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Le finestre dell'anima di Guido Brunetti

Le Finestre dell'Anima

di Guido Brunetti   indice articoli

 

La figura e l'opera di Rita Levi-Montalcini.

"Un viaggio affascinante tra vita privata e scienza, segreti, aneddoti, ricordi e lati nascosti della sua personalità. Il testamento spirituale".  

Marzo 2013
Relazione tenuta dal professor Brunetti all'Università delle Tre Età di Vasto il 10.3.2013 e all'Università della Terza Età di Lanciano il 18.3.2013.

 

 

Introduzione

Desidero esprimere vivo apprezzamento all’Università delle Tre Età di Vasto e all’Università della Terza Età di Lanciano per aver promosso un evento di notevole  valore umanistico e scientifico.

La cultura, la scienza sono conoscenza. La conoscenza è uno dei massimi valori dell’ umanità, espressione della fantastica attività del cervello. Un cervello, che con i suoi cento miliardi di neuroni, è definito dai neuro scienziati la struttura più complessa e straordinaria dell’ Universo conosciuto. Una realtà già intuita da scrittori e poeti. Maria Luisa Spaziani ha scritto: “Non ha colonne d’ Ercole il pensiero”. E’ sconfinato. “Il cervello -  recita una bellissima poesia di Emily Dickinson- è più grande del cielo. Il cervello è più profondo del mare”. Genera la creatività, l’ arte, la musica.

Ecco, la musica. Ho ascoltato con interesse i brani musicali e mi complimento con i musicisti. La musica è creata dal prodigio del cervello. Un campo in cui la nuova scienza del cervello e della mente ha compiuto progressi meravigliosi, scoperte fondamentali.

Non c’è il tempo per illustrare le basi neuro scientifiche della musica. Qui, dirò soltanto che la musica è il linguaggio universale delle emozioni, che è “ante rem”, prima delle cose e della realtà.

Le scoperte mostrano che la musica attiva le connessioni neuronali; accresce alcune aree cerebrali nei musicisti rispetto ai non-musicisti; i suonatori di violino al riguardo, hanno l’area del cervello dedicata alle dita della loro mano sinistra più grande. La musica genera variazioni fisiologiche, come ad esempio il battito del cuore. Si è scoperto poi che anche i fèti rispondono alla musica con cambiamenti nel battito cardiaco. La musica inoltre suscita intensi stati emozionali come ebbrezza e brividi; produce oppiacei e dopamina, che sono le sostanze del piacere e del benessere.

Abbiamo ascoltato anche uno stupendo brano di Bach. Un breve accenno biografico: ha avuto 20 figli, 9 morti, di altri, alcuni hanno avuto disturbi psichiatrici.

Il riferimento al miracolo della musica e  del cervello ci conduce subito all’ affascinante cerimonia di oggi: rendere omaggio alla memoria di un grande premio Nobel per la medicina, che ha dedicato la sua vita ad esplorare il mistero del cervello e della mente. Parlo di Rita Levi-Montalcini.

 

Ho avuto il grande onore e la fortuna di conoscere personalmente nella sua bella casa a Roma il premio Nobel Montalcini, e poi di averla incontrata moltissime volte, poiché il suo Istituto di neurobiologia si trovava di fronte alla mia abitazione - studio. E ogni volta rimanevo colpito dai suoi occhi e dalla sua  figura. Una esperienza straordinaria, ricca di emozioni.

Sul Nobel Rita Levi-Montalcini ho pubblicato diversi lavori, tra i quali, uno pubblicato sul “Corriere Medico”, un altro è apparso in una Rivista di psichiatria, e infine un libro, si intitola “Sette Nobel per il futuro”, che ho scritto con altri autori. Infine, ho tenuto ed ho in programma altre conferenze sulla sua figura e sulle mirabili scoperte sul cervello e la mente. Conferenze che ho tenute anche nelle scuole, dove ho riscontrato una notevole partecipazione sia emotiva che intellettiva da parte dei ragazzi. Fatto che conferma i risultati delle mie ricerche e di quelle di altri autori, e cioè che il cervello dei bambini è capace di comprendere anche argomenti complessi e difficili, se questi sono esposti con metodologie adeguate, con competenza e comprensibilità.

Tutto ciò per affermare che quello del premio Nobel Rita Levi-Montalcini è un avvincente ed eccezionale “itinerarium mentis”, umano, culturale e scientifico. Un lungo percorso che presenta i colori, l’ incanto e la magia di una favola. Una favola che inizia il 22 aprile 1909 e termina il 30 dicembre 2012, dopo ben 103 anni.

