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Vecchio 16-11-2004, 10.54.10   #1
valerio
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Data registrazione: 28-05-2004
Messaggi: 17
Letteratura del disagio

Mi sto interessando al settore della letteratura del disagio, ossia quel filone di narrativa quanto mai attuale che tratta del malessere e delle contraddizioni legate al vivere in una realtà lavorativa opprimente e alienante.

Ho letto perciò il meraviglioso 'La Vita Agra' di Luciano Bianciardi,
il fantozziano 'Il Padrone' di Goffredo Parise, il cupo 'Memoriale' di Paolo Volponi e la Vigevano di Lucio Mastronardi ne 'Il maestro di Vigevano'. Inoltre ho letto tutti i libri di Andrea De carlo, che pure ripropone l'angoscia dell'esistere-produttivo sublimata a mio avviso nell'attuazione della "fuga da un Sistema di non valori".

Qualcuno sa suggerirmi altri libri del genere, recenti e meno recenti ?
valerio is offline  
Vecchio 19-11-2004, 18.48.13   #2
valerio
Ospite
 
Data registrazione: 28-05-2004
Messaggi: 17
grazie ugualmente per i non-suggerimenti.

farò da solo consultando i bellissimi volumi della storia della letteratura italiana allegata con l'Espresso.

chi fa da sè fa per tre!

saluti
valerio is offline  
Vecchio 21-11-2004, 14.33.21   #3
Gould
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Data registrazione: 27-04-2004
Messaggi: 25
Sulla mia desolata mensola mai s'è poggiato alcuno dei titoli da te citati, inoltre non m'è ben chiaro ciò di cui ti stai interessando, da ciò che non ho capito mi pare un filone di narrativa alquanto artefatto: credo sia un taglio che gli autori vogliano evitare così accuratamente da non riuscire a non nascondere la propria paura, nel caso non siano veri scrittori, facendola flebilmente apparire nello spazio tra le singole lettere, in quel modo che solo i lettori troppo esigenti possono apprezzare
Non avevo inizialmente risposto: mi spiacerebbe immensamente illuderti di un consiglio che non credo d'essere assolutamente in grado di darti, riempiendo inutile spazio tra le logore pagine di questo forum, comunque, poiché mi pare tu preferisca ti venga risposto così...
Buona continuazione
Gould

ps: dimenticavo di dirti che son fortemente convinto che il libro preferito dei miei quattordici anni avrebbe potuto fare a caso tuo.
Gould is offline  
Vecchio 21-11-2004, 21.10.39   #4
dana
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Data registrazione: 18-10-2003
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Re: Letteratura del disagio

Citazione:
Messaggio originale inviato da valerio
Qualcuno sa suggerirmi altri libri del genere, recenti e meno recenti ?

Non ho letto i libri da te citati, provo lo stesso a "sparare" due titoli: "Il responsabile delle risorse umane", e "L'epoca delle passioni tristi". E anche un film "Mobbing - mi piace lavorare".
Sono tutti abbastanza recenti.
Ciao.
dana is offline  
Vecchio 22-11-2004, 12.21.20   #5
valerio
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Data registrazione: 28-05-2004
Messaggi: 17
Trovo stupefacente che venga definito “artefatto” un filone di narrativa che riprende da vicino le ansie e le inquietudini di tutti noi comuni mortali figli della civiltà industriale: forse che siamo tutti felici e contenti di fare i bravi burattini integrati nel Sistema, sorridenti al lunedì mattina e appagati tutto l’anno ?

Mi sa che non è esattamente così, sebbene la pubblicità della Kinder voglia farcelo credere a tutti i costi.
Non a caso, il filone dei film di Paolo Villaggio, che ci ha fatto sorridere a denti stretti, ha avuto il merito di farci riflettere coraggiosamente sull’altra faccia di un benessere di cui non riusciamo più a fare a meno.
Il guaio di tanta letteratura odierna è quello di propinare in primo luogo una narrativa giocosa e superficiale in grado di anestetizzare le coscienze: facile trovare in prima linea tra gli scaffali l’ultimo coagulato di scemenze di Emilio Fede o le melensaggini mielose di Susanna Tamaro.

Difficile reperire qualcosa di più profondo e riflessivo, come i titoli che ho citato nel mio post originario.
Di Andrea De Carlo inutile parlarne: lo conosce anche il gatto che mi passeggia sotto casa. Degli altri, ho trovato eccezionale La Vita Agra, che consiglio a tutti quanti vogliamo rimpolpare i loro scaffali con qualcosa in più che non siano le Avventure di Goldrake Ufo Robot…

