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Filosofia Quantistica e Spiritualità di Ulrich Warnke

FILOSOFIA QUANTISTICA e Spiritualità

La chiave per accedere ai segreti e all’essenza dell’essere. Di Ulrich Warnke
Traduzione a cura di Corrado S. Magro
In esclusiva assoluta per l'Italia, per gentile concessione dell’autore e dell’editrice Scorpio la traduzione del libro di Ulrich Warnke: Quantenphilosophie und Spiritualität.

 

 

Capitolo 8 - Maggio 2015

Trasposizione delle conoscenze ancestrali e nuove

 

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8.9 Breve sguardo panoramico sui metodi

 

Chi osserva se stesso, constata che la funzione del fisico viene modificata dalla rappresentazione dei propri pensieri. Questa influenza è particolarmente chiara quando la stabilità del proprio circuito di regolazione si attenua. È il caso quando la formazione di energia all’interno delle cellule diminuisce significativamente, come p. es. in presenza di assenza elevata di zucchero. Le cellule nervose che non posseggono abbastanza energia non sono in grado di mantenere la tensione elettrica  delle membrane (impossibilità di ricostruzione completa del potenziale di riposo) e a causa di ciò “bruciano” con più facilità potenziale attivo. Il risultato è un nervosismo sproporzionato. Si fanno vive agitazioni, tensioni e malessere generale. È esattamente questo il momento in cui l’individuo si chiude sempre più in se stesso. L’accoppiamento reattivo resta immobile. È inevitabile che arrivi quello che si aspetta e la più gran parte delle persone non si aspetta nulla di buono in tale situazione. Ben diverso è per le persone allenate che capiscono il meccanismo. Esse possono guidare il proprio corpo nella direzione voluta non solo in presenza di una situazione eccezionale, ma di continuo.

Tu, con rappresentazione/visualizzazione/aspettativa/fiducia assieme ad una scelta finalizzata puoi richiamare attraverso l’istanza della saggezza una sensazione di calma e serenità, o influenzare positivamente un organo che forse mostra dei punti deboli. Il successo poi, infonde sempre più coraggio e l’allenamento rende sempre più sicuri.

L’intera faccenda diventa veramente avvincente quando per modo di dire si sale il prossimo scalino: fuori dal mondo delle contrapposizioni, necessario e urgente per fare esperienza, determinare, decidere, e dentro nell’unità con aggancio alla consapevolezza universale. Giacché si tratta di una unità che è matrice d’informazione virtuale, possiamo utilizzare un semplice formalismo come per il computer: accesso - esecuzione - scollegamento. È di aiuto in tal caso arrestare i pensieri e volgere al momento dell’accesso una elevata attenzione al campo intellettuale con la sua “consapevolezza assoluta”. Il principio appare intelligente anche perché spesso la realizzazione di un fine semplice arriva subito. Questo effetto da tempo noto è definito come l’avverarsi dell’auto-profezia.

La realizzazione di condizioni complesse dipende tuttavia dalla loro posizione sulla scala delle probabilità: quanto più probabile tanto più veloce. Se uno scopo non è raggiungibile direttamente con le risorse dell’organismo, allora vengono coinvolti effetti estranei: occasioni che si danno “per caso”, vengono riconosciute e messe a profitto. Prendiamo come esempio l’evoluzione. Essa non scorre come processo sottoposto alle condizioni del caso, bensì attraverso uno sforzo intenso di consapevolezza comune e di pensieri finalizzati delle entità più disparate.

Quale metodo tra quelli elencati è il più efficace, deve provarlo ognuno per sé. Ogni individuo ha le sue preferenze e caratteristiche che gli permettono d’individuare e stabilire la scelta del cammino che gli garantisce più successo.

 

 

Primo metodo: Conoscenza del proprio corpo

La conoscenza del nostro corpo si compone di fede, intenzione e funzione. L’intelletto con la sua saggezza sa, il cuore e il ventre sentono e percepiscono la conoscenza. Si basa su questo l’effetto Placebo-Nocebo del capitolo 2. Per questi processi naturali, congeniti, è già stabilito e deve solo essere messo in pratica quello che segue:
❯ la sensazione di “necessità” come motivazione,
❯ persuasione/sicurezza,
❯ fiducia/certezza,
❯ nessuna coercizione, piuttosto invito giocoso,
❯ vedere e credere come fosse già realizzato invece di sperare.
(nota del traduttore: alcuni dei termini qui usati potrebbero sembrare dei sinonimi che però la lingua tedesca, più profonda nei suoi significati, tende a specificare separatamente)
La più gran parte della nostra percezione viene guidata dalla nostra consapevolezza inconscia.

