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Processi per imparare a pensare

di Michele De Beni
La capacità di pensare come disciplina didattica: il Programma Thinking di Edward de Bono in alcune scuole italiane.

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Fluidità verbale: riflette l'abilità a produrre verbalmente un gran numero di idee. Dal momento che esistono sette sub-test, il punteggio in fluidità consiste nella somma totale delle idee prodotte in tutte e sette le attività.
Flessibilità verbale: questo punteggio sta ad indicare l'abilità di una persona a produrre una molteplicità di idee di tipo diverso, a passare da un approccio all'altro e a impiegare una varietà di strategie. Ogni idea espressa dal soggetto rientra in una categoria prevista dall'Autore, le categorie ripetute non vengono prese in considerazione e la somma di quelle restanti costituisce il punteggio in flessibilità.
Originalità verbale: rappresenta l'abilità del soggetto a produrre idee che vanno oltre l'ovvio, il luogo comune, il banale o ciò che è ben stabilito.
Elaborazione verbale: questo punteggio non sempre viene considerato, ma nella presente ricerca è stato preso in esame. Riflette l'abilità del soggetto a sviluppare, abbellire e a elaborare le idee. Occorre contare i dettagli addizionali utilizzati per arricchire l'idea, oltre a quanto è necessario per comunicare il concetto di base. I dettagli addizionali devono essere tali da aggiungere forza e pregnanza all'idea.
I soggetti analizzati sono bambini ai quali è stato applicato il test di Torrance circa la creatività in due distinti periodi temporali (all’inizio della sperimentazione e alla fine, dopo circa tre anni). Tale popolazione è stata distinta in due gruppi, uno Sperimentale ed uno di Controllo. Il gruppo Sperimentale ha subìto l’input consistente nell’applicazione delle strategie di pensiero del metodo CoRT di Edward de Bono.
I risultati hanno mostrato un significativo cambiamento nel gruppo sperimentale dell’Originalità, della Fluidità e della Flessibilità del pensiero (p < .001 ), ma forse più significativi sono stati i risultati, o meglio i non risultati, del gruppo di controllo con significativi indici di regressione.
Certamente, si tratta di dati interessanti, indicativi di una tendenza che richiederebbe ulteriori approfondimenti, soprattutto attraverso una più sistematica applicazione nei normali curricoli scolastici di Programmi riguardanti lo sviluppo delle abilità di pensiero.
Si tratta di una vera e propria “sfida” curricolare che interpella i docenti, ma prima di tutto chi ha dirette responsabilità nella predisposizione dei Programmi di studio a livello nazionale e locale, e nella formazione iniziale e in servizio del personale docente.
È in discussione, quindi, l’effettiva capacità di cambiamento della scuola verso traguardi formativi più incisivi, in cui il “pensare” rappresenti la disciplina, il metodo, la finalità imprescindibile, senza cui ogni tentativo di Riforma potrebbe risultare, alla lunga, un cambiamento di facciata.

fonte: IS - Informatica & Scuola - Rivista trimestrale di Didattica & Nuove Tecnologie
Anno XI - N. 1- Maggio 2003   www.iwn.it

 

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