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di Daniele Mansuino   indice articoli

Massoneria del Marchio: ultime novità

Settembre 2010

 

E’ uscito il libro Massoneria del Marchio, da me scritto a quattro mani con il Rispettabilissimo Fratello Giovanni Domma. In esso tracciamo la storia di questo corpo massonico così importante in Inghilterra e ancora quasi completamente sconosciuto in Italia; si veda a tale proposito anche il nostro articolo La Massoneria del Marchio e i suoi side degrees.
Il libro esce con un ritardo di quasi sei mesi, imputabile a gravi problemi di salute dell’Editore. Colgo l’occasione per scusarmi del ritardo con i lettori di Riflessioni che l’avevano prenotato – ora finalmente lo riceveranno – e per rivolgere a Corrado, l’Editore, i più sinceri auguri di un pronto ristabilimento.
E’ stato scritto con l’obbiettivo di fornire una corretta informazione perché tutti i Fratelli possano conoscere il grado del Marchio, la cui conoscenza in Italia è stata in passato penalizzata o taciuta : forse allo scopo di tutelare gli interessi di qualche lobby massonica che oggi ha fatto il suo tempo, sia dal punto di vista storico che strettamente iniziatico.
In verità, è tempo che qualcuno scriva o dica chiaramente che il Marchio è complemento necessario tanto del grado di Compagno che di quello di Maestro, e la sua conoscenza da parte di un Massone veramente completo è indispensabile ; soprattutto se la sua ambizione è quella di portare a compimento il suo cammino nei gradi azzurri e dirigere una Loggia.
E’ opportuno precisare a questo proposito che il grado del Marchio attualmente incluso nel Rito di York, sebbene ricco di valore iniziatico e correttamente tramandato, non può svolgere la stessa funzione. Infatti, come abbiamo documentato nel nostro libro, il senso esoterico del Marchio risponde a valenze diverse nei due diversi casi : che esso sia praticato come grado autonomo, oppure nell’ambito del sistema dell’Arco Reale.
Nei mesi scorsi, le vicende della neonata Massoneria del Marchio italiana sono state agitate da una serie di colpi di scena. Da un lato questo ci fa piacere, perché per la prima volta ha fatto parlare di sé ; dall’altro però siamo abbastanza amareggiati per i rapporti di forza venuti alla luce in seguito a questi eventi, che non giovano al nostro sogno di veder presto felicemente riunificata la Massoneria italiana.
Se vogliamo capirci qualcosa, è necessario innanzitutto definire la situazione dei corpi massonici coinvolti, per quanto concerne i reciproci riconoscimenti.
Come è noto, il Grande Oriente d’Italia (GOI) – ovvero il più numeroso e storicamente importante Ordine massonico italiano - a decorrere dal 1993 non gode più del riconoscimento da parte della Gran Loggia Unita d’Inghilterra (UGLE) ; questa riconosce invece un Ordine più piccolo, la Gran Loggia Regolare d’Italia (GLRI).
Negli ultimi anni, tuttavia, si è avviato in seno al GOI un notevole dibattito riguardo alla possibilità di riformare le proprie strutture secondo i requisiti universalmente richiesti nella Massoneria di oggi. Si tratta di un lavoro lungo e delicato, ma quel poco che si è potuto fare finora ha destato l’approvazione della Gran Loggia Nazionale Francese (GLNF), che nel 2008 ha restituito al GOI il riconoscimento.
Poiché in Massoneria i riconoscimenti tra gli Ordini non sono transitivi, l’attuale situazione può essere riassunta in questo modo :

 

- UGLE riconosce GLNF e GLRI ;
- GLNF riconosce UGLE e GOI ;
- GOI riconosce GLNF ;
- GLRI riconosce UGLE.

