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Sul Sentiero

Anonimo - novembre 2007
capitolo 23 -
Servizio e Sacri-ficio
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Servizio e Sacri-ficio

 

Nelle prime fasi del Sentiero l’aspirante è concentrato su se stesso e sul proprio cammino. A questa fase si riferisce il lavoro di Gurdijeff, che si rivolge agli uomini automatici, che re-agiscono e non agiscono, privi di senso critico e di volontà, ai quali egli insegna il ricordo di sé, ovvero la presenza e la vigilanza. E’ molto importante questa prima fase di conoscenza e conquista di sé, di ricerca, di realizzazione delle proprie aspirazioni.
Ma, nel corso del percorso evolutivo, l’aspirante si distacca sempre più dalle esigenze che riguardano il suo piccolo sé, anche da quelle di evoluzione personale, e si “mette al servizio”dell’umanità. Egli desidera ora cooperare con i Maestri, diventare operatore di evoluzione, nell’oblio di sé e nella dedizione spontanea. Il lavoro su di sé diventa anch’esso servizio, poiché egli sa che quanto più diventa “puro e forte” tanto più stimolerà evoluzione. Le due fasi (conoscenza di sé e servizio) non sono, naturalmente, successive in senso stretto; quando l’aspirante è a buon punto del lavoro di risveglio, la tensione a servire può essere già avvertita.
Il Servizio è collegato al “sacri-ficio”; il termine, così poco in voga, non sta tanto ad indicare il “rinunciare a qualcosa” ma il preferire un Bene maggiore ad uno  minore. Così il sacri-ficio (l’atto sacro) di una madre può consistere nel rinunciare a un bene minore (amici, divertimenti, ecc.) per un Bene considerato maggiore (la crescita armoniosa dei propri figli).
Parlare di servizio, sacrificio, disciplina, compiti, doveri, sembra essere in controtendenza in una società impostata prevalentemente sulla “libertà” e sui “diritti”, tanto da suscitare spesso un rifiuto aprioristico verso i termini stessi, come verso un tipo di mentalità passiva e rinunciataria che si considera superata dai tempi.
In realtà, il dovere indica semplicemente ciò che ciascuno deve agli altri, singoli e collettività, per obbligo di solidarietà o di gratitudine; il senso del dovere nasce quando la personalità dell’uomo, a un certo punto del percorso  evolutivo, inizia ad essere in contatto con l’anima.
Il termine “disciplina”  rimanda etimologicamente a “discere”, imparare; la disciplina è pertanto il mezzo necessario per imparare qualsiasi arte, anche quella del vivere.
L’uomo che vive in armonia con la Legge di Amore che vige nell’Universo trova gioia non tanto nel veder riconosciuti i propri diritti, ma nel mettere a disposizione degli altri beni materiali e spirituali, nella pratica del dare e nel compimento del proprio dovere, che scaturiscono dall’attuazione gioiosa e spontanea dell’Etica.
Afferma Kant: Due cose mi stupiscono: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”.
Giuseppe Mazzini presenta i Doveri come occasione per l’uomo di educare e migliorare se stessi; naturalmente, ciò non implica la negazione dei diritti:

 

Quando vi dico che la conoscenza dei loro diritti non basta agli uomini per operare un cambiamento importante e durevole, non chiedo che rinunziate a questi diritti; dico soltanto che essi sono solo la conseguenza dei doveri compiuti e che bisogna cominciare da questi per giungere a quelli.

 

E ancora:

 

Lo scopo che è vostro dovere raggiungere è il perfezionamento morale vostro e degli altri, è la comunione sempre più intima e vasta tra tutti membri della famiglia umana in modo che un giorno essa non riconosca che una sola legge.
(da G. Mazzini, Dei doveri dell’uomo).

 

Il Servizio reale non va confuso con la sensazione, così comune ma spesso illusoria, di essere “buoni” e “disponibili” in senso generico, spesso per il sottile piacere di sentirsi migliore degli altri. Esso nasce dall’integrazione, fortemente voluta, della propria esistenza nel Progetto evolutivo dell’Universo, in cui ciascuno è chiamato a “fare la propria parte”.
Il Servizio è sentire che  il proprio piccolo respiro è all’unisono con quello del Pianeta, e che ogni pensiero, parola o azione influenzano il Tutto; la scelta di servire viene avvertita, pertanto, come un privilegio ed un atto d’amore.
Il Servizio nasce dalla Visione, a lungo ricercata e inseguita, di dare al proprio passaggio sulla terra il senso e il valore più alto possibile; il cammino  evolutivo, perseguito con persistenza e umiltà, ci ha portato, infatti,  ad avvertire sempre più chiaramente la nostra appartenenza al Tutto e, di conseguenza, ci ha stimolati a ricercare il nostro compito.
Da ciò inizia l’indagine sui nostri strumenti fisici, emotivi, mentali: Saranno adeguati? Saprò servire con oblio di me stesso, con abnegazione, con efficienza ed efficacia? Ed inoltre: Quale campo di servizio scegliere? Qual è il maggior bisogno immediato dell’umanità?
Ponendosi tali interrogativi quotidianamente, non come velleità episodica ma come pressante richiesta dell’anima, il Ricercatore diventa un Pensatore e un aspirante e inizia a percorrere il Sentiero della Prova.
Egli esce dall’aula dei giochi della concezione materialistica, dell’utilitarismo e del consumismo: ha intravisto un senso in cui anche la sua piccola vita acquista finalmente significato, ed è teso a intravedere le linee essenziali del Piano divino. Non desidera più solo “sapere”; il sapere è ora finalizzato a co-operare; termine significativo ed evocativo della Nuova Era che attraverso l’etimologia rimanda al senso di “svolgere insieme un’opera”.
Da ciò nasce la Gioia, originata dal senso profondo della partecipazione alla grande avventura della coscienza, che consiste nel servire lieto e consapevole, liberamente scelto.
Rivestiti di tale “gioia” si accetta di buon grado anche il dolore, corredo inevitabile di ogni vita umana, che si svela essere uno straordinario mezzo evolutivo. Tutti siamo naturalmente portati a scansarlo, ma comprendiamo lentamente, dopo l’iniziale inevitabile ribellione, che esso svolge comunque un compito di purificazione, di spiritualizzazione e “sublimazione” della materia, similmente a quanto accade nel mondo fisico, dove la “sublimazione” è il passaggio dallo stato solido a quello aeriforme.

Il senso del Sacri-ficio, che spesso nell’umanità comune fiorisce dopo il dolore,  riguarda tutti i piani della Manifestazione. Esseri molto evoluti, che non hanno più bisogno di reincarnarsi, rinunciano a vivere fuori della sfera terrestre – e a proseguire la loro evoluzione in piani superiori – scegliendo di rimanere sulla terra, vivendo spesso vite sconosciute ai più, in un atto di elevatissimo Sacrificio, per sostenere l’umanità con l’irradiazione della loro ispirazione. Essi sono chiamati in oriente “i grandi Signori della Compassione”; attendono finchè l’ultimo pellegrino che si è attardato avrà trovato la Via del Ritorno alla Casa del Padre. Naturalmente in tal modo perseguono “anche” la propria evoluzione (le due finalità, evoluzione propria e degli altri coincidono a tutti i livelli) ma essi non sono focalizzati sul loro avanzamento; sarebbero pronti a rinunciare ad esso per servire all’umanità: “Sarò felice solo quando l’ultimo dei miei fratelli lo sarà”.

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