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Vecchio 10-05-2004, 14.25.56   #1
David45
Ospite
 
Data registrazione: 26-01-2004
Messaggi: 27
"La Passione secondo Caravaggio"

“La Passione secondo Caravaggio”


Un gesto risoluto afferra alla nuca i capelli del Cristo coronato di spine. La mascella del carnefice si protende in avanti disegnando una smorfia di cinico disprezzo. Il corpo del ”Re dei giudei” oppone barcollando, alla violenza dello sgherro, la mera tensione muscolare delle gambe, l’unico contenuto “disappunto fisico”, unica reazione motoria, di un ” Dio fattosi carne”.
Gli occhi gonfi di odio mostrano il chiarore della sclera; a quegli occhi in cui albergava “il peccato di chi guarda”, risponde la divina “pietas”del muto raccoglimento interiore di Colui che conosce il suo destino; ha gli occhi chiusi, Gesù , lo sguardo è rivolto al suo pensiero, e questo è troppo grande per essere compreso da chi “non ha orecchi per intendere”.
La meccanica del martirio si avvia all’epilogo: alla destra del Nazareno, un altro gaglioffo affonda con forza la fune alle braccia del condannato cerchiando di lividi il candore della pelle. In primo piano, chino, il terzo accolito annoda il suo flagello.
Domina la scena il chiarore del corpo fatto di luce del “Figlio dell’Uomo”; un corpo tanto sensuale quanto divino, che sa mostrare “senza peccato” la sua nudità cinta solo dalla nota altissima e drammatica della abbacinante biacca che annoda magistralmente il drappo sospeso tra l’ombra cupa dello sfondo e il primo piano, a mezz’aria, contemporaneamente tra dipinto e spettatore. Ancora una volta ,” luce ed ombra”, descrivono e sottolineano il dramma umano nel divenire degli opposti: il bene e il male, l’amore e l’odio, la vita e la morte; è questo il canovaccio su cui prede forma l’ordito dell’agire umano, la Storia; ed ha poca importanza se i tre carnefici non indossano il corpetto di cuoio da centurione romano, quel che conta è il dramma, il tempo stesso non ha più valore di fronte all’immanenza della tragedia, ne viene sopraffatto. Ecco che allora gli antichi flagellatori diventano dei manigoldi da osteria della Roma corrotta del ‘600, “ragazzi di strada” che antropomorficamente sarebbero piaciuti a Pasolini. Eppure, questa discrepanza cronologica, questo “errore” di rappresentazione scenica, assume una inaudita valenza drammatica: congela il tempo, eliminandolo, di fatto, nell’ “hic et nunc”; quel che conta per Caravaggio, non è la didascalica rappresentazione della Storia scritta dall’uomo, ma la Verità che è nascosta tra le righe di essa, e la Verità è immanente, non ha tempo, è eterna.
Quindi poco conta il dato iconologico, la Flagellazione rappresenta l’ingiustizia, il male, l’eterno abominio che l’uomo perpetra contro la Verità dell’Amore, e ne è di questa l’opposto, l’Ombra junghiana, l’inferno interiore di ognuno. Quel corpo flagellato rappresenta tutti i corpi offesi e sacrificati nel nome della tracotanza del potere e dell’odio: il Cristo è “qui ed ora”, duemila anni fa tra Scribi, Sette religiose e Pilato, come nel ‘600 Spagnolo Francese e Papale e come lo è ancora nelle atrocità dei nostri giorni e, di fatto, col suo sacrificio, ha dato una direzione al tempo e alla Storia, indicandone un preciso fine escatologico, ed è nel suo “Io sono la via, la vita, la verità”, in cui sono inscritte le direttive da seguire, a prescindere dai manicheismi dogmatici delle Religioni; è ognuno, il singolo, ad essere chiamato perentoriamente direttamente e “secondo coscienza e libero arbitrio”a seguirLo o meno, proprio come nella “Chiamata di Matteo” in S. Luigi dei francesi a Roma.


Dopo questo “cortometraggio virtuale” sulla “Passione secondo Caravaggio”, lascio a voi i commenti sulla indecenza di taluni accostamenti tra Gibson e il sommo Maestro Lombardo, nonché le riflessioni sulla completa tragica deriva del senso del gusto e della misura in cui langue tanta cinematografia, tanta TV, e il linguaggio “pseudoartistico” figurativo moderno delle “performance del nulla”.

p.s. La “Flagellazione” è visibile (ben restaurata da poco) alla Pinacoteca di Capodimonte in Napoli.

