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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

 

Cabala e Voodoo

Giugno 2013

di Mariateresa Cermola

 

Questo articolo della lettrice Mariateresa (che è qualcosa di molto vicino a una bambina-prodigio, perché è giovanissima) è stato scritto con l’intenzione dichiarata di “aiutare tutti i ricercatori”, e almeno nel mio caso c’è riuscita: non solo per l’eccezionale lavoro di comparazione tra cabala e voodoo, ma anche per farmi capire meglio le fasi successive dello storico incontro tra qabbalah e esoterismo occidentale.

Avvenne, come è noto, all’incirca nel sedicesimo secolo ; ma fu solo nel diciottesimo - tramite  soprattutto i sabbataisti - che la qabbalah cominciò a esercitare la sua influenza per una trasformazione dell’esoterismo fondata sull’espansione psichica (tema di cui ho trattato ne “La genesi del mondo moderno”). Ora, ho trovato davvero significativo che l’innesto del chassidismo sulla qabbalah sia avvenuto dopo il primo avvenimento e prima del secondo..
Ma non voglio rubare spazio a Mariateresa - ne parliamo in un’altra occasione.

 

 

Cabala e Voodoo
di Mariateresa Cermola

 

Prima di arrivare al punto di questo articolo, ovvero i rapporti tra cabala e voodoo, premetto che la cabala non è qualcosa di unitario. Esistono diverse scuole e all’interno delle stesse vari orientamenti,  tra i due più significativi c’è chi considera la cabala strettamente legata alla cultura ebraica e chi invece porta avanti il motto Cabala non è tutto, ma tutto può essere cabala.

La corrente mistica che più incarna, a mio avviso, quest’ultimo pensiero è il chassidismo. Il chassidismo non è cabala, ma un movimento mistico sorto all’interno dell’ebraismo nel XVIII secolo ad opera di Israel ben Eliezer. Quest’uomo originario della Polonia era di origini umili, visse nella povertà e non ricoprì mai cariche lavorative importanti, non dimostrò capacità carismatiche fino a circa 30 anni. Apparentemente un ebreo come molti altri, specialmente agli occhi delle comunità rabbiniche  dell’epoca ormai imprigionate in uno sterile intellettualismo e interpretazione meccanica della Torah. Eppure quest’uomo riuscì a creare una vera e propria rivoluzione nel modo di vivere la fede ebraica, ma anche la spiritualità.

Accoglieva tutti, studiosi e analfabeti, proclamando che ogni anima è ugualmente preziosa agli occhi di Dio. Il nome chassidismo deriva proprio da chesed, la qualità di Dio che corrisponde alla bontà.

Per il chassidismo ogni essere umano ha il suo compito da svolgere, il suo modo per onorare il creatore, nessuno ha più o meno valore di un altro. Un cuore sincero e comprensivo vale molto più di una mente sapiente ma ferma all’intelletto. La prima regola da seguire per onorare Dio non è la mortificazione corporale o l’ascetismo, ma vivere ogni atto quotidiano con gioia e devozione.

Questo perché Dio è in ogni cosa, ma non si identifica in nessuna. Dio rimane trascendente, è un mistero, la gioia misteriosa che ci spinge a vivere e che è la vera essenza dell’anima. Lo spirito è un puntino nell’infinito, un seme dove sono concentrate tutte le energie creative.

Ma nello stesso tempo Dio si manifesta in qualità, attributi, sue parti più piccole che si ritrovano nel mondo psichico e materiale. Qui il chassidismo si allaccia alla cabala, ma lo fa evitando le affascinanti ma spesso inconcludenti speculazioni metafisiche per concentrarsi sull’interiorità dell’uomo. L’albero della vita diventa la mappa dove sono segnate le qualità divine (le sephiroth) che l’uomo contiene in misura e combinazione diversa dentro di se e tramite le quali può realizzare le proprie potenzialità evolvendo spiritualmente.

Il lavoro chassidico con la cabala dunque mira a risvegliare le capacità dell’uomo, per creare energie opposte che possano collaborare e quindi costruire un equilibrio. Il lavoro è fortemente psichico, si basa sulla correzione di eccessi e squilibri di certe facoltà mediante la ricerca della facoltà opposta mancante.

