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Riflessioni in forma di conversazioni

Riflessioni in forma di conversazioni

di Doriano Fasoli

Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice


"Teoria e giuoco del duende" di Federico García Lorca

Conversazione con Rosa Rossi
di Doriano Fasoli per Riflessioni.it

- agosto 2005

Nel sessantesimo anniversario della morte del grande poeta granadino Federico García Lorca uscì, presso Semar (nel 1996), la prima edizione autonoma in italiano del saggio Il duende. Teoria e giuoco che Elémire Zolla reputò nella sua introduzione fra i massimi del secolo, "un trattato solenne intorno a un vocabolo dei più ricchi della lingua spagnola. In Andalusia designa un incanto inesprimibile e colmo di mistero, nella parlata quotidiana denota una fonte di inquietudine interiore". Qualche anno dopo, la Ubulibri pubblicò Teoria e giuoco del duende. Interviste, conferenze e altri testi sul teatro (a cura di Rosa García Camarillo): i testi di questa raccolta sono inediti in Italia, a eccezione, appunto, di Il duende, di Le ninnenanne per l'infanzia e Discorso sul teatro.
A Rosa Rossi (che ha insegnato lingua e letteratura spagnola nella Terza università di Roma), profonda studiosa dell'opera di Lorca e autrice, tra l'altro, di
Teresa d'Avila. Biografia di una scrittrice, di Giovanni della Croce. Solitudine e creatività e di Sulle tracce di Cervantes (tutti e tre pubblicati dagli Editori Riuniti) ho posto alcune domande.

Rosa Rossi, perché "Il duende" (licenziato in forma di conferenza pronunciata a Cuba nel 1930: una di quelle conferenze che Lorca tenne nel corso della sua breve esistenza), è considerato unanimemente dalla critica un caposaldo dell’antropologia culturale e dell’estetica del nostro secolo?
Io credo che ciò dipenda dal fatto che lì un artista, un creatore, e non uno studioso che lavori a freddo su certi fenomeni, si avventura a scandagliare le forme del "costituirsi del soggetto di scrittura", e quindi gli strati più profondi del funzionamento della psiche istituendo l'importante distinzione tra angel, musa e duende. E lo fa dall'interno di una profonda, diretta conoscenza di un grande e "misterioso" fenomeno creativo come il flamenco (non è l'unico testo critico in cui Lorca si avventuri su questo terreno; c'è anche la bellissima conferenza "La imagen poética de Luis de Gongora"). Vorrei segnalare che Michèle Ramond, finissima ispanista francese, scelta come referente tecnico di un corso tenuto da me in tempi recenti, è autrice di un notevole saggio su Lorca, La question de l'Autre dans Federico García Lorca.

Perché - come lei stessa sostenne in passato - Lorca andò lavorando tutta la vita sull'immaginario cattolico (angeli e santi)?
Perché consapevole che quell'immaginario - oltre ad essere assai bello - affonda radici profonde nella
coscienza umana. Anche se la sua posizione fu e restò sempre quella che enunciò nell'ultima straordinaria intervista al disegnatore Luis Bagaría che lo interrogava sul tema della sopravvivenza al di là della morte: "Non credi... che l'uomo non può fare nulla sia se ha la fede sia se non ce l'ha?"

Quando fu rilasciata questa intervista?
Poco prima di quella fatale partenza per Granada, con gli amici - e con particolare insistenza il suo compagno - che lo supplicavano di non partire. Federico fu irremovibile: voleva andare a festeggiare in famiglia il suo onomastico, "el día de su santo", che cadeva proprio - pensi! - il 18 luglio (18 luglio, San Federico). Il giorno del golpe franchista.
Ma la conferenza sul "duende" rientra anche in un'altra linea di ricerca e di apertura di Lorca: la linea di ricerca che egli manifestò verso gli strati più profondi della cultura spagnola e la sua apertura nei confronti dell'esoterismo, dei percorsi iniziatici.

La conferenza sul "duende", che si pone tra "Romancero gitano" e "Poeta en Nueva York", comincia infatti così: "Voglio vedere se posso darvi una lezione semplice sullo spirito occulto della dolente Spagna"...
Incarnazione di questo spirito occulto sarebbe il duende: la forma profonda del manifestarsi dell'ispirazione, la forma che ha radici nel sangue, la forma oscura e sconvolgente che produce nella musica "sonidos negros", il demone che Lorca ritrova nella "flamenquísima" Teresa. Lorca affonda le origini di questo demone nella linea che conduce dalla Grecia misterica e dionisiaca alle ballerine di Cadice, e cioè le ballerine legate alla mitica civiltà dei Tartessi sviluppatasi, secondo ricerche pubblicate proprio in quegli anni, in epoca greca, civiltà mitica in cui trovano posto riti e miti della fecondità.

Un'ultima domanda, Rossi: che posto occupa la cultura spagnola in Italia, rispetto alle altre culture europee?
È stato, almeno a partire dagli anni Venti di questo secolo, dai tempi cioè del rapporto tra Unamuno e
Papini, un rapporto di compenetrazione e scambio, privo delle ombre di sudditanza che si potevano avere per esempio con la cultura francese. E sempre con una feconda oscillazione tra ricerca universitaria e attività creativa: penso ai casi di Carlo Bo, Mario Puccini, Mario Socrate, Carmelo Samonà.

Doriano Fasoli

 

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