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di Daniele Mansuino   indice articoli

La mia esperienza col Principe Nigeriano

Agosto 2012

di C.F.R.

 

Più di tre anni sono trascorsi dalla pubblicazione del mio primo articolo sul Rito massonico del Principe Nigeriano.

Come sempre avviene per le realtà iniziatiche davvero coinvolgenti e impegnative, il suo avvio è stato lento e irto di difficoltà. Ma oggi il Rito - che si è dato il nome di Rito di Saba – può contare su quattro Gran Maestranze provinciali, e su uno zoccolo duro di Fratelli assai entusiasti, che praticano la ritualità nigeriana con competenza e profondità.

L’articolo che segue, e che pubblico anonimo per ragioni di riservatezza, è opera della Gran Maestra Provinciale per la Valle di Milano.

 

   Daniele Mansuino

 

 

La mia esperienza col Principe Nigeriano

 

Alla Gloria Del Grande Architetto dell’Universo e della Massoneria Universale, sotto gli auspici del Rito di Saba e della Gran Casa di Niger, in nome di xxxxx xxxxx, tu divieni mia sorella .

 

Principe NigerianoLo conobbi a gennaio di questo anno bisestile 2012, speciale per me, in un’insolita giornata calda.

Lo conoscevo già superficialmente, non avevo neanche letto tutto su di lui. Il tempo in quei giorni passò realmente in fretta, e prima di capire bene tutto ero già a Sanremo - trascinata dalla volontà di alcuni amici - ad affrontare l’iniziazione ; il che, per me, significava aggiungere un tassello importantissimo all’unico battesimo mai ricevuto in vita mia, l’obbligatorio, sacro e fondamentale accesso alla cristianità.

Fu il sette, sabato mattina. Il Tempio era umido quando entrai, quasi mancava ossigeno e l’aria era tutta lì, chiusa dentro. Questa condizione stranamente mi aiutò nella concentrazione ; non ero sola ma era come se lo fossi, la mia sempre celatissima timidezza mi faceva sentire davvero sola.

Il Principe lo vidi subito, nelle mie mani, nei miei occhi e nella mia mente. Mi si presentò ferito nel corpo ; notai il volto, gli occhi di forma allungata, la mancanza del lobo dell’orecchio destro. Rilevai la calma con cui stava penetrando nella mia mente sempre diffidente ; calma che mi sembrò in contrasto con i tratti tormentati del suo viso, segnato da una lunga vita.

Parlò, disse tante cose. Alcune le compresi subito, altre no. Alla fine del rito di iniziazione, tanto io quanto gli altri partecipanti ci sentimmo bene, pieni di dubbi e curiosità riguardo all’esperienza appena vissuta.

Tornai a casa, e cominciarono i riti le trance. Imparai a conoscerlo poco a poco, col tempo - io a conoscerlo e lui a riconoscermi. Affermo questo perché, paradossalmente, penso che neanche lui si sarebbe aspettato di avere un rapporto così forte e profondo con l’energia femminile, con una donna - l’unica donna, per ora, del suo Ordine.

Io l’ho sempre approcciato in modo tranquillo, accondiscendente, quasi assertivo a volte. Non gli chiedo mai nulla, e non mi affido all’aspetto guerriero della sua personalità per ottenere favori concreti o colpire nemici : questo non è nella mia natura, e credo lo abbia spiazzato un po’. Quel che desidero di più è spingerlo, semplicemente e senza fare domande, a raccontarmi della sua esistenza terrena e della sua ricerca.

Devo precisare una cosa fondamentale - la nostra conoscenza  si divide in due parti, in due tempi : la prima fase basata su un tipo di rapporto che definirei generico, e la seconda dove lui mi riconobbe. Questo avvenne all’incirca dopo un paio di mesi.

