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Vecchio 13-02-2006, 12.02.39   #1
arsenio
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l'amore nella finzione letteraria

L’amore occidentale ha origini cortesi e spirituali. Esigeva l’assenza e l’idealizzazione di chi si amava per un desiderio amoroso fine a se stesso che doveva rimanere inappagato. Cantori ne furono i trovatori che con tensione mistica esprimevano alla donna una passionale dedizione, sublimata e pervasa da un senso di morte quale fuga dalla realtà problematica e banale. La donna divenne una figura astratta, angelo o sirena ammaliante. Si ricorda il mito di Tristano e Isotta e poi di Romeo e Giulietta. Amori ostacolati e irrealizzati sostenuti da una mai sopita nostalgia.
L’amore come autodistruzione continuò con i tardoromantici Baudelaire, Rimbaud, Verlaine, ecc. In alternativa nell’’800 l’amore si assocerà alla malattia che eleva lo spirito, e le storie che avrebbero potuto essere eterne lo diventano solo con la morte. “ Se due persone si amano non può esserci per loro una fine felice” , affermò ancora Hemigway in “Morte nel pomeriggio”.

Poi l’erotismo si accompagnò all’amore in qualche romanzo definito pornografico anche se se con alte doti artistiche, come l’amante di Lady Chatterlay. Oggi c’è molta attenzione all’attrazione sessuale anche nelle fiction e si ammette che l’amore a prima vista non si accende mai per il carattere, il valore etico, la saggezza , ma solo per qualità esteriori, come l’odore, l’andatura, la voce, la pelle, ecc. Caratteristiche che però nulla esprimono sulla capacità di amare.
Anche per filosofi, psicologi, fisiologi, letterati, poeti, ecc. che l ’hanno indagato, il processo amoroso rimane un enigma. Si tratta di ebbrezza, estasi, patologia, effetti ormonali, fissazioni, ecc.? E’ comunque innegabile una componente fisica ed una psichica interagenti.

Tuttavia è sempre l’amore impossibile, irraggiungibile, presago di morte, che caratterizza le storie più suggestive e coinvolgenti, di riflesso anche in situazioni della realtà. Si pensi a due film passionali di successo con epilogo tragico: Match Point ed I misteri di Brokebach mountain. L’appena uscito “Orgoglio e pregiudizio” è un bel film sentimentale ma l’ happy end lo esclude dalla tradizione romantica. Sarebbe sterminata la produzione letteraria e poetica da citare ai fini del nostro discorso, e invito ad indicare qualche opera , in occasione di San Valentino. Io segnalo “Senilità” di Svevo e “Un amore” di Buzzati, dove ha larga parte la dimensione dell’immaginario. Emilio è consapevole di creare una raffigurazione immaginaria a cui finisce per credere: “La donna ch’egli amava, Ange, era sua invenzione, se l’era creata lui con uno sforzo voluto (…) alla luce del giorno il sogno scompariva (…) Idealizzava Angiolina…Egli dimenticava che aveva stranamente collaborato a vedere in Angiolina ciò ch’ella non era, ch’era stato lui a creare la menzogna”.
In “Un amore” è ancora presente la femmina che porta alla perdizione. Dorigo ha perduto le illusioni di Drogo e non si aspetta molto, consapevole di essere giunto ormai nella fase declinante della vita. “La donna, forse a motivo dell’educazione familiare gli era parsa sempre una creatura straniera (…) la creatura di un altro mondo, vagamente superiore e indecifrabile”.

Quale sorte oggi per l’amore letterario? I versi spiritualizzanti dei trovatori non avrebbero senso e sono più che altro in auge linguaggi poetici artificiosi od omologati. I romanzi sentimentali di qualità che scavino nel profondo con un linguaggio incisivo, sono rari. Le lettere d’amore si usavano in tempi ormai remoti. Resta la frontiera ancora inesplorata degli amori virtuali. La tastiera ha rivalutato certe forme di scrittura, augurabilmente per un aspetto dell’amore meno tragico e più giocoso.
arsenio is offline  
Vecchio 13-02-2006, 23.54.56   #2
oizirbaf
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Messaggi: 168
... gioiosa leggerezza o depressa banalità?

Citazione:

L’amore occidentale ha origini cortesi e spirituali. ... Cantori ne furono i trovatori che con tensione mistica esprimevano alla donna una passionale dedizione, sublimata e pervasa da un senso di morte quale fuga dalla realtà problematica e banale. La donna divenne una figura astratta, angelo o sirena ammaliante.
E' stata l'influenza mediorientale venuta dalla mistica paolina a render peccato tutto ciò che non è spirituale e la poesia trovadorica e stilnovista ne è la quintessenza. L'amore del mondo greco-latino era molto più passionale e dionisiaco e non si legava affatto all'idea di morte, se non nel dolore di un grande amore fallito. Nel romanticismo figlio dello spiritualismo invece amore e morte sono ovunque indissolubilmente legati, sono l'essenza d'ogni romantico sentire.

"Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte
ingenerò la sorte.
Cose quaggiù sì belle
altre il mondo non ha, non han le stelle."

(G. Leopardi)

Il romanticismo (anche quello dei "maudits" lo è, come nota giustamente arsenio) sublima il concetto cristiano di puro spirito. Leopardi è, secondo me, un caso a parte essendo un materialista convinto che ha il coraggio di fissare negli occhi "l'arido vero" proprio mentre subisce il fascino della bellezza e del sogno! Realismo e romanticismo sono fusi in Leopardi nella sua immensa poesia.

Citazione:

Oggi c’è molta attenzione all’attrazione sessuale anche nelle fiction e si ammette che l’amore a prima vista non si accende mai per il carattere, il valore etico, la saggezza , ma solo per qualità esteriori...

... oggi? dici? ... prova a leggere certo Catullo per esempio: farebbe arrossire Bukowski.


Citazione:

Tuttavia è sempre l’amore impossibile, irraggiungibile, presago di morte, che caratterizza le storie più suggestive e coinvolgenti...
... il gusto romantico e mistico del medioevo è ancora prevalente e il realismo o l'ironia dell'epigramma greco-latino che caratterizzano le avanguardie rimangono tutt'ora marginali.

Citazione:

Quale sorte oggi per l’amore letterario? I versi spiritualizzanti dei trovatori non avrebbero senso e sono più che altro in auge linguaggi poetici artificiosi od omologati. ... Le lettere d’amore si usavano in tempi ormai remoti. Resta la frontiera ancora inesplorata degli amori virtuali. La tastiera ha rivalutato certe forme di scrittura, augurabilmente per un aspetto dell’amore meno tragico e più giocoso.


L'esplosione dell'odierno poetare è favorito oggi dall'accesso ai mezzi di comunicazione (il web in primis) ma ciò appartiene più alla psicologia di chi ama dire in versi cose che non analizzerebbe altrimenti nè in sè nè tantomeno in pubblico: il che a livello collettivo può esser oggetto di studio sociologico, più che letterario. I grandi poeti sono sempre stati pochi ed anche loro non hanno mai scritto solo capolavori.

Gli amori impossibili sono stati quasi sempre virtuali (non vissuti in prima persona se non in rari tragici casi) ma hanno egualmente ispirato la poesia mondiale.
Nel campo del realismo invece la banalità e il vuoto del quotidiano hanno raggiunto le vette della poesia solo in sparsi, isolati esponenti, nelle cui vene scorre il sangue degli antichi baccanali (vedi Bukowski). Non tutti reggono a lungo la vertigine delle vette nè tantomeno l'arido vero: ne sarebbero paralizzati!

Lettere d'amore o email sono entrambi virtuali costruzioni dell'umano intelletto e non sarà mai lo strumento a decidere l'altezza del sentimento: tutt'al più il domani, lungi dal far presagire libere giocosità e nietzchiane inebrianti "leggerezze", preludono forse alla diffusa e quotidiana "tragicità" dell'odierna banalizzazione dei rapporti interpersonali!

Per concludere non è mai il contenuto (spiritualista o realista) a rendere vera la poesia, quanto la magìa delle immagini che le parole evocano.


ciauzzzzoiz

Ultima modifica di oizirbaf : 13-02-2006 alle ore 23.57.12.
oizirbaf is offline  
Vecchio 14-02-2006, 18.30.55   #3
arsenio
Ospite abituale
 
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Messaggi: 1,006
Re: ... gioiosa leggerezza o depressa banalità?

Citazione:
Messaggio originale inviato da oizirbaf
E' stata l'influenza mediorientale venuta dalla mistica paolina a render peccato tutto ciò che non è spirituale e la poesia trovadorica e stilnovista ne è la quintessenza. L'amore del mondo greco-latino era molto più passionale e dionisiaco e non si legava affatto all'idea di morte, se non nel dolore di un grande amore fallito. Nel romanticismo figlio dello spiritualismo invece amore e morte sono ovunque indissolubilmente legati, sono l'essenza d'ogni romantico sentire.

"Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte
ingenerò la sorte.
Cose quaggiù sì belle
altre il mondo non ha, non han le stelle."

(G. Leopardi)

Il romanticismo (anche quello dei "maudits" lo è, come nota giustamente arsenio) sublima il concetto cristiano di puro spirito. Leopardi è, secondo me, un caso a parte essendo un materialista convinto che ha il coraggio di fissare negli occhi "l'arido vero" proprio mentre subisce il fascino della bellezza e del sogno! Realismo e romanticismo sono fusi in Leopardi nella sua immensa poesia.



