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Sul sentiero - Parte quarta

Anonimo - novembre 2010
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Iniziazione e discepolato secondo l’insegnamento del maestro tibetano

 

Molte sono le “vie” che conducono l’aspirante ormai “pronto” a scalare il monte dell’Iniziazione; tutte prescrivono il costante lavoro su di sé e l’amorevole attenzione al mondo.
Si segue qui l’itinerario proposto da Alice Anne Bailey, discepola del Maestro di Saggezza Djwal Khul detto “il Tibetano”, membro della Gerarchia spirituale o “Fratellanza”, che attende all’evoluzione del Pianeta.  Egli si è assunto il compito di rivelare verità esoteriche in forma chiara e adatta ai nostri tempi, attraverso la mediazione telepatica di Alice Anne Bailey, i cui testi si articolano attorno alla evoluzione dell'insegnamento teosofico di Madame Blavatsky, espresso soprattutto nell'opera “La Dottrina Segreta”.
Il percorso delineato si riferisce ad una fase avanzata del “Sentiero”, che molti potrebbero sentire come “troppo elevata” o “prematura”; si consideri tuttavia che è utile all’espansione dell’anima, ad ogni livello di avanzamento, tenere gli occhi fissi alla Meta successiva, pur se sembra ancora al di là del nostro livello e della nostra attuale visione.

 

 

Il discepolato di gruppo

 

Molti uomini rispondono oggi all’appello della Gerarchia: individui che, talvolta senza nulla sapere di evoluzione spirituale, si dedicano con abnegazione al servizio all’umanità. Il mutamento della coscienza, che permette più ampie visioni, ha le sue radici sui piani sottili ma si esplica nella prassi quotidiana:

 

Dobbiamo partire da ciò che ci sta vicino, ossia dobbiamo occuparci della nostra vita quotidiana, dei nostri pensieri e azioni di tutti i giorni, che si manifestano nel modo in cui ci guadagniamo da vivere e nel rapporto che abbiamo con le idee e le credenze. (J. Krishnamurti)

 

Tali individui risvegliati, che mirano a “spiritualizzare il quotidiano” e a “materializzare lo spirituale”, sono spesso molto attivi e utili; propongono l’idea del Piano pur essendo talvolta ancora soggetti alle illusioni. Possono essere discepoli ai primi stadi, spesso troppo preoccupati della loro evoluzione personale e del loro rapporto con il Maestro, o “discepoli del mondo” e iniziati di alto grado, conoscitori del Piano, che operano all’unisono e con efficacia a causa dell’unità e della forza del gruppo.

Essi hanno compreso che “la vita è una serie di gruppi” e che l’impegno di ciascun membro può elevare la vibrazione dell’intero gruppo:

 

Il fatto dell’anima di gruppo è contraddetto apertamente solo da coloro non ancora in grado di comprendere che tutta la vita è una serie di gruppi. Dal microbo all’uomo, ogni organismo, ogni organo individuale è un gruppo appartenente a un certo grado nella scala universale della sostanza vivente, sottoposto ad una peculiare velocità di vibrazione e da essa portato nella forma.  (Francia La Due, L’Insegnamento del Tempio, vol. I)

 

E’ necessario, pertanto, creare l’unità del gruppo sui piani mentale e spirituale; le prime qualità da conquistare saranno l’atteggiamento amorevole, l’assenza di critica, il senso di cooperazione; l’unità si baserà sulla mira all’essenziale compito da svolgere, che dovrà essere seriamente perseguito da tutti, e non su dettagli trascurabili, sui quali la mente analitica talvolta si sofferma, creando discordanze e ritardi nell’azione.

I gruppi degli Ashram in futuro agiranno all’unisono, e l’unità all’interno di ogni gruppo, alla quale oggi si lavora, è la premessa necessaria affinché ciò si verifichi:

 

Ma ricordate che la nota fondamentale per la Loggia non è il conseguimento o il grado, ma gli stabili rapporti, l’unità di pensiero, nonostante la diversità dei metodi, delle azioni e dei compiti, l’amicizia nel senso più puro. La Fratellanza è una comunità di anime sospinte dal desiderio di servire, dall’amore spontaneo, illuminate di pura Luce, devotamente fuse e amalgamate in gruppi di Menti che servono, pervase da una sola Vita. I suoi Membri sono organizzati per eseguire il Piano che coscientemente percepiscono e a cui deliberatamente collaborano. (Alice A. Bailey,  Il Discepolato nella Nuova Era, cap. I,  23)

 

Caratteristica indispensabile è la sincerità nei rapporti, che aiuta a correggere i difetti nella personalità e a far emergere la chiara luce dell’anima; ogni appunto a un discepolo, rivolto con benevolenza e impersonalità, evidenzia l’errore, aiuta a correggerlo, purchè l’interessato non si risenta in modo egocentrico dell’osservazione.

