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Espressionismo

 

L'espressionismo sorge in Germania come reazione al naturalismo e all'impressionismo (francesi). Nel 1910-1920 si precisò in un vasto movimento che interessò tutte le arti e diede origine a diverse correnti: alcune di ispirazione mistico-cosmica, altre politico-sociali: unite tutte da un radicalismo umanitario e anarcoide. Gli espressionisti si ribellavano soprattutto al materialismo della borghesia capitalistica e liberale, propugnando il ritorno all'uomo primigenio (Urmensch) e l'avvento di una umanità libera e più consapevole delle proprie possibilità. Un ribellismo che non riuscì a convogliarsi in un chiaro indirizzo ideologico, così che intorno al 1920 si ha lo spezzettamento del movimento in due componenti sempre più antitetici.

Il movimento fu all'inizio un movimento pittorico e artistico: il primo gruppo di pittori espressionisti, «Il ponte» (Die Brücke), si richiamava alle esperienze di Van Gogh, Munch, Ensor; vi parteciparono Kirchner, Nolde, Pechstein. A essi fece seguito l'espressionismo astratto del gruppo di Monaco «Il cavaliere azzurro» (Der Blaue Reiter) fondato da Marc e Kandinsky, cui aderirono Kubin, Kokoschka e Grosz. In campo musicale sono le esperienze atonali di Schönberg e dei suoi allievi A. Berg e A. von Webern.

In letteratura venne considerato teorico di riferimento Nietzsche, mentre M. Scheler ne fu il profeta: la sua esaltazione dell'irrazionale e dell'istinto contro l'astrazione del pensiero costituisce la chiave tematica degli espressionisti. Il pessimismo apocalittico, il linguaggio aggressivo e grottesco, sono motivi e procedimenti fondamentali della tecnica espressionistica.
Benn nel 1933 in Professione di espressionismo (Bekenntnis zum Expressionismus), poi ripreso in gran parte nell'introduzione del 1955 all'antologia "Lyrik des Expressionistischen Jahrzents", rinvenne come antecedenti il Goethe del secondo "Faust", Nietzsche, Hölderlin dei frammenti, Kleist della "Penthesilea", Carl Hauptmann, il tardo ottocentista Hermann Conradi. Altro teorico dell'espressionismo fu Kasimir Edschmid autore del saggio "Sull'espressionismo in letteratura" (1919).

Lirica e dramma sono i generi in cui le innovazioni formali dell'espressionismo raggiunsero i maggiori e più vistosi risultati. La narrativa ne fu apparentemente meno toccata, nonostante autori come H. Mann, A. Döblin, e indirettamente F. Kafka. E tutta la serie di autori impegnati nel grottesco e nella satira (si pensi all'austriaco Albert Ehrenstein ecc.). Ma non va dimenticato almeno un'opera importante e originale come il romanzo "Bebuquin" (1912) di Carl Einstein.
Nella lirica la tensione mistica di F. Werfel, la forza visionaria di G. Heym e di T. Däubler, ma soprattutto il pathos elegiaco e spettrale di G. Trakl, riuscirono a superare i limiti di una materia troppo carica e congestionata.

Il cinema ha accentuato gli aspetti fantastici e onirici, con registi come Wiene, Murnau, Lang, Wegener, Leni.

Il sincretismo del movimento permette le più varie partenze culturali: dall'iperbole decadentista e baudelairiana e 'maledetta' (particolarmente Heym), da quella estetizzante georgiana e dannunziana (Trakl); si va dall'uso di sonetti e strofi (quartine, terzine ecc.) regolari o lievemente ritoccati, al binarismo tipico della poesia biblica (Lasker-Schüler), al verso lungo di ascendenza whitmaniana (Stadler e Rubiner), al verso moderatamente libero e a quello accentuato in direzione futurista (Stramm), alle visioni cosmiche dell'industria e della tecnica come esseri mitici (Gerrit Engelke). Nessun espressionista ha puntato su una poetica barocca della meraviglia, ma in tutti è l'uso di una grana linguistica semantica mente e foneticamente resistente e ruvida. L'obiettivo in tutti è di precisare quella "dissipazione della lingua" mirante alla "dissipazione del mondo", descritta da Benn come fine di quella generazione. L'espressionismo fu anche linguisticamente espressionistico. Frequenti i verbi che denotano urlo e urto, una lacerazione e una rottura: "brechen" = rompere, "stossen" = urtare, "reissen" = lacerare, opposti agli impressionistici "wehen" = alitare, "schweben" = levitare, "gleiten" = scivolare; una predilezione rafforzata da vari procedimenti metrici e grammaticali. La violenza del moto si riflette ad esempio:
a) nell'uso di forti enjambements, come si può vedere nella poesia di Becher intitolata La nuova sintassi (Die neue Syntax) dedicata tutta all'intensificazione espressionista delle forme grammaticali;
b) in unioni verbali già presenti nello Sturm und Drang, come "niederreisst" = "reisst nieder", "aufbäumt" = "bäumt auf";
c) la creazione di nuovi composti verbali con "zer-". Interessante il caso di Stramm che creò uno "schamzerpört": il proto poco espressionista corresse questo composto in "schamzerstört". Stramm spiegò il senso del nuovo composto a Herwarth Walden, fondatore della rivista «Der Sturm», in una lettera (7 luglio 1914): "vergogna [Scham] e rivolta [Empörung] colluttano tra loro e la vergogna schiaccia [zerdrückt]". Secondo il suo senso linguistico, il valore di "empören" non è in "en" ma nel nesso fonico "pö" (che probabilmente sentiva analogo alle interiezioni di sdegno come pfui, buh ecc.);
d) l'assolutizzazione del verbo è ottenuta: con l'uso di accatastare infiniti: intere poesie di Stramm contengono solo infi-niti, con o senza l'iniziale maiuscola per cui è difficile dire se siano verbi o nomi. Ma anche con la predilezione per il participio, che assume la funzione architettonica di ponte;
e) si cerca di giungere all'essenza del verbo sopprimendone il prefisso o\e il suffisso;
f) si giunge a forme di ermetismo espressionista, quando si coniuga il nome, facendolo diventare in qualche modo vitalistico. Un esempio possiamo trovarlo in Stramm: "Flimmer | tränet | glast | Vergessen" che potrebbe tradursi: 'il tremolio | degli occhi che contemplano una tomba | fa sgorgare lacrime, ma le lacrime diventano subito vitree, lacrime dell'insensibilità e dell'oblio'.
E' stato notato come lo sperimentalismo linguistico dell'espressionismo tedesco si differenzia sostanzialmente da quello ad esempio di Joyce o di Pound: nell'espressionismo domina la monoglottia. Le sperimentazioni si svolgono all'interno di un contenitore linguistico chiuso, quello della lingua tedesca. Tuttavia può essere indicativo delle affinità esistenti tra i vari autori il fatto che Stadler tradusse Jammes e Péguy (corse poi la leggenda che Standler e Péguy si riconoscessero dall'opposta parte del fronte dove sarebbero presto caduti, e si scambiassero dei bigliettini); Paul Zech tradusse fecondamente Emile Verhaeren; Becher adattò Majakovskij; Goll si adoperò per la versione tedesca dell'"Ulysses".

fonte: www.girodivite.it/antenati/antenati.htm - an open content project

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