 

Come la Gran Loggia Unita d’Inghilterra (UGLE) è la massima autorità per le patenti di regolarità internazionale degli Ordini massonici (si veda a questo proposito anche il mio articolo Sul concetto di regolarità massonica), così la Gran Loggia dei Maestri Muratori del Marchio di Inghilterra e Galles (GLMMMEW) svolge analoga funzione per la Massoneria del Marchio.
Si penserà a questo punto che UGLE e GLMMMEW siano collegate tra loro da un rapporto analogo a quello che lega un Ordine massonico latino (come il GOI) ai corpi rituali che si appoggiano alla sua struttura di Logge. Invece non è così : nella Massoneria anglosassone, una distinzione simile a quella esistente da noi tra Ordini e corpi rituali non c’è. Nella Gran Loggia Unita d’Inghilterra, la sola cosa che può vagamente somigliare a un Rito come si usa da noi è il Supremo Gran Capitolo dell’Arco Reale ; molto vagamente però, in quanto 1 – viene considerato parte integrante dell’Ordine ; 2 – non è legato alla Gran Loggia da un rapporto paritario, ma ne dipende.
La GLMMMEW, da parte sua, anche se lavora soltanto in due gradi (il Marchio e l’Ark Mariner) che sono in pratica del tutto analoghi ai perfezionamenti del grado di Maestro praticati nei nostri Riti, si autodefinisce Gran Loggia e non Rito. La sua successione deriva dalle Logge azzurre del Settecento, quando ancora era consentito lavorare in Loggia gli antichi gradi ; se volesse, nulla le vieterebbe di far lavorare alle proprie Officine anche i tre gradi azzurri, senza per questo violare la tradizione.
E’ quindi un Ordine a tutti gli effetti, e se è un Ordine ciò significa che l’UGLE non può riconoscerlo : sarebbe come ammettere che può esistere, nello stesso Paese, più di un solo Ordine massonico regolare. Quindi lo ignora : fa come se non esistesse. Quando un Maestro dell’UGLE viene accolto in una Loggia della GLMMMEW e prende il Marchio, ufficialmente la Gran Loggia d’Inghilterra non lo sa.
Questo non implica affatto che i rapporti tra l’UGLE e la GLMMMEW non siano buoni. A livello ufficiale, come abbiamo appena detto, tali rapporti non esistono - i due Ordini sono completamente indipendenti l’uno dall’altro. Ma in pratica, esiste tra loro un legame che potremmo definire simbiotico, fin da quando l’UGLE rivestì una parte importante nel processo di gestazione e di nascita della GLMMMEW, tra gli anni cinquanta e gli anni settanta dell’Ottocento ; conviene fare un breve accenno ad alcuni episodi di questa storia, per far capire meglio di cosa stiamo parlando.
Nel 1813, l’UGLE aveva stabilito che l’Arco Reale fosse il solo antico grado praticabile nell’Ordine. Ne erano rimasti fuori molti, dei quali il Marchio era il più amato e diffuso. Negli anni successivi, i Maestri del Marchio cercarono soluzioni che consentissero loro di praticarlo nella regolarità.
Una di queste veniva offerta dal Supremo Gran Capitolo dell’Arco Reale di Scozia, che secondo l’uso scozzese incorporava il Marchio nel sistema dell’Arco Reale. Per quasi quarant’anni, molti Massoni inglesi si recarono a ricevere il Marchio nelle città della Scozia meridionale. Poi nel 1851, per iniziativa di due Fratelli di professione medici – i dottori Beveridge e Jones – il Supremo Gran Capitolo garantì una Loggia del Marchio a Londra : la Bon Accord (tuttora esistente, con il rango di times immemorial).
Nel corso di quel quarantennio, l’atteggiamento dell’UGLE verso gli antichi gradi era cambiato : risolto il problema degli abusi legati alla loro pratica caotica e disordinata nel Settecento, molti Fratelli erano tornati ad apprezzare i tesori di conoscenza esoterica in essi contenuti. Si era creato un moto favorevole alla loro progressiva reintroduzione ; per questo molti autorevoli Fratelli dell’UGLE fecero la fila per entrare nella Bon Accord, e un giovane e promettente aristocratico - Lord William Henry Leigh di Stoneleigh - ne fu fatto Venerabile, probabilmente allo scopo di fargli pilotare la delicata operazione di riammissione del Marchio in seno all’UGLE.
Ma tutto andò a carte quarantotto il 5 Giugno 1856, quando in Gran Loggia il nuovo regolamento dell’UGLE che prevedeva la riadozione del Marchio fu respinto sonoramente. Lord Leigh e gli altri autorevoli Fratelli che avevano messo in gioco su questa operazione la loro carriera si ritrovarono, come si suol dire, in braghe di tela.
