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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

McLuhan e la Massoneria

Gennaio 2008
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Negli anni a cavallo tra gli ottanta e i novanta, la caduta del muro di Berlino riportò in auge il dibattito (che oggi, per dirla in gergo massonico, si è di nuovo completamente “assonnato”) sulla contrapposizione tra Massoneria di indirizzo esoterico e di indirizzo sociale. I Massoni più versati nella storia dell’Istituzione si rendevano conto che la mancata riconciliazione tra le due tendenze era stata ritardata soprattutto dalle vicende storiche, che avevano sempre introdotto - in un confronto che dovrebbe vertere su temi esoterici - sgradevoli elementi di interesse politico e faziosità.

Era stato così prima a causa della Rivoluzione Francese, poi di Napoleone, poi della Restaurazione e così via fino alla Guerra Fredda; estintasi quest’ultima, io e molti altri ci illudemmo un po’ ingenuamente che la situazione internazionale sarebbe rimasta abbastanza tranquilla da consentirci di dibattere del simbolismo massonico in santa pace, cogliendo l’occasione per chiudere questo grande tema lasciato aperto dalla Storia.

Invece non andò così: non solo, devo dire, per colpa dei nuovi conflitti che si manifestarono a livello nazionale e internazionale, né dei contrasti interni che esplosero nella Massoneria proprio in quegli anni; ma anche – credo – per un certo disinteresse manifestato dalle giovani generazioni massoniche verso questi temi. Per quanto migliori di noi sotto molti punti di vista, ai Liberi Muratori di oggi il grottesco divario tra una massoneria esoterica sempre più “spiritualista” e una massoneria sociale sempre meno idealista non sembra fregar più di tanto. Questo mi è sempre dispiaciuto, perché i nodi prima o poi vengono al pettine, e anche questo arriverà.

Nell’opera di McLuhan io scorgevo un’occasione unica per elaborare un discorso adatto a confrontare le “due massonerie”: tendenze il cui punto d’incontro sta nell’applicazione del simbolismo massonico alla dimensione storia, in base all’antica legge secondo cui nessuna forma di realizzazione iniziatica può essere conseguita a prescindere dal sociale.

Ne venne fuori così una breve “tavola” – così si chiamano, come è noto, i documenti che nel corso dei lavori massonici vengono letti durante i lavori – che portai nella mia Loggia a fine 92 – inizio 93 (non ricordo di preciso). La riporto qui in gran parte: può costituire un’occasione, per i miei lettori che Massoni non sono, di farsi un’idea del tipo di lavori che si svolgono nel Tempio.

 

Maestro Venerabile e Carissimi Fratelli,

Marshall McLuhan era un professore universitario canadese (scomparso nel 1980) che oggi viene considerato il padre della analisi multimediale, cioè dello studio comparato dei mezzi di comunicazione.

Il punto centrale del suo pensiero può essere individuato in questo assioma: il medium è il messaggio. L’uomo è portato generalmente a concentrare la sua attenzione sul contenuto del medium (per esempio: il tipo di merci trasportate lungo una strada, o le opinioni formulate in un libro) e così facendo tende a sottovalutare l’importanza di un fatto fondamentale: che il mezzo di comunicazione è esso stesso un messaggio, ovvero che il fatto di poter usufruire di strade o libri modifica la mentalità dell’uomo (e di riflesso, la storia umana di un dato periodo) a livello assai più profondo e duraturo di quanto non possa influire un qualunque occasionale scambio di merci o opinioni.

Partendo da questa premessa, McLuhan suddivide la storia umana in tre periodi. Nel primo, corrispondente alla fase “tribale” del nomadismo, la trasmissione orale della cultura determinava la prevalenza nell’attività mentale dell’uomo delle impressioni ricevute per mezzo dell’udito (civiltà auditiva). Nel secondo periodo, corrispondente al sedentarismo, la diffusione della scrittura si accompagnava al graduale affermarsi del senso della vista come vettore privilegiato di informazioni (civiltà visiva). Infine, ai nostri giorni, il sorpasso sulla civiltà alfabetica da parte dei media elettrici (radio, TV, ecc.) avrebbe di fatto inaugurato un terzo periodo, caratterizzato da forme di comunicazione multisensoriali; la prima conseguenza può essere identificata nella possibilità di una partecipazione emotiva dell’individuo alle vicende collettive del pianeta – il cosiddetto “villaggio globale”.

