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Riflessioni sulla Cultura Vedica

Riflessioni sulla Cultura Vedica

di Parabhakti dasindice articoli

 

La Cultura della Nonviolenza

Maggio 2011

 

Ahimsa - La Cultura della NonviolenzaParlare di nonviolenza e schierarsi dalla parte di chi aderisce ai suoi principi è senza dubbio impegnativo. Essere nonviolenti ed affrontare coerentemente il quotidiano e le relazioni con gli altri esseri viventi che ci circondano, significa condurre una vita molto responsabile ed equilibrata. Nella società di oggi, inorridire di fronte a scene di violenza brutale, a testimonianze di genocidio, alla coercizione, alla prepotenza, all’arroganza, alle prevaricazioni, è una propensione sempre meno diffusa che merita certo un plauso, ma non è sufficiente. Affinché la nonviolenza si possa affermare ad ogni livello, è necessario innanzitutto diffonderne la cultura perché, in caso contrario, discriminare tra ciò che è violenza e ciò che non lo è rimane un puro esercizio speculativo, influenzato dalla relatività dei vari punti di vista.
Nella cultura vedica la pratica della nonviolenza si chiama ahimsa ed è considerata un pilastro della salute psicologica della società umana. Ahimsa è il non distruggere, il non infliggere dolore o lesioni ad altri, in pensieri, parole ed opere. E' virtualmente impossibile escludere totalmente la violenza dalla nostra vita, perché malgrado tutto molte delle attività essenziali come mangiare, respirare o camminare causano involontariamente morte e sofferenza ad altri esseri viventi. Esiste però una linea neppure troppo sottile che divide la violenza inevitabile, legata alla mera sopravvivenza, da quella gratuita, inflitta per soddisfare i propri pruriti, come l'abbattimento di animali per cibarsene o per trasformare la loro pelle in eleganti capi di abbigliamento. Ahimsa è anche l'esercizio di astinenza da pensieri violenti e dall'impiegare ciò che è in nostro potere per assoggettare il prossimo secondo i nostri desideri egoistici.
Perché ahimsa alberghi realmente nel cuore è necessario introdurre nella nostra vita un corollario di principi pratici che la sostengano. La veridicità, o satya, non è solo evitare la menzogna, ma nel suo significato più compiuto è la coerenza tra pensieri espressi, parole proferite ed attività svolte.
Asteya, ovvero non rubare, riguarda oggetti, ma anche parole e pensieri altrui. La purezza, o brahmacarya, significa evitare che la lussuria ci guidi e si impossessi della nostra esistenza. Non accumulare più del necessario, o aparigraha, insegna a condividere quello che possediamo con gli altri, che si tratti di oggetti o riflessioni. E' necessario leggere queste regole in chiave positiva, pensando alla nonviolenza come ad un atto di beneficenza e di amore verso tutti gli esseri viventi.
Si pensi alla veridicità come ad una parola giusta e misurata da offrire al prossimo al momento giusto, alla purezza di pensiero ed azioni come ad una forza positiva in grado di trainare il mondo verso il bene comune, alla mancanza di avidità come ad una cura per riequilibrare il mondo. Questi comportamenti individuali volontari per il benessere collettivo, sono affiancati da semplici regole che toccano la sfera personale, come ad esempio la pulizia quotidiana del corpo, che si allarga all'evitare il consumo di sostanze nocive quali fumo, alcool, droghe e alimenti che richiedono l'esercizio della violenza. La pulizia della mente viene coltivata tra l'altro scegliendo con attenzione ciò che si legge, si guarda e che si ascolta. Un'altra proposta è quella di coltivare la virtù di accontentarsi della propria situazione, senza sprofondare nel fatalismo o nella rassegnazione, prendendo coscienza che ciò che sperimentiamo oggi dipende dalle nostre azioni passate e che il presente ci consente di costruire un futuro luminoso. Maggiore austerità e rigore rischiarano la mente, rafforzano la determinazione e permettono di trovare un equilibrio migliore tra necessità reali e desideri indotti. La cultura del tutto e subito è causa crescente di malessere, di scompensi psicologici ed alimenta la prevaricazione, la prepotenza e la strumentalizzazione del prossimo. Il gusto ritrovato per la meditazione, lo studio e la lettura dei testi sacri possono controbilanciare la spinta opprimente del materialismo e del consumismo che ci circonda.
La cornice, il collante, la confluenza di ogni regola, il rifugio e lo scrigno dove attingere i valori fin qui descritti è l'isvara pranidhana, l’abbandono a Dio, o Krsna, Colui che è infinitamente affascinante. Non viene contemplata una sottomissione coercitiva o un servilismo utilitaristico basato su reciprochi favori, ma uno scambio d’amore e d’affetto sincero tra Dio ed l'essere umano, costruito su basi filosofiche granitiche e nutrito da una pratica costante e ininterrotta. La cultura della nonviolenza trasforma la nostra consapevolezza, elevandola da un piano sentimentale e opportunista ad una visione allargata, concreta ed efficace. Ad ogni uomo o donna che trasforma la propria coscienza è offerto anche lo straordinario potere di influenzare virtuosamente quella degli altri.
Guardandoci intorno e sfogliando le pagine della storia, possiamo osservare le gesta dei grandi della pace, scoprendo che la loro più grande impresa è stata quella di cambiare se stessi. Potremo cambiare il mondo solo cambiando i nostri cuori e diffondendo la cultura della nonviolenza con il nostro esempio personale e con l’unica arma lecita, quella dell’amore universale. Hare Krsna.

 

Parabhakti das

 

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