù: «Hai detto bene: "Non ho marito"; 18 perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo marito; in questo hai detto la verità».

 

Ora, tutto ciò potrebbe significare una normalissima discussione concernente interessi materiali ordinari, ma in realtà non è così: si sta parlando di cose ben più elevate spiritualmente.

Ogni anima, introdotta sul cammino terrestre ha cinque mariti: essi sono i cinque sensi, che la legano.

Tramite essi l'uomo si orienta, identifica il mondo esterno, prende coscienza di sé stesso; con ciò si dichiara che il sesto marito della samaritana, che come si è detto rappresenta l'anima, è il sesto senso, ossia la facoltà dell'immaginazione, la quale non appare però come vero marito dell'anima, perché essa non ha pienamente realizzato in sé la facoltà di averlo propriamente come marito, ma bensì altro non può fare che utilizzarlo occasionalmente solo come fosse un amante.

Il Cristo gli dice appunto di "andare a prendere" quel falso, limitato sesto marito, in modo di mutarlo in un senso più acuito, più fine e perfetto, affinché essa possa avvalersi di esso completamente: essa deve divenire una reale e autentica veggente spirituale.

In tale passo viene sommamente rivelato dal Cristo la Sua intenzione primaria: fare divenire tutti gli uomini chiaroveggenti, affinché tutti possano percepire il mondo dello spirito durante la vita terrena.

Poco dopo difatti, la samaritana, estasiata dalle parole del Cristo, corre verso il paese per raccontare ai suoi concittadini l'avvenuto,e così facendo si allontana lasciando a terra la brocca.

Tale brocca sta a significare tutte le necessità e i bisogni materiali, i mezzi intellettivi razionali usati prima del "contatto" con il Cristo, i quali innanzi a tale rivelazione e ricerca di conoscenza per la verità devono e sono automaticamente dimenticati, perdendo la loro primaria importanza.

 

19 La donna gli disse: «Signore, vedo che tu sei un profeta. 20 I nostri padri hanno adorato su questo monte, ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove bisogna adorare». 21 Gesù le disse: «Donna, credimi; l'ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. 24 Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità».

 

Il termine "adorare In Spirito e verità", sta a significare la facoltà, esplicata con la meditazione, di capire, discernere, ciò che è nell'intenzione e nel piano Divino.

Nella versione della "vulgata" latina vi e' addirittura una traduzione di tale frase, che può essere intuitivamente molto d'aiuto alla comprensione razionale e cioè: "adorare in Ispirito di Verità".

"Ispirito", deriva dal termine: Ispirato; quindi si deve leggere: "adorare, pregare ISPIRATI dalla Verità (dell’io)".

 

Nel vocabolario, la parola "ispirato" significa: occultamente, infondere nell' anima, tramite opera Divina.

 

La preghiera, come è intesa cristianamente, è un rivolgersi interiormente alla divinità, parlando rivolti al proprio interno, al proprio cuore, ove risiede il germe del Cristo; la preghiera può divenire un vero e proprio strumento di comunicazione e di percezione quando, tramite un giusto atteggiamento meditativo e contemplativo, diviene da sognante, a completamente cosciente.

Durante la preghiera o meditazione, avviene tale adorazione in ispirito: ci si pone in uno stato di coscienza particolare, tramite il quale è possibile la comunicazione diretta con la Corrente Superiore dello Spirito: la Verità Globale, che è lo stesso Dio, l’io Cristo; ("Io sono la via, la vita e la Verità" Giov 14,5) in tale condizione è possibile una comunicazione ispirativa che rivela occulti misteri, ineffabili per l'intelletto, ma che suonano in modo familiare quando risuonano nello spirito che è nell'uomo.

 

25 La donna gli disse: «Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annuncerà ogni cosa». 26 Gesù le disse: «Sono io, io che ti parlo!»

 

Avviene un fatto incredibile, dato che mai così apertamente nei Vangeli, il Cristo parla di se' stesso in tale modo, così diretto; Egli dichiara alla donna samaritana (simbolo dell’anima pagana) la sua vera identità dicendo: "SONO IO, IL MESSIA." Il Cristo. Questa rivelazione, fu privilegio di pochi; oltre alla samaritana, Egli fece quest' annuncio solo al "cieco nato".

 

27 In quel mentre giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che egli parlasse con una donna; eppure nessuno gli chiese: «Che cerchi?» o: «Perché discorri con lei?» 28 La donna lasciò dunque la sua secchia (cessò di usare il consueto modo di “attingere conoscenza”, con la ragione, la testa, per cominciare ad usare l’intuito, il sesto senso) , se ne andò in città e disse alla gente: 29 «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo?» 30 La gente uscì dalla città e andò da lui.

 

Tiziano Bellucci

 

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