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Chögyal Namkhai Norbu

 

L’eredità di una conoscenza millenaria

Nato nel 1938 in Derghe, nel Tibet orientale, Namkhai Norbu è considerato uno dei principali maestri viventi del buddhismo tibetano.Chögyal Namkhai Norbu
Ex docente della Università Orientale di Napoli tra il 1963 e il 1992, per molti anni ha vissuto e insegnato in Italia. Oggi viaggia costantemente in tutto il mondo e pubblica testi che, tradotti in diverse lingue, lo accreditano come uno dei più grandi storici del Paese delle Nevi.
Le sue decine di libri e ricerche di filosofia e spiritualità applicata alla vita quotidiana sono pietre miliari nella vasta letteratura che analizza e trasmette l’essenza di una delle grandi e profonde culture del pianeta. Le opere di Namkhai Norbu hanno influito ampiamente sulla stessa storiografia tibetana specialmente per il contributo offerto alla conoscenza dell’era prebuddhista del Bon e della fase di integrazione con le nuove conoscenze importate dall’India nell’ottavo secolo.

 

L’arrivo in Italia

Nel 1960, mentre si trovava in Sikkim senza poter far ritorno in patria a causa della rivoluzione culturale cinese, fu invitato in Italia dal celebre orientalista Giuseppe Tucci per collaborare alle ricerche accademiche tibetologiche, allora nascenti. Namkhai Norbu, al quale i tibetani si rivolgono col titolo di Rinpoche (letteralmente “prezioso”, attribuito alle reincarnazioni di precedenti maestri spirituali) aveva all’epoca 22 anni e tre anni dopo, nel 1963, fu chiamato a insegnare Lingua e Letteratura Tibetana presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli.

 

Preservare la cultura delle origini

Negli anni Chögyal Namkhai Norbu non ha mai interrotto il rapporto con la sua terra, nonostante la dolorosa memoria del passato. Basati su una profonda conoscenza delle civiltà più remote degli altipiani, i suoi lavori sono rivolti principalmente ai giovani del Tibet per impedire che svanisca nelle nuove generazioni in gran parte soggette a un’educazione cinese la coscienza dell’antico e inestimabile patrimonio culturale del paese. Per questi giovani, sia coloro che vivono nella regione autonoma della Repubblica popolare cinese, sia quelli costretti alla diaspora, le pubblicazioni di Chögyal Namkhai Norbu rappresentano un importante punto di riferimento per la continuazione dell’eredità culturale del Tibet e per l'affermazione dell'identità nazionale del suo popolo.
I frutti della sua attività di ricerca e saggistica sono ora raccolti grazie a un’intensa attività di divulgazione, attraverso conferenze e seminari tenuti nei maggiori centri di ricerca orientalistica e università in America, Europa, ex Unione sovietica e Cina. Ma per i tibetani e per i suoi numerosi studenti occidentali che hanno fondato decine di centri di studio e pratica, i suoi insegnamenti sono anche una porta d’accesso preziosa a livelli più sottili di comprensione degli aspetti essenziali della natura umana.
Educato alla scuola di alcuni dei più grandi saggi dell’Himalaya, Chögyal Namkhai Norbu condensa nel pensiero della sua tradizione, chiamata in Tibet Dzogchen, o Grande Perfezione, l’essenza delle vie più alte di conoscenza della natura della mente.

 

Il buddhismo

Immerso nella condizione di sofferenza (samsara) dei cicli di nascita, malattia e morte, l’uomo possiede potenzialmente anche la capacità di esercitare la propria mente a liberarsi dai limiti delle emozioni negative e dalle paure che ostacolano il corso armonioso dell’esistenza, così da vivere una vita esemplare per il beneficio degli altri e il proprio, fino alla totale liberazione (nirvana).
Il Buddha storico invitò i suoi discepoli - prima di domandarsi la verità della natura di Dio o dei fenomeni - a scoprire e comprendere l’essenza della propria mente che, in ultima analisi, è artefice delle azioni del corpo e della voce capaci sia di generare sofferenza che di estinguerla.
Insegnamenti come quelli trasmessi da Chögyal Namkhai Norbu e da Sua Santità il Dalai Lama, sono liberi dagli stessi limiti dogmatici che hanno reso anticamente il Paese delle Nevi uno dei luoghi più inaccessibili sulla terra. Oggi il loro pensiero spirituale influenza milioni di occidentali con la forza evocativa di conoscenze e simboli che racchiudono millenni di studio e pratica applicata, nei grandi monasteri e nelle grotte dove gli eremiti esercitano il potere di tecniche yoga trasmesse da tempo immemorabile da maestro a discepolo.