La sola scelta che gli rimaneva era di costituire il Marchio in Ordine autonomo ; ed è quello che fecero il giorno 23 dello stesso mese, data di nascita ufficiale della GLMMMEW. Lord Leigh dovette lasciare l’UGLE per poter assumere la carica di Gran Maestro del nuovo Ordine, ma nessuno gli portò rancore : anzi, per tutto il resto della sua vita restò a far parte dell’élite dei Consulenti Esterni, dei quali i Gran Maestri dell’UGLE usavano servirsi per dirimere le vertenze più intricate.
Però il Supremo Gran Capitolo dell’Arco Reale di Scozia – che sarebbe stato disposto a rinunciare al controllo del grado qualora fosse stata l’UGLE a farsene carico - non era invece d’accordo di farselo soffiare sotto il naso da una Gran Loggia del Marchio improvvisata e autocostituita, e decise di passare all’azione. Batté anzi l’avversario sul tempo, innalzando le colonne di un’altra Officina a Londra (la “The Mark”, che oggi è la n°1 della GLMMMEW) il 13 Giugno : quindi dieci giorni prima che la GLMMMEW venisse fondata.
Cominciò in questo modo uno scontro per il controllo del grado del Marchio che si sarebbe protratto per la durata di circa vent’anni, e che la storia ufficiale della Massoneria britannica ha pudicamente cancellato (il libro da noi scritto invece lo racconta nei dettagli, basandosi sulle ricerche di uno storico senza peli sulla lingua : Neville Cryer).
Dapprincipio, lo scontro sembrava non avere storia. Lord Leigh e i suoi seguaci avevano bruciato gran parte della loro credibilità nel fallimento dell’operazione di aggancio all’UGLE, mentre il Supremo Gran Capitolo di Scozia gettava sulla bilancia il peso della sua credibilità di autorità massonica più che centenaria. Nessuno pareva disposto a dar credito a una piccola e traballante Gran Loggia improvvisata da un gruppo di giovani avventurieri, e tra il 1856 e il 1858 decine di Logge del Marchio di obbedienza scozzese sorsero come funghi in ogni parte dell’Inghilterra.
Il Supremo Gran Capitolo, però, commise alcuni gravi peccati di orgoglio. Innanzitutto, sottovalutò l’importanza delle numerose Logge del Marchio indipendenti – perlopiù molto antiche – che dopo il 1813 erano sopravvissute in Inghilterra tra mille difficoltà : si sentivano investite della missione di mantenere in vita forme rituali del Marchio originali e antichissime, fondate sull’indipendenza del grado e non certo sulla sua sudditanza all’Arco Reale.
Per conquistare la benevolenza di questi Fratelli, sarebbe stato opportuno che gli Scozzesi garantissero ampi spazi di autonomia alle proprie Officine sul suolo inglese. Benché i loro statuti, come è ovvio, non lo consentissero (i Regolamenti di un Supremo Gran Capitolo dell’Arco Reale sono fatalmente meno elastici di quelli di un Ordine), non sarebbero mancati possibili escamotages, come estendere alle Logge del Marchio inglesi i più tolleranti Regolamenti destinati ai Capitoli dell’Arco Reale con sede all’estero. Ma nulla del genere fu fatto, nemmeno quello che sarebbe stato un elementare gesto di riguardo nei confronti della tradizione inglese : consentire alle Logge di poter lavorare il Marchio anche al di fuori del sistema dell’Arco Reale.
Di conseguenza, il malcontento cominciò a serpeggiare ben presto ; e ai vertici della GLMMMEW - dopo due anni contrassegnati da sconfitte e umiliazioni - il giovane Lord Leigh cominciò a tirar fuori le unghie, rivelando ben presto genuine qualità di leader massonico.
Cominciò con lo scrivere lettere tanto alle Logge di obbedienza scozzese quanto a quelle indipendenti, chiedendo loro di incontrarsi con lui informalmente in qualche pub o taverna. Si presentava a questi incontri da solo, dimessamente vestito, dibattendo con umiltà quelli che a suo parere sarebbero stati i vantaggi se tutte le Logge del Marchio inglesi si fossero unite in un Ordine autonomo.
Non ebbe subito vita facile : le capitazioni provenienti dalle Logge del Marchio inglesi erano la principale voce attiva del bilancio del Supremo Gran Capitolo di Scozia, e anche per questo - prima di… mollare l’osso - gli Scozzesi si batterono come leoni. Ma la goccia cava la pietra, e sui tempi lunghi gli sforzi di Lord Leigh e dei suoi collaboratori si rivelarono vincenti : nel periodo compreso tra il 1858 e il 1879 (anno in cui il Supremo Gran Capitolo alzò definitivamente bandiera bianca), le Officine all’obbedienza della GLMMMEW erano passate da quattro a più di un centinaio.
