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Tassati e Tartassati

Origini e storia delle tasse di Donata Allegri

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Il primo ministro britannico, William Pitt, nel 1799, per poter finanziare la guerra contro Napoleone inventò la income taxe che era un'imposta sul reddito ad aliquota unica calcolata sulla ricchezza complessiva del contribuente, il tasso era del 10% del reddito totale. Questa imposta è ricordata anche come la tassa che ha sconfitto Napoleone.
Il reddito del singolo cittadino sul quale vertono le imposte dello Stato, è un mistero, non esiste un sistema fiscale che lo definisca con precisione, questo perché non vuole restringere il campo nel quale applicare eventuali altre tasse.
L'eccessiva pressione fiscale esercitata dagli Stati è alla base di molte rivoluzioni, come quella che costrinse Giovanni Senzaterra, nel 1215, a concedere la Magna Charta Libertatum, della Rivoluzione francese e dell'indipendenza degli USA.
La Magna Charta, che rimase per secoli un modello per i cittadini inglesi,. rappresenta il primo documento fondamentale per la concessione dei diritti dei cittadini, e tra i suoi articoli ricordiamo il divieto per il Sovrano di imporre nuove tasse senza il previo consenso del Parlamento e la garanzia per tutti gli uomini di non poter essere imprigionati senza prima aver sostenuto un regolare processo.
Nei primi anni del regno di Giorgio III (1760 - 1820) il risentimento dei coloni inglesi del Nord America verso la madrepatria giunse al culmine.
L'Inghilterra era attanagliata da una grave crisi economica e politica, a peggiorare la situazione ci pensò il Parlamento dei i king's friends (gli amici del re) e il primo ministro Grenville. Essendo il paese fortemente indebitato per la guerra contro la Francia, il gruppo parlamentare dei king's friends promosse una serie di provvedimenti molto restrittivi e di imposizioni fiscali come il Sugar Act (la tassa doganale sullo zucchero) seguito subito dopo dal Currency Act, cioè la proibizione di emettere qualsiasi tipo di carta moneta a corso legale, e dal "Stamp Act" (tassa sui documenti, giornali e libri) e, più tardi, dal "Townshend Act" (altri dazi doganali).
In quello stesso anno compare a Boston The rights og the Britissh Colonies Asserveted and Proved, dell'americano James Otis nel quale si afferma che "... i poteri del Parlamento inglese sulle colonie sono limitati dalle leggi di natura e di Dio e che quindi il governo di Londra non può imporre tasse senza consenso agli americani". Successivamente sulla spinta di pensatori radicali come Sam Adams, Richard Lee e Thomas Jefferson, i coloni chiesero il distacco dall'Inghilterra al grido di "Taxation without representetion" e boicottarono le merci inglesi, tanto che nel 1773, dopo "Tea Act"(dazio sul te), gettarono in mare il carico di tre navi, tale atto che fu la scintilla della guerra d'indipendenza.
Negli USA il presidente Roosevelt alzò talmente la pressione fiscale che alla fine della seconda guerra mondiale l'aliquota marginale sui redditi più alti era del 90%.
In Italia il sistema tributario fu istituito (1859 - 1864) sulle basi di quello vigente nel regno di Sardegna, che era uno dei meglio ordinati e dei più gravosi, in seguito vi furono apportate modifiche per chiamare a contribuire categorie in precedenza esenti, e questo per aumentare le entrate dello stato e far fronte alle esigenze militari, civili ed amministrative del nuovo regno.
Nel 1862 fu istituito un sistema finanziario studiato da Quintino Sella, Marco Minghetti, Antonio Scialoia. Più tardi fu introdotta anche l'imposta sui redditi di ricchezza mobile. Fu istituita anche la Manomorta che era un insieme di beni che, in quanto appartenenti a un ente, in genere ecclesiastico, non si trasmettono per successione, e sfuggono perciò alle relative imposizioni fiscali.
Da questi esempi si vede che i sistemi finanziari mutano sull'onda dei cambiamenti economici e che l'influenza del colore politico è relativa.
Negli anni alle imposte dirette si sono aggiunte, sempre più numerose, le imposte indirette, tanto che si sono avuti moti popolari contro i governi che le applicavano. Nonostante le promesse fatte, continuano ad esserci bolli, balzelli, su quasi ogni attività umana.
Come scrive Roberto Vacca nel suo libro: "La politica è un'altra cosa: questa.":
"Il sistema giusto è quello di avere poche imposte chiaramente definite e di controllare che vengano pagate... Si può fare come in USA, dove l'Internal Revenue Service semplicemente convoca i contribuenti che spesso bonariamente davanti all'analista del fisco ricordano i redditi omessi - per vera dimenticanza o per tentata evasione. Si può fare come in Inghilterra, dove ogni commerciante e ogni lavoratore autonomo deve far certificare dichiarazione dei redditi e libri da un revisore contabile. Se dichiara il falso, il revisore rischia di perdere la licenza. Poi bisogna addestrare gli analisti del Ministero delle Finanze e fornirgli strumenti moderni ed efficaci. Non bisogna spronarli, come ai tempi antichi, a far crescere il gettito con accertamenti esosi e assurdi che infine non reggono davanti a ricorsi ragionevoli.
Non è certo motivo di vanto per un paese aver stabilito un regime fiscale più duro di quello degli altri paesi. Questo è vero a maggior ragione se, poi, lo Stato è ugualmente in deficit e fornisce servizi pubblici di basso livello - come accade in Italia.
A parte la scarsa efficienza, il caso britannico ha dimostrato come aliquote fiscali troppo alte non servano a niente. Negli USA le imposte sul reddito raggiungono al massimo il 30%. In anni passati in Inghilterra furono aumentate fino al 90%. A questo punto i professionisti meglio pagati non avevano più convenienza a lavorare incassando solo il 10% delle parcelle. Per avere un reddito unitario decente avrebbero dovuto alzare i prezzi fino a perdere ogni cliente. …