Dio e creazione sono, in questa visione, intimamente legati. L’uno non ha senso di esistere senza l’altro. Sono Ain Soph, la luce infinita, e Shekinah, la sua amata sposa. Ain Soph è come la luce bianca che contiene in sé tutti i singoli colori, la Shekinah è l’insieme delle infinite sfumature con cui questi colori si manifestano e quindi anche i recipienti materiali che di volta in volta accoglieranno la luce.

Perdersi nelle sfumature è il dramma dell’uomo, è la delizia dell’ego discriminatore, ma non c’è nulla di malvagio o diabolico. L’ego può essere educato e indirizzato dall’uomo ; più non lo si accetta, più continuerà a tormentare la mente. Ogni cosa ha il suo posto e la sua funzione.

Ma l’uomo, a partire dal mitico Adamo, con le sue azioni separò Dio dalla sua sposa. Li separò nel senso di cominciare a considerarli due cose opposte e inconciliabili, e comportandosi di conseguenza tradusse i suoi pensieri in frutti che nei secoli hanno generato figli terribili : schiavitù, guerre, violenze, oppressioni di ogni tipo dall’economico al sociale.

Non ho parlato di Dio e della Shekinah, di Padre e Madre a caso, ma perché questo riflette il legame che c’è nel voodoo tra Damballah e Aida Wedo.

Damballah è un dio serpente, e il serpente è considerato simbolo di trasformazione e quindi di conoscenza. Il serpente nella tradizione cabalistica in genere ha un doppio aspetto, è sia la forza che permette di salire lungo l’albero, che quella velenosa e mortifera del giardino dell’Eden. Inoltre, l’energia che circola nell’albero si divide in “luce ascendente” e luce “discendente”, quindi non c’è mai una reale divisione tra “alto” e “basso” : un altro monito a non separare Padre e Madre, trascendente e immanente, ma a ricercare sempre l’unione tra gli opposti.

La conoscenza vera si può ottenere solo imparando a non idolatrare l’ego o a ridurci alle sole funzioni egoiche, altrimenti la potenza dell’energia spirituale ci distruggerà. Non a caso Damballah è il loa della saggezza, che aiuta a prendere buone decisioni. Nei suoi due aspetti racchiude l’essenza della terra e del fuoco, elementi divini per eccellenza. La terra è come un grande utero energetico, il caos primodiale, ma è inerte. Il fuoco ha qualcosa della terra, perché è sempre energia pura, ma anche dell’aria in quanto tende sempre verso l’alto. Sale e scende in un movimento continuo. Questo è anche il segreto dello spirito.

Aida Wedo è la moglie di Damballah e anche lei è rappresentata come un serpente, ma il suo elemento è l’aria. Rappresenta l’arcobaleno, un simbolo comune a molte tradizioni primordiali. I colori che lo compongono rappresentano infatti le diverse forze spirituali di un unico principio.

Come fanno i colori a coesistere tra di loro? Il chassidismo lo spiega molto bene presentando la sephirah Tiphereth, la sfera della bellezza, con la qualità di rahamin ovvero compassione. La compassione è un aspetto femmineo, è l’empatia, la capacità di entrare in sintonia con aspetti anche molto diversi tra loro e accoglierli, trovare loro uno spazio di comunicazione.

Questo è il segreto della vera bellezza : l’armonia, un sistema dove ogni qualità trova il suo spazio di espressione. Ogni cosa al suo giusto posto. Qui si incontrano gli opposti della forza (gheburah) e della comprensione (o carità, chesed), ma non si mescolano. Di volta in volta si compenseranno a vicenda, evitando il perpetuarsi di eccessi dannosi.

Come si può capire, il Dio trascendente conserva delle caratteristiche più umane : proprio come Bondye nel voodoo, egli è una riserva sconfinata di generosità ma allo stesso tempo non ha capacità di interagire direttamente con il mondo materiale.

Questo non implica solo l’emanazione di sue parti più piccole, ma anche il fatto che l’uomo, incarnando le qualità divine, permette a Dio di manifestarsi !

Dio ha un profondo bisogno dell’uomo, e forse per questo anche l’uomo ha sempre una qualche tendenza verso ciò che definisce Assoluto. Così come ogni profeta ebraico e cabalista ha incarnato una sephirah, allo stesso modo i loas un tempo furono esseri umani con doti speciali. I loas sono delle emanazioni dirette del Dio Bondye, esattamente come le sephiroth.