David.
David45 is offline  
Vecchio 28-08-2006, 20.06.45   #2
Pantera Rosa
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Data registrazione: 08-03-2006
Messaggi: 290
Riferimento: "La Passione secondo Caravaggio"

Non ho potuto far a meno di leggere solamente, data la mia profonda venerazione per artisti del calibro di Caravaggio, e dunque solo qualche piccola riflessione da "apprendista":
so che Gibson si sia ispirato al Merisi per le scene del film, tipo le inquadrature brevi ma intense, drammaticamente teatrali, ma il confronto col realismo del maestro non regge.
Il realismo del regista americano è volgare,lo spettatore inorridito da tutto quel sangue, non viene invitato a riflettere sulla sofferenza morale del Cristo, sulla tragedia dell'accettazione della sofferenza della croce, sulla solitudine spirituale...cosa che invece il Maestro rende con col suo realismo umanizzante.
Pantera Rosa is offline  
Vecchio 03-05-2007, 09.03.15   #3
L'odor del peccato
Ospite
 
Data registrazione: 27-04-2007
Messaggi: 4
Riferimento: "La Passione secondo Caravaggio"

La grandezza di Caravaggio è oramai indiscussa, ma all’epoca anche le sue opere furono ascritte a biasimo, trovate spesso blasfeme, irriverenti verso la sacralità, ebbene volgari.

Gibson ha voluto realizzare anch’egli un’opera realistica, nella fotografia si è rifatto ai chiaroscuri caravaggeschi, sintesi della lotta tra il bene e il male, le due opere non sono uguali, né paragonabili ma credo equivalenti, a distanza di secoli, nella forza trasgressiva ed eterodossa del linguaggio, Gibson non vive nel ‘600, lo sa bene, e per rappresentare la flagellazione di Gesù, così come è probabilmente avvenuta in tutta la sua spietata e furiosa e barbarica efferatezza, esigevano immagini probabilmente proprio così cruenti e sanguinarie, per destarci dal sopore createci da quelle immagini di violenza, davvero “gratuite”, a cui quotidianamente veniamo sottoposti, scevre di qualsivoglia messaggio positivo o propositivo.
Inizialmente anch’io ero molto scettica su questo film, ma dopo averlo visto, mi sono dovuta ravvedere, mi ha toccato profondamente, e credo fossero in fondo “vitali” le visioni a cui Gibson ci ha sottoposto, pur non essendo io amante di certe scene sanguinolenti, ma la visione di quel sangue trovo che non sia stata gratuita – getti di sangue sgorgano, con dirompenza incessante, da ferite che spaventosamente si fanno sempre più profonde e oscure, che ci spingono verso quei baratri e quelle voragini alle quali nessuno vorrebbe accostarsi, mai, ma che ciascuno sempre ne paventa il confronto – sangue – sangue che schizza ovunque, macchiando i corpi e le anime di chi è lì a guardare, sagomano pozze di color rosso vermiglio, e stracci e brandelli di carne è ciò che resta di quel corpo imponente e statuario – quei tagli, quegli schizzi, quelle pozze, divengono palcoscenico prescelto per la rappresentazione della sofferenza, della violenza, del patimento, del sacrificio, e con esse una probabilità di redenzione per l’umanità, che a volte passa anche solo attraverso la vista di un dolore così crudele e “inumano”.
Parlo da laica, e da persona che ha dovuto ahimè conoscere, anche se con altri abiti, il dolore, quel dolore che si accanisce contro di te, senza darti un perché, è un dolore senza tregua, senza clemenza, né indulgenza, e anche tu, miscredente, ti ritrovi un giorno a dire: “Dio perché mi hai abbandonata?”. Ma quando si sopravvive a quel dolore, ecco il miracolo della resurrezione e di una redenzione tutta “umana”, e quanta verità in quel sentirti finalmente “umana”…….!
Non c’è uno scavo psicologico apparente, è vero, ma vedendo quel film, le torture inflitte a Gesù, e vederne anche la dignità e la forza con cui questo figlio di Dio patisce e sopporta tutta quella violenza, bè non può non farci pensare, anche senza una manifesta imbeccata da parte del regista, a ciò che ogni uomo sopporta nella propria vita, dopo aver visto un film così, non ci si può non interrogare…...
Scusate la lungaggine, sono nuova di questo forum, spero di essere più laconica per le prossime volte, ma i temi che qui si affrontano sono talmente delicati…..
Ok, vi lascio complimentandomi con tutti sia per gli interventi che per le tematiche che trattate.
L'odor del peccato is offline  
Vecchio 01-06-2007, 10.02.00   #4
visir
autobannato per protesta
 
L'avatar di visir
 
Data registrazione: 02-05-2002
Messaggi: 436
No pain no game

Non ho molto da aggiungere a quanto scritto dal propositore di questa discussione. La sua analisi è lucida e profonda e anche ben scritta (un piccolo plauso) cosa rara in questi tempi di oscurantismo e oscuramento delle coscienze.

