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Dada

1916-1922 (Europa, Usa) movimento artistico letterario

 

Come il Futurismo questo movimento fu anch'esso legato all'avanguardia sia artistica che letteraria. Si diffonde nei paesi europei e negli Stati Uniti durante la prima guerra mondiale. Il movimento inizia infatti a prender vita nel 1916 a Zurigo dentro il Cabaret Voltaire, un centro che riuniva artisti e scrittori che nel corso della guerra si erano rifugiati in Svizzera.

Intellettualmente erano tutti uniti dallo sdegno verso quella classe che aveva innescato il conflitto e che aveva rinnegato il suo umanesimo. Quindi disprezzo verso tutta quella cultura ottocentesca idilliaca e melanconica, falsa e commediante, creata e messa insieme da politici e servili intellettuali.
Come del resto avevano fatto i futuristi ci fu una vera e propria dissacrazione.

Ma a differenza dei futuristi, pur estremizzando la volontà dissacratoria, pur accentuando l'esaltazione quasi anarchica del singolo individuo contro i valori morali e sociali codificati, i Dadaisti sono rigorosamente pacifisti. Dei singoli pacifisti.

Il movimento divenne internazionale quando si unirono al gruppo i romeni (con Tzara) i tedeschi (con Huelsenbeck e Ball), gli alsaziani (con Arp), gli spagnoli (con Picabia), e il gruppo americano (con Duchamp).
Il significato del termine Dada non è stato mai chiarito, anche se alcuni dadaisti dissero di averlo preso a caso dopo aver sfogliato un dizionario francese; è un temine che significa "giocattolo", "gingillo".
Il primo Manifesto del Dadaismo apparso nel 1918 fu firmato da Tzara. Obiettivo: distruggere il linguaggio cristallizzato e la parola mercificata usata dagli uomini di potere e dai loro intellettuali lacchè. Nel farlo ("giocando") svillaneggiarono il lessico convenzionale, deformarono ("giocando") la sintattica, crearono ("giocando") nella poesia vocaboli senza senso (nonsense) e come nella musica misero ("giocando") suoni e parole in libertà. Obiettivo principale era innanzitutto la libertà individuale.

Quando il gruppo nel dopoguerra si trasferì a Parigi nel 1919, fu fondata anche una rivista, Litteratura; vi aderirono i più seri Breton, Aragon, Soupault ecc.
Furono organizzati anche spettacoli, ma per il caos che queste feste creavano spesso degenerando in risse, alcuni del gruppo avversando questa linea, entrarono in contrasto con gli stessi creatori del movimento, fino al punto che Tzara sciogliendo il gruppo, lo "seppellì", pronunciando la sua orazione funebre nel 1922.
Una vita dunque breve, ma destinato questo movimento a fecondare tutte le avanguardie successive del secolo, partendo subito dal movimento Surrealista, che era già nato all'interno dello stesso Dada.

Quando finì il Dada, tutto ciò che rimase dell'800 fu solo il Simbolismo di Mallarmè, che confluito prima nel Dada poi nel Surrealismo, con quest'ultimo farà moltissima strada e allargherà il suo grande regno nell'arte, nel teatro, nella letteratura, nella fotografia e nel cinema (su quest'ultima nuova espressione culturale, basterebbe ricordare il regista Luis Bunuel che per quarant'anni rimase sempre fedele al Surrealismo; ricorrendo nelle sue sceneggiature a Salvator Dalì, Max Ernst, Fernand Leger, Marcel Duchamp, Man Ray, Alexander Calder ecc. i grandi esponenti dell'arte surrealista)
(Rimase come vedremo più avanti qualcosa anche del Verismo; ma quasi accantonato per l'intero mezzo secolo, riapparirà molto fertile in Italia (e dopo la grande "tragedia" non era difficile trovare l'ispirazione) con il Neorealismo, soprattutto nel cinema, esprimendosi però in un modo tormentoso: ne sono prova le aspre polemiche sulle reazioni fra politica e cultura. Durò poco. Dieci anni. Poi molti si stancarono di mettere il dito nella piaga. Erano più che sufficienti le cronache. Anche perché molti calcarono la mano sui drammi degli italiani e sul degrado morale della nazione).

All'apparire del Futurismo, del Dada, del surrealismo, per il filosofo Croce (proprio l'uomo che dominava il panorama italiano e che pure sembrava dettare con la sua Estetica pubblicata nel 1902, i nuovi criteri di giudizio) tutta la letteratura finiva con Carducci, dopo di lui la "crisi" il nulla. I nuovi esponenti? "...sono dei malati di nervi". Croce li liquidò così. Escludeva ogni causalità materiale o irrazionale dell'agire umano.

Cioè all'inizio del '900 Croce cade nel grossolano errore prendendo la fine del (suo?) ottimismo ottocentesco con la fine della letteratura. Non afferra il carattere della letteratura moderna, rifiuta il ruolo dell'inconscio che sta irrompendo nella piccola e grande letteratura. Croce rifiuterà o ignorerà del tutto Pirandello, Svevo, Saba e Montale; non si accorge che sta sorgendo a inizio secolo proprio dal simbolismo ("dell'io diviso") pur con tutti i caratteri della negatività, del pessimismo, della nevrosi, del "nero", una nuova splendida epoca della letteratura, anticipata da Mallarmè, da Apollinaire (1880-1918), proseguita da Rilke (1875-1926), Mann (1875-1955), Joyce (1882-1941), Proust (1871-1922), Musil (1880-1942), Kafka (1883-1934), per ricordarne solo alcuni.
fonte: www.cronologia.it

 

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