 

Rita Levi-Montalcini nasce a Torino il 22 aprile 1909 da famiglia ebrea e muore a Roma il 30 dicembre 2012 all’età di 103 anni. Il 2 gennaio 2013, dopo la cremazione, le sue ceneri sono sepolte nella tomba di famiglia nel campo israeliano del Cimitero Monumentale di Torino.

Figlia di Adamo Levi, ingegnere, e della pittrice Adele Montalcini, è la terza di quattro fratelli: Gino, architetto, Anna e poi le gemelle Rita e Paola, pittrice. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza in un ambiente governato dalla forte personalità del padre e da una concezione educativa severa, tipicamente vittoriana, nel quale domina la figura maschile e la donna ha poche possibilità di affermazione.  Sebbene suo  padre fosse  contrario alla carriera professionale della figlia perché avrebbe interferito con i doveri di moglie e di madre, si iscrive alla facoltà di medicina a Torino, dove si laurea (1936) e si specializza in neurologia e psichiatria. Nel 1938, per le leggi razziali, è costretta a emigrare prima in Belgio e poi a Firenze. Nel 1944, entra come medico nelle forze alleate. Torna a Torino dopo la guerra e riprende le sue ricerche sul cervello.

Nel 1947, si trasferisce negli Stati Uniti, dove insegna alla cattedra di neurologia dell’ Università di Saint Louis, nel Missouri, e dove rimane  fino al 1977, realizzando fondamentali scoperte, per le quali riceve il premio Nobel per la medicina il 10 dicembre 1986.

 

LA SCOPERTA del “Fattore di crescita nervoso” o “Nerve growth factor” (NGF)

Questa scoperta è avvenuta - mi dice la grande scienziata - l’ 11 giugno 1951. E’ una proteina coinvolta nella crescita dei neuroni e nella comprensione di malattie degenerative dell’ invecchiamento come il morbo di Parkinson e il morbo di Alzheimer, della sclerosi laterale amiotropica (SLA), malattia nervosa molto diffusa nel calcio e delle patologie tumorali. Essa ha effetti benefici nella prevenzione  del danneggiamento dei neuroni, sul sistema immunitario e sulla produzione dei globuli rossi. L’ NGF è poi la prima molecola degli innamorati. Una ricerca ha infatti dimostrato che il livello di questa proteina è più alto all’ inizio dell’ innamoramento. Sulla base di queste scoperte, continuano le ricerche in tutto il mondo per individuare sistemi di cura per queste terribili malattie (del sistema nervoso), nonché forme di depressione resistenti ai farmaci tradizionali.

Il 1° agosto 2001 è nominata senatrice a vita. In Italia dirige l’ Istituto di neurobiologia dal1989 al 1995. Nel 2001 infine fonda l’Istituto europeo di ricerche sul cervello, presso il quale lavora fino agli ultimi giorni della sua gloriosa esistenza.

 

Ho incontrato il premio Nobel Rita Levi-Montalcini  all’ apice della  sua gloria,  nel periodo  di massima popolarità per l’ onorificenza del Nobel per la medicina (10. 12. 1986). Quando cioè era contesa da capi di Stato e di governo di tutto il mondo. E dalle televisioni e dai principali giornali in Italia e all’estero. Tra un viaggio e l’ altro negli Stati Uniti, Parigi, Londra e in altre parti del mondo mi riceve nella sua bella casa di Roma mentre ha appena fissato un incontro con il presidente francese Mitterand. Parleremo - mi dice - della pace del mondo e dei venti di guerra che soffiano in molte parti del pianeta. E’ il 25 ottobre del 1987. Successivamente, la incontro moltissime volte, poiché il suo laboratorio neuro scientifico si trovava proprio di fronte alla mia abitazione.

 

Sono molto emozionato soprattutto per il grande ed eccezionale privilegio di avermi concesso questo colloquio. Mi trovo dinnanzi a una delle maggiori figure di donna e scienziata nella storia. Unica in Italia insignita di un premio Nobel scientifico. Dunque, la più grande scienziata italiana.