 

I Maestri del Tibet

Chögyal Namkhai Norbu, riconosciuto da bambino come reincarnazione di grandi menti del passato, ha ricevuto istruzioni da insegnanti e saggi di tutte le tradizioni. Ma oltre a studiare nei centri accademici e dottrinari del suo paese, ha vissuto e praticato nei luoghi più impervi dell’Himalaya con alcuni straordinari yogi considerati oggi dei santi realizzati, come Ayu Khadro, una donna di umili origini che dopo aver vissuto nella totale oscurità per molti anni, ha sviluppato le percezioni di tutti i cinque sensi al di fuori di ogni comprensione ordinaria e concettuale. Altri, come il suo maestro radice Changchub Dorje, vissuto oltre 120 anni nella regione del Kham, hanno passato la loro esistenza a curare i propri simili fisicamente e spiritualmente. Grande conoscitore delle erbe e dei rimedi ancestrali contro ogni genere di malattia, Changchub Dorje accolse nel suo villaggio delle remote regioni orientali del Tibet il giovane discepolo trasmettendogli tutto il suo sapere.

 

Lo Dzogchen

Da allora Chögyal Namkhai Norbu ha divulgato ovunque gli insegnamenti Dzogchen che non sono patrimonio esclusivo di nessuna tradizione buddhista né di un sistema religioso: infatti questi insegnamenti sono una conoscenza che i maestri tibetani hanno mantenuto intatta nel corso dei secoli senza barriere di appartenenza a questa o quella scuola. Lo Dzogchen viene infatti considerato l'apice di tutti i veicoli di conoscenza, la tradizione più alta ed essenziale di tutte le scuole tibetane, un sistema basato principalmente sulla consapevolezza della propria natura interiore e sulla presenza, antidoto alla distrazione esistenziale generata dall’altalena di paure e speranze. In questo senso non è una religione, ma una pratica di progresso spirituale, rivolta alla liberazione delle energie migliori, alla pace interiore e universale.
Alcuni dei suoi studenti universitari dell’Orientale di Napoli furono all’inizio degli anni ’70 anche tra i primi discepoli. Il loro interesse per le implicazioni esistenziali di un pensiero basato sull’autodeterminazione del proprio destino spirituale li spinse ad approfondire lo Dzogchen e il Buddhismo tibetano sotto ogni aspetto del sapere, al di là dei testi letterari e storici.

 

Cultura e solidarietà

Da allora sono passati oltre 40 anni durante i quali il professor Namkhai Norbu non ha mai ceduto alle mode della trasposizione in chiave “moderna” di insegnamenti antichissimi, pur integrandoli con la natura razionale e analitica delle menti occidentali.
Il crescente interesse suscitato dai suoi insegnamenti ha portato alla nascita di diversi centri di meditazione in varie parti del mondo, e un istituto internazionale di studi tibetani (Istituto Shang Shung) al quale attingono testi e materiale audiovisivo studiosi di tutto il mondo. Sulla base dei principi irrinunciabili della compassione e della collaborazione tra tutti gli uomini, Chögyal Namkhai Norbu ha fondato nel 1988 un'organizzazione non governativa di cooperazione allo sviluppo chiamata ASIA, che costruisce scuole e ospedali in alcune regioni remote del Tibet dove vivono le popolazioni nomadi originarie degli altipiani, oltre a sviluppare programmi in altre aree dell’est.

 

Per ulteriori informazioni su Chögyal Namkhai Norbu www.dzogchen.it

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