Riporto un piccolo schema che ho costruito tracciando le principali analogie tra i loas principali e le sephiroth :

 

Rada - sephiroth del pilastro destro

 

Petro - sephiroth del pilastro sinistro

 

1 - Il pilastro destro dell’Albero della vita ha polarità positiva ed è sede delle energie che rappresentano la misericordia (gedullah) di Dio. Sono energie attive, di movimento, che permettono l’espansione.

Abbiamo in ordine, dal basso verso l’alto:

- Netzach: Vittoria, Eternità, è la sfera di Venere che controlla le emozioni del cuore;

- Chesed: Carità, Bontà, è la sfera di Giove che controlla i sentimenti di attrazione;

- Chokmah: Saggezza, è la sfera di Urano che controlla la conoscenza diretta intuitiva.

In Netzach rientrano certamente tutte le Erzulie della divisione Rada nei loro vari aspetti, e le Metresas.

Erzulie, come archetipo lunare, rappresenta l’energia femminile nelle sue varie manifestazioni, quindi l’emotività. Non si pensi tuttavia che questa possa essere una corrispondenza rigida e assoluta, perché Erzulie è anche Luna, e come tale può corrispondere anche alla sephirah Yesod del pilastro centrale.

Non esiste rigidità nella cabala : ogni sfera contiene un pezzo delle altre dentro di sé (interinclusione), quindi è possibile sperimentare tutte le sephiroth partendo da quella che incarna la nostra natura essenziale. Questo gioco di perfetta armonia è presente anche nel concetto di vueltas dei loas : Sarà solo il tipo di energia invocata di volta in volta a mostrarci le varie affinità.

Allo stesso modo, nel chassidismo ciò che conta prima di tutto è il sentire interiore, e questo porta a fare di una stessa sephiroth esperienze anche molto diverse tra loro.

Chesed, la sfera di Giove, ha sicuramente affinità con tutti i loas della prosperità, dell’abbondanza. Quindi la division Soler e i Marassa.

Chokmah, sfera di Nettuno, è piuttosto elevata in quanto rappresenta la forma di conoscenza ottenuta per illuminazione, intuitivamente. I loas che a mio avviso si avvicinano a questa sfera sono quelli maggiormente legati all’elemento acqua, al famoso Abisso primordiale, quindi La Siren nelle sue diverse manifestazioni e Agwe.

 

2 - Il pilastro sinistro dell’Albero della Vita è composto da queste sephiroth:

- Hod: Gloria e Splendore, sfera di Mercurio che controlla il pensiero razionale;

- Geburah: Forza e Severità, sfera di Marte che controlla i sentimenti di divisione e restrizione;

- Binah: Sapienza, sfera di Saturno che controlla il tempo, la morte e la logica.

In Hod si trovano tutti i loas con caratteristiche mercuriali, Damballah in primis poiché è il messaggero per eccellenza, ma anche gli spiriti della divisione Legba, specialmente i Loko e i Lukumi. Inoltre gli spiriti psicopompi, come Papa Ghede, hanno connessioni forti con Mercurio pur avendo natura fondamentalmente saturnina. La forma di conoscenza più grande è, dopotutto, quella della Morte.

Geburah è considerata la sephirah che originò il male, la separazione e la sofferenza. Si tratta della mano sinistra di Dio, quella terribile, che giudica e distrugge. Ma senza la forza non ci sarebbe mai stata la Creazione, in quanto limitare l’energia è l’unico modo per innescare il movimento e la crescita.

La differenza, la divisione tra le varie forme, non è per il chassidismo una maledizione ma una grande ricchezza che bisogna imparare a riconoscere per consentire la nascita di un’armonia sempre nuova e migliore.

I loas che incarnano il concetto di forza sono sicuramente gli appartenenti al gruppo Petro, principalmente la division degli Ogunes e poi certamente Candelo. Anche tutte le Metresas Petro, Erzulie Danthor e Candelina, vibrano in questa linea energetica. Senza dimenticare Gran Toro Lisa Balli, che non per nulla è raffigurato come il Cristo della Buona Speranza, colui che giudica le anime.

Binah, con la sua natura saturnina, raccoglie in sé tutti i Ghede. E’ considerata nel chassidismo la sephirah della felicità, che si ottiene con la capacità di fare di volta in volta un buon uso delle proprie qualità.