A Roma, la giornata è splendida. E’ un mite pomeriggio ottobrino. La sua abitazione si trova nei pressi di Villa Torlonia, in una zona residenziale, molto verde. E’ lei stessa a ricevermi. Apre la porta d’ingresso e mi conduce nel suo luminoso salotto. Con me si mostra subito affabile, colloquiale, disponibile. Si informa della mia attività e dei miei libri. I suoi occhi si illuminano quando  faccio riferimento ai miei studi e ai miei libri sulle neuroscienze, sul fascino e sulla straordinaria complessità  del cervello e della mente. Si stabilisce immediatamente una corrente emotiva di simpatia e un clima di empatia e di cordialità. Che viene accresciuto quando le dico di aver studiato  nell’ Università della sua bella e nobile Torino, conseguendo la specializzazione su un argomento di neuroscienze.

 

La  nostra conversazione pur nella cordialità e leggerezza degli atteggiamenti affronta questioni fondamentali e di grande attualità: temi etici, il ruolo della scienza, la vita e la morte, la donna e l’educazione, il ruolo del medico, il cervello creativo e il cervello malvagio, l’amore per la cultura e il rispetto sacrale della persona.

Una sinfonia inesauribile di ricordi, aneddoti, ritratti e un inno al fascino e alla potenza del cervello umano. Che deve essere sempre sorretto - mi dice - da una forte tensione morale. La mente non ha colonne d’ Ercole, è infinita, evocando i versi di Maria Luisa Spaziani. E poi mi racconta gli anni della sua infanzia, il conflitto con il padre contrario agli studi  perché avrebbe interferito, come abbiamo detto, con i doveri  di moglie e di madre, un’educazione severa dominata dalla concezione vittoriana. Si oppone al padre, rifiuta il ruolo di moglie e di madre e si sposa - mi confida - con la scienza. La mia vita è la scienza (del cervello), dice, parafrasando la celebre affermazione di Freud, il quale sostenne: “La mia vita è la psicoanalisi.  La scienza è mio figlio.  E poi mi racconta delle persecuzioni razziali in quanto nata da famiglia ebrea, i lunghi anni di ricerca negli Stati Uniti (1947-1977), le formidabili e fondamentali scoperte nel 1951 sul “Fattore di crescita nervoso” (NGF.  E inoltre, la struggente emozione vissuta alla consegna del Premio Nobel per la medicina il 10 dicembre 1986 a Stoccolma dalle mani di re Gustavo di Svezia. Un giorno memorabile, chi Le mancava? Le domando. Si commuove. “Ho avvertito - mi confida -  una struggente nostalgia,  un immenso vuoto perché non c’era  mia madre che adoravo. C’è una breve pausa. Poi aggiunge: “e  non c’era mio padre”.

Ora, gli occhi le diventano lucidi, si incrina il tono della voce e  le parole danno più commossa e melanconica partecipazione ai teneri affetti familiari e ai dolci ricordi dell’ infanzia.

 

Tante piante e tanti bellissimi fiori su cui spiccano enormi orchidee le fanno da ornamento. Respiro qui il fascino di una grande figura di donna e di scienziata, graziosa, ieratica, mistica.

La scena è un interno, dove i colori e le grazie hanno qualcosa di eternamente immobile e di perfezione che richiama alla mente i paesaggi bellissimi e irraggiungibili delle favole pagane.

Mi colpiscono la dolcezza che emana dal suo viso, i lineamenti delicati e sottili, lo sguardo penetrante illuminato da due bellissimi  occhi color verde acqua, la vivacità intellettuale, la gestualità raffinata, la dolce fragilità esteriore. Una eleganza dell’ animo superiore. Mi appare la persona dei paradossi: delicata e salda, tenera ma resistente,  ingenua e sottile, linguaggio sommesso e voce forte, mitezza e rigore. Pensa in grande, ma presta attenzione al particolare. Rende leggero ciò che è complesso e difficile, come il miracolo del cervello umano.

 

In una mia pubblicazione, ho definito Rita Levi-Montalcini una figura del Rinascimento, evocando la donna  della Primavera di Botticelli, l’arte pittorica di Tiziano e i versi di un Poliziano. Sono figure di donna che esprimono un ideale estetico, di euritmia, quasi di raffaellesca bellezza, ricche di luminosità e di acutissima psicologia.

