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Esperienze di vita

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Il Settimo Raggio e l'Unità nell'Età dell'Acquario

Anonimo - Settembre 2015

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1. I Sette Raggi e la Cultura Planetaria
2. Il Settimo Raggio: Ordine, Condivisione e Cooperazione
3. L’unità interiore: la Psicosintesi individuale e la Coerenza
4. La Psicosintesi di gruppo
5. Le “parole di unità
6. La pratica dell’Unità
7. La “Sintesi vivente

Invocazione dei Sette raggi - Invocazione per l’Unità

 

 

La pratica dell’Unità

 

Di unità abbiamo bisogno all’interno di noi, nei nostri Gruppi e in ogni comunità se vogliamo davvero strutturare  pensieri e compiere azioni che contribuiscano all’Evoluzione.

Quando ci si allontana dallo splendore dell’Unità ci invadono paure e pregiudizi; si manifestano silenzi meschini che denunciano aridità; risuonano dialoghi senz’anima di pura formalità; fanno la loro apparizione tristi rigidità che impoveriscono potenzialità emotive, affettive e di conoscenza.

 

Nell’inaridimento che consegue alla perdita dell’Unità, ogni parte si scompensa:

  • il mentale diventa freddo e dogmatico;

  • l’emotivo si isterilisce;

  • il fisico manifesta la disarmonia verificatasi sugli altri piani attraverso il disagio fisico e poi la malattia.

Che i nostri Gruppi, antesignani delle Comunità umane cooperative e fraterne della Nuova Era, siano composti sempre meno da individualità incerte in cerca di identità, di amicizie, di relazioni che vincano la solitudine, di sterili conoscenze astratte, di carisma individuale o di situazioni di gregarismo e dipendenza cui affidarsi passivamente e sempre più da personalità strutturate, idealistiche e anche concrete, coerenti con se stesse e vibranti con il Piano, competenti nel Lavoro di Gruppo sui piani sottili e su quelli esteriori, e in tensione costante all’Unità.

 

Che, soprattutto, per evitare stasi e sclerosi con conseguente involuzione, nei  Gruppi spirituali e in ogni comunità umana, si scelgano modalità e processi generativi, creativi ed evolutivi, che portino a:

  • specchiarsi fiduciosamente nei compagni accettando le proprie ombre, rilevate dall’altro;

  • riformulare insieme programmazioni, strutturazione del gruppo, modalità di comunicazione  scelte e attività ogni volta che se ne ravviserà la necessità;

  • ridefinire ruoli e assegnare compiti a seconda delle potenzialità emergenti;

  • analizzare costantemente se stessi e le modalità di lavoro del Gruppo in una analisi umile e fraterna ma anche in una volontà di miglioramento dinamica  e coraggiosa, obiettiva e spregiudicata, nel segno della Consapevolezza e della Verità;

  • scegliere sempre l’Amore, che tutto  diluisce, stempera, sublima, colora di Gioia.

Inoltre, pochi sono così evoluti e irradianti da poter svolgere soltanto il Lavoro con la mente, cui si riferiscono costantemente, e giustamente, Maestri ed Istruttori; al nostro stadio evolutivo, in cui  non siamo ancora in grado di precipitare direttamente gli Archetipi e le Idee spirituali dai livelli più alti al piano della materia, non possiamo comunque restare insensibili al grido di dolore dell’umanità ed è quindi ancora necessario lavorare anche sul piano fisico per produrre attività e realizzazioni di Servizio, ciascuno secondo i propri talenti e qualità, che andranno attentamente indagati.

E’ opportuno pertanto che, uscendo dalle “oasi” di elevatezza spirituale, dalle “zone protette” della Ricerca o dalle “riserve” di meditatori e/o studiosi di dottrine esoteriche, riconosciamo infine umilmente che ci riguarda direttamente anche il Lavoro concreto di materializzare Idee e Progetti, ispirati alle nostre alte idealità, che promuovano Unità, che tutto include, eleva e riporta al Centro.

L’“ora et labora” di Benedetto, comando ineludibile per gli aspiranti di ogni tempo e di ogni Insegnamento, potrebbe essere riformulato per i nostri tempi, senza alterarne il senso intimo, in “Ascolta il tuo Sé superiore e lavora per la realizzazione del Piano divino sulla Terra”.

 

Anche la Cedercrans (discepola del Maestro R., il cui insegnamento è prevalentemente di  settimo raggio) ribadisce la necessità di un agire che sia individualmente responsabile ma anche programmato e cooperativo:

 

..”l’attività di servizio programmata del discepolo è sua responsabilità, in cooperazione con i suoi fratelli di gruppo.”

 

(L. Cedercrans, Saggezza I, pag. 20)

 

Che la nostra pratica dell’Unità si sostanzi nella vita quotidiana nella Comunicazione verace, nell’Ascolto profondo e nell’Incontro del cuore (“Vi riconosceranno da come vi amerete”, Giovanni, 13,35).

Che l’Unità così manifestata e praticata ci connetta con l’Unità ancora più alta di mondi, piani e Visioni.

 

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