Grazie a Dana per i titoli suggeriti -
- a proposito di mobbing, recentissimo: www.feltrinelli.it/SchedaLibro?id_volume=5000290
valerio is offline  
Vecchio 22-11-2004, 20.45.44   #6
Gould
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Data registrazione: 27-04-2004
Messaggi: 25
Ho trovato più stupefacente la tua risposta per luoghi comuni, non perché si discosti (come la maggioranza delle opinioni, del resto (ma questo, insieme alle parentesi, è un mio difetto)) dal mio modo di pensare, quanto più perché, pur volendo negarla, non fa altro che verificare la mia tesi: hai nominato la civiltà industriale, come da definirsi se non artefatta, artificiale, fittizia?
Uno tra i miei Goldrakes favoriti insegna, inoltre, che la creazione di un sistema, anzi d'un piano -come lui stesso definisce- fittizio, spesso comporta un esteso seguito rivelantesi inesorabilmente dannoso. Spero ti capiterà, se già non l'hai letto, d'imbattertici. Non cito titolo ed autore perché, nel caso lo dovessi leggere, di certo te ne accorgerai.
Ho intanto citato, l'altra volta, il libro preferito dei miei quattordici anni: è Marcovaldo, di Calvino, che apparentemente (o troppo approfonditamente) potrebbe rappresentare la tua tanto amata letteratura del disagio, benché a parer mio il messaggio che vuol recare sia di tutt'altro genere. Similmente molti interpretano così 1984, un po' come si tendono a tramandare tutte le opere di quel tal George, non ultima la Fattoria, sbagliando.
Ops, dimentcavo però che tu stessi cercando titoli profondi e riflessivi a riguardo.
Non so bene che idea tu ti sia fatto della società e del Sistema (mi suona tanto Cartesiano: Filosofi e Filosofia, Natura, Fortuna...) in cui siamo immersi; da qualche anno mi son fatto l'idea che il miglior modo per evadere da esso trasgredendo è quello di seguire, anche se non ciecamente, le sue regole.
Ultime, irrilevanti cose: personalmente, sarei fiero unicamente nell'accezione più bestiale del termine d'avere un felino quale lettore o quale compagno di letture.
Poi. A quanto mi risulta mia zia, donna la cui cultura non raggiunge purtroppo neanche lontanamente la stazza delle sue terga (sarebbe davvero lodevole, altrimenti), non sta a leggersi (come d'altronde tutto il resto mondo fa, osannando oltretutto il signor Fede quale nuovo Boccaccio) tanto il simpatico signore prima citato quanto molto più De Carlo: ragione che mi pare sufficiente ad intuirne il genere.
Ah, prima che me ne dimentichi, ricordi chi ha scritto quei celebri componimenti poetici in un castello nelle vicinanze di Trieste? Anche la Tamaro conosce quell'autore (o quell'autrice, caspita, non ricordo mai...), mi par di ricordare lo citi in Anima Mundi.
Infine, non so se si tratti proprio della pubblicità che hai citato (giuro, non ce l'ho con te), ma credo sia una delle poche apprezzabili: si mostrano due ragazzi gaudienti nell'ascoltare il Sogno d'amore n3, immenso, profondo Liszt, che per altro adoro.

Cordialmente
Pablo Neruda
Gould is offline  
Vecchio 23-11-2004, 10.08.24   #7
valerio
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Data registrazione: 28-05-2004
Messaggi: 17
Marcovaldo ! Imperdonabile dimenticanza non averlo ricordato ! letto due anni fa - autentico rosario di piccoli capolavori di estetica del sentimento il più acuto dei quali è (a mio parere, solo a mio parere) l’episodio ‘La città smarrita nella neve’, al termine del quale, con lo sciogliersi del manto bianco, svanisce agli occhi del povero operaio anche tutto il carico magico e straordinario che esso recava con sé.

“E agli occhi di Marcovaldo si ripresentò il cortile di sempre, i grigi muri, le casse del magazzino, le cose di tutti i giorni spigolose e ostili.”

Sono interessato al filone del disagio lavorativo-esistenziale perché in un’epoca che fin troppo osanna ed esalta autori di imprese no-limits, ci si dimentica delle angosce e delle ansie del microcosmo umano, del coraggio – quello è il vero coraggio – di chi lavora ogni giorno nelle grandi città, inserito nella sua casellina produttiva, costretto magari a svolgere un’attività che detesta, sotto gente che detesta, in un contesto urbano avvilente. Cosa c’è di surreale in tutto questo ? un fulmine mi colga se sto parlando di cose astratte !

Chiaro poi che da qui il bivio per le destinazioni filosofica e psicologica trovasi a un passo.
Riuscire a operarne una sintesi è impresa ardita ma affascinante, funzionale essa alla conoscenza di fondo di un Sistema dal quale, a meno di non essere maestri di sci o gestori di rifugi alpini (tutti lavori gratificanti), si fuggirebbe volentieri a gambe levate.

Per andare dove ? verso la realizzazione di se stessi, della propria individualità.
E io opero da cinque anni, infaticabilmente, in questa direzione.
Nel mentre, preferisco Bach, ma non disdegnerò di acquistare quanto prima un cd di Liszt: gli autori voglio conoscerli, non intuirli.