 

IL MIO SEGRETO: Il segreto della mia scoperta

Mi azzardo a esprimerle questa mia ammirazione verso la fine del colloquio. Le domando:  “Qual è il segreto, il mistero di questa sua immagine ?”  La risposta è una rivelazione scioccante.
“Il mio segreto? E’ quello di non occuparmi del mio corpo, cioè di me stessa. Il mio corpo?. Il mio corpo non esiste. Esiste solo la mia mente. Io non sono il corpo. Io sono la mente. E perciò non ho paura della morte. Il mio segreto è  dedicarmi con passione ai miei interessi, alle mie ricerche. Che ho coccolato e amato come un figlio.

Che mi ha procurato tanta ansia e apprensione, ma anche  una gioia sconfinata che non è possibile racchiudere in una frase o in mille parole”.

Ho cercato di andare oltre i dogmi e i maestri, e penetrare nelle cose e ricrearle. Occorre avere la curiosità tipica del bambino. Questo è stato il mio grande segreto, la mia forza, e questo è l’ affascinante segreto della creatività, del genio, dell’arte”. E dunque il segreto della mia scoperta.

E qui riveliamo un altro segreto.

 

UN ALTRO SEGRETO

Rita Levi-Montalcini è stata tra i primi beneficiari della sua fondamentale scoperta. Ogni giorno, assumeva una dose di NGF sotto forma di gocce (per gli occhi). Sarà questo il suo segreto? Il segreto cioè che alla sua bella e lunga età le sue capacità mentali risultavano addirittura - come precisa - “maggiori di quando io avevo 20 anni”.

Si tratta di un collirio in corso di sperimentazione. Non è in commercio.

 

“SONO IL MARITO DI ME STESSA”: CORPO, FAMIGLIA, SCIENZA

Ho rinunciato - mi confida - a un marito e a una famiglia per dedicarmi interamente alla scienza e al cervello, che è la struttura più complessa e misteriosa del creato. Ho rifiutato il ruolo di moglie e di madre per  sposarmi con la scienza, l’ amore e l’ideale della mia vita. “Io sono il marito di me stessa”, mi confida.

 

FEDE NELLA SCIENZA, NEL CERVELLO E NEL FUTURO DELL’ESSERE

Ho sempre avuto una grande fede nella scienza, nel cervello umano e nel futuro dell’ essere umano.

La comprensione del cervello umano è infatti alla base della comprensione del mondo. Fin quando non comprenderemo il cervello non comprenderemo il creato e la stessa umanità.

Affrontiamo a questo punto il miracolo del cervello umano. La mirabile scoperta che il cervello è plastico, ha la straordinaria capacità di modellarsi e rimodellarsi continuamente. Entrambi ci troviamo d’ accordo nel sostenere trattarsi di una rivoluzione soprattutto nel campo dell’ invecchiamento e della scuola. Se il cervello delle persone anziane viene adeguatamente attivato e motivato le cellule nervose mantengono la loro funzione, si assicura benessere e si prevengono le terribili malattie della vecchiezza come l’Alzheimer e il Parkinson, malattie che sono in continuo aumento. Se parimenti il cervello del bambino viene continuamente e qualitativamente stimolato, aumentano l’apprendimento, lo sviluppo del quoziente intellettivo, quello cognitivo, emotivo, sociale e morale. Il principio è che se i neuroni vengono usati non muoiono, se non vengono usati muoiono.

 

LA FIGURA DEL MEDICO

Come valuta il ruolo del medico? “ Vorrei il medico più umano e meno tecnico. Oggi il medico è diventato troppo tecnologo e troppo poco umano. Egli deve assolutamente recuperare il senso autenticamente umano della sofferenza. Auspico l’ avvento di un nuovo umanesimo in medicina, ma così in tutte le forme di comportamento tra le persone”.

Negli anni, la meritoria figura del “dottore” è entrata in dissolvenza, si è consumata, svuotata. C’ è rimpianto. Oggi, il “dottore”- come afferma Cosmacini - non c’è più... Auspichiamo che la diagnosi della sua scomparsa sia la premessa di una prognosi volta al recupero dei valori di cui quella figura era depositaria.

 

L’UOMO, IL CERVELLO

Il cervello umano – l’uomo- è una combinazione di bene e male, miseria e nobiltà, invidia e malvagità, egoismo e altruismo, eros – vita - e thanatos, morte. Abbiamo due cervelli: quello antico, chiamato cervello rettiliano perché è simile al cervello del rettile, che ha per l’ appunto una pulsione distruttiva e autodistruttiva e il neocervello, che è la parte più nobile del cervello umano: è vita, creatività, altruismo, empatia. Le nostre capacità mentali- uomo e donna- sono le stesse. Abbiamo uguali possibilità.