"L'Articolo 75 della Costituzione Italiana dice: "Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali' ' . Quando la Costituente lo approvò, l'ovvio intento era quello di evitare che j cittadini si autoriducessero le tasse togliendo ogni risorsa allo Stato e impedendogli di funzionare. (Sarebbe stato più opportuno vietare ai parlamentari di stabilire il loro stesso stipendio e le esenzioni da tasse e imposte. Ne hanno abusato.)
Questo divieto non esiste negli Stati Uniti d'America. Il 6 giugno 1978 gli elettori californiani approvarono la famosa Proposizione n. 13 che dimezzava le tasse statali sulla proprietà. Nel 1980 il presidente Reagan ne estese la validità e, in conseguenza, nel 1982 gli Stati dell'Unione e i governi locali avevano perso quasi il 25% degli introiti fiscali che avevano incassato nel 1978.
Malgrado questo, Stati, Contee e Municipalità americane hanno continuato a funzionare. Anzi in molti casi hanno inventato modi nuovi di funzionane e sono riusciti a offrire ai cittadini servizi e investimenti meglio organizzati di prima."

Aggiungo che Arthur Laffer, economista del presidente Reagan. disegnò una curva a campana, mettendo in relazione le aliquote fiscali medie con il totale delle entrate fiscali. La teoria era che aumentando le aliquote medie, per un po' le entrate aumentavano, ma ben presto raggiungevano il punto della curva dove i contribuenti venivano scoraggiati dal lavorare e guadagnare di più ed erano spinti ad evadere, alla fine il fisco incassava di meno.

Desidero chiudere questa storia delle tasse con un sonetto di Gioacchino Belli:

 

Le Gabelle

 

Ah, dunque, perché noi nun negozziamo
E nun avemo manco un vaso ar zole
Lei vorebbe cunchiude in du' parole
Che le gabbelle noi nu le pagamo?

Le pagamo sur pane che maggnamo,
Sur panno de le nostre camiciole ,
Sur vino che bevemo, su le sòle
De le scarpe, e ssull'ojo che logramo'
Le pagamo, per dio, su la piggione,
Sur letto da sdrajacce, e ssu li stiji
Che sserveno a la nostra professione.

Le pagamo (e sta vergna è la ppiù dura)
Pc ppijà moje e battezzà li fiji
E pper èsse buttati in zepportura.

 

Donata Allegri

Fonte: www.ilcrocevia.net/innovazioni/

Si ringrazia l’autrice per aver concesso la pubblicazione dell’articolo.

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