Accadde un giorno, non so perché, che lui riconobbe la mia essenza, la mia energia, la mia anima, il mio spirito. Si ricordò di chi ero e di chi sarei divenuta, e lì cambiò tutto : era come se i ruoli si fossero pareggiati, dal voi si passò al tu, aumentò l’empatia.

Ci fu anche un consapevole scambio di promesse importanti : lui si consacrò a me come io avevo fatto con lui nel rito di iniziazione. La compatibilità, la forza, la fiducia aumentarono, e con queste il senso di intesa e di telepatia, le visioni, i consigli e… tutto il resto che spero verrà.

 

Tu sei mia e io tuo, e ora ti posso aiutare ; io ora su di te pongo la mia mano destra...

 

Il Principe è esigentissimo : non è una di quelle entità che assistono i loro devoti anche a prescindere dal loro comportamento. Conosce a fondo il genere umano, perché molto ha vissuto ; così seleziona molto le persone, e molto ti allontana ignorandoti se non lo rispetti.

Del resto, il suo è un compito importante, pesante e forse a lui poco grato, cioè quello di tramandare. Questo lo porta a essere diffidente, a mettere alla prova le persone soprattutto sul piano della fedeltà e della costanza.

Ti presenta la realtà come lui la vede : ha una sua mentalità, i suoi principi e i suoi valori. E ammette pochi dissensi riguardo alla loro condivisione : lui è saldo, non scende a patti. La sua fiducia non è per nulla scontata ma deve essere meritata, e se questo accade svela il suo lato leale e generoso - si muta in mentore, in guida, in un prezioso alleato serio e affidabile.

Le prime immagini che mi mostrò e le prime cose che mi disse erano incentrate per la maggior parte sulla sua vita mortale - prima alla corte della Regina di Saba, dopo come Costruttore - ed erano  intercalate da insegnamenti, riflessioni e consigli. Il tutto con un tono leggermente asettico e distaccato : potrei dire da professore ad alunno, per intenderci.

 

Un tempo, un tempo, scure valli infestate di cicatrici, uomini, io sono riemerso dalla valle di Tha, io sono riemerso dalle dune, dune di sabbia, deserto, sole, campi di cadaveri e mosche, luce, solo nudo (…). Io mi ricordo da solo, i cadaveri non puzzano più, le loro anime non hanno paura, troppi ne ho visti ; si muore accecati (…). Io solo in mezzo ai campi di battaglia, circondato da cadaveri che non disturbano il mio stomaco ; io solo su questa montagna (…).

Oggi ti parlerò di un mondo che non visiterai, che era mio, che era lontano e opposto, un mondo pieno di luce, di forza, di sabbia e sole : le strade erano sabbia battuta e svanivano a volte, confondendoti, all’orizzonte conosciuto ; ombra poca, lunghi percorsi (…).

Di porto in porto andavamo, il fiume lungo e stretto, la corrente forte e lineare continuava perpetua ; la corrente incessante, fluida, necessaria, quasi a volte mal sopportata, eppure imperitura. (…) Le dune alte e bollenti, troppo caldo all’ombra, fronde fresche o marce nell’acqua (…). Vidi una piccola barca ; ero solo e mi ci sedetti, e la corrente mi trascinò (…). Io avevo tempo, voi non avete, avete solo fretta. Io mi facevo cullare, seguendo la corrente lungo il percorso del canale (…).

Vedo i bambini esercitarsi con le spade, da quella duna verso lo spiazzo dove ora sono. A destra, finché ho vista, vedo schiere di bambini che si esercitano ; a sinistra, la stessa cosa ; non c’è valle fino alla fine della mia vista dove io non veda bambini esercitarsi in fila (…). Gli eserciti erano fatti di uomini e spade, spade e uomini pronti a morire o a sopravvivere, come ho dovuto fare io. Noi eravamo bambini, a sei anni sapevamo tutto, eravamo adulti, si moriva in troppi e troppo giovani per non sapere ; voi non ve ne accorgete, voi non potete, voi non vivete, voi portate avanti troppe cose (…). I maschi devono farlo, i genitori non possono ribellarsi : la palestra della spada è quella della vita, con in più la consapevolezza e la forza...