... oggi? dici? ... prova a leggere certo Catullo per esempio: farebbe arrossire Bukowski.



... il gusto romantico e mistico del medioevo è ancora prevalente e il realismo o l'ironia dell'epigramma greco-latino che caratterizzano le avanguardie rimangono tutt'ora marginali.




L'esplosione dell'odierno poetare è favorito oggi dall'accesso ai mezzi di comunicazione (il web in primis) ma ciò appartiene più alla psicologia di chi ama dire in versi cose che non analizzerebbe altrimenti nè in sè nè tantomeno in pubblico: il che a livello collettivo può esser oggetto di studio sociologico, più che letterario. I grandi poeti sono sempre stati pochi ed anche loro non hanno mai scritto solo capolavori.

Gli amori impossibili sono stati quasi sempre virtuali (non vissuti in prima persona se non in rari tragici casi) ma hanno egualmente ispirato la poesia mondiale.
Nel campo del realismo invece la banalità e il vuoto del quotidiano hanno raggiunto le vette della poesia solo in sparsi, isolati esponenti, nelle cui vene scorre il sangue degli antichi baccanali (vedi Bukowski). Non tutti reggono a lungo la vertigine delle vette nè tantomeno l'arido vero: ne sarebbero paralizzati!

Lettere d'amore o email sono entrambi virtuali costruzioni dell'umano intelletto e non sarà mai lo strumento a decidere l'altezza del sentimento: tutt'al più il domani, lungi dal far presagire libere giocosità e nietzchiane inebrianti "leggerezze", preludono forse alla diffusa e quotidiana "tragicità" dell'odierna banalizzazione dei rapporti interpersonali!

Per concludere non è mai il contenuto (spiritualista o realista) a rendere vera la poesia, quanto la magìa delle immagini che le parole evocano.


ciauzzzzoiz

Caro oizibaf grazie per il post che completa mie lacune. In ogni caso l'argomento è vasto e di proposito ho presentato una riflessione adatta per San Valentino, senza eccessive pretese e con un'elaborazione un po' personale evitando – nei limiti – dettagli eruditi di stile manualistico, oppure un po' scontati.
Qualora tu non li conosca ti indico L'amore e l'Occidente di De Rougemont, '77 il massimo studioso dell'argomento; L'uomo e la morte dal medioevo a oggi, Aries, '80 ; L'erotismo di Bataille, per il senso di trasgressione che lo alimenta.

Particolare che ho trascurato di riportare è che la lirica cortese dei trovatori provenzali trasse ispirazione dal catarismo, l'eresia neomanichea che nel X° secolo dalla Bulgaria si diffuse attraverso i paesi slavi. Inoltre per alcuni studiosi si dovrebbe tenere conto anche della centralità della donna nel tempo in esame.

Per tradizione il binomio amore-morte si fa risalire al mitico Tristano, dove la seconda rappresenta un'esigenza ancor più profonda di una comune felicità.
L”amoroso affetto ed il “desiderio di morire” assieme nati, del sognatore disincantato Leopardi, sono fin troppo noti.
Un amore letterario tragico del '900 che mi piace ricordare fu quello di C. Pavese per Constance: “Ci si uccide perchè un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, infermità, nulla” ( Il mestiere di vivere)
Il concetto di “amore lontano” è tipico del romanticismo tedesco, inoltre non metto in dubbio una presenza di letteratura e poesia erotica che attraversa le varie epoche storiche.
Non ho chiarito che intendevo dire come l'attrazione fisica sia oggi oggetto di studio anche per la scienza, con inevitabili reciproci rimandi tra fiction e realtà come è sempre stato. Così come certe intuizioni del passato. Già Freud, ad es. notò che è l”assente” a perturbare ed a rinfocolare il desiderio, per quanto riguarda le opere letterarie che ammirava, ma anche la psicologia amorosa nella vita reale. Concetto ripreso pure dal proverbio “in amore vince chi fugge”.

In quanto al successo della poesia fruita dalla massa, esso ricade nel concetto di kitsch, termine tedesco sinonimo di “cattivo gusto”, e indica per lo più intuizioni artistiche convenzionali e banalizzanti, che non turbano le aspettative più ovvie di lettori e fruitori, ottenendo comprensibilmente consenso. Per farti un esempio in campo narrativo pensa a “Love story” considerato il miglior romanzo d'amore del nostro tempo!, ma si potrebbe anche citare qualche recente “premio letterario”.
Vari osservatori culturali temono il rischio di un linguaggio poetico omologato. Un tempo imperversavano “gabbiani e tramonti”, oggi forse varianti di situazioni sentimentalistiche, termini preziosi giustapposti per ottenere facili suggestioni, ecc. Ad es. i quattro versi di Quasimodo “Ed è subito sera”, se inediti e proposti in un forum virtuale passerebbero certamente inosservati. Conta certo l'evocazione d'immagini ma anche una classica essenzialità- e perciò di maggior efficacia – per evocare una situazione esistenziale da tutti condivisa.

