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Riflessioni in forma di conversazioni

Riflessioni in forma di conversazioni

di Doriano Fasoli

Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice


Le storie di Geronimo Stilton, Hofmannsthal, Trakl e le liriche di Rûmî

Conversazione con Grazia Pulvirenti
di Doriano Fasoli per Riflessioni.it

- luglio 2005
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Su chi o su quale tema si stanno concentrando attualmente i suoi studi?
Hofmannsthal, come sempre, su cui lavoro sin dalla mia tesi di laurea, e sul quale, data la sua abissale profondità, non so quando mi deciderò a pubblicare una monografia, e su un tema abbastanza complesso e variegato che ha a che fare con la ricezione dell’Oriente, ma su cui non voglio dire di più per una sorta di superstizione teatrale che sconsiglia di parlare di progetti non ancora conclusi.

Quale antologia suggerirebbe a chi volesse accostarsi alla poesia tedesca?
Naturalmente ogni antologia è un arbitrio e svelando nasconde. Consiglierei quella a cura di Anna Chiarloni, acuta e sensibile germanista, Nuovi poeti tedeschi, pubblicata qualche anno fa da Einaudi: l’arco cronologico di questa raccolta si dispiega fra il periodo sancito dal suicidio di
Celan e della Sachs, per procedere, offrendo uno degli spaccati possibili, fino a giovani autori ancora poco noti, in un intrecciarsi di stili, tendenze e linguaggi seguiti alla delusione post-Sessantotto, nella riscoperta della dimensione intimistica, fino agli esiti più recenti della lirica del quotidiano e della poesia di natura in clima di catastrofe ecologica. Da Peter Huchel a Rühmkorf, Biermann, Enzensberger, Fried, Jandl, Mayröcker, per citare i nomi più noti, fino a Annerose Kirchner, Norbert Kaser, Söllner, Grünbein: una ideale prosecuzione della bella antologia del 1969 curata da Roberto Fertonani.

Altre sue predilezioni, in altri territori?
L’Aikido. Ma credo Lei intendesse in termini di letture: la poesia italiana, la fiaba, la storia dell’arte, la fotografia, la letteratura di viaggio, ovviamente, etc., etc., etc.

Qual è il suo ‘livre de chevet’?
Le storie di Geronimo Stilton. A parte gli scherzi, è difficile pensare a un solo libro, le tappe della nostra vita sono segnate da libri. E i libri di oggi sono diversi da quelli di ieri, anche se in certe occasioni si può riscontrare una certa continuità, o meglio, un approfondimento di discorsi e interessi. Forse, per evitare una folla di testi, come sempre mi accade contraddittori fra loro, potrei indicarne uno, di recente scoperta, indicatomi da una mia allieva dei corsi tenuti all’Università di Vienna, che mi parlò di poesie che ci accompagnano per tutta la vita, che a ogni nuova lettura, a distanza di tempo, appaiono nuove e inedite. Le liriche di
Rûmî. Non solo hanno iniziato ad accompagnarmi da allora, ma vi ho scoperto un testo denso di archetipi e simboli, uno dei palinsesti fondanti per la comprensione della vita e delle fonti dell’immaginario di ogni tempo.

Lei ha curato - per Agorà – “Viaggio in Sicilia” di Friedrich Leopold Graf zu Stolberg. Può dirci, in breve, chi era costui?
Volessimo segnare pochi tratti, come fosse il riassunto per punti di un dizionario biografico, otterremmo: nobile tedesco di origine danese, stürmeriano amico di
Goethe, autore di poesie, drammi, romanzi, rivoluzionario prima della rivoluzione francese, reazionario dopo, nemico sempre della tirannide, possidente terriero e diplomatico, traduttore di Omero, Platone e altri classici greci, ultimo rappresentante dell’odeporica antiquaria ma già aperto ad osservazioni di tipo sociologico verso le terre esplorate durante i suoi viaggi, poi cattolico fervente, autore di una Geschichte der Religion Jesu Christi (Storia della religione di Gesù Cristo) in quindici volumi, che narra dalla creazione del mondo alla morte di S. Agostino. Sembrerebbe il ritratto di numerosi personaggi insieme, non trova?

Le piacciono le poesie di Paul Celan? Pensa sia un autore sopravvalutato o rivalorizzato quanto in realtà merita?
Sopravvalutato, termine che Lei giustamente adopera, pur non rendendo conto della realtà effettiva, poiché un grande poeta, come lo è Celan, non può mai essere sopravvalutato, indica un fenomeno nella fruizione anomala di questo autore: a fronte di una lirica terribilmente ermetica, egli è fra i non specialisti, uno dei pochi poeti novecenteschi di lingua tedesca noti. Viene così ad assumere un valore di inconsapevole sineddoche, parte per il tutto. Ma che
Celan sia grande poeta è indubbio, un poeta dal rapporto diretto con l’anima della parola: nei suoi versi è tutt’uno forma e forza etica.

Concludiamo con una ventata di romanticismo. Di recente si è occupata in diverse sedi di poesia romantica al femminile. Me ne vuole accennare?
L’occasione è stata fornita dalla pubblicazione di una interessante antologia, curata dalle germaniste Claudia Buffagni e Renata Gambino, edita da Nardini: Poetesse tedesche del tempo romantico. Si tratta di alcuni testi di scrittrici tedesche sinora avvolte dall’oblio o dimenticate, figure minori, all’ombra degli autori “celebri”, con le cui vite le loro si sono incrociate. Al di là di alcuni nomi come quello di Bettina Brentano o di Dorothea Schlegel, o ancora della Marianne von Willemer o della Günderrode, ci troviamo di fronte a donne ancora sconosciute che hanno condiviso non solo la vita, ma anche la passione per la scrittura con alcuni dei celebri poeti
romantici. Dal volume, ottimo anche come strumento didattico, giacché offre i testi in traduzione e in originale, e per la ricerca, dal momento che correda le liriche con un apparato bibliografico di difficile reperimento, emerge un quadro particolarmente vivace e suggestivo, uno squarcio di un mondo che trova nella scrittura il suo complemento, sfogo e correttivo al tempo stesso, momento di prassi terapeutica ante litteram e di consolazione dalle delusioni e dalle sofferenze d’amore. E soprattutto che si profila come il vero e proprio laboratorio delle teorie romantiche, come suggerisce argutamente Renata Gambino. Ci colpisce la modernità di alcune soluzioni e di certe problematiche sviscerate ed enucleate attraverso forme che a volte indulgono a moduli e stilemi convenzionali, ma a volte ci sorprendono per la novità dei toni e la carica emotiva. Un mondo da scoprire, un mondo di donne, in cui esse sono sacerdotesse e ministre di culti familiari, ma anche vittime ed eroine di infelici e ottuse condizioni sociali. Un discorso intrapreso nel Settecento che prosegue ancora oggi…

Doriano Fasoli

 


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