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Riflessioni in forma di conversazioni

Riflessioni in forma di conversazioni

di Doriano Fasoli

Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice


Guerre politiche

Conversazione con Giosetta Fioroni
di Doriano Fasoli per Riflessioni.it

- giugno 2007

Roma. Giosetta Fioroni, artista romana, preziosa testimone di un’epoca feconda di genialità creativa (unica donna, con Angeli, Festa, Schifano, a far parte della Scuola di Piazza del Popolo) fu compagna di Goffredo Parise dal ’64 al 1986, anno in cui egli morì prematuramente. Occasione del nostro incontro, avvenuto nel suo spazioso e luminoso studio in Trastevere, è l’uscita in questi giorni in libreria di Guerre politiche del grande narratore, libro che l’Adelphi ha ripubblicato – in questo pullulare di guerre d’ogni genere e in ogni dove - con la consueta, innegabile tempestività.

 

Signora Fioroni, per conto di chi Parise accettò di scrivere questi reportages in paesi sconvolti da guerre atroci (Vietnam, Biafra, Laos, Cile)?
Goffredo Parise andò in Vietnam per “L’Espresso” allora diretto da Eugenio Scalfari nel 1967. Mentre i pezzi sul Biafra, Laos, e Cile comparvero sul “Corriere della Sera” nel ’68, ’70 e ’73.Goffredo Parise reportages  Come ebbe a scrivere lui stesso, questi viaggi, nell’insieme di esperienze così forti e sconvolgenti, rappresentarono un momento: “…di pesante invecchiamento di tutta la mia persona “.
Goffredo ricorda con fulminante semplicità alcuni episodi… e io tra questi, trascrivo, scelgo alcune sue parole: “… In Tailandia, allora, ciò che colpiva di più il viaggiatore ingenuo e mai incallito (come me) erano gli aquiloni. In Vietnam (oltre a ciò che sta scritto qui di seguito) la morte di un oppiomane per vena e la vita di alcuni piantatori italiani negli Hauts Plateaux. In Laos la morte immediata, fulminante, di un giovane scheletro hippy, vivente, americano, drogato, in mezzo a una strada infuocata e deserta di Vientiane alle due pomeridiane. Dissi a un vecchio cinese con barbetta, mio compagno di strada: «Si sente poco bene». Rispose il cinese: «No, è morto»”.

 

Cos’è che rende ancora oggi, come recita il risvolto editoriale, tanto vivi e intensi questi reportages?
Credo che nonostante il grande interesse dei fatti riportati da Goffredo durante viaggi così avventurosi in territorio di guerra, si possa dire che un elemento essenziale sia stato e sia il suo stile di scrittore, di lapidaria e incisiva chiarezza. Si, a rendere ancora oggi indimenticabili questi reportages penso che sia questo. Quello che dico mi è stato confermato ascoltando un’intervista radiofonica al giovane scrittore Roberto Saviano (autore di un libro inchiesta, titolo Gomorra, di grande successo oggi). Nella trasmissione “Damasco, il terzo anello” di alcuni mesi fa, Saviano racconta molto bene che, per scrivere il suo libro, una delle fonti principali di ispirazione è stata la lettura (e lo stile) di Guerre Politiche. L’efficacia e la suggestione del modo nel quale Parise scrive di fatti così drammatici, con limpido e appassionato distacco gli ha permesso di realizzare quanto lui aveva in mente. E subito dopo, con raro intuito critico, definisce lo stile di Parise … “minimalismo epico”.

 

Quale fu principalmente il motivo che indusse Parise a mettere in pericolo la sua vita. E quale arco di tempo coprono questi reportages?
Goffredo era dotato di una natura molto copraggiosa… non così purtroppo il suo corpo e la sua salute che erano, sotterraneamente, fragili. Aveva anche un carattere segnato da un’inquietudine. Un’inquietudine motoria, ma soprattutto psicologica e interiore. Una forte curiosità conoscitiva e una rapida elaborazione di ogni novità della sua vita, lo spingevano a cercare nuove esperienze.
Questi reportages sono concentrati in un arco di tempo relativamente breve, un decennio che sta a cavallo dei suoi quarant’anni, tenendo presente che in quello stesso periodo (1969) Goffredo tornò anche in Cina, dove era già stato precedentemente, scrivendo al ritorno Cara Cina.

 

Sono reportages che soltanto oggi hanno visto la luce?
Questi stessi reportages sono stati riuniti e licenziati da Goffredo stesso in un volume Einaudi del 1973.

 

Da quali immagini fu particolarmente colpito?
Moltissime sono le immagini che Goffredo sottolinea e racconta: …la fame in Biafra, i soldati-bambini tra i Vietcong, che mancando di tutto, avevano disegnato con la biro, sul polso… un orologio.Goffredo Parise opera di Giosetta Fioroni  Io ho scelto alcuni brevi passaggi: “Santiago del Cile, ottobre 1973. Quando uno scrittore decide di partire verso un paese sconvolto da avvenimenti politici e da azioni militari ciò che lo spinge al viaggio non è la passione politica o la passione militare: è la passione umana. La passione umana è una specie di fame fisica e mentale che porta a confondere il proprio sangue con quello degli altri, in luoghi o paesi che non siano soltanto quelli della propria origine”; e anche: “Cile, settembre 1973. Una notte il terremoto, un forte terremoto che fu segnalato da tutti gli osservatori europei, mi sorprese al 17° piano dell’Hotel Carrera Sheraton di Santiago del Cile. Ebbi molta paura, più che in guerra, più che in qualunque altro luogo del mondo. Scendendo con l’ascentore il lift sorrideva della mia paura come di quella di molti altri. Oltre al lift altre due persone non avevano paura: erano due giovani, un ragazzo e una ragazza, biondi, abbronzati, felici e bellissimi: erano molto più che bellissimi, erano semplicemente: la gioventù. Erano due concorrenti a certe gare di sci che si svolgevano a Portillo, nota stazione invernale nei pressi di Santiago. Non sapevano quasi nulla di quanto era accaduto in Cile in quei giorni, e che si amassero non c’erano dubbi. Non so dire, oggi, cos’era più provocante in loro: se la gioventù, la bellezza, l’ignoranza politica, l’amore, o l’assenza di paura. Eppure non erano cileni (forse svedesi o russi?) e non avevano mai udito e visto un terremoto nella loro vita. Ancora oggi non so dire cos’era più provocante. E’ certo che non erano tutte queste cose messe insieme, ma una, soltanto una.”

 

Questa ripresa delle opere di Parise da parte dell’Adelphi trova nel pubblico una calorosa accoglienza? E quale è il prossimo titolo che si intende dare alle stampe?
I Sillabari usciti da Adelphi nell’aprile 2004 hanno venduto più di 15000 copie, che è considerato un ottimo risultato; pensando che di questo libro nel tempo, ci sono state circa 10 edizioni. Così pure per Il ragazzo Morto e le Comete e per Quando la fantasia Ballava il Boogie, un libro di saggi e ricordi. In autunno dovrebbe uscire nella nuova collanina minima di Adelphi una breve serie di articoli dal titolo New York … frutto di un soggiorno di Goffredo di molti mesi (negli anni ’70-’75) in questa città.

 

  Doriano Fasoli

 

- Su questa stessa rubrica:
Tra immagine e parola. Conversazione con Giosetta Fioroni


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