Da quei giorni fino a oggi, l’atteggiamento dell’UGLE nei confronti della GLMMMEW fu sempre contrassegnato dalla consapevolezza che il Marchio può essere l’ambasciatore ideale della Massoneria britannica nel mondo : sebbene ufficialmente i due Ordini continuino a non parlarsi, dovunque sia sorta una Gran Loggia ispirata dall’UGLE, discretamente - pochi anni dopo - è arrivato anche il Marchio.
L’introduzione del Marchio nelle nazioni estere avviene di solito secondo un programma ben collaudato. Pescando nelle file dell’Ordine amico, viene creata una Loggia del Marchio che si pone all’obbedienza della GLMMMEW ; da questa se ne clona al più presto un’altra, o due se possibile. Appena le Officine sono due o tre si costituiscono in Distretto ; quando crescono ancora di numero, il Distretto si autocostituisce in Gran Loggia Nazionale, e la GLMMMEW la riconosce immediatamente.
Così, per esempio, ad opera di Fratelli della GLNF, ebbe origine nel 1997 la Gran Loggia dei Maestri Muratori del Marchio di Francia (GLMMMF) ; invece in Italia l’avvio è stato leggermente diverso.
Nel 2008, dopo che la GLNF ristabilì le relazioni col GOI, due Fratelli della GLNF di nazionalità italiana raccolsero un gruppo di sedici Fratelli del GOI (tutte persone assai valide quanto a serietà e preparazione) e consacrarono la prima Loggia dei Maestri Muratori del Marchio di lingua italiana, all’obbedienza della GLMMMF.
Il loro disegno era di costituire al più presto un paio di Logge del Marchio formate esclusivamente di Fratelli provenienti dal GOI ; dopodiché si sarebbero costituiti in Distretto sul suolo italiano, e poi in Gran Loggia. Il passaggio successivo sarebbe stato il riconoscimento da parte della GLMMMEW della Gran Loggia dei Maestri Muratori del Marchio d’Italia.
Se questo progetto fosse andato in porto, gli aspetti interessanti sarebbero stati soprattutto due. Primo, la possibilità per i Fratelli del GOI di accedere a un grado tra i più caratteristici della Massoneria inglese, il che sarebbe valso ad accelerare la nostra internazionalizzazione ; secondo, la situazione vantaggiosa che si sarebbe creata sul piano dei riconoscimenti. Con un forte Marchio italiano formato da Fratelli del GOI e riconosciuto dalla GLMMMEW, il potere contrattuale del GOI verso l’UGLE sarebbe cresciuto.
La stessa cosa devono aver pensato i Fratelli separati della GLRI, e la loro contromossa è stata rapida ed elegante. Il 26 luglio 2008 hanno consacrato la prima Loggia del Marchio italiana all’obbedienza della GLMMMEW, e in questo modo hanno sbarrato la strada al GOI : perché è chiaro che, se le loro Logge del Marchio possono godere già fin d’ora del riconoscimento della GLMMMEW, quello stesso riconoscimento alle Logge italo-francesi non sarà concesso mai.
Di conseguenza, il destino dei Maestri del Marchio del GOI sembra segnato : continuare a lavorare all’obbedienza della GLMMMF per l’eternità, salvo che… la nostra “creatività latina” non suggerisca loro altre soluzioni.
Precisiamo meglio : non è che lavorare all’obbedienza della GLMMMF sia un destino così orribile dal quale per forza occorra trovare un modo per scappar fuori. La soluzione più saggia per i Maestri del Marchio del GOI sarebbe quella di continuare dove hanno cominciato : creare nuove Officine italiane all’obbedienza della GLMMMF, fino a raggiungere il numero sufficiente per costituirsi in Distretto.
Con questa soluzione, non ci sarebbero grosse possibilità di carriera - niente Gran Maestri del Marchio e Grandi Ufficiali del Marchio che possano gloriarsi di sontuosi collari e grembiulini - ma i Maestri Massoni del GOI potrebbero comunque ottenere regolarmente il Marchio, fondamentale complemento del loro percorso iniziatico, ed essere accolti come Fratelli nelle Logge del Marchio di tutto il mondo.
Al momento in cui scrivo, è probabile che tale linea venga adottata. Ci sono tuttavia Fratelli che non riescono a rassegnarsi all’idea di un “Marchio del GOI” subordinato alla Francia, e che prospettano diverse soluzioni.