 

Il Principe ha un grande ammirazione per i templi e i palazzi che ha visto, e quelli di cui ha partecipato alla costruzione. Grande gioia per lui fu il passare dalla vita sterile del guerriero a quella feconda del Costruttore. Spirito osservatore e solitario, non mi ha mai dato l’impressione di amare i cantieri in sé stessi, con la loro dimensione un po’ caotica, quanto la progettualità dell’opera : il capire le cose.

 

I templi dietro vuoti, vittoria solitaria. I palazzi non si muovono, io cambiavo forse visione, riconoscendoli - i palazzi vuoti dove la voce rimbomba e fa tanto freddo, tanto freddo che passi in un'altra dimensione per il troppo freddo, mentre fuori il sole ti cuoce (…).

Ma abbiate paura e reverenza dei palazzi : custodi di mondi sconosciuti, di menti sconosciute, di anime elevate. Voi non gli portate abbastanza rispetto. Comprendete, vi prego, che quanto di enorme è stato costruito vi sopravvivrà, e se  non riuscirete ad aprire un canale di energia con essi non sarete ricordati, non vedrete come io vedo ora.

Troppa gente c’era per le costruzioni, e molti morivano, e molti venivano da terre lontane e poi ripartivano, e la gloria di ammirare ciò che poi si ergeva  restava a noi, ai nostri occhi : perché noi non ce ne andavamo. Molti, invece, si perdevano (…).

Tutta quella gente portava caos, tanto : un formicaio di persone – ma io sapevo dove andare per starmene tranquillo e al fresco. Non ero uno schiavo, quindi non morivo ; non eccedevo, quindi non morivo. Cercavo di capire e capivo. Ero un giovane uomo, e ho potuto vedere tante cose belle e appaganti.

 

Un giorno, a fine gennaio, in una trance il Principe iniziò per la prima volta a farmi vedere e disegnare un palazzo ; o meglio, si formò dinnanzi a me una  stanza, un salone dove c’erano diversi animali - felini - e dove vedevo, nella parte alta della parete interna di fronte a me, una grande meridiana.

Il Principe mi fece subito capire che era un luogo di condanna, dove gli animali venivano utilizzati per dispensare la morte, e dove il tempo della morte veniva scandito dalla lunga ombra che la meridiana proiettava sul pavimento rettangolare.

E poi, lo stesso giorno, mi parlò di lei : della Regina.

 

Lei decideva, solo lei. Nessuno, negli anni di luce della mia esistenza, ha messo in discussione ciò.

Lei era pulita e profumata, e noi eravamo i suoi sudditi contenti e fieri, del tutto consci del suo potere. E’ stato bellissimo essere con lei e servirla ; non era mai in discussione il tuo onore, mai un tentennamento, mai un ripensamento.

Grande era lei, e noi grande abbiamo fatto il suo esercito. Anche le belve più feroci si chetavano davanti a lei ; tutti i popoli avevano paura di lei e la riverivano e stimavano - il suo nome avevano paura di pronunciare, si limitavano a chiamarla la Regina.

Lei quasi non parlava mai. Annuiva, faceva cenni, ci colmava di orgoglio con un sorriso di approvazione, e allora il freddo passava, passava anche la fatica - tutto per lei era nobile fare, noi eravamo dei privilegiati.

Poco se ne parlava tra noi, ma tutti ne eravamo pienamente consapevoli. Lei era calma, riconoscente e buona, ma non aveva pietà per i nemici. Un suo cenno, e il nemico veniva fatto sbranare .