In questo modo, usando il pensiero logico in maniera riflessiva e osservativa, si possono creare stati emotivi positivi che portano ad una sintonia tra cuore e mente. L’equilibrio tra queste due componenti genera felicità, fa sì che tanto il positivo quanto il negativo siano fonte di crescita e maggiore capacità di comprensione.

La Morte non è altro che un passaggio tra una forma di vita e un’altra, per quanto dolorosa possa essere, ed è quindi la base stessa di tutta l’esistenza. Vita e Morte sono assolutamente necessarie e sempre unite.

Questo è il messaggio dei Ghede, un messaggio tanto profondo quanto essenziale perché tutti i giorni e sotto i nostri occhi. L’impulso estremamente vitale ed erotico dei Ghede esprime nient’altro che la rinascita continua della vita.

 

3 - Il pilastro centrale dell’Albero della vita merita un discorso a parte. In questo pilastro sono contenute tutte le energie che uniscono gli opposti del pilastro sinistro e destro, una sorta di raccoglitore di tutte le qualità che nascono dall’incontro di questi opposti. Tali qualità sono praticamente infinite, come le sfumature di due colori combinati insieme. Senza questo pilastro c’è solo l’Albero della Conoscenza, del dualismo estremo.

Le sephiroth di questo pilastro sono:

- Malkuth: regno, umiltà. E’ la sfera della Terra, il mondo fisico dove tutte le energie spirituali si raccolgono e prendono forma.

Nel chassidismo questo mondo è fondamentale e pieno della presenza divina - il frutto dell’albero, il luogo dove il compito dell’uomo è di rendere sacre e divine tutte le cose grazie all’azione.

Le scintille divine imprigionate nei gusci sono le forme morte a cui l’uomo deve dare rinnovamento, imparando a rifiutare il dualismo e seguendo la via dell’Albero della Vita. Fondamentale è quindi liberarsi dagli eccessi interiori, riuscendo così a vivere in maniera sacra anche le più semplici situazioni quotidiane.

Il chassidismo fece in passato ampio uso delle tecniche di cabala pratica per scopi di guarigione : il Baal Shem Tov era un uomo che puntava molto alla risoluzione pratica dei disagi psicologici. Allo stesso modo, il voodoo si basa su una spiritualità viva e pratica, semplice, che agisce sul piano materiale per portare benessere ai fedeli.

Un loa che rispecchia questo aspetto è Aida Wedo, perché come l’arcobaleno che la rappresenta contiene tutti le forme che può assumere l’unico principio divino. Energia dinamica che crea le forme, unendo così l’aria (energia spirituale) con la terra (energia condensata-materia).

- Yesod: fondamento, verità. E’ la sfera della Luna, e contiene tutte le energie spirituali che prenderanno poi forma nel mondo materiale.

Si tratta del famoso mondo astrale degli esoteristi, dei mondi di sogno dello sciamanesimo, dove sono presenti tutte le forme delle qualità umane e delle varie sephiroth.

Sede dell’energia sessuale generativa, corrisponde per il chassidismo alla qualità della Verità, perché permette il contatto con la propria coscienza, la propria natura, con il mondo che c’è dentro di noi : un mondo di luci e ombre, che va compreso e coltivato con molta attenzione.

Il chassidismo non rifugge, come già ho detto, il lavoro sulla psiche : anzi ne fa un cardine del proprio insegnamento. Conoscere le forze che ci animano è molto importante, perché conoscendole e accogliendole possiamo essere padroni della nostra vita ed evolvere. In caso contrario, nessuna libertà di scelta sarà mai possibile : continueremo a non avere un io, un centro, ma ad essere in balia continua di emozioni e pulsioni incontrollabili.

Nel voodoo alla Luna corrisponde Erzulie, ma anche gli impulsi sintetizzati dai loas Simbi e altri spiriti legati alle acque, come quelli della divisione india.

- Tiphereth: compassione, bellezza, è la sfera del Sole e si occupa di armonizzare la forza di geburah e la bontà di chesed.

In definitiva, si tratta della comprensione per eccellenza, in quanto sa dare e togliere, accogliere e respingere ; ogni volta, a seconda dell’esigenza, saprà fare uso delle qualità opposte allontanando gli eccessi.

