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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

Sulla Legge del Tre

Luglio 2010
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L’ultima evoluzione dell’Advaita è il cosiddetto non-Advaita, diffuso nel ventesimo secolo ad opera di maestri come Uppaluri Gopala Krishnamurti (1918-2007). Questa scuola è stata accusata di porsi al di fuori della tradizione perché scarta il valore didattico e operativo della sistematizzazione messa a punto da Shankaracharya, puntando tutto il proprio insegnamento sul qui e ora ; è in questo assai vicina all’insegnamento di Gurdjieff e Ouspensky, cui somiglia molto.
Nel non-Advaita, il trascendimento di tutte le dualità proposte dalla mente diventa un processo automatico ; raggiungibile non per mezzo di stravaganti tecniche meditative che squilibrano la mente ma senza alcuno sforzo, mediante lo sviluppo di un’attitudine mentale naturale e spontanea.
La forza neutralizzante prodotta in questo modo diviene ben presto enorme, creando un vortice entro il quale si dissolvono tutte le contrapposizioni.
E’quindi sul ternario che ruota la totalità del lavoro trasmutatorio operativo ; per questo, a mio giudizio, considerare il ternario alla stregua di un semplice elemento inquadrabile nell’ambito di un sistema teorico più complesso è un errore.
E tuttavia, la lettura guenoniana è pur sempre quella che ci conviene prendere in considerazione, per due motivi : primo, è di gran lunga la più accreditata in ambito esoterico – secondo, proprio per questo è ricca di agganci e ponti che ai fini di un inquadramento dei guna nel contesto di un discorso esoterico possono esserci utili.
Sulla base della prospettiva di Shankaracharya, i tre guna erano per Guénon un’insidia : in quanto, essendo le tre forze necessarie e sufficienti a mettere in piedi l’intero teatro della manifestazione (non solo il piano della realtà oggettiva, ma tutti gli stati dell’essere, per Gurdjieff Tutti i Mondi ), nulla e nessuno vieta agli empi come il sottoscritto di fondarsi  su di essi per dare vita a un esoterismo senza Dio (o per meglio dire, senza Assoluti).
Per limitare la portata dei guna, Guénon dispiega tutto il suo talento di gigante tra gli esoteristi, lavorando di fioretto con una classe incredibile.
Vediamo come ci arriva. Per lui lo 0 è Brahma (il Principio impersonale distinto dal mondo) e l’1 è Ishwara  (l’Assoluto qualificato o direttamente concepibile) ; il 2 invece è costituito dalla coppia Purusha/Prakriti, il cui secondo elemento Prakriti secondo l’ortodossia indù è formato dai guna.
Ora, la coppia Purusha/Prakriti può equivalere per lui - in rapporto a uno stato d’essere determinato e nel dominio di esistenza che corrisponde a questo stato - a quello che per l’esoterismo islamico è l’Uomo Universale.
Questo implica che Purusha - corrispondente al inteso nel senso guenoniano del termine, ovvero alla personalità contrapposta, in quanto “scintilla divina”, al carattere imperfetto e frammentario dell’individualità – sia una parte del Supremo Ordinatore come la scintilla lo è del fuoco.
Purusha, in altre parole, viene per così dire… reclutato a forza nel Barnum delle entità funzionali a documentare la discesa dell’Assoluto nella manifestazione - una funzione che nell’Induismo ortodosso - metafisico o no - si fa fatica a supporre che possa mai aver rivestito.
In questo modo, se Purusha è analogo a Ishwara ovvero a Brahma, i guna che compongono Prakriti sono automaticamente relegati a un ruolo secondario : mera emanazione indiretta dello splendore del  non manifestato, a fronte di quest’ultimo svaniscono letteralmente nel nulla.
A Prakriti resta il premio di consolazione di vedere riconosciuta la sua funzione di simbolo del principio plastico - ovvero di Supremo Forgiatore delle forme (anche se per Guénon è costretto a forgiarle con… materiali di importazione) ; staccandoci per un attimo dal dibattito riguardo alle sue qualità, vorrei far notare la sua corrispondenza con il Grande Architetto dell’Universo - difatti i tre punti sul grembiule del Maestro Massone sono proprio i tre guna.
Per rincarare la dose nei confronti del malcapitato Prakriti (come fanno i pugili quando capiscono di aver già vinto, e invece di tirare il fiato picchiano l’avversario ancora più forte), Guénon specifica pure che la coppia Purusha/Prakritinon ha rapporto con qualsiasi dualismo e, in particolare, è totalmente differente dal dualismo spirito-materia della filosofia occidentale moderna.
Qui direi che siamo oltre i limiti della prepotenza in campo spirituale, perché neanche in una disciplina sottile come è la metafisica ha molto senso proporre una netta distinzione tra coppia e dualismo, come se una qualsiasi unione potesse non implicare contrapposizione : come si dice in Marocco, se il cammello è tuo quando c’è il sole è tuo anche quando piove. Ma anche con questo sofisma, Guénon centra l’obbiettivo che gli sta più a cuore - mantenere Purusha sdegnosamente immune da determinazioni, in modo da renderlo il più possibile analogo a Brahma e ad Ishwara.
Comunque, filoreligioso o no, il punto di vista di Guénon rimane pur sempre esoterico, perché - sia pure malvolentieri e con le suddette riserve – ribadisce correttamente la concezione che il mondo della manifestazione DERIVIeffettivamente dall’azione combinata dei guna.
E’ dunque assai probabile che le sue definizioni dei guna possano esserci utili. Egli parte dal pensiero che i guna non sono stati, ma condizioni dell’Esistenza Universale (…) o qualità costitutive degli esseri in tutti i loro stati di manifestazione, impeccabile aggiustamento che aggira con eleganza l’ostacolo di doverli definire alla stregua di energie o forze : questi termini, infatti, avrebbero potuto suggerire ai suoi lettori l’idea di utilizzare i guna nell’aborrito lavoro trasmutatorio sulla psiche, qualcosa che lui considerava controiniziazione.