 

Non è facile comprendere appieno queste parole senza immedesimarsi nei tempi e nei luoghi dove il Principe è vissuto. In quella remota cultura si veniva istruiti in base a un modello di identità ben preciso, fondato prima di tutto su una rigida educazione alla guerra.
In base a quanto il Principe mi ha detto, non si viveva male, ed era una grande soddisfazione per i giovani poter accedere precocemente al loro ruolo sociale ; inoltre si aderiva alle tradizioni senza troppe preoccupazioni, senza che questo fosse un peso come forse, per molti, è oggi.
Si apriva, insomma, di fronte all’uomo una buona via da seguire - forse non per tutti, ma per molti.
Le nozioni fondamentali erano poche e ripetitive, rielaborate così tanto da divenire - col tempo - indispensabili per qualsiasi forma di azione sociale. Il Principe si è soffermato più volte a farmi capire l’importanza del possedere poco e far divenire quel poco il tutto.
I loro continui esercizi nelle armi anno dopo anno, il continuo maneggio della spada rendevano quei ragazzi perfettamente abili all’uso di qualunque attrezzo o strumento da lavoro ; ed era presente nel loro processo  di apprendimento la consapevolezza di star ponendo in opera qualcosa di salvifico e costruttivo, tanto sul piano fisico che mentale.
Per esempio, il conoscere così bene la propria arma – dapprima come oggetto che usavano negli allenamenti, con un caldo che faceva svenire più volte al giorno i bambini poco predisposti - con gli anni generava una fortissima energia interiore, disponibile e per così dire plasmabile per qualunque scopo la si volesse usare  : tanto per un obbiettivo materiale quanto per uno immateriale, quale può essere il trasmettere a una creazione magica la tua forza, o conferirle un vigore superiore alla tua debolezza.

Per il Principe, l’energia è ciò che lega tutto ; però il troppo la disperde e non la rende sana, quindi solo poche cose tra quelle che l’uomo fa proprie hanno energia, e quelle poche bastano e avanzano.

Toglietevi tutto, restate soli e nudi. Dovete capire che cosa è energia e cosa energia non è (…). Più vi circonderete di cose e più non ne avrete, e ciò che avete vi si rivolterà contro, perché non ha sfogo (…). L'energia e la forza stanno in pochissime cose : molte cose la distruggono, e voi rischiate di non poterle riconoscere (…).

 

Chiaramente, il Principe si è manifestato nel nostro tempo per uno scopo. Egli ha un suo modo soggettivo di presentarsi, sempre rispondente all’indole della persona che lo contatta - nel senso che può adoperarsi in molti campi, a seconda di ciò che necessita a chi ha deciso di cultuarlo.

E’ un’entità che ha molte cose da narrare  -  segreti, riti e altro - e in questo mio scritto sto cercando di limitarmi il più possibile, perché ho giurato,durante il battesimo di astenermi dallo svelare segreti, e non intendo farlo (almeno finché lui non mi darà il permesso).

Posso dire comunque che lui spazia molto nei vari campi riguardanti noi, la nostra anima e il nostro percorso, sia qui che nell’aldilà, e aiuta a capire ed affrontare le cose. Si impegna se ha fiducia in chi lo segue, può aiutare in tutti i campi - direi che ha tanto un’indole combattiva (che può essere necessaria  su determinati nostri percorsi) quanto un’indole pacifica e buona.

Ancora, è molto sveglio e caparbio. Ha un carattere molto forte, e può bloccare o far funzionare le cose a suo piacimento. La sua potenza non sta solo in ciò che dice o nell’aiuto che apporta, ma soprattutto NEL SUO ESSERE ;  si ha a che fare con un’entitàcaratterialmente forte, che ha raggiunto ciò che vuole ed è appagata da ciò che è, quindi può agire come vuole.

