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Sul Sentiero

Anonimo - novembre 2007
capitolo 20 -
Em-patia, En-ergia, En-tusiasmo
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Em-patia, En-ergia, En-tusiasmo

 

Molti parlano di empatia, che è un termine sempre più diffuso e, spesso, usato in senso riduttivo. Sappiamo quanto è importante l’empatia nei nostri rapporti quotidiani, per l’apporto di calore e di speranza che infonde anche in situazioni routinarie, apparentemente neutre da punto di vista emotivo (uffici, banche, negozi, ecc.); che essa sia il nostro primo messaggio agli altri: sono qui per te, sono tuo amico, voglio il tuo bene, so come ti senti… L’empatia apre le porte dell’anima; promuove la gratuità, la fiducia, il dono; favorisce l’emergere negli altri della Bellezza e della Verità che sono spesso segregate nel profondo, ricoperte da paura e arroganza nel timore di essere derise.
L’etimologia, come è stato già detto, ci riporta spesso al vero spessore delle parole; ne chiarisce la funzione; ne illumina il significato; ci offre strumenti di riflessione; fa emergere la loro particolare essenza; fa intravedere le potenzialità in divenire dei  termini. Osserviamo che “empatia” deriva da én pathos: “dentro il sentire”, e può essere definita come la capacità di im-medesimarsi (farsi una cosa sola con l’altro), com-prendere (prendere in sé) lo stato d’animo dell’altro, ma senza identificarvisi (diventare l’altro), mantenendo cioè chiare la propria identità e la propria visione.
La scoperta dell’altro attraverso l’atteggiamento empatico è il primo passo per la costituzione di un gruppo che intende funzionare su livelli più elevati della spirale evolutiva. Ciascun membro del gruppo, sostenuto e illuminato dall’attenzione dell’altro, potrà più facilmente pervenire ad una maggiore en-ergia (“forza dentro”), la quale potrà condurre ad una situazione interiore di en- tusiasmo (“un dio dentro”).
E’ necessario pertanto che l’empatia sia scelta volontariamente come comportamento amorevole abituale, funzionale a:

  • una sempre più ampia consapevolezza di sé e dell’altro;

  • la costruzione di una società basata sulla cultura dell’ascolto e della fraternità.

“Se vuoi capire quella cosa, diventa quella cosa”afferma un detto della Saggezza antica. Comprendiamo, attraverso la pratica dell’Empatia, che “tutto ci riguarda”, che “tutto ci appartiene”e che il nostro destino evolutivo è indissolubilmente collegato a quello degli altri.
A livelli più alti e universali, l’Empatia ci conduce a col-laborare (svolgere insieme un lavoro) all’evoluzione dei regni di natura (minerale, vegetale, umano); a sentirci uno con l’Universo, scorgendo in esso il nostro posto e il nostro compito di co-operatori.
Essa porta così alla pace dell’anima.
In tale visione, l’Empatia non sarà solo un termine “psicologico” o piacevolmente “di moda” ma ne sarà riconosciuta la funzione e il ruolo più elevati: divenire strumento indispensabile a formare la base della nuova comunità mondiale: l’Empatia salverà il mondo!
L’aspirante che avverte il senso “sacro” dell’ Empatia universale intraprende il percorso che porta alla resa della personalità all’anima, focalizzandosi sempre più intensamente sul Fine e sull’Opera da compiere. Egli ora sa che il suo compito è materializzare idee di Luce sulla terra e che la sua dignità è nel servire. Avvertirà sempre più chiaramente la Sacralità della vita degli uomini e degli altri regni di natura; essa è il riflesso della Vita Maggiore nella quale “abbiamo la nostra vita”.
Da questa comprensione deriverà il massimo rispetto per ogni aspetto della Manifestazione, a qualunque livello evolutivo esso si trovi.
E’ rispetto a tale atteggiamento di attenzione empatica per la Vita, crogiuolo di evoluzione, che si può valutare l’avanzamento dei gruppi umani.

In tale prospettiva, ogni atto esteriore può diventare “sacro” e ogni aspetto dell’esistenza può diventare simbolo evocante quando chi li compie mantiene interiormente uno stato di coscienza elevato e la pura intenzione di trasmettere in essi l’energia e il segno della Bellezza: “Il segno della Bellezza aprirà le sacre porte” (Morya).

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