Come si arriva ad ottenere che l’inconscia “consapevolezza inconscia” faccia ciò che si desidera? E perché la fede nel “come fosse già realizzato” può essere talmente efficace?

Volgiamo uno sguardo al principio dell’allenamento. Pensieri che si ripetono entro un lasso di tempo relativamente breve, modificano i collegamenti del sistema nervoso centrale e vegetativo. Questo processo corrisponde all’apprendere e rispettivamente al condizionare in presenza di uno stimolo supplementare estraneo.

Se un argomento di fede viene ripetuto abbastanza spesso, il corpo alla fine è certo che alla fine si tratta di un dato di fatto.

Molti scritti sacri e tra questi la bibbia, ci dicono esattamente cosa è da prendere a cuore. Solo che noi fino al presente non l’abbiamo veramente capito.

 

«Che ciò avvenga per la vostra fede.» Matteo 9,29

«Potete pregare per qualsiasi cosa e, se avrete fede, la otterrete di sicuro! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte “levati e gettati in mare”, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà concesso. Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato». Marco 11, 22-24

 

Secondo metodo: Rappresentazione simbolica, immagini mentali del cambiamento voluto

Si visualizza quello che si desidera ottenere (immagine mentale) e si carica, si fa propria, questa visione con l’energia della consapevolezza, con una profonda concentrazione e forza di volontà. Il Dhammapada Budda a tal proposito dice: “Noi siamo quello che pensiamo”. Oppure: “Tutto quello che noi siamo sorge dai nostri pensieri”. Oppure ancora: “Con i nostri pensieri creiamo il mondo”. Byron 1976

La percezione dovrebbe essere nei pensieri totalmente satura del fine mirato e fusa negli stessi pensieri con quello che deve accadere. Se la funzione di un organo è perturbata e provoca dolori, ci si sposta nell’organo come concentrazione per così dire dell’anima,: “Io sento, avverto come sente avverte il mio organo”. La consapevolezza provoca una trasposizione dell’IO sulla struttura finalizzata, permette la percezione intensa e poi la modifica della percezione. Adesso è possibile spostare il proprio pensiero dalla percezione di dolore in quella senza. Spesse volte riesce. La ragione per cui quanto descritto non riesca sempre a piacere, è in relazione da un lato con una percezione insufficiente della causa del dolore, ma soprattutto dall’umore e dalla motivazione che ci accompagnano e dall’assenza di un rituale per la messa a punto. In altri momenti può riuscire di nuovo meglio. Per capire correttamente questo punto riepiloghiamo ancora una volta tutte le maglie della catena degli argomenti:
❯ Percezione genera realtà.
❯ Il comando del percepito avviene attraverso la motivazione (impulso di avvio)
❯ La motivazione (avere o volere) dipende dagli umori
❯ Gli umori sorgono da conglomerati di sensazioni
❯ Conglomerati di sensazione sono richiamati dai pensieri che rispecchiano le esperienze
❯ La sensazione di: “certezza senz’alcun dubbio”, è un  presupposto essenziale per la commutazione della realtà. Non basta il pensiero puro, è indispensabile l’orientamento della percezione su un fine e il suo accoppiamento reattivo vissuto per generare la realtà.

 

Un esempio comprensibile a tutti: Ti trovi in un ambiente sconosciuto, sporco, rumoroso, con gente sporca e di cattivo umore. La sensazione di minaccia spinge automaticamente il tuo corpo in uno stato fisico e mentale opprimente. Solo l’accoppiamento reattivo della distensione ti libera da questo irrigidimento, premesso che tu ti sia già allenato con questo metodo sperimentandone spesso l’efficacia.

Consapevolezza nell’ambito della nostra esperienza permette la scelta di aspetti parziali come percezione dal tutto. Solitamente ci perviene solo l’informazione che attraversa i filtri della cornice dell’esperienza proteggendoci dal sovraccarico.

 

Terzo metodo: Programmazione

Pregare mentre si celebrano riti e cerimoniali, ha una tradizione ultra millenaria. Un metodo che dura tanto nel tempo può essere considerato privo di senso? Colpisce il fatto che le preghiere hanno una struttura interna: si invoca un essere. Entriamo in un rapporto personale con questo essere, lo invochiamo per qualcosa e p. es. chiudiamo l’intera fase della preghiera con un “così sia”. Ciò rassomiglia al formalismo di una programmazione o di una commessa. È quasi un ordine al computer con meccanismo di accoppiamento reattivo nella modalità sensazione e anima: inviare - ricevere - riflesso, “è”; comando per “avviare - lavorare - completare”, identico con “messa a fuoco dei pensieri - investire nelle sensazioni - emozioni (e-mozioni = si muove verso l’esterno).