Immaginatevi insomma un’entità estremamente antica, con esperienze in molte vite, che può padroneggiare il suo volere. A volte, se deve agire, non dà troppo retta ai desideri di chi l’ha chiamato ;  a volte può sembrare prepotente o capriccioso, perché va avanti in quello che vuole fare fregandosene se la persona che l’ha evocata abbia voglia o no di continuare… ma alla fine, il risultato è sempre positivo - diciamo che qualche volta mi è capitato di dover andare avanti controvoglia, ma ci ho sempre guadagnato.

Il Principe è così forte da riuscire a far capire subito cosa vuole. Si impone fisicamente e mentalmente, ma non dovete considerarlo un male - è solo che ha un carattere dominante, e bisogna abituarsi.

E’ anche molto serio e poco incline al divertimento : può apparire troppo rigido, difficilmente ripete le cose, difficilmente smette di parlare se lo interrompi. E’ sempre esigente, chiaro, sarcastico, pungente, sagace ; rimprovera o ammonisce, usa anche termini offensivi a volte se lo ritiene opportuno per spiegarsi meglio, ma con me alla fine ha sempre dimostrato un valido aiuto, sempre.

Mi  si presenta come un uomo di colore, alto, magro e seminudo - a volte con una lunga lancia, a volte con una spada. Il volto non è scurissimo ed è leggermente allungato ; le labbra grandi e il naso largo, occhi leggermente a mandorla e zigomi alti, capelli corti. Ha ferite e cicatrici : quella più appariscente è la mancanza di un pezzo dell’orecchio destro. Appare sempre da solo, ma certe volte mostra scenari nei quali possono essere presenti altri personaggi.

Nelle trance, l’empatia è fortissima ; ad ogni cosa da lui detta si associano tantissime sensazioni che mi trasmette - diciamo che quanto mi dice è solo una minima parte di ciò che sento, e il sentire spazia in tutti i sensi, tatto, vista, olfatto ecc. ; concentrandosi però principalmente su ciò che lui intende a livello sensoriale quando dice determinate cose.

Per esempio, se vuole farti capire come egli si sentiva, da vivo, in una determinata situazione, è come se ti sollevasse di peso e ti ci sbattesse in mezzo : allora tu inizi a vedere ciò che egli vide, a sentire ciò che provò. Da questo punto di vista, l’empatia che egli instaura coi chi si mette in contatto con lui, è davvero impareggiabile -  superiore a quella da me provata con tutte le altre entità che ho conosciuto nella mia vita.

Dopo queste esperienze, l’ultima cosa che ti lascia come collegamento tra ciò in cui eri stato  immerso e il piano della realtà oggettiva sono le parole ; ma è come se fossero anime di piume spiumate - promemoria necessari, ma altrettanto necessariamente incompleti.

Ci aveva detto subito, durante il battesimo, che avrebbe lavorato su di noi per renderci ricettivi all’espansione della sua energia, e questa cosa più vado avanti più la sento ; ma sono modificazioni, devo dire, che concernono più che altro il piano della psiche.

A livello fisico, invece, usa un metodo efficace ed immediato, del quale casualmente scoprii il segreto in una trance, ma che poi utilizzai nella vita di tutti i giorni . Il Principe mi fece capire che, se gli ponevo una domanda su una determinata cosa, per farmi comprendere quella che era la sua opinione a riguardo lui avrebbe potuto imporsi fisicamente su di me.

Ad esempio, se io durante la giornata porto con me un pensiero che mi infastidisce (anche riguardo a faccende materiali apparentemente insignificanti), o se nel rito chiedo determinati cambiamenti a certe situazioni, o certi consigli - bene : in tutti questi casi, bastano pochi secondi dall’inizio della trance perché (se va bene a lui - altrimenti non succede nulla) io mi senta come se una mano mi stringesse la testa, comprimendo le dita su una delle mie tempie.

E’ una fitta forte, tanto dolorosa da distogliermi da tutto (e preciso che, nella vita normale, non soffro mai né di mal di testa, né di emicranie o altro). E’ una presa che serve a mettermi in stato di allerta, e mi dice che il mio problema è stato registrato - non devo più pensarci, se è il caso se ne occuperà lui - o che ciò che sto facendo non va bene .