E’ l’amore, pertanto, a dover diventare il requisito principale dei membri del gruppo:

 

Vigilate con cura i vostri pensieri reciproci, sopprimete immediatamente ogni sospetto, ogni critica e cercate di sostenervi a vicenda, senza deflettere, nella luce dell’amore. Non avete idea della potenza di tale comportamento, che libera dai reciproci legami ed eleva straordinariamente il gruppo. (Alice A. Bailey, Il Discepolato nella Nuova Era, cap. I,  10)

 

Ciascun discepolo praticherà la lealtà, che costruisce la forza e l’unità del gruppo e si adatterà allo sviluppo comune complessivo; il proprio progresso personale sarà considerato importante solo rispetto alla crescita complessiva della luce del gruppo. Sentimenti ed aspirazioni personali, in questa prospettiva, perdono la rilevanza che hanno comunemente nel mondo e acquistano il ritmo, la nota particolare, il colore e il suono dell’intera  comunità; si ricercano e si effettuano modalità operative che accrescono la consapevolezza e l’unità del gruppo, elevandone  la vibrazione.

I discepoli saranno attivi e contemplativi al tempo stesso, poiché sapranno che ogni atto esteriore è preparato, consapevolmente o inconsapevolmente, sui piani interiori, i quali ne determinano l’efficacia e la qualità; praticheranno pertanto la meditazione quotidiana attraverso stadi via via più elevati: concentrazione, allineamento dei corpi (fisico, emotivo, mentale), meditazione, contemplazione.

 

Si annoteranno:

  • esperienze inferiori (reazioni istintivo-emotive, sentimenti egocentrici, desideri materiali, deconcentrazione e instabilità, tensioni o stati di rilassamento devitalizzanti…), che saranno registrate, ma delle quali non si terrà conto;

  • esperienze e contatti spirituali (ad esempio con il Maestro o con qualche discepolo) facendo attenzione ad evitare la confusione derivante dal contatto con i piani astrali, che può avvenire quando il discepolo non è stabilmente focalizzato sul piano mentale;

  • ispirazioni e stimoli dettati dall’Intuizione spirituale, utili per il progresso di ciascuno  o del gruppo;

  • improvvise illuminazioni e sprazzi di nuove conoscenze provenienti dall’anima; fenomeni di natura occulta (ad esempio la “luce nella testa”, percepita talvolta dai meditanti, fenomeni telepatici).

Per lunghi periodi potrebbe avvenire che non si rilevi nulla di significativo da annotare ma l’esercizio è comunque utile per migliorare le capacità di recezione, imparando a distinguere con chiarezza le percezioni provenienti dal Maestro o dall’anima, spesso così sottili da essere velate o coperte da quelle, più grossolane, derivanti da sensazioni astrali o da forme-pensiero egoiche.

La difficoltà maggiore resta sempre quella di mantenere il livello di coscienza  raggiunto:

 

Per coloro che hanno abbracciato la vita spirituale, la difficoltà maggiore non consiste tanto nell’accedere ad un livello di coscienza superiore, bensì nel mantenerlo. Un giorno essi riportano una vittoria, e l’indomani, essendo cambiate le condizioni esteriori o interiori, si lasciano un po’ andare…

Bisogna saperlo: è pressoché impossibile mantenersi in maniera stabile e definitiva alle altezze della vita spirituale. La stabilità è il punto culminante dell’Iniziazione, è quel momento in cui il discepolo può finalmente dire, come lo gerofante dell’antico Egitto: “Io sono stabile, figlio di stabile, concepito e generato nel territorio della stabilità”. (Omraam Mikhaël Aïvanhov, Pensieri quotidiani)

 

I discepoli mireranno a mantenere lo stato contemplativo anche nel mezzo delle attività quotidiane, tenendo così costante il contatto con le forze spirituali (“siate nel mondo ma non siate del mondo”). Tale meditazione stimolerà e rafforzerà l’attività di gruppo, che si esplicherà nel gruppo stesso per estendersi poi all’umanità.

Il rapporto tra i membri del gruppo sarà telepatico e di aiuto reciproco, non riguarderà la personalità né le relazioni personali, poiché i discepoli avvertono che quando la preoccupazione per il sé inferiore governa la vita (inclusa l’apprensione per la propria famiglia, gli amici e la comunità) vi è il rischio di un blocco sul Sentiero, poiché l’ostacolo più serio al progresso spirituale è l’egoismo.

 

Il Lavoro consisterà nel:

  • padroneggiare le emozioni e rendere la mente “salda nella luce”, instaurando il dominio dell’anima sul corpo fisico, su quello emotivo e mentale;

  • stimolare le qualità dell’anima (amore, purezza di motivazioni, impersonalità, energia, unità, sacrificio);

  • sviluppare l’Intuizione, necessaria per comprendere i passi successivi da compiere;

  • rafforzare l’integrazione e la vita unitaria del gruppo, basate sul riconoscimento dell’anima;

  • potenziare l’energia dei gruppi della Nuova Era con i quali si svolge un lavoro comune , “in rete”, per l’umanità;

  • motivare, intensificare e rendere sempre più efficace l’attività di gruppo al servizio del mondo.

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