Il medico Luciano Bernardi dell’Università di Pavia dice: rientrare in se stessi è molto salutare. Nel contempo si deve commissionare il proprio “diventar sani”. In relazione a ciò è interessante anche un passo del vangelo di Giovanni, capitolo 16 versetto 24 che Lutero ha tradotto come segue:

«Fino ad ora non avete chiesto nulla nel nome mio; chiedete e riceverete, affinché la vostra allegrezza sia completa».

Esiste però un vecchio manoscritto biblico in aramaico, la lingua degli Esseni. Il passo specifico tradotto nel linguaggio attuale, suona così:

«Prega esplicito e diretto per tutte le cose…/ fino ad ora non l’hai mai fatto…/ sii avviluppato di quello che vagheggi…/ e la tua gioia sarà immensa .» (Douglas-Klotz 2007)

 

È un’eccellente introduzione alla comunicazione con la matrice dell’informazione universale. Si tratta di indicare un fine ben preciso e d’impiegare poi le giuste sensazioni. L’intento deve essere formulato esatto e conciso, e concentrato sul risultato finale. Uno stato d’animo positivo e sereno è indispensabile. Non si tratta assolutamente di combattere o eliminare qualcosa, bensì di richiedere amorevolmente tutto come fosse un invito.

Secondo Cramer, del quale ci siamo occupati nel capitolo 5, il totale corrisponde all’onda di offerta e conferma. L’onda di offerta lascia collassare una variante futura possibile e invia indietro al mittente il rispettivo modello energetico concreto da questo evento. A questo punto è la nostra consapevolezza che converte l’informazione in realtà. Questo processo in continuo deflusso si può addirittura considerare come legge di natura.

 

Quarto metodo: Twilight-Time (momento delle due luci)

Con “Twilight-Time”, intendiamo la transizione da veglia a sonno nella sera tardi e viceversa al mattino.

Se pienamente coscienti delle singole fasi fino all’arrivo del sonno, noteremo che in un momento preciso avremo raggiunto un punto particolarmente sensibile. La nostra neocorteccia smette di pensare estesamente, è sempre meno attiva, tutti i segnali del corpo si acquietano, non ci sta più nulla da azionare. Questo è il momento esatto quando il censore dell’universo delle nostre emozioni viene disattivato. Domina ora il sistema limbico per percepire informazioni. Ma, e questo è decisivo, non siamo ancora addormentati. Sappiamo esattamente quello che accade e possiamo influenzarlo. La neocorteccia non viene più fuorviata e può concentrarsi in modo del tutto evidente sul mondo della nuova percezione.

Lo stesso avviene al mattino al momento del risveglio quando la neocortceccia non ha ripreso ancora totalmente il domino sulle percezioni nella modalità di consapevolezza da sveglio.

La situazione assomiglia sorprendentemente al sogno lucido come già descritto. Nel sogno lucido l’evento sognato può essere manipolato volontariamente. Anche nella fase Twilight-Time può essere tutto pilotato nel modo in cui giova a corpo e anima. Volutamente si possono richiamare situazioni e persone. Lo scenario è stimolante, saturo di tensione ed energia. Sono percepibili contorni particolarmente abbaglianti, colori e qualche volta anche odori.

Ciò può essere interpretato quale richiamo dal fondo di un campo olografico di un modello reale spazio-temporale, quindi all’aiuto di un raggio energetico coerente di consapevolezza sintonizzata. Al di là di ciò, con le informazioni così richiamate viene elaborata anche la consapevolezza liberata dalla vita quotidiana. La propria personalità può essere modificata a piacere e nello stesso tempo è addirittura possibile eliminare patologie (vedi anche cap. 6).