 

Ho scelto di parlarne qui non allo scopo di… seminare zizzania, ma perché forse un’attenta riflessione su di esse può giovare a quei lettori desiderosi di approfondire il concetto di regolarità massonica (e forse in futuro, se la definizione di tale concetto dipenderà da loro, sapranno semplificarlo e renderlo meno assurdo di quanto non sia oggi…).
Una soluzione potrebbe essere, ad esempio, costituire il Marchio in corpo rituale, e legarlo poi al GOI mediante un protocollo di amicizia. Non mancherebbero i precedenti : l’Arco Reale, per esempio, è lavorato in seno al GOI con una soluzione analoga (e come ho accennato sopra, lo stesso Marchio vi è già praticato in qualità di grado del Rito di York).
Direi che una soluzione del genere offre sulla carta notevoli probabilità di successo : potendo pescare direttamente nell’ampio bacino del GOI, il nuovo Marchio sorpasserebbe sul piano numerico tanto quello della GLRI che quello italo-francese, anche se ovviamente la sua forma strutturale di Rito gli precluderebbe la regolarizzazione internazionale.
Ripeto : si tratta di un’ipotesi, frutto di una mia riflessione. Non credo che nella realtà sarà avviato un progetto del genere. Ma se qualcuno ci provasse, la situazione di tre diverse autorità del Marchio nello stesso Paese non sarebbe inedita : esiste un illustre precedente, addirittura in quella virtuosa Inghilterra che oggi storce il naso di fronte alla presunta litigiosità dei Massoni italiani (ed è opportuno evitare di chiederci se nel caso specifico - come già nel 1993 - le scelte inglesi non abbiano in verità contribuito a creare quella stessa litigiosità di cui veniamo accusati…).
Come ho già accennato, l’UGLE nel 1856 fece balenare ai Massoni del Marchio inglesi la possibilità di riammettere il Marchio nell’Ordine, salvo poi fare marcia indietro all’ultimo momento. Fu allora che la più illustre Loggia indipendente – la Ashton Mark Lodge, altrimenti nota come Loggia Viaggiante del Cheshire – si sentì contrariata al punto di dare vita a una Honourable United Grand Lodge of Mark Master Masons of the Ashton-under-Lyne District.
Erano umili Fratelli di provincia, tagliati fuori dal “grande giro” della Massoneria, ma se la seppero cavare. Mentre sopra le loro teste il Supremo Gran Capitolo di Scozia e la GLMMMEW di Lord Leigh si battevano all’ultimo sangue per il controllo del grado, la United si sparse silenziosamente ben al di là dei confini della Contea originaria. Per più di quarant’anni tolse Officine ad entrambi i contendenti, giungendo a superarli quanto al numero di Fratelli ; se gli umili Massoni di Ashon-under-Lyne avessero potuto contare su qualche santo in Paradiso, la storia del Marchio sarebbe stata diversa.
Nel 1900, la United si decise finalmente a confluire nella GLMMMEW. All’Agape organizzata per festeggiare la riconciliazione, un loro Ex-Gran Maestro Provinciale – il Risp.mo Fratello Taylor, operaio tessile in pensione - dichiarò ai Fratelli della Gran Loggia che la United non era sorta con l’intenzione di opporsi a loro (pur ammettendo onestamente che molti membri della Ashton avessero considerato umiliante l’idea di sottomettersi a un corpo massonico con pochi anni di vita) : quello che davvero li aveva fatti infuriare - e aveva dato il la alla loro iniziativa - era stata la definizione del Marchio (nota : ad opera dell’UGLE) come “un grazioso perfezionamento del Grado di Compagno”; dalla quale avevano concluso unanimemente che da Londra non ci fosse da aspettarsi niente di buono.
Per dimostrare che le sue non erano solo parole di circostanza, citò a memoria l’Atto di Costituzione della United : “…che pienamente consapevoli della situazione disorganizzata e insoddisfacente della Massoneria del Marchio in Inghilterra, e convinti che il momento sia favorevole per effettuarne la restaurazione alla sua antica e onorevole importanza, approvano e raccomandano che si costituisca una Gran Loggia di Maestri Massoni del Marchio per l’Inghilterra ; unica e sola autorità del Marchio per il Paese, aperta a tutti i Maestri Liberi Muratori sulla base della disposizione del loro animo…”
A questo punto, Taylor fece una pausa come se avesse finito ; poi – forse incoraggiato dal clima di allegria conviviale - aggiunse …e non sulla base di licenze e impiastri vari ; parole che furono seguite da un vero boato di applausi.
La posizione formulata da questo sconosciuto Fratello, che ci guarda dall’Oriente Eterno forse già da un centinaio d’anni, è a mio parere quanto di più giusto e perfetto si possa dire circa l’attuale situazione del Marchio nel nostro Paese ; sostituite Inghilterra con Italia, e avrete il mio pensiero.
Devo ammettere, però, di aver impiegato qualche tempo per arrivarci. Spesso l’istinto dell’uomo alla competizione ottenebra in lui la saggezza, e una riflessione è necessaria prima di poter assumere, su un dato argomento, un atteggiamento obbiettivo e distaccato.
Il giorno in cui seppi che la GLRI era entrata nel gioco, da bravo Massone del GOI pensai : ci hanno fregati. Chiamai allora al telefono l’amico Giovanni Domma, primo Maestro Venerabile italiano di una Loggia del Marchio all’obbedienza della GLMMMF. Mi aspettavo che si sarebbe infuriato ; invece la sua reazione fu molto più serena di quanto avessi supposto.
Mi disse : Non è una gara a chi fonda una Gran Loggia per primo : l’importante è che qualcuno lo faccia. Noi siamo quelli che portano in Italia l’informazione sul Marchio ; deve essere un bene che poniamo a disposizione di tutti, del GOI o della GLRI non importa. Se quei Fratelli sono persone in buona fede, se ne ricorderanno.