Subito dopo, la presa passa in pochi secondi e non ritorna : dopo che questo mi è accaduto, so subito se ciò che sto facendo è il meglio per me o se non lo è, se può essermi utile o se lui interverrà e farà qualcosa.

Per quanto la mia esperienza di lavoro con entità sia di lungo corso, sinceramente non mi è mai capitato in tutta la vita di registrare un tale livello di profonda empatia con un essere di altri mondi.

So che ad altri il Principe si è presentato differentemente, ma ripeto : come vale per ogni entità, decide lui il modo in cui apparirci. So che ad alcuni fa vedere dei colori prima di arrivare, o che lo vedono di carnagione più scura di come lo veda io, o più muscoloso, e equipaggiato con suppellettili tipo elmi o altro ; ma questo conta poco - è lui che conta, contano la sua conoscenza e la sua amicizia.

Della sua storia conoscevo ciò che lui mi disse di persona, e successivamente scoprii ciò che aveva detto a un altro Fratello, quando egli mi mise a parte delle comunicazioni da lui ricevute (che si integravano con le mie perfettamente).

Riporterò qui di seguito una piccola parte della sua storia (confidando che i miei Fratelli Maestri Nigeriani siano disposti a perdonarmi se svelo una piccola parte dei contenuti del quarto grado).

 

Rito di SabaIl Principe Nigeriano era il più prode dei Capitani della Regina di Saba, a lei legato da un perpetuo giuramento di fedeltà. Venne a Gerusalemme per una missione diplomatica proprio nei giorni che la Fabbrica del Tempio stava cominciando, e il suo cuore fu talmente commosso dalla grandezza dell’opera e dalla bravura dei suoi artefici da fargli desiderare ardentemente di esserne parte. Fatto ritorno in patria, chiese alla Regina di scioglierlo dal suo voto, cosicché anch’egli potesse entrare nel numero degli artefici del Tempio. Allora la saggia Regina gli rispose con queste parole : xxxxx xxxxxx xxxxx xxx xxxxx xxxxxx xxxxxxxx xx-xx (Il Guerriero può farsi Muratore, ma ancora per nove volte combatterà e vincerà..)

Il Principe tornò a Gerusalemme e lavorò con i Muratori ; la sua umiltà, la sua perizia e la sua sapienza fecero di lui uno dei più amati consiglieri del nostro Fratello Hiram. Fu lui uno dei Maestri che piansero sul suo corpo straziato, e che con la loro fedeltà seppero ridargli la vita. Terminati i lavori del Tempio, le Compagnie dei Muratori si sparsero per il mondo, ovunque rischiarando le tenebre della barbarie con la Luce della loro perizia nella nostra Arte.

Il Principe, con la sua forza, sapeva lavorare più pietre di tutti gli altri, quindi il suo salario era sempre di gran lunga il maggiore ; egli però soleva distribuirlo ai poveri del paese in cui si trovava, tenendo per sé lo stretto necessario per nutrirsi. Ci furono nove Compagni che si ingelosirono per questo modo di fare, che lo portava ad essere amato da tutti : diffusero quindi infami falsità sul suo conto, affermando che nascondeva la più gran parte delle sue ricchezze e che mirava a ottenere il consenso del popolo per trarne vantaggi.

Il Principe glie ne chiese ragione, e i nove – avendo già disposto nel marciume dei loro cuori di assassinarlo – gli dettero appuntamento fuori del cantiere a tarda notte : non sapevano infatti di avere a che fare con colui che era stato il più valente dei Capitani di Saba.

Avendo dunque indossato la tunica gialla dei traditori, si presentarono armati di spade e gli saltarono addosso. Il Principe li disarmò uno dopo l’altro senza ucciderli, e li gettò al suolo ; poi, con la punta della mano tesa, tracciò un Cerchio intorno a ciascuno, e puntando ancora il braccio li maledì silenziosamente ; dopodiché volse loro le spalle e tornò al cantiere, dove lo attendeva un’altra giornata di duro lavoro.

