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Tassati e Tartassati

Origini e storia delle tasse di Donata Allegri

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Il monopolio commerciale del faraone era difeso con l’istituzione, alle frontiere e nei porti, di posti di dogana che controllavano tutte le merci. I Tolomei introdussero nel sistema amministrativo egiziano, una forma di appalto delle imposte che permetteva di disporre immediatamente di risorse future ma accentuò la crisi dell'impero.

L'ordinamento del sistema finanziario nelle polis greche ancora alla fine dell'epoca classica dà l'impressione di notevole imperfezione.
Negli stati aristocratici e oligarchici era essenzialmente la classe superiore a pagare con i propri mezzi i costi per i culti e per le feste. Le cariche erano ovviamente onorifiche e non retribuite. Il guerriero doveva pagarsi l'equipaggiamento, le campagne militari, e le razioni di marcia venivano in parte portate da casa, in parte ricavate dal territorio delle operazioni.
Anche l'Atene democratica si appoggiava in notevole misura sulle prestazioni finanziarie dei ricchi, le prestazioni legate a un impegno in prima persona in vista delle incombenze si chiamavano liturgie. La ristretta élite si definiva proprio in relazione all'obbligo di accettare le liturgie, venendo appunto identificata oggi talvolta come classe liturgica.
Ogni anno erano previste circa 100 liturgie in connessione a feste; tra queste le coregie ovvero la messa in scena e la preparazione dei cori per le tragedie, commedie e ditirambi. Fra le più costose era la trierarchia cioè la manutenzione di una trireme per un anno, non era raro che Atene avesse a disposizione 300 - 400 trireme.
Nel 358/357 si diede vita a gruppi di contribuenti tra i 1200 più ricchi che divennero responsabili del finanziamento. Nel 378/377 fu istituita un'imposta percentuale sul patrimonio dei possidenti da pagarsi nei momenti di bisogno, soprattutto in guerra.
Se per i Greci la tassazione diretta dei cittadini di solito valeva come qualcosa di tirannico, ciò era meno vero per le imposte indirette. Gli Ateniesi prelevavano un dazio di importazione ed esportazione del 2% sulla merce che transitava per il porto del Pireo e una generica tassa di vendita sul mercato.
I tributi della maggior parte degli stati della lega marittima originariamente erano pagamenti che costituivano il pagamento di una propria flotta ed erano inferiori a 10 talenti annui, una somma che corrispondeva solo alla paga di due mesi per l'equipaggio di dieci triremi senza i costi difficilmente valutabili della costruzione e della manutenzione.
Questo sistema di contributi consentiva agli Ateniesi il mantenimento di una grossa flotta. Nel 454 la cassa federale della lega marittima attica venne trasferita da Delo all'Acropoli di Atene, la cassa della dea Atena incamerava 1/60 dei contributi.
Sia la terra che si trovava nella proprietà della polis che quella dei templi, veniva affittata.
Nel IV sec le locazioni venivano effettuate da 10 "venditori" che effettuavano anche appalti per incarichi pubblici. La riscossione era affidata ad esattori che versavano il denaro riscosso in varie casse, una di queste era amministrata dagli Ellenotami (prima 10. poi 20).

Le tasse esistevano anche al tempo dei re romani, gli esattori, generalmente in numero di 2 ma, a volte 3 - 5 o 7, erano i Quaestores (a quaerendo: quod pecuniae publicae conquirebant et reponebant) e costituivano l'ultima dignità fra i magistrati.
A loro era affidata la custodia dell'erario, la riscossione delle entrate, delle ammende giudiziali, l'amministrazione e l'impiego del denaro pubblico per vari usi.
La cassa municipale era custodita nell'Aerarium Saturni sito nel foro, nel tempio del dio Saturno.
Da una parte venivano tenuti i soldi per la guerra e dall'altra i soldi che entravano per la liberazione degli schiavi, operazione chiamata manomissione, operazione che avveniva in questo modo: il padrone poneva la mano sulla persona del servo e, pronunziando le parole:"voglio che quest'uomo sia libero" lo lasciava andare dalla sua mano (e manu mittebat eum ).
Venivano accumulati molti soldi anche con le imposte annue su tutto il territorio della repubblica e delle province.
Anche le proprietà municipali potevano essere utilizzate direttamente dall'amministrazione per le pubbliche necessità, oppure essere oggetti essere concesse in godimento esclusivo ad uno o più privati, i quali dovevano pagare la locazione.
Così da due lettere di Cicerone si sa che Arpino e Atella avevano latifondi nella Gallia Cisalpina, dati in affitto a quei coloni, dai quali ricevevano un'annua rendita e, nelle Verrine, lo stesso ci informa che Centuripae possedeva terreni in diverse parti della Sicilia. Capua, a sua volta, ebbe da Augusto agri vectigales situati nell'isola di Creta; e Trieste, in reditu pecuniario, il territorio dei Carni e dei Catali. Infine, da un famoso atto, stipulato nel 117 a.C. per porre termine ad una controversia insorta appunto per il pagamento del tributo, sappiamo che Genova riceveva un canone annuo da coloni del territorio dei Langenses.

 

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