 

Sattwa (è la) conformità all’essenza pura dell’essere, si identifica con la luce intelligibile, ovvero con la conoscenza, ed è rappresentata come una tendenza ascendente. (…) Alla predominanza di Sattwa nell’individuo corrisponde la predominanza dell’intellettualità.(…) Nella croce a tre dimensioni, tende verso il polo settentrionale.(…) Nella Triade (taoista) corrisponde al Cielo.(…) Nel Fuoco è Sattwa che predomina, perché Sattwa è l’elemento luminoso.
Rajas è l’impulso espansivo, sotto la spinta del quale l’essere si sviluppa in un certo stato e, in qualche modo, a un determinato livello dell’esistenza. (…) Nella natura dello Kshatrya (guerriero) predomina Rajas e lo fa tendere alla realizzazione delle possibilità comprese nello stato umano. Alla predominanza di Rajas corrisponde (…) la sentimentalità (intesa come parte psichica dell’uomo) . Il piano dell’Equatore dello sferoide determinato dalla croce a tre dimensioni raffigura il campo di espansione di Rajas. (…) Nella Triade corrisponde all’Uomo.(…) Rajas predomina nell’Aria e questo elemento è considerato come essenzialmente dotato di un movimento trasversale.
Tamas, l’oscurità, intesa simile all’ignoranza, è rappresentata quale una tendenza discendente. (…) Nella croce a tre dimensioni, tende verso il polo meridionale dell’asse verticale.(…) Nella Triade, corrisponde alla Terra.(…) Soprattutto nella Terra è Tamas a dominare fisicamente, e a questa forza discendente e comprensiva corrispondono la gravità e la pesantezza.

 

Una volta di più, trovo piuttosto discutibili le consuete strizzatine d’occhio guenoniane al pensiero teologico, soprattutto quando tratta di Sattwa. Ma non mi sembra il caso di continuare a discutere di esoterismo all’infinito con un signore troppo morto per poter replicare ; anche perché le definizioni dei guna che cercavamo le abbiamo trovate.
Difatti, una caratteristica comune alle definizioni che considerano il ternario nei termini di uno schema di forze è che in entrambi i casi si postula l’esistenza di due forze contrapposte, più di una terza  introducente nell’antinomia un supplemento energetico che consente di superarla : così è nel caso di tesi, antitesi e sintesi e delle forze attiva, passiva e neutralizzante.
Troviamo la stessa cosa nei guna di Guénon, espressa ben due volte :

 

1 - Sattwa la Luce, Rajas l’Espansione, Tamas l’Oscurità (anche in questo ternario è possibile riscontrare un collegamento all’esoterismo massonico, tramite i primi cinque versetti del Vangelo secondo Giovanni) ;

2 – e in termini taoisti : Sattwa il Cielo, Rajas l’Uomo, Tamas la Terra.

 

In entrambi i casi, quali sono i due termini contrapposti - e in che modo – è chiaro. Se proviamo a riportarli al Raggio di Creazione, Sattwa risulta essere la forza attiva, Tamas la forza passiva, Rajas la forza neutralizzante ; e nel ternario hegeliano Sattwa è la tesi, Tamas l’antitesi e Rajas la sintesi.
Cosa si può tirare fuori da queste attribuzioni ? Beh, di sicuro non è roba che si mangia, ma a qualcosa può servire. Per esempio, a smembrare nelle sue componenti tanto la facoltà percettiva dell’uomo quanto la realtà oggettiva che ne è l’oggetto, e dallo studio delle proprietà relative alle forze/guna individuare metodi magici per influenzare consapevolmente ambedue i processi.
Nel sistema trasmutatorio della Santisima Muerte questa forma di conoscenza è chiamata il potere dell’acqua. Infatti l’elemento Acqua è la sostanza in cui le tre forze si presentano equilibrate : non a caso Guénon, nell’enunciare le corrispondenze dei 3 guna coi 4 Elementi, lasciò l’Acqua fuori.
La plasticità dell’Acqua è assoluta come l’eterno fluire della manifestazione, e particolarmente del piano della realtà oggettiva, nel quale non è possibile ravvisare alcuna breccia ; chiunque voglia imparare a lavorare col potere dell’Acqua nascosto nel ternario dovrà prendere le mosse proprio da questa osservazione.
La Santisima Muerte definisce il lavoro sull’acqua la forma ultima di conoscenza, di cui è detto : non c’è nient’altro che devi capire. Ne parleremo in uno dei prossimi articoli di questa rubrica.

 

Daniele Mansuino

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