I traditori, però, non dovevano cavarsela così a buon mercato. Ripresi i sensi, per lo stordimento e l’umiliazione vagarono senza meta nella selva, dove finirono per essere divorati dalle bestie feroci.

 

Ma il meglio che sappiamo di lui è ciò che riversa su di noi quando lo contattiamo, spesso non rispondendo alle nostre richieste ma… facendo a modo suo ; questo, però, non importa, almeno per me - non importa cosa mi dica, ma che lo faccia.

La stessa cosa avviene per quanto riguarda la pratica dei suoi riti  - lui sente ciò di cui ho bisogno, e se può aiutarmi inizia a consigliarmi vari rimedi o rituali.

Nel caso in cui le condizioni ambientali siano favorevoli, allora indovina sempre le cose che mi sono necessarie, e mi suggerisce come muovermi per circondarmi di realtà positive (spesso basta pochissimo ; però, chi ci aveva pensato ?) o per allontanare da me quelle piccole e fastidiose realtà negative che fino ad allora non mi avevano consentito di sentirmi bene.

Facile che, se una persona mi ha fatto dei torti o non mi rispetta, lui mi suggerisca il rituale per rimettere le cose a posto (anche se la vendetta non è nella mia indole, lo è nella sua, quindi talvolta la usa ; poco però, perché è saggio e non gli piace fare il male).

Il Principe è un’entità legata alla Massoneria per quanto riguarda una parte della sua esistenza terrena, e anche legato - avendo un’anima molto antica - ad altre esperienze più o meno piacevoli in corpi terrestri. Lo si può cultuare in un Tempio massone, avendone lui piacere e avendo informato i Fratelli su tutto ciò che riguarda il suo Ordine : dal grembiule al Quadro di Loggia a tutto il necessario per il lavoro nel Tempio, rituali dei gradi inclusi.

Ma, essendo la pratica massonica complicata, lui permette di essere contattato anche tramite una ritualistica più intima e semplice, fatta di poche cose materiali che servono per il rito più alcune piccole offerte di cose che a lui piacciono : per esempio sigari, gin e acqua di colonia. Non necessita di offerte celebrative ripetute giornalmente, ma solo di quel poco che è necessario per aprire e chiudere il lavoro di contatto con lui.

Gli si può dedicare un altare o no, come si desidera ; è un’entità aperta, che se riconosce e stima chi lo chiama può intraprendere con lui un rapporto di amicizia, confidenze e consigli.

Quindi, se mancano i sigari si usa il tabacco o le sigarette, e nel Tempio o sull’Altare se non si ha una cosa può esserne usata un’altra conferendogli la stessa funzione : non importa più di tanto. Quello che conta è mantenere sempre aperto il canale dell’interazione con lui, senza ossessioni e squallidi attaccamenti ma all’insegna dell’equilibrio.

 

Quello che conta è che tutto è energia plasmabile .

 

Il Principe, credo, non si stancherà mai di inserire nei suoi messaggi il concetto dell’allontanamento dalle cose materiali, che inibiscono la ricezione delle energie più elevate e non insegnano ad usarle.

La dimensione materiale dell’uomo, se ben compresa e ben guidata, può rivelarsi il nostro più formidabile strumento di arricchimento interiore ; ma perché questo avvenga, è necessario non lasciarsene schiavizzare - quindi poco ma necessario, e il resto è solo un corollario utile, ma non indispensabile.

Alla Gloria Del Grande Architetto dell’Universo e della Massoneria Universale, sotto gli auspici del Rito di Saba e della Gran Casa di Niger, in nome di xxxxx xxxxx, tu divieni mia sorella.

 

  C. F. R.

 

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