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Riflessioni sulla Cultura Vedica

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di Parabhakti dasindice articoli

 

Il mese di Kartika – il mese dell'amore

Novembre 2012

 

KartikaA cavallo tra ottobre e novembre ricorre il periodo di Kartika. La data è variabile perché il calendario vedico segue le fasi lunari.

Conosciuto anche come mese di Damodara è considerato, sia dalla tradizione Vaisnava o Vishnuita sia da quella Shaiva, il mese più propizio dell’anno ed è comunque diffusamente celebrato in tutta l’India.

È un periodo di grandi ricorrenze come Dipawali, la festa della luce.

In quel giorno templi e abitazioni sono adornati con migliaia di luci e candele che ricordano la sfavillante accoglienza che gli abitanti di Ayodya avevano preparato per il vittorioso ritorno di Sri Ramacandra dalla guerra contro il demone Ravana, è anche la vittoria del bene sul male, Kartikala rappresentazione della lucente via della realizzazione spirituale e la glorificazione di Lakshmi devi, colei che dispensa ogni tipo di fortuna, in particolare l’amore per Vishnu, Dio.

Dipawali a livello popolare corrisponde al capodanno e i festeggiamenti, soprattutto in India, sono imponenti. Le strade sono abbellite, gli appuntamenti e spettacoli si susseguono freneticamente, il tutto in un crepitante e ininterrotto esplodere di botti e fuochi d’artificio. Le case poi sono aperte e pronte ad accogliere qualsiasi visitatore al quale è offerto buon prasada (cibo offerto alla Divinità).

Altro appuntamento molto importante, ma più introspettivo, è il giorno di Govardhana Puja in cui si celebra il lila, o passatempo, in cui Krishna (nome sanscrito di Dio che significa l’infinitamente affascinante) per proteggere gli abitanti di Vrindavana dalla collera del deva Indra che voleva che gli umani offrissero a lui, anziché a Dio, i loro sacrifici e le loro preghiere; scatenò su di loro una devastante tempesta di colossali proporzioni. Krishna sollevò la collina Govardhana e la tenne sospesa sul suo mignolo per sette giorni in modo da offrire rifugio a uomini e animali.

Imponenti e bellissime torte che ricordano la collina Govardhana sono preparate in ogni tempio vaisnava (induismo monoteista) per essere offerte a Krishna e poi distribuite alle interminabili file di fedeli, disposti ad attendere ore pur di ricevere una briciola di cibo consacrato.

Nel giorno di Govardhana (go in sanscrito significa mucca) la mucca è venerata con attenzione e le sono offerti sfarzosi puja (cerimoniali) e grandi quantità di frutta, verdura e cereali.

Kartika è il periodo ideale per dedicarsi alle attività spirituali, offrire preghiere, compiere austerità ed è impressionante osservare la miriade di persone che in quel periodo visita i luoghi sacri con l’intento di offrire un gesto d’amore a Dio.

Per la tradizione vaisnava la sacralità del periodo è connessa con un lila particolare di Krishna che per l'appunto nell’occasione prende il nome di Damodara.

Kartika DamodaraQuando Krishna recitava il ruolo di bambino, si divertiva con gli amici e relazionava con i genitori apparentemente come ogni altro coetaneo, ma i suoi passatempi oltre che essere irripetibili celano sempre un profondo significato filosofico che fornisce guida agli uomini desiderosi di avvicinarLo.

Era il momento della pappa e il giovane Krishna, impaziente, aspettava che Yasoda, la mamma, gli offrisse il suo latte. Affaccendata nella preparazione del pranzo, Yasoda, capì che il suo bimbo non avrebbe potuto aspettare nemmeno un altro momento e sebbene la pentola del latte fosse sul fuoco, lo prese in braccio e le offrì, il suo seno.

Krishna stava gustando con gran piacere quel nettare colmo dell’amore della mamma, quando il latte sul fornello iniziò a traboccare. Mentre Yasoda corse a togliere la pentola dal fuoco per limitare i danni, Krishna, nel frattempo, infastidito dall’interruzione, quatto quatto e silenzioso lasciò la stanza e si diresse nella dispensa, dove in grandi contenitori di terracotta erano conservati il burro e lo yogurt.

Comincio a servirsene a piene mani, ma non soddisfatto ruppe i vasi e distribuì il contenuto alle scimmie, oltremodo deliziate da quell’inaspettato regalo.

La distrazione di madre Yasoda non era durata che pochi istanti e il non vedere Krishna accanto a sé, l’aveva mandata in grande ansietà;  lo aveva cercato per tutta la casa e alla fine disperata era entrata nella dispensa. La scena che si parò davanti agli occhi era disarmante: il piccolo bimbo si era arrampicato su una sedia per raggiungere i vasi di terracotta, li aveva rotti ed era circondato dalle scimmie. Madre Yasoda era sull’orlo dello svenimento, Krishna sarebbe potuto cadere e farsi del male, i pesanti vasi potevano finirgli addosso, inoltre le scimmie avrebbero potuto aggredirlo.