La bellezza è proprio il coesistere di tante qualità diverse che riescono a collaborare tra loro. Papa Legba, loa solare per eccellenza, si ritrova anche in questa sephirah.

- Daath: conoscenza. E’ la sfera di Plutone, ed è considerata da molti una non sephirah, un’emanazione più bassa di kether.

Rappresenta la Conoscenza in tutti i suoi aspetti : sia razionale che emotiva, sia duale che unitaria.

Contiene tutte le componenti della persona : ego, sé, corpo, mente, cuore. Essenzialmente si basa sul concetto di conoscere tramite gli opposti, di sperimentarli in ogni combinazione e quindi andare oltre.

Per me, la coppia di loas che racchiude questo concetto è Papa Legba con Met Carfù. Legba è il sole diurno, il sole dell’unità, Met Carfù il sole nero, degli impulsi oscuri  separatori e distruttivi. Papa Legba è il sé, Met Carfù l’ego. Ma entrambi sono necessari alla creazione di Bondye.

- Kether: corona, beatitudine, è la sfera di Urano e la sephirah più alta che si possa arrivare a sperimentare.

Nel chassidismo corrisponde alla beatitudine e alla gioia pura, essenziale, che non può essere spiegata a parole. Si tratta della consapevolezza di vivere nel divino, di essere una sua parte ; è la contentezza del puro essere se stessi.

Chi impara a vivere questo stato riesce a vedere amore ovunque, trasformando ogni buio in luce. Non c’è più divisione tra materia e spirito, sono uniti. Ogni individuo si percepisce come una parte di sé, seppur in forma diversa. La coppia Damballah - Aida Wedo corrisponde a questa sephirah, racchiudendo gli elementi aria e terra dentro di sé, spirito e materia.

- Ain Soph : la luce infinita, contiene tutti gli stati dell’essere possibili per ogni individuo e per ogni creatura vivente e non. E’ la sorgente di tutte le sephiroth.

Esistono separazioni metafisiche particolari che vedono una tripartizione di ain soph, così come di kether, ma a mio avviso si tratta di speculazioni e basta (è già difficilissimo sperimentare il puro stato di kether in vita : non credo sia possibile affinare a tal punto la propria percezione).

Il chassidismo afferma che il mistero di Dio, della luce infinita, sta nel fatto che non si può ridurre ad una singola qualità, ma è sperimentabile dagli uomini proprio perché si è diviso in parti molto più piccole e limitate. Non è nella somma che si trova Dio, ma nella relazione, e la relazione tra queste parti è sempre infinita, così come lo è un singolo uomo (ognuno ha il suo accesso al divino, ognuno nella sua piccola parte).

Nel voodoo questo si ritrova nel Dio supremo e misterioso Bondye, sebbene nella sua manifestazione più vicina a kether Ain Soph possa essere identificato anche con Damballah.

Concludo invitando i lettori a non prendere come uno schema assoluto la mia mappa delle corrispondenze : sono molti gli elementi interscambiabili, e altri possono essere inseriti a seconda del punto di riferimento che si voglia adottare.

Io ho usato i pianeti e il chassidismo, quindi le qualità spirituali : ma prendendo ad esempio in esame gli elementi naturali, oppure il genere delle energie (maschili, femminili, attive, passive), avremmo potuto ottenere uno schema molto diverso.

Del resto, nella cabala molte sono le corrispondenze che possono essere create. Per esempio, ci sono energie maschili nella colonna delle femminili e viceversa, così come ogni lettera indica un canale di collegamento tra sephiroth opposte (io non ho fatto esperienza diretta dei 21 sentieri, solo qualche esercizio di meditazione : ho deciso di concentrarmi maggiormente sull’insegnamento chassidico nella sua parte più pratica e semplice).

A proposito delle lettere, che nell’alfabeto ebraico sono 21, c’è sicuramente anche una corrispondenza tra le 21 lettere e le 21 divisioni. E allora sarebbe uno schema molto diverso da questo : forse più in là, quando avrò una conoscenza maggiore dei misterios, ne costruirò uno.

L’importante è partire da se stessi, dal proprio mondo interiore. Conoscendo la scintilla divina in noi, essendo quella scintilla, andremo incontro alla vera conoscenza.

 

   Mariateresa Cermola

 

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