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Le finestre dell'anima di Guido Brunetti

Le Finestre dell'Anima

di Guido Brunetti   indice articoli

 

Ricordo

Gennaio 2014

 

Pubblichiamo la poesia “Ricordo” scritta dalla signora Wanda Francesconi di Viareggio con un commento del professor Guido Brunetti.

 

 

RICORDO

 

Ti passano gli anni e non vorresti.
Torneresti solo a quell'amore
di quando un bacio ti prendeva il cuore
e la timidezza
lo proteggeva con tanta tenerezza.

 

Poi quegli anni che non puoi più fermare
ti seguono per dirti di pensare
di doverti accontentare
che  a novant'anni puoi ancora camminare.

 

E se aggiungi i movimenti
Corpo e mente son contenti.

 

   Wanda Francesconi

   Viareggio

 

 

 

E’ dolce anche il ricordo delle pene passate

 

Ho conosciuto Wanda Francesconi anni fa. L’autrice è una dolce e lucida nonnina ultranovantenne, ospite dell’Istituto “Sacro Cuore” di Viareggio. Città che ho definito “terra di ferina bellezza” e che frequento da anni con la mia famiglia.
La Casa di riposo è da tempo in crisi e si teme per la sua chiusura. Per questo, da mesi sto conducendo quella che la stampa ha definito “una nobile, straordinaria e meravigliosa crociata” in favore delle persone anziane ricoverate, finalizzata a sensibilizzare e coinvolgere il maggior numero di persone e le istituzioni, a cominciare dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano a Papa Francesco, al sindaco, alle categorie dell’industria, del commercio e del turismo e alla gente comune.

 

La poesia “Ricordo” evoca sentimenti teneri e struggenti di un passato, che può rivivere attraverso la memoria. “E’ dolce - scrive Cicerone - il ricordo delle pene passate”, perché - aggiunge Virgilio - “Fuggono i giorni più belli e sopraggiungono le malattie e la triste vecchiezza”.
La memoria, che Sant’Agostino definisce “la sala immensa dell’anima” - è una funzione psichica, che ha un ruolo importante - come mostrano le scoperte delle neuroscienze - nel tenere insieme una personalità, dal principio alla fine della vita. Senza i ricordi l’essere umano sarebbe soltanto un’immagine vuota.
La memoria poi concorre a strutturare la personalità in modi, che vanno oltre la conoscenza di sé. Il cervello impara e conserva parecchie cose e acquisisce attitudini che interessano ogni aspetto della mente.

 

Poeti, scrittori e filosofi si sono spesso interrogati sullo scorrere del tempo. Il tempo - sottolineano tra gli altri Orazio, Seneca e Petrarca - è un fluire incessante. Si pensa al tempo e il tempo è già fuggito.
Noi - sostiene il filosofo Bergson - “siamo il nostro passato, che può essere ricuperato proprio attraverso i ricordi”. Nulla ci appartiene, solo il tempo, per Seneca, è nostro. Il ricordo è qualcosa di “prezioso”, al di sopra di tutte le cose. Unica sua misura - chiarisce l’ autore latino - è “all’interno dell’animo umano che vive il tempo atemporale in cui un attimo può equivalere a un secolo”.

 

Aristotele definisce il tempo come “numero del movimento secondo il prima e il poi”. Se è vero che soltanto l’anima ha la capacità di “numerare”, risulta “impossibile l’esistenza del tempo senza quella dell’anima”.
La letteratura dell’Ottocento è impregnato dal concetto di tempo, inteso come un susseguirsi di attimi, in cui il seguente “distrugge” il susseguente.
Nei versi di Leopardi - pensiamo “Alla luna” e  “A Silvia” - il tema del ricordo ricorre spesso. Qui, il ricordo è inteso come “esaltazione” nell’animo umano del dolore e del piacere, sentimenti che esprimono la condizione esistenziale dell’essere umano. La rimembranza - sostiene Leopardi nello “Zibaldone” - si può paragonare alla speranza, “ella piace più del piacere”.

 

Nel tempo, il poeta ravvisa nell’infanzia, del singolo e dell’umanità, una matrice poetica. Di qui, il valore che assume la “rimembranza”, che consente il riemergere dei sentimenti di quell’età. Quando i ricordi sono tristi e “l’affanno dura”, la rimembranza  sfuma i crudi contorni della realtà e diventa così poetica di per sé.
Proust infine evoca nella sua opera i poteri della memoria involontaria, la quale diventa il principio strutturante della sua intera creatività.
Il protagonista della “Recherche” vive una forma di “estasi” legata all’improvvisa resurrezione di antichi ricordi dovuta alle “intermittenze del cuore”. Attraverso la creazione del romanzo, Proust definisce la magia del ricordo, l’avventura della memoria.
La poesia “Ricordo” di Wanda Francesconi esprime una sorta di “reliquia secolarizzata”, come scrive Benjamin, nella quale “anche dei mali, passato il tempo, si gode” (Omero). Un viaggio nella memoria - quello della Francesconi - attraversato dai mille colori dell’anima. Un’anima che continuamente tesse e ritesse una tela sempre incantata…

 

   Guido Brunetti

 

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