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Le finestre dell'anima di Guido Brunetti

Le Finestre dell'Anima

di Guido Brunetti   indice articoli

 

Il premio Nobel Rita Levi-Montalcini nel ricordo del professor Brunetti

Gennaio 2013

 

 

Abbiamo chiesto al professor Brunetti di darci una testimonianza di Rita Levi-Montalcini, una delle più grandi figure di donna e scienziato di tutti i tempi. Ecco, il racconto della nostra intervista.

 

 

“Ho parlato dicendo quello che penso. Le ho confidato il frutto della mia lunga vita trascorsa con serenità e gioia e dedicata alla ricerca neuro scientifica”. Il premio Nobel Rita Levi-Montalcini chiude così - ci dice Brunetti - la nostra conversazione nel salotto della sua luminosa casa a Roma. Tante piante e tanti fiori fanno da corona alla sua splendida figura di donna e di scienziato. Mi colpiscono il colore verde acqua dei suoi occhi, la dolcezza che emana dal suo viso, la vivacità intellettuale, la gestualità raffinata, la forte interiorità spirituale. Una figura che esprime un senso di armonia fisica e mentale, equilibrio, tranquillità nell’animo. Nelle stanze del suo appartamento si respira la grazia di una fantastica donna, che con le sue stupefacenti scoperte ha aperto strade nuove e immense prospettive a beneficio della medicina e dell’umanità.

 

Quando ha conosciuto Levi-Montalcini?

Ho conosciuto la Montalcini il 10 dicembre 1986, mentre era in partenza per incontrare il presidente francese Mitterand. Successivamente l’ho incrociata spesso poiché il suo laboratorio neuro scientifico si trovava di fronte alla mia abitazione.

 

Quali gli argomenti affrontati?

Il nostro – precisa il professor Brunetti - è stato un colloquio a tutto campo. Una miniera inesauribile di ricordi, aneddoti, ritratti. Un insieme di riflessioni che toccano le grandi, cruciali questioni del mondo in cui viviamo. Emerge un inno al fascino e alla potenza del cervello umano, sempre sorretto da una forte tensione etica. La nostra mente - precisa il premio Nobel - “non ha colonne d’Ercole”, evocando i versi di Maria Luisa Spaziani. I progressi in questo campo hanno raggiunto un formidabile sviluppo. E poi l’infanzia, le persecuzioni razziali, in quanto nata da famiglia ebrea torinese, i lunghi anni di ricerca negli Stati Uniti, le fondamentali scoperte sul fattore di crescita delle cellule nervose sino alla struggente emozione della consegna del premio Nobel da parte di re Gustavo di Svezia avvenuta nel 1986.

 

Qual è la sua  eredità?

Una grande lezione di vita. Intanto, un'autentica  professione di fede sul futuro dell’essere umano e nelle potenzialità del cervello. La comprensione del cervello è infatti alla base della comprensione del mondo. Oggi, la nuova scienza del cervello e della mente è la prima frontiera, la più ardua, ma anche la più attraente. Essa è la scienza di oggi e del domani.

 

Come valutava il ruolo del medico?

“Io -  mi disse - vorrei il medico più umano e meno tecnico. Oggi, il medico è diventato troppo tecnologo e troppo poco umano. Egli deve recuperare assolutamente il senso autenticamente umano della sofferenza”.
E’ l’ora del commiato. Rita Levi-Montalcini si alza, prende una sua foto e scrive questa dedica: “Al dottor Guido Brunetti grata per il pomeriggio trascorso insieme”.

 

   Guido Brunetti

 

 

Consigliamo la lettura della relazione del professor Brunetti tenuta all'Università delle Tre Età di Vasto, il 10 marzo 2013, dal titolo:

 

La figura e l'opera di Rita Levi-Montalcini

"Un viaggio affascinante tra vita privata e scienza, segreti, aneddoti, ricordi e lati nascosti della sua personalità. Il testamento spirituale"

 

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