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Riflessioni in forma di conversazioni

Riflessioni in forma di conversazioni

di Doriano Fasoli

Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice


Leyla e Majnun

Conversazione con Giovanna Calasso
di Doriano Fasoli per Riflessioni.it

- settembre 2014

 

Leyla e MajnunÈ stata pubblicata, presso Adelphi, la storia di Leyla e Majnun, raccontata nel 1188 da Nezami di Ganjè. A parlarci di questo poeta mistico persiano («gioielliere della parola» com'egli stesso si definì), nato nell'Azerbaigian oggi sovietico nel 1141 e morto nel 1204, nonché del poema romanzesco, terzo dei « Cinque Tesori» a rime baciate (masnavi), mai tradotto prima in italiano e da lei curato, è Giovanna Calasso (docente di civiltà islamica all'università di Roma) la quale già collaborò con Alessandro Bausani (professore all'università di Roma) a corredare delle note Le sette principesse (Rizzoli, 1982) dello stesso Nezami.

 

Quale importanza riveste la figura di Nezami nell'ambito della letteratura persiana?

Nezami, che vive fra la seconda metà del XII e gli inizi del XIII secolo nella citta di Ganjè, in Azerbaigian, è una figura di straordinaria importanza nella letteraura persiana. Con Nezami il romanzo si introduce prepotentemente nell'epica con una felicità di risultati che rimane unica in questa letteratura. Le sue opere, i «Cinque Tesori», possono appunto definirsi, se si eccettua la prima, di soggetto sapienziale, dei romanzi in versi, perché al tempo in cui Nezami scrive, narrare significa anche quasi esclusivamente narrare in versi, la prosa letteraria avendo ancora un uso molto limitato e circoscritto ad altri generi. La sua opera è importante anche da un punto di vista linguistico. Nezami, poeta di cultura cittadina, rappresentante della cosiddetta borghesia selgiuchide, viene considerato come l'autore che ha introdotto nell'epica, sottraendola al suo tendenziale purismo linguistico iranico, la lingua viva, ricca di lessico arabo, già da tempo penetrata nella lirica persiana.

 

Qual è la peculiarità della sua scrittura?

Quella che ci appare come la maggiore peculiarità della sua scrittura è il suo linguaggio delle immagini. La sua opera è da questo punto di vista di un fulgore straordinario. Non è che in questo Nezami sia del tutto un innovatore: anche se ai nostri occhi possono apparire originali tutte le sue immagini, il codice linguistico in cui si esprime, il sistema di corrispondenze su cui fonda le sue metafore sono cosa già in parte definita nella letteratura persiana del suo tempo. Il suo genio sta soprattutto nella combinazione delle immagini, talvolta ardita fino ad essere perfino oscura, e, globalmente, in quella straordinaria gioia dell'occhio che fa emergere dalla sua scrittura, come se l'occhio percepisse le forme stesse di tutte le cose in modo inauditamente esaltato, per citare le parole di Ritter, uno dei pochi studiosi che fino ad oggi si sono occupati di studiare il suo stile.

 

Nella cultura occidentale chi può ravvisare come suo equivalente?

Non saprei chi indicare in particolare come un suo equivalente nella cultura occidentale. Per quanto riguarda Leyla e Majnun ci si dovrebbe sicuramente rivolgere per certi aspetti, in direzione della letteratura cortese e degli stilnovisti, così come alcuni tratti essenziali di questa che è stata definita la più popolare storia d'amore di tutto l'oriente islamico rinviano al Giulietta e Romeo di Shakespeare. Ma la sua maggiore peculiarità, che come ho detto è il linguaggio delle immagini, non vi troverebbe un equivalente. Del resto, perché deve essere necessario trovargli un equivalente nella cultura occidentale? E' certo in ogni modo che il lettore potrà ritrovare in Leyla e Majnun fili svariati che lo ricondurranno non necessariamente a un'opera precisa, ma a certi temi, a certi idee, e qualche volta anche a certe immagini che percorrono la nostra letteratura, da Cavalcanti, a Shakespeare, a Stifter.

 

Può accennarmi alla storia di «Leyla e Majnun» e dire com'è strutturata?

La materia della storia di «Leyla e Majnun» è araba, l'ambiente in cui si svolge è quello beduino: un motivo in più per rendere peculiare quest'opera fra le altre e Nezami e in generale nella letteratura persiana classica. É la storia di due giovanissimi, di nobile famiglia beduina, che si incontrano alla scuola e fin dal primo istante in cui si vedono, sono rapiti da un amore invincibile e assoluto. La loro unione, principalmente per la trasgressione di certe norme del costume beduino da parte di Manjun, è implacabilmente osteggiata e i due sono separati. Tutto ruota d'ora in poi intorno a questa separazione, che induce il protagonista nella Follia – Majnun significa appunto 'folle' – ad allontanarsi dalla società e a vagare nel deserto, dove gli animali gli si assoggetteranno. La sua Follia d'amore farà di lui un sublime poeta. Intorno all'asse tematico dell'amore assoluto e eterno –  che ha fatto di Majnun anche una figura esemplare per certe correnti della mistica islamica – Nezami riesce, con grande talento, a costruire un percorso narrativo, utilizzando i vari frammenti della leggenda di Majnun che gli sono pervenuti dalla tradizione araba, filtrando tutto attraverso un prezioso tessuto di immagini e dimostrandosi grande narratore e insieme grande lirico.

 

Come si pone rispetto a «Le sette principesse»?

Rispetto a Le sette principesse (già noto al lettore italiano nella traduzione di Bausani), più che sfavillante anche per la ricchezza di motivi narrativi che Nezami vi riunisce, e in cui un racconto-cornice serve da raccordo a una serie di storie sostanzialmente indipendenti l'una dall'altra, Leyla e Majnun tutto centrano su un'unica idea dominante – l'amore immutabile e assoluto – sembrerebbe quasi una sfida alle regole del narrare, mentre grazie all'arte di Nezami riesce ad essere avvincente, con momenti di straordinaria intensità lirica e insieme con la leggerezza di una fiaba.

 

Ha comportato grosse difficoltà la traduzione di « Leyla e Majnun»?

Oltre alle difficoltà di ordine generale, insite nel tradurre oggi, in lingua italiana, l'opera di un poeta persiano del XII secolo, va aggiunto che Nezami è autore particolarmente difficile per l'uso della lingua, la complessità delle metafore, i giochi di parole, talvolta assai difficili da rendere comprensibili in italiano senza ricorrere a lunghe perifrasi. Inoltre, mentre in altri poemi di Nezami la varietà stessa dei motivi narrativi trascina e in certa misura facilita l'opera del traduttore, per  Leyla e Majnun tutto mirabilmente centrato su una cadenza dominante, era particolarmente difficile trovare un tono, un ritmo, che potesse in qualche modo adattarsi ad esprimerla.

 

   Doriano Fasoli

 

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