Quest’ultima espressione, che McLuhan aveva mutuato piuttosto casualmente da un discorso di Gandhi, divenne tanto famosa da essere interpretata da molti come una sintesi del suo pensiero, anche in un articolo apparso di recente sulla rivista “Hiram”, McLuhan viene presentato come una sorta di profeta del “villaggio globale”, le cui aspettative sarebbero state tradite dalle recenti tendenze al localismo etnico e politico. Ma in realtà, ben lungi dall’essere il cantore cieco ed entusiasta di una società planetaria, McLuhan fu il primo a segnalare con esattezza gli inconvenienti che il suo realizzarsi avrebbe apportato: egli previde infatti che il risvegliarsi delle antiche forme di apprendimento auditivo avrebbe ingenerato fenomeni di neotribalismo, con il rischio teorico di una nuova caduta nella barbarie – ed era convinto che pericoli di questo genere, originati da un maldestro uso dei nuovi media, possono essere scongiurati con uno studio più attento dei loro effetti.

Studiando le sue opere, ho individuato notevoli corrispondenze fra i tre periodi della storia descritti da McLuhan e il simbolismo dei tre gradi massonici… (seguiva una parte in cui mi dilungavo su queste corrispondenze: partendo dall’Apprendista, che ha il diritto soltanto di ascoltare,  passavo a trattare del grado di Compagno d’Arte, che analogamente al secondo periodo di McLuhan è incentrato sul rapporto dell’uomo con il Progresso; infine concludevo con l’analogia tra terzo periodo e terzo grado – in entrambi i casi, si tratta di una sintesi dei primi due. Non trascrivo letteralmente queste parti perché erano condite con ampie citazioni dei rituali, che - per quanto oggi non siano più segreti come una volta - non mi sento in diritto di riportare in un articolo).

Ma soprattutto – proseguivo – ho avuto parecchio da riflettere sulla posizione della Massoneria in quel conflitto tra “villaggio globale” e “neotribalismo” che McLuhan aveva previsto, e che oggi purtroppo - dopo il tramonto della contrapposizione politica tra Est e Ovest – si va manifestando in tutta la sua tragica priorità.

La nostra Istituzione trascende queste due forme dell’esperienza umana perché partecipa di entrambe: tribale nelle origini, la remota radice auditiva della Massoneria è ancora evidente nella nostra tradizione orale tuttora desta (e a livello simbolico, nella ricerca della “parola perduta”); “villaggio globale” ai nostri giorni, la Libera Muratoria dà all’uomo “la Luce”, e il viaggio dell’iniziato attraverso i gradi massonici contiene in sintesi l’intera parabola visiva della civiltà umana, che è analoga alla vita.

Per questo, a mio giudizio, nessuno più della Massoneria è qualificato a mediare i conflitti causati dall’attrito di queste tendenze, a dare il suo contributo per mantenere unite le società da essi travagliate: così può essere interpretata ad esempio la recente rinascita massonica nei Paesi dell’Est, al di là delle ragioni di ordine contingente che l’hanno propiziata.

Riflettere su queste cose, in questi mesi per noi difficili (era in atto in quel periodo la fase di contrasti sfociata nella secessione della Gran Loggia Regolare d’Italia) mi ha fatto bene, perché mi è servito a capire quanto abbiano torto quelli che considerano la Massoneria un’Istituzione superata, mentre ogni anno che passa il suo ruolo nella società diventa più importante, mentre ogni giorno di più il messaggio che essa rappresenta diventa attuale.

La nostra amata Istituzione sta oggi conoscendo una crescita che è tra le più rilevanti della sua storia, e forse in conseguenza di questo stenta un po’ a riconoscersi in quella che era la sua immagine del passato, e ancora non riesce a scorgere la sua immagine di domani. Ma quando prenderà coscienza di quanto vitale possa essere il suo contributo alla comprensione dei nuovi sviluppi dell’umana esperienza, allora si renderà conto che il periodo più bello della sua lunga vita deve ancora arrivare.

Questa tavola, devo dire, riscosse notevoli consensi, e il dibattito che ne seguì fu di qualità elevata, dandomi occasione di far conoscere ai Fratelli la mia teoria sui rapporti intercorsi tra McLuhan e Guénon.

Ma quello fu un grave sbaglio: si alzò immediatamente un Fratello assai autorevole – un libero professionista di successo – che era un po’ il leader cittadino della Massoneria di indirizzo sociale: mazziniano convinto, legatissimo alla Massoneria del Risorgimento, nemico giurato degli “esoterici” e di tutti i temi da loro trattati. Avendo sonnecchiato per tutto il tempo che l’avevo letta, non aveva avuto modo di cogliere lo spirito super partes che avevo infuso nella tavola; quando però il suo dormiveglia venne turbato dall’esecrato nome di Guénon, fu come per un cavallo sentire la tromba della carica.

 

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