 

MORALE E SCIENZA

Parliamo anche sul delicato e complesso problema del rapporto tra morale e scienza. “Di per se stessa la scienza - sostiene la mia illustre interlocutrice - non è morale né immorale. E’ l’ uso che politici e governanti fanno della ricerca che può essere immorale. La scienza è una profonda esigenza del cervello e dunque dello spirito umano. Essa non è contro i principi etici. Dobbiamo rispettare la scienza e gli scienziati, che sono portatori di bene e non di male”.

Un tema impervio quello del  bene e del male. Sono i due principi che da sempre scandiscono e dirigono la vita dell’ uomo, secondo una vasta letteratura che va da Empedocle agli autori moderni e contemporanei. Di qui, la domanda sul suo rapporto con Dio e la religione.

 

VISIONE RELIGIOSA

“L’ argomento di  Dio e della religione - afferma Rita Levi-Montalcini - mi crea un senso di imbarazzo. Ho  idee vaghe. Sono ebrea, israeliana o che diavolo altro?  Alla domanda: “Crede in Dio?” risponde: “Sono atea. Non so cosa si intenda per credere in Dio”.

 

IO E PAOLA

Il clima di empatia e cordialità mi spinge a porle una domanda che entra nella sfera privata, intima. Con grande rispetto e delicatezza, le dico.

“Lei finora ha nominato più volte sua sorella gemella Paola (vivono insieme); e ogni volta, i suoi occhi si illuminavano. Penso che lei viva con Paola – preciso - una forma di osmosi  psicologica, una fusione bio-psichica, un legame cervello-cervello, un forte contagio emozionale, che appare come la continuazione della vita fetale. E’ come se l’ una rappresenti per l’ altra un “Io ausiliario”, creando quello che i neuro scienziati chiamano “circuito intercerebrale”. Tutto ciò – aggiungo - crea in voi due, unità e totalità biopsichica, una grande armonia ed euritmia, di corpo e di anime. Si tratta di affinità elettive certamente, nel senso della concezione di Goethe.

Ma – preciso - si tratta soprattutto di affinità alchemiche.

“Sì, è vero. - mi risponde il grande premio Nobel - Ho con mia sorella Paola un legame intenso e profondo. Trovo la sua tesi intrigante, giusta e affascinante. Condivido la sua teoria”.

 

IMPEGNO SOCIALE

La sua è stata una  vita di impegno intellettuale e sociale anche in favore delle donne, soprattutto di quelle dell’Africa, per la loro emancipazione, autodeterminazione e dignità.

“Dobbiamo dare alle donne - mi dice - le stesse possibilità degli uomini. Non sono mai stata femminista. Non credo nei movimenti femministi. Sono contro ogni pretesto femminile sfruttato per difendere frustrazioni, mediocrità e forme di immaturità psicologica. Credo nella donna, nella parità tra uomo e donna e soprattutto nel rispetto sacrale della persona umana, dalla nascita all’ ultima età: donna, uomo, bambino o anziano”.

 

TESTAMENTO SPIRITUALE

Il tempo scorre veloce. Siamo al termine della nostra bellissima e affascinante conversazione. “Ho parlato - conclude Rita Levi-Montalcini - esponendo la mia concezione sulla scienza, l’ esistenza, la morale, la medicina, e su tante altre questioni. Le ho confidato fatti, aneddoti, episodi e il frutto della mia lunga vita sempre trascorsa con serenità e gioia e dedita alla ricerca sul mistero del cervello”.

Il suo è un inno alla vita e alla fede nella scienza, nella mente e nel futuro dell’ umanità. Questa è la sua grande eredità. Quello che mi affida - in sostanza - è il suo testamento spirituale, la summa dei suoi principi fondamentali e delle sue concezioni culturali, scientifiche e morali. Un complesso di norme e di valori etici, un patrimonio ideale da imprimere nel proprio cervello. Idee, esperienze e concezioni che proiettano un forte messaggio di progresso e di civiltà. Il testamento spirituale di Rita Levi-Montalcini, una raffinata figura di donna e di grande scienziata.

E’ il momento dei saluti, che si svolge in un clima di grande cordialità, amicizia e stima reciproca. Un’ atmosfera familiare. Il grande premio Nobel si alza, prende una sua fotografia e scrive questa dedica: “Al dottor Guido Brunetti grata per il pomeriggio trascorso insieme”.

 

   Guido Brunetti

 

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