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Riflessioni in forma di conversazioni

Riflessioni in forma di conversazioni

di Doriano Fasoli

Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice


Il grande inganno

Conversazione con Francesca Sanvitale
di Doriano Fasoli per Riflessioni.it

- novembre 2005
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Ancora Derrida, che, nel 1993, scriveva in Passioni: “La letteratura è un’invenzione moderna, essa si inscrive all’interno di convenzioni e istituzioni che, anche solo considerando questo aspetto, le garantiscono, in linea di principio, il diritto di dire qualsiasi cosa. La letteratura vincola il proprio destino a una certa non-censura, allo spazio della libertà democratica – libertà di stampa, di opinione ecc. Nessuna democrazia senza letteratura, niente letteratura senza democrazia”. Pensa di poter condividere queste parole del filosofo francese, recentemente scomparso?
È sicuro che la letteratura può nascere solo in democrazia? E che il diritto di dire qualsiasi cosa è legato alla democrazia? Il sanguinoso e oscuro Cinquecento non ha dato forse le grandi metafore di
Tasso, Cervantes, Shakespeare? L'epoca del Decamerone non era di sicuro un modello di democrazia. Neppure la Russia di Dostoevskij. Possiamo dire se mai che il romanzo moderno, come lo conosciamo oggi, nasce insieme alla civiltà industriale, cioè fine Settecento/Ottocento, e di lì si avvia a diventare in qualsiasi nazione europea la grande saga dedicata in vario modo alla borghesia emergente, a un mondo che cambiava i suoi valori, il destino delle classi sociali e le sue regole.

Che cosa, per lei, risponde a un’ideologia?
Il vocabolario sulla parola ideologia ci dà molte definizioni. Quella che più si riferisce alla nostra società è questa: "(l'ideologia è) l'insieme dei principi e delle idee che stanno alla base di un partito, di un movimento politico, religioso e simili". Es.: "ideologia marxista, ideologia cattolica".
Oggi c'è una certa ripugnanza, che ho anch'io, a pronunciare la parola "ideologia". Con ragione. In nome dell'ideologia il secolo XX ha visto efferatezze, guerre, distruzioni, orrori di ogni genere. Ciò che ancora dovremmo ricordare, è la possibilità, in nome dell'ideologia, di trasformare le masse in seguaci fanatici di un'idea inamovibile e categorica che portava a sacrificare persino gli affetti più cari. Gli esseri umani venivano classificati e messi a morte secondo una ideologia che non perdonava né le diverse opinioni, né le diverse
religioni, né i diversi credi politici. È stato terribile perché si è dimostrato che il fanatismo non solo può invadere alcuni ma può diventare strumento di morte per la maggioranza. Nazismo, comunismo, fascismo. Oggi è la religione che porta nel mondo un'ondata angosciosa di ideologia.

Nei confronti di fenomeni come il razzismo e l’antisemitismo, ritiene d’essere stata sempre molto vigile? E le sembra che la società continui sempre ad essere aperta al ritorno dei vecchi dèmoni?
Sì. Ritengo di essere sempre stata vigile di fronte a fenomeni come il razzismo e l'antisemitismo. Mi facevano orrore anche quando ero bambina perché così mi insegnavano a casa. Vigeva la definizione che "tutti siamo uguali" e tutti dobbiamo stare all'erta perché tutti possiamo fare il bene e il male. Che lo dicessero perché erano cristiani non veniva sottolineato. E io potevo assumerla anche come prima regola laica.
Il mondo attuale è sotto una cappa di paura per il ritorno dei vecchi demoni aggiunti ai nuovi; paura e sgomento. Perché stiamo imparando che non c'è avvenimento o guerra o carneficina o regime che insegni niente. Basta che passi una generazione e si può riprodurre il terrore con minime variazioni. E le stesse o diverse catastrofi sono all'orizzonte.

Lei si considera una realista? Una che crede fermamente nella ‘verità’ dei fatti?
Una realista? Non lo so. Non del tutto credo, né di solito chi si dedica alla scrittura può esserlo del tutto. Realista con molte incertezze e dubbi sul reale, che spesso mi pare fatto di scenografie girevoli. Certo i fatti hanno sempre una "loro" verità che si può accostare, naturalmente, a tante altre verità convergenti e no. Potrei dire, parafrasando
Moravia, che un fatto è un fatto. Fermo restando che esso contiene il mistero che lo circonda.

Che cosa può dire della religione?
Della religione non posso dire niente in assoluto. Se mai con il tempo ho sempre avuto paura delle istituzioni religiose come di tante altre istituzioni, proprio perché depositarie dell'ideologia. Sono stata educata alla religione cattolica, sono stata convinta credente fino alla fine dell'adolescenza. Poi non più. La mia religione sta nel rispetto dell'altro da me, nel credere che bisogna lasciare un segno di noi nel passaggio sulla terra e sentire fino in fondo le proprie responsabilità terrene.

Doriano Fasoli


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