L'attualità del Caravaggio (artista che amo sopra ogni altro) è nella sua forza/amore dirompente per la vita vera, i suoi dipinti (di tecnica impareggiabile e dall'originalità peculiare) sono e resteranno di un'attaualità inquietante e lo rendono quello che è....un mito (per dirla con parole dei giorni nostri).

Non mi ero mai soffermato sull'aspetto del suo messaggio (nell'apparente dicotomia della vita conchiusa in un attimo rapprentato) che nel raffigurare gli uomini e i personaggi del suo tempo avulsi dalla realtà storica, potesse trasmettere questo insegnamento, quasi zen, del "qui e ora".
Un monito dunque ai viandanti di questo pianeta che la sofferenza, le gioie e la vita infine, sono sempre fatte della stessa natura, cambiano le scenografie, ma la tragedia/commedia dell'esistenza è sempre uguale a se stessa.

Grazie, per avermi dato uno spunto nuovo, un nuovo taglio di luce visto che parliamo di Caravaggio, che mi fa guardare dove non avevo visto.
visir is offline  
Vecchio 02-06-2007, 09.15.18   #5
Pantera Rosa
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Riferimento: No pain no game

Citazione:
Originalmente inviato da visir

L'attualità del Caravaggio (artista che amo sopra ogni altro) è nella sua forza/amore dirompente per la vita vera, i suoi dipinti (di tecnica impareggiabile e dall'originalità peculiare) sono e resteranno di un'attaualità inquietante e lo rendono quello che è....un mito (per dirla con parole dei giorni nostri).

Assolutamente d'accordo

Caravaggio suscita un grandissimo fascino in tutti quelli che amano l'arte.
Il suo carattere collerico, impaziente, l'essere asociale e certamente in conflitto con la società del suo tempo, hanno sicuramente influenzato le sue opere che hanno del "rivoluzionario".

Quello che colpisce me, come credo tutti voi, è la sua luce, rafforzata dall'ombra, capace di cogliere la vita in un solo attimo, nel momento della tragedia/dramma.
Un eccellente maestro di realismo, attuale come non mai , geniale come pochi, ancora da rivalutare, per quanto ne sia possibile.

Un caro a quelli che si affacciano nell'arte.
Pantera Rosa is offline  
Vecchio 07-08-2007, 00.43.10   #6
LunaDelMattino
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Riferimento: "La Passione secondo Caravaggio"

Il fatto è che se penso di accostare la cinematografia ad un'opera d'arte pittorica mi viene la nausea..

ma soprattutto Caravaggio: quelle immagini dipinte cariche di movimento, la simbolgia, le emozioni suscitate dai giochi di luce, le espressioni o dolcissime (riposo durante la fuga in Egitto) o terribili (Martirio di S Pietro o Cattura di Cristo) opere che riescono perfino a dare un'idea precisa, quasi sensibile del dolore, del silenzio, della solitudine..

no, assolutamnte .. un'opera cinematografica per quanto grande non può reggere il confronto (per quanto mi riguarda almeno) con ciò che la pittura e la scultura mi hanno fatto sentire..

tantomeno mi sembra appropriato associare Caravaggio a Gibson.. è veramente eccessivo
LunaDelMattino is offline  
Vecchio 17-08-2007, 14.35.56   #7
peluche
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Riferimento: "La Passione secondo Caravaggio"

Citazione:
no, assolutamnte .. un'opera cinematografica per quanto grande non può reggere il confronto (per quanto mi riguarda almeno) con ciò che la pittura e la scultura mi hanno fatto sentire..

tantomeno mi sembra appropriato associare Caravaggio a Gibson.. è veramente eccessivo


...sono perfettamente d'accordo su questo... a mio avviso la forza delle pitture di Caravaggio, non sono nemmeno vagamente paragonabili a Gibson..

malgrado ciò non credo si debba troppo incriminare un regista perchè ha colto uno spunto da un artista eccelso come Merisi..
Credo che ogni volta che noi tutti facciamo qualcosa non c'ibarchiamo in un progetto con l'intenzione di farlo male .. i motivi che ci muovono sono sempre positivi e ciò che ci ispira e muove la nostra creatività è sempre un "qualcosa" che ammiriamo..
Ora se Gibson ammira le pennellate e l'atmosfera dei dipinti di Caravaggio e il suo Cristo s'ispira al genio visionario del Maestro, anche se non l'ha riportato su grande schermo con la stessa maestria, credo che sia ugualmente apprezzabile il coraggio..

ele
peluche is offline  

 



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