Riflessioni dal web Indice
Gruppi in Internet, dal sé al gruppo virtuale
di Walter Iacobelli
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Nella nevrosi ossessiva l’ammontare di affetto è disgiunto dalla rappresentazione patogena all’evento traumatico, e spostato a un’altra rappresentazione; la rappresentazione viene rimossa, l’affetto viene represso.
Per Laplanche e Pontalis (1967) la rappresentazione della cosa nel bambino è considerata come l’equivalente dell’oggetto perduto, che in assenza di quest’ultimo viene investita di affetto, allucinandolo.
Seguiamo ancora Kaës quando sostiene che, sotto il dominio del principio di piacere, i meccanismi dello spostamento e della condensazione tendono ad istituire una conformità tra l’oggetto e la sua immagine surrogante; una tale operazione costituisce per il bambino “il più arcaico meccanismo dell’Io in corso di strutturazione” (Kaës, 1976, p.25).
Come accennato precedentemente, la rappresentazione della parola distingue il sistema Pcs-Cs, retto dal processo secondario. Questo tipo di rappresentazione è introdotto da Freud nel 1895 in “Progetto di una psicologia”, in cui sosteneva che l’immagine mnestica, associandosi all’immagine verbale, assume una modalità qualitativa tipica della coscienza; questo fenomeno ci consente di comprendere il passaggio tra il processo e i contenuti inconsci (modalità simmetrica, identità di percezione, principio di piacere) e i processi e i contenuti consci (modalità asimmetrica, identità dei pensieri tra loro, principio di realtà).
Si può dire in conclusione che, affinché ci sia una presa di coscienza, è necessario che l’oggetto sia nominabile tramite la rappresentazione della parola.
La funzione di queste due rappresentazioni ricorda, anche se da prospettive diverse, le funzioni alfa e beta, che W.R. Bion usava riguardo al pensiero.
Una differenza tra funzione alfa e la capacità verbale, è che quest’ultima costituisce solo un fattore alfa, della quale altri fattori sono: l’attenzione, l’annotazione, l’identificazione proiettiva.
La rappresentazione costituisce in sintesi questa articolazione, è un luogo di passaggio, di comunicazione, che permette di esprimere l’indicibile: “la rappresentazione è sorretta dal fantasma che la rende dinamica, ma in essa sono presenti anche le difese che il soggetto mette in opera contro l’irruzione del fantasma” (Kaës, 1977, p.27). Secondo Kaës, la rappresentazione svolge un lavoro di compromesso tra il fantasma e la resistenza ad esso. La rappresentazione del gruppo svolge delle funzioni sia a livello psichico, sia a livello sociale, anzi le funzioni psichiche non sono dissociabili da quelle sociali. Una rappresentazione del gruppo condivisa dai suoi membri, costituisce un punto di riferimento che assicura comuni identificazioni, svolge un ruolo assimilabile a quello della leadership; la rappresentazione, condivisa a livello intragruppale, delimita i confini del gruppo stesso e perciò interviene nelle relazioni intergruppali, permettendo una comunicazione e degli scambi. Inoltre fornisce una meta al flusso dei pensieri, articolandoli; la rappresentazione è così “una funzione identificatoria, una sistematizzazione dell’ordine dei pensieri e delle concezioni dell’universo, una funzione socializzante a causa degli scambi di differenza e delle mutue identificazioni che essa rende possibili: essa rende efficace la difesa contro l’assenza dell’oggetto, ma anche la riparazione di quest’ultimo quando sia stato danneggiato fantasmaticamente o realmente” (ibidem, p.98).
La rappresentazione non esprime il vissuto, non essendo quest’ultimo coincidente con ciò che il soggetto si rappresenta; rappresentazione e vissuto sono in relazione tra loro ma non sovrapponibili, in quanto la rappresentazione subisce delle trasformazioni tramite i processi che governano anche il sogno: lo spostamento, la condensazione e il lavoro simbolico; attraverso questa trasformazione la rappresentazione riesce ad affiorare alla coscienza, ed i modelli socioculturali facilitano il passaggio delle formazioni inconsce fornendo loro degli ancoraggi sociali.
Relazione tra rappresentazione e proiezione
Nella formazione della personalità, nella ricerca della propria identità (Jervis, 1988) la rappresentazione è una struttura di funzionamento, mentre si è visto che per la psicoanalisi la proiezione è soprattutto un meccanismo di difesa; il soggetto espelle da sé sia qualità spiacevoli che rifiuta, sia desideri che non riconosce in sé stesso: l’oggetto espulso viene ritrovato dal soggetto all’esterno sotto forma di una rappresentazione, che è soggetta ad investimento dalla stessa quantità di affetto che aveva causato la proiezione dell’oggetto; il conflitto viene così spostato all’esterno. Questa rappresentazione, della parte di sé che il soggetto ha proiettato, viene a istituire la realtà del soggetto stesso, questo meccanismo, secondo Kaës, dà vita alla cultura, costituita da un intreccio di rappresentazioni collettive, organizzate dalla comunicazione, dallo scambio, dalla trasformazione e dall’identificazione. Si può notare come rappresentazione e proiezione intervengano su piani differenti: le rappresentazioni integrano le proiezioni in un sistema adattivo stabile, la proiezione si manifesta in una rappresentazione.
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