Un saluto
valerio is offline  
Vecchio 23-11-2004, 22.43.59   #8
Gould
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Messaggi: 25
La mia novella preferita è invece Luna e GNAC, benché credo superi d'un nulla ogni altra: trovo molto accattivante la metafora delle insegne luminose a sovrastare la ben più fioca e tuttavia imperitura luce delle stelle, metafora che si riflette entro il sistema dei personaggi nel contrasto tra buio e falsa luce, analizzato per ogni membro della famiglia. Ancora una volta, metafora non tanto a rappresentare l'operaio felice di raccontare la notte ai figlioletti, quanto più il cielo del sapere offuscato dalla luce artificiale della scienza, ad esempio. Sottintendo a mio parere, credevo fosse inutile farlo notare, grazie dell'eufemistica parentesi comunque, non volevo apparire scortese.
Mi sembra assurdo ricercare una propria individualità: l'inappagamento (diverso dall'insoddisfazione?) è secondo me il castigo di coloro che, per stanchezza o che so io, non hanno seminato (o non hanno saputo seminare) nulla nella propria vita, e quindi mai saranno in grado di raccoglierne i frutti. Un buon caso limite mi pare Chi non dev'esser pensato figlio di Dio, "ma figlio dell'uomo, fratello anche mio".
Passiamo a de Carlo: mai direi di considerarlo d'una banalità colossale se non avessi letto almeno un suo scritto. Di noi tre? lo lessi forse due estati fa: nulla oltre il mero nero su bianco. L'anno prima ne lessi un altro, un ragazzo straniero con origini italiane che torna a lavorare in Italia ove incontra la donna angelo della sua vita grazie alla quale è redento, del quale però, figurati, nemmeno ricordo il titolo. Banale, banale, banale.
Ottima interpretazione pianistica di Liszt è di un tal Wolfram, assunto dalla NAXOS, per la quale ha oltretutto inciso tutta l'opera del Ferenc: me ne sono molto stupito, di solito l'oltreoceano (Glenn Gould a parte, s'intende) produce macchinemacinanote senza un briciolo d'interpretazione.
Non trovo paragonabili Liszt e Bach, appartengono a due periodi storici troppo diversi. Ma per questo dovremmo aprire una nuova discussione.
Non rileggo, metto piede in casa solo ora, troppo sonno. Scusa eventuali errori di battitura.

A presto
Gould
Gould is offline  
Vecchio 24-11-2004, 19.37.23   #9
valerio
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Chiariamo e concludiamo la parentesi su De Carlo una volta per tutte: SOLO un titolo vale a mio avviso l’autore, ed è ‘Due di Due’, di ritmo andante e quasi jazzistico, dal simmetrico impianto strutturale, inno all’amicizia e di originale idea, che in un certo modo evoca le bellissime atmosfere da ritiro artistico che trovi in ‘Io ballo da sola’ di Bertolucci.
Concordo sulla linea banale delle altre opere; una nota soltanto su ‘Uccelli da gabbia e da voliera’, in cui vi reperisci un palese quanto raro atteggiamento di antipatia verso i bambini che non mi è affatto dispiaciuto.

Il discorso sull’individualismo ecc. aprirebbe le porte verso un oceano mare di discussioni infinite in cui non è il caso di avventurarci – non adesso almeno. Dico solo che in senso strettamente tecnico una gran fetta – troppa – della mia vita è sperperata al chiuso di un cubo di cemento che si chiama azienda, mentre il tempo dedicato all’estetica, al sentimento del bello, all’arte, alla fotografia, alla lettura, è di fatto irrisorio. Più che di individualità dovevo forse parlare di attitudini.
Tempo, tempo, tempo, più tempo per me stesso !
Abbiamo una sola chance a disposizione, diavolo !
Invero, spesso si legge e si cerca di leggere ciò che richiama i nostri sentimenti; e d’altronde…quanto spesso i libri hanno un sostrato autobiografico !

L’accenno a ‘1984’ e alla ‘Fattoria’ mi obbliga a chiederti lumi in merito alla discordante (dalla comune) opinione che ne hai sviluppato. Io nella prima opera – letta parecchi anni fa - ho rilevato essenzialmente la vittoria finale dell’ipersistema sul sentimento amoroso, nucleo essenziale atemporale e di norma refrattario ai controlli esterni, nonché l’ineluttabilità del meccanismo di divisione della società in classi, monito per gli utopisti sognatori di ogni epoca:

“…enormi rivoluzioni e apparenti irrevocabili mutamenti non sono riusciti a spostare di un millimetro il sogno dell’uguaglianza tra gli uomini.”

ti chiedo in proposito se sai qualcosa di un libro di Corrado Alvaro intitolato ‘L’uomo è forte’ (1938), che da quanto ne so sembrerebbe costituire il “1984 italiano”, ignoto ai più e fino a tre giorni fa anche a me, ma non ancora letto.

Marcovaldo è adesso il compagno rispolverato delle mie pause pranzo, l’ora d’aria durante la quale, bombardato da un altro Grande Fratello, quello del tubo catodico del televisore del bar, cerco di leggere per quanto mi è reso possibile dal volume del televisore suddetto. Ma proprio quando sono riuscito a concentrarmi un po’, ecco che è ora di andare.
Che vita ragazzi ! ci vuole davvero…coraggio !

Una buona serata
valerio is offline  

 



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