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Sul sentiero - Parte seconda

Anonimo - maggio 2009
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IL COMPITO

Capitolo 10 - Gli strumenti della trasformazione: il Servizio

 

Il Pellegrino che avanza nella Via e incomincia a distinguere il Reale dall’irreale, comprende che lo scopo delle incarnazioni è di scoprire, e poi percorrere, il Sentiero del Ritorno; attraverso l’accumulo di esperienza e la purificazione dei veicoli egli diventa sempre più idoneo a co-operare al Piano divino per la Terra, in cui intende “svolgere la sua parte”. Meditando costantemente e interiorizzando i concetti di Amore incondizionato e Compassione, Inclusività e Com-prensione, Distacco e Impersonalità, Gratitudine e Perdono, Ordine e Gerarchia, egli sente sempre più il Servizio come azione ovvia e spontanea, come  il naturale respiro dell’anima.
Lo considera un evidente dovere per la sua integrazione, individuale o di gruppo, nell’unico Corpo in cui “viviamo e siamo”.
In tale più alta consapevolezza ogni forma di egoismo appare immatura e sterile:

 

L’egoismo divide, l’egoismo è la più grande corruzione (la parola “corruzione” significa spezzare e dividere) e dove c’è egoismo c’è frammentarietà: il tuo interesse opposto al mio interesse, il mio desiderio opposto al tuo desiderio, la mia ansia di salire la scala del successo opposta alla tua…Quando iniziate ad essere spassionatamente consapevoli del vostro egoismo, a sopportarlo, studiandolo, imparando, osservandone tutte le complicazioni, allora potrete scoprire quando è in atto e quanto sia completamente inutile. (J. Krishnamurti, Gli ultimi discorsi - Saanen 1985)

 

La Saggezza antica e le Scuole spirituali di tutti i tempi insegnano che l’origine e il Fine dell’universo è l’Amore; il Servizio sincero è il mezzo universale di evoluzione in tutti i livelli dell’essere, tant’è che in ogni regno di natura l’inferiore si sacrifica per il superiore:

 

Sappi, o discepolo, che questo (il Servizio) è il Sentiero segreto, scelto dai Buddha di perfezione, i quali hanno sacrificato il sé ai Sé dei più deboli. (H. P. Blavatsky, La Voce del Silenzio)

 

Esso indica, più profondamente, una trasformazione alchemica, il “rendere sacro e universale” un atto, un gesto, un comportamento, un lavoro, svincolandolo dalla ricerca dei “frutti dell’azione”; in tal modo il dono e l’offerta si elevano dal piano umano a quello divino:

 

Compi dunque l’azione dovuta, perché l’agire è migliore dell’inattività…Al di fuori dell’azione basata sul sacrificio il mondo è vincolato all’azione; compi dunque l’azione in funzione sacrificale, libero da attaccamento. (Bhagavad-gita)
 
L’individuo risvegliato che ha scelto di “calcare il Sentiero”:

  • abbandona sempre più il senso di colpa, tipico dei Pesci, e sceglie la Responsabilità, alta e forte, nei confronti dell’umanità tutta;

  •  tralascia la devozione passiva e gregaria per l’azione del Cuore illuminato dall’Intelligenza;

  • non intende più “eseguire senza comprendere” ma vuole “seguire con coscienza”;

  • abbandona la strada lastricata di buone intenzioni non concretizzate per debolezza e pavidità e si rafforza nell’esercizio della Buona Volontà;

  • non apprende per imitazione da modelli fiacchi o oscuri ma emula i Grandi e si ispira all’Esempio;

  • non rifiuta le esperienze dolorose ma ne cerca il messaggio evolutivo nascosto e da esse apprende;

  • non cerca supremazie personali ma è attento a che la sua “nota” individuale si fonda armoniosamente nella sinfonia della fratellanza;

  • non sfrutta la Terra ma tende a “pesare poco” sul Pianeta, che riconosce come Essere vivente, e ne preserva la bellezza e l’integrità;

  • tende a rapporti ampi e impersonali, nei quali, cioè siano coinvolti il meno possibile la personalità e i personalismi;

  • sostituisce all’utilitarismo imperante la gratuità generosa;

  • ripudia il grigiore e la viltà dell’indifferenza per la Luce del Servizio generoso.

L’aspirante-ricercatore riconosce sempre più chiaramente che l’indifferenza verso la sofferenza del mondo è una forma di egoistico auto-centramento e la manifestazione della durezza di un cuore ancora inconsapevole dell’unità sottile con gli altri cuori.

Liberiamo le nostre anime dall’attaccamento e dalla ricerca del nostro tornaconto, e dilatiamoci nella Fratellanza, che si apre su scenari d’eternità:

 

Tenda la tua anima l’orecchio ad ogni grido di dolore,
come il loto apre il suo cuore per bere il sole mattutino.
Il sole ardente non asciughi una sola lacrima di dolore
prima che tu stesso non l’abbia tersa dall’occhio del sofferente.
Ma ogni rovente lacrima umana cada sul tuo cuore e vi resti;
né tergerla mai, finchè non sia rimosso il dolore che la produsse.
(H. P. Blavatsky, La Voce del Silenzio)


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