Condivido l'opinione sull'inconsistenza attuale dei rapporti interpersonali, anche riferendoci ai forum virtuali di discussione. Aggiungerei anche un frequente arroccarsi su proprie posizioni intellettuali senza entrare in un dibattito dialettico allo scopo di una sintesi di “contrarietà” pur complementari, come insegnano gli antichi. C'è spesso un'intenzione difensiva più o meno conscia, e a volte capziosa, a sminuire ciò che afferma l'altro. Devo comunque ammettere che Riflessioni è migliore rispetto ad altri forum che ho frequentato.

E' innegabile il fascino dell'amore incompiuto e sofferto che vive di proiezioni immaginarie, ravvivanti le produzioni letterarie ma anche gli amori espliciti della quotidianità, e oggi in particolar modo le nuove suggestioni virtuali delle cyberstorie. Si ama sempre una nostra creazione e non chi ci sta davanti. Immagini e passioni nate dentro noi stessi, che la realtà spesso smentisce bruscamente ridimensionandole in nostalgici desideri. Anche quando finisce un amore consiglierei di elaborare il lutto per la fine del sogno che ha rappresentato e non per la perdita della persona in sé che lo ha suscitato.

Ps. come avrai capito non sono un “poeta”. Talora , specialmente se trovo chi mi asseconda, mi piace giocare con le rime, anche per sdrammatizzare certe situazioni.

arsenio is offline  
Vecchio 15-02-2006, 00.52.59   #4
oizirbaf
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Re: Re: ... gioiosa leggerezza o depressa banalità?

Citazione:
Messaggio originale inviato da arsenio
In quanto al successo della poesia fruita dalla massa, esso ricade nel concetto di kitsch... Vari osservatori culturali temono il rischio di un linguaggio poetico omologato.

Carissimo arsenio,

solitamente chi ha velleità letterarie spende i suoi soldi in libretti per APS (Autori a Proprie Spese, secondo la definizione di U. Eco) e la piccola industria che se ne giova non fà altro che lucrare su tale umana debolezza. Questi libri peraltro non hanno alcun successo di pubblico. Forse i pochi lettori odierni son molto più "scafati" di un tempo: non son molti infatti coloro che preferiscono un libro all'imbecillimento mediatico della TV, questa sì potente mezzo di omologazione e di kitsch!

Gli osservatori culturali lasciamoli infine tristemente ad osservare, consci che se sapessero far di meglio produrrebbero buona letteratura e non lagne sociologiche.

ciauzzzoiz
oizirbaf is offline  
Vecchio 15-02-2006, 10.51.31   #5
arsenio
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Re: Re: Re: ... gioiosa leggerezza o depressa banalità?

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Messaggio originale inviato da oizirbaf
Carissimo arsenio,

solitamente chi ha velleità letterarie spende i suoi soldi in libretti per APS (Autori a Proprie Spese, secondo la definizione di U. Eco) e la piccola industria che se ne giova non fà altro che lucrare su tale umana debolezza. Questi libri peraltro non hanno alcun successo di pubblico. Forse i pochi lettori odierni son molto più "scafati" di un tempo: non son molti infatti coloro che preferiscono un libro all'imbecillimento mediatico della TV, questa sì potente mezzo di omologazione e di kitsch!

Gli osservatori culturali lasciamoli infine tristemente ad osservare, consci che se sapessero far di meglio produrrebbero buona letteratura e non lagne sociologiche.

ciauzzzoiz

Caro oizirbaf conosco le illusorie “stampe a proprie spese recuperabili” di personali poesie- spazzatura, a livello di “Corrida” televisiva. I “poeti” poi per ammortizzare le elevate spese importunano amici, conoscenti, colleghi, ecc. affinché comperino i volumetti. Chi non è mai stato coinvolto in tali situazioni imbarazzanti, che inducono tra l’altro a falsi benevoli giudizi?

Forse sono stato un po’ troppo categorico nel giudicare il palato dei fruitori, ma ovviamente non generalizzo. Il concetto di kitsch purtroppo non l’ ho inventato io, potrei citarti importanti opere sull’argomento, ad es. di G. Dorfles, di U. Eco, ecc. E’ fatale che si seguano opere allineate a certe mode, che si privilegino le immediatezze di lettura, certi buonismi fasulli o facili appelli al sentimentalismo, o viceversa terminologie desuete che non veicolano alcun senso, ma fanno “poeta ermetico”
Non sono né un poeta velleitario né uno scrittore dilettante con il libro nel cassetto, ma mi diverto a seguire un po’ i concorsi, e per solito risultano vincitrici certe composizioni che sono un’apoteosi di banalità.

arsenio is offline  

 



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