Dopo il primo smarrimento, lo sgomento che ornava il suo volto, si trasformò in collera e desiderò  dare una lezione forte a quell’incantevole ragazzino che però era assai discolo e non nuovo a quel tipo d’imprese.

Il sorriso beffardo e soddisfatto di Krishna, proprio di chi sa di aver compiuto con successo una marachella, si trasformo in smorfia di sgomento e paura quando vide la mamma che si avvicinava decisa e minacciosa.

Sgambettando qua e là riuscì a tenere a distanza la mamma che, tuttavia, non era disposta a cedere ed a fargliela passare liscia. L’inseguimento durò a lungo e fu solo quando madre Yasoda apparve esausta che il piccolo Krishna si lasciò prendere.

Ora ti darò una bella lezione disse la mamma, ti legherò a quel mortaio, così imparerai come ci si deve comportare.

Yasoda, mentre redarguiva l’impaurito Krishna, che la guardava singhiozzante e tremolante, passò le corde sul suo corpicino, ma quando già pensava di essere a conclusione dell’opera, si accorse che mancavano pochi centimetri per completare il nodo.

Com’è possibile esclamò, la corda che ho preso è lunghissima!

Non si perse d’animo, unì altre corde tra loro, ma alla fine mancavano sempre gli stessi pochi centimetri che impedivano il nodo.

Yasoda non si capacitava di quanto stava accadendo e risoluta nel suo obiettivo, cercò altre corde, chiedendo anche l’aiuto dei vicini, ma ogni volta mancavano pochi centimetri. Allora si lasciò cadere sconsolata sulla sedia e colma d’affetto si rivolse a Krishna: non voglio farti del male, il mio scopo è di educarti e di proteggere la tua incolumità. Fu allora che Krishna assaporando il profondo amore che la mamma nutriva per Lui, ridiede alle corde la loro lunghezza e si fece legare.

Yasoda era decisa a lasciare il piccolo in punizione per qualche tempo, quindi lasciò la stanza pur rimanendo attenta e pronta ad intervenire nel caso la situazione fosse risultata troppo pesante per il suo bimbo. Krishna però, pur avendo permesso alla mamma di legarlo, non era tuttavia disposto a rimanere imprigionato e cominciò a trascinare l’enorme mortaio. Uscito dalla casa, continuò la sua strada fintanto che il mortaio s’incastrò tra due grossi alberi, continuò allora a tirare finché entrambi furono sradicati.

Dai tronchi uscirono due meravigliosi esseri che immediatamente si prostrarono ai piedi del piccolo Krishna e gli offrirono preghiere.

Nalakuvera e Manigriva i nomi dei due esseri imprigionati nel corpo d’albero.

Erano persone di grande levatura e conoscenza che però, ad un certo punto, avevano intrapreso una vita dissoluta e dimentica di Dio. Sorpresi dal saggio Narada, nudi ed ebbri e in compagnia di giovani ragazze, a differenza di quest’ultime, non avevano manifestato alcuna vergogna e questo fu il motivo per cui erano stati maledetti a vivere nudi in un corpo d’albero. Le maledizioni dei saggi sono sempre educative e alla fine si rivelano essere strumenti di crescita e benedizione e Narada dopo aver pronunciato la maledizione, li aveva informati che dopo un lungo periodo in quel corpo vegetale nel quale avrebbero avuto tutto il tempo per meditare sui loro errori, alla fine sarebbero stati liberati da Dio stesso.

Il gran trambusto attirò l’attenzione di madre Yasoda (che in precedenza invece non aveva percepito rumori), di Nandana, il padre di Krishna e di tutti gli abitanti del villaggio che, esterrefatti, osservavano la scena senza trovare spiegazioni per l’accaduto, ma più che alla ricerca di spiegazioni logiche erano affranti e sgomenti dal pensiero che Krishna, l’amore di tutti loro, era stato esposto al pericolo…

La morale di questo lila è che Krishna non può essere avvicinato, né compreso da nessuno senza il suo consenso. La speculazione filosofica, la logica, avvicinano alla Verità Assoluta, ma sono sufficienti per comprenderla veramente. I pochi centimetri mancanti di corda che non consentivano a madre Yasoda di legare Krishna, quindi di comprenderlo, di controllarlo, rimangono una distanza impossibile da colmare per tutti quelli che vogliono capire Dio solo con i loro sforzi o con l’intelligenza.

Solo chi è motivato da un puro e disinteressato sentimento d’amore, ha la possibilità di avvicinare e tenere stretto nel suo cuore Damodara (Dio che si fa legare dalle corde dell’amore).

Amore e affetto per Dio sono i sentimenti dominanti di Kartika, ricordatevene se vi capiterà di entrare in un tempio vaisnava in questo periodo dell’anno e vi saranno date delle candeline da offrire a Krishna e madre Yasoda.

 

Parabhakti das

 

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