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Esperienze di vita

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Sul sentiero - Parte seconda

Anonimo - maggio 2009
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IL COMPITO

Capitolo 1 - Siate  nel  mondo  ma non  siate  del  mondo

 

L'evoluzione passa necessariamente attraverso tre punti fondamentali, che si succedono avendo come Fine ultimo la perfezione dell’umanità:

  1. Punti di Crisi;

  2. Punti di Tensione;

  3. Punti di Rinnovamento.

Allo stato attuale, l’umanità sembra trovarsi, come il guerriero Arjuna nella Bhagavad-gita, nel mezzo del conflitto, tra le porte delle tenebre e le Forze della Luce, tra il materialismo e la spiritualità, tra la morte per ostinata ignoranza e la Vita liberamente scelta, che può sprigionarsi solo attraverso la vigilanza su pensieri, parole e azioni:

 

I tempi in cui vivete sono caratterizzati da immensi cambiamenti, e per gestire questo eccezionale processo di trasformazione del genere umano sono necessari una grande flessibilità e un chiaro intento. Sviluppare la capacità di essere consapevoli di ciò che si pensa mentalmente, si sente emotivamente e si dice verbalmente, e strutturare la propria vita con chiarezza cristallina attraverso pensieri, parole e azioni, è essenziale per vivere una vita al pieno delle sue potenzialità. (B. Marciniak - La Via del Risveglio Planetario)

Uno dei primi passi verso l’esperienza “religiosa” e verso la “spiritualità” è il senso della sacralità dell’esistenza e della solennità delle tappe della vita di ogni singola e del Pianeta nel suo complesso, quando contemplate con animo sensibile e partecipe. Nasce da questo stato di “maestoso stupore” e di “innocente empatia” la Volontà di servire il Tutto, in qualsiasi modo ciò possa essere inteso.
Sul Sentiero siamo chiamati a scelte decisive e improrogabili.
Ce le richiedono:

  • i mutamenti sempre più accelerati che attraversa il Pianeta in ogni campo: geofisico, sociale, economico, culturale;

  • il dolore dei fratelli sofferenti per le crudeli sperequazioni economiche e per l’indifferenza imperante;

  • l’agonia del Pianeta vivente che ci ospita, e di cui siamo cellule,  trasformato in luogo di dis-amore distruttivo a causa di irresponsabili ambizioni di potere e mortali giochi consumistici;

  • il richiamo incessante della nostra anima, che ci sospinge alla scoperta del nostro vero Im-pegno (dare se stessi in pegno);

  •  la nostra stessa natura, ancora oscuramente percepita, di Esseri destinati alla Perfezione e alla Luce.

Il nostro Compito, posto tra Cielo e Terra, è quello di “diventare ponti”, sviluppando il rapporto armonioso e l’unità d’azione tra gli esseri umani, pur nelle diversità dei  temperamenti e dei mezzi usati; di manifestare dedizione e ordine, contrastando, con il metodo del “non dare energia”, le opposte caratteristiche manifestate nel mondo nel quale è nostro dharma vivere.
Nessun approccio “spirituale” all’esistenza può prescindere dal fatto che la dimensione animica si realizza nella vita di ogni giorno, che è per tutti, consapevoli e inconsapevoli, strumento di insegnamento e campo di servizio. Chi aspira a vivere una vita “spirituale” dovrà esaminare obiettivamente le proprie più profonde motivazioni.  Scopriremo che quelle poco limpide cercheranno spesso di dissimularsi, poiché, essendo annidate nell’ombra dell’ego, sfuggono alla luce: fuga dal mondo, desiderio di deresponsabilizzazione, aspirazione a “sentirsi speciale”, illusione di una vita “più facile”…
E’ la “stabilità”, come afferma il Maestro Aïvanhov, che dà la misura dell’avanzamento dell’aspirante:

 

Essere stabili significa essere fedeli ai propri impegni e proseguire lungo il cammino malgrado tutto; e questo è difficile, più difficile che essere gentili, servizievoli, amorevoli, generosi, coraggiosi. Quando siete ben disposti, vi ripromettete di avanzare sempre sul cammino della luce, anche se è difficile.

Ma qualche giorno dopo, vi trovate in un altro stato d’animo e non vi ricordate più di aver preso quelle decisioni. Dove credete di andare così? Per avere accesso ai Misteri, bisogna poter dire come l’Iniziato dell’antico Egitto: «Io sono stabile, figlio di stabile, concepito e generato nel territorio della Stabilità”. (Omraam Mikhaël Aïvanhov, Pensieri quotidiani)

 
Se la ricerca non è ancora autentica, solo una parte superficiale della vita è consacrata allo “spirituale”; si cerca talvolta conformità o sicurezza e si è interessati per lo più ad attività, riti e cerimonie esteriori, che rasserenano la mente, placano agitazioni e rimandano l’impressione di “stare meglio con se stessi”.
Una motivazione più alta è riconoscibile:

  • dallo strenuo sforzo per il miglioramento di sé;

  • dalla ricerca del nucleo essenziale “di senso” della nostra esperienza terrena;

  • dalla chiara visione che ciò che ci ostacola è l’ego, di cui la paura e l’avidità sono le più frequenti manifestazioni;

  • dal conseguimento di duraturi conseguimenti interiori che ripudino la tendenza a esigere, forzare, trattenere e prendere per sé;

  • soprattutto, dall’aspirazione al Servizio disinteressato.

Chi “vive nel mondo ma non è del mondo” non disperde le sue energie in rimpianti e attese, vanità e fatui sogni, distrazioni e disattenzioni, fatti inessenziali e abitudini logore, sterili dialettiche e inutili convenzioni; egli considera il mondo una costante “rappresentazione sacra” in cui il quotidiano acquista senso estendendosi all’eterno.
Sa che dal nostro stato di coscienza dipende la ricezione della realtà e la nostra possibilità di farne il nostro “campo di esercitazione” per promuovere l’evoluzione della nostra anima e dell’umanità.
Sa che “la saggezza del mondo è follia davanti a Dio”, poiché una più avanzata evoluzione dà un più alto potere di discriminazione e, di conseguenza, un senso diverso delle priorità rispetto alle convenienze sociali:

 

Ma che cos’è la società? Una vasta scena di teatro dove si recitano commedie d’ogni genere, e quelle commedie non devono mai farvi dimenticare che l’essenziale è ciò che voi siete interiormente, non lo spettacolo che date su quella scena.

Conservate soltanto la fede nella potenza del vostro spirito e nell’immensità della vostra anima! (O.M.Aïvanhov, Pensieri quotidiani)

 

Svanisce così la distinzione tra sacro e profano, tra pratica religiosa e attività lavorativa, tra spirito e materia:

 

Ogni attività è semplicemente una delle molteplici forme o manifestazioni dello spirito. Al centro vi è lo spirito, e tutto deve trovare il proprio posto in rapporto a quel centro, affinché la vita dell’uomo sia un’unità: è così che ciascuna delle sue attività contribuisce al suo perfezionamento, al suo pieno sviluppo.

La vera spiritualità consiste nel riuscire, qualunque cosa si faccia, a mantenere lo sguardo fisso allo spirito. Così come il cervello dirige tutte le nostre funzioni fisiche, allo stesso modo lo spirito deve dirigere tutte le nostre attività. (O. M. Aïvanhov, Pensieri quotidiani)

 

Ogni luogo e ogni momento hanno un nucleo spirituale che va riconosciuto: “ogni zolla della terra è sacra al nostro popolo” afferma il Capo indiano Seattle; e Francesco, creatura tra le creature, considera “frate” e “sora” ogni elemento della Manifestazione.

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