 

Quinto metodo: Meditazione

Ci sono molti tipi di meditazione che hanno in comune alcuni importanti principi di base, uno fra tutti: l’arresto dei pensieri fuorvianti. Dobbiamo apprendere ad attivare ed eliminare gl’impulsi dei pensieri così come facciamo con quelli della parola. Noi non parliamo sempre ma solo quando abbiamo qualcosa da dire. Allo stesso modo, anche se non è un’impresa facile, dobbiamo prelevare i pensieri quando sono necessari. Nel momento in cui vi riusciamo accade esattamente quanto avvenuto già con gli altri metodi. La neocorteccia permette che il dominio sul nostro IO parta dal sistema limbico e questo dominio poi è percepibile, nonostante la riduzione della consapevolezza. La meditazione può disporre il completo dissolversi della prospettiva IO: un intelletto individuale senza padrone. La sensazione del se stesso quale personalità separata da tutto può appiattirsi e ci si assimila a una intelligenza trascendente. Già nel capitolo 4 ci eravamo dischiusi a una intelligenza di questo tipo. I Kahuna hawaiani chiamano aumakua questa entità intelligente continuamente presente, termine che si può tradurre con “l’eccelso se stesso”. Lo stato che adesso viene assunto apre una percezione allargata del mondo. Affluiscono informazioni che prima erano escluse: immagini, risposte a quesiti, esperienze che non erano state fatte da noi stessi. Ci sono delle indicazioni su spiritualità allenate che a tal fine sincronizzano sistema limbico e regioni della neocorteccia in forma coerente. (Krippner 2005)

Con l’aiuto della risonanza magnetica (un metodo che mette in risonanza campi magnetici e onde elettromagnetiche con gli Spin dei nuclei degli atomi creandone delle immagini) è stato possibile dimostrare come attraverso processi ben precisi di meditazione, funzioni emozionali e cognitive cascano effettivamente in una fase interdipendente. Attivazione quindi del sistema limbico e messa a riposo della banda larga della neocorteccia a favore di un segnale di alta attenzione selettiva. (Lazar/Benson 2000)

Abbiamo esattamente descritto questo stato nel metodo del Twilight-Time. Infine l’IO viene dislocato nell’universo e la “consapevolezza assoluta” indirizzata su di noi. Questo è anche lo scopo dello Yogi contrassegnato con illuminazione (Samadhi). Tanta più forte è la percezione di essere una sola unità, tante più informazioni si trasformano in realtà.

Cosa vuol dire conseguire l’unità? La mia consapevolezza mi dice che io, come ogni individuo, agisco in un mondo esterno. Nello stesso tempo plasmo questa conoscenza con il mio mondo interno, che significa che io sono attivo quale mondo interiore per immaginarmi/credermi parte del mondo esterno. A questo principio di diversificazione è assoggettata tutta la natura con il totale delle sue creature. C’è sempre uno che osserva e uno che è osservato. L’osservato è  nello stesso tempo osservatore di altro. Con la meditazione può essere infranta questa inevitabile pseudo diversificazione.

Un metodo che agevola alcune persone a meditare con  facilità è la ricerca e l’andare a trovare vuoti di pensiero, e con ciò una percezione ampia all’aiuto della “consapevolezza assoluta”. Alla base ci sta l’idea che ogni pensiero fuggevole ha un inizio e una fine. Tra due di questi pensieri ci sta un vuoto. Se noi ci concentriamo esattamente su questo vuoto, percepiamo quello che prima era mascherato. Questo tipo di percezione porta allo scioglimento del complesso collegamento con la realtà. Un metodo supplementare, molto simile è la ricerca del vuoto lasciando andare: il non pensare.

È noto anche il metodo della messa fuoco della consapevolezza quale blocco di pensieri: ci si concentra su qualcosa di attuale, che è semplice e facilmente visibile, p. es. su un mandala.

 

«Nell’istante in cui si volge la propria piena attenzione a qualcosa, anche un filo d’erba si trasforma in un mondo indescrivibile, grandioso, misterioso, che impone rispetto». Henry Miller

 

Per mettere in atto regolarmente gli effetti descritti ci serve una ristrutturazione del cervello, detta anche condizionamento. La premessa per un tale condizionamento è l’esercizio continuo di una lezione per almeno due, quattro settimane. In funzione della complessità del processo desiderato questa ristrutturazione può durare anche mesi. D’altronde abbiamo impiegato mesi per apprendere a restare in equilibrio e camminare e anche per andare in bicicletta. Concludendo, tutti i metodi presentati provocano lo stesso effetto. Essi lasciano la precedenza all’attività del sistema limbico, provvedendo che la neocorteccia, occupata quotidianamente a impedirlo, venga più o meno messa a riposo. Il sistema limbico è il ponte verso l’Oceano delle infinite possibilità.

Proposta: esercita giornalmente senza forzature, anzi piuttosto come un gioco, questa doppia fusione di consapevolezza conscia/inconscia e all’improvviso vivrai l’esperienza Satori. Tanto più spesso la vivrai, tanto più saggio ed esperto sarai, e la tua vita scorrerà impregnata di un sentimento di benessere e di prosperità. Stanne certo.

 

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