 

In questo modo prese forma definitivamente il progetto del nostro libro, al quale già da parecchi mesi stavamo pensando. Riflettendo poi con più calma sulla posizione assunta da Giovanni, potei realizzare che aveva ragione : proprio la strana situazione che si è creata tra il Marchio del GOI e quello della GLRI può essere l’occasione per avviare la pace tra i due Ordini.
Infatti, se i Fratelli della GLRI lavorano il Marchio all’obbedienza della GLMMMEW, ebbene : la GLMMMEW riconosce la GLMMMF. Quindi i Maestri del GOI all’obbedienza della GLMMMF - se volessero approfittarne - godrebbero del diritto di visita in tutte Logge del Marchio fondate dai Fratelli della GLRI in Italia.
Per quel che ne so, è la prima volta dal 1993 ad oggi che viene a crearsi una situazione del genere tra il GOI e la GLRI, e a mio parere si tratta di un’opportunità veramente grossa. I Fratelli dei due Ordini potrebbero incontrarsi, parlarsi, fare amicizia di nuovo ; scoprire reciprocamente che il diavolo non è così brutto come lo si dipinge.
Ora le ultime notizie sono che il 19 giugno 2010 i Fratelli della GLRI che lavorano il Marchio si sono costituiti in Distretto : ormai sembrano bene avviati verso la costituzione della Gran Loggia dei Maestri Muratori del Marchio d’Italia.
In teoria, quando il nuovo corpo massonico sarà costituito, le due Logge del Marchio italiane che lavorano sotto l’egida della GLMMMF potrebbero addirittura aderire.
Questo a qualcuno potrebbe sembrare un gesto umiliante, ma io non direi. Anche i Fratelli della Ashton Mark Lodge avevano considerato umiliante l’idea di aderire alla Gran Loggia di Lord Leigh ; poi ci rifletterono, e dopo averla ben digerita tutto si concluse in un’allegra Agape tra Fratelli.
Forse noi Italiani possiamo fare meglio di loro, ed evitare di stare a rifletterci per 44 anni. Sarebbe il modo migliore per rendere omaggio allo spirito del Marchio, che insegna a obbedire prima che a comandare, e a governare sé stessi prima di governare gli altri.
Chi può dirlo ? In futuro - magari dopo un ricambio ai vertici, con l’avvento di una generazione meno coinvolta nei contrasti del passato – l’auspicata riunificazione del GOI e della GLRI potrebbe prendere le mosse dalla Massoneria del Marchio.

 

Daniele Mansuino

con la collaborazione del Rispettabilissimo Fratello Giovanni Domma

 

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