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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 24-10-2007, 00.33.52   #31
cassiopea
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Riferimento: Islam.

Citazione:
Originalmente inviato da aile
IO ho una domanda per gli Islamici:
al di là di quello che è scritto o meno sul Corano,voi,tu ,i tuoi coetanei,i tuoi parenti, la donna,come la vedete?


Ho vissuto un periodo all'estero e ho incontrato alcuni ragazzi islamici:turchi,egiziani,iraqe ni.
Ripeto che è solo la mia esperienza,ma ,riflettendoci un po'..A volte è proprio evidente come loro considerino comunque la donna un ..non riesco neanche a dire oggetto..
non so trovare una parola,quello che mi verrebbe da dire..un piccolo oggetto.Un piccolo particolare,una parte della loro vita di cui non sono entusiasti,di cui a volte sembra non vogliano parlare.Non so come spiegarmi,ma ho avvertito questo,e ho anche avvertito che loro (25-30 enni) non sono affatto abituati a trascorrere tempo con le donne,come amiche.Per uscire,per prendere un caffè,per andare fuori la sera a fare due chiacchiere loro evidentemente preferivano una compagnia maschile.
Quasi come non volessero "pensarci".
Forse sono infastiditi dal nostro atteggiamento,e si comportano così soltanto all'estero,
o forse veramente per loro la donna è solo moglie e procreatrice,ed è impensabile che possa essere un'amica?

Ho beccato dei casi particolari,o potete confermarmi,seppur in parte,
che questa sensazione è fondata?

Grazie e complimenti per la pazienza con cui rispondete a chiunque.
ciao!

Ciao Aile,
forse non sono la persona più idonea a rispondere..però, alla luce dei vari dibattiti qui sul forum, ho posto le stesse domande ad un amico turco..che si è anche un po' offeso..La sua spiegazione è stata che la differenza c'è, ma che se l'uomo è superiore è perché lo è nella forza e in alcune abilità fisiche che alla donna mancano. E' stata la risposta di una singola persona e ci tengo a precisarlo, onde evitare generalizzazioni..
..quel che tu dici, l'ho sperimentato anch'io..è capitato di parlare con qualche ragazzo tunisino, universitario, che aveva anche girato tanto..per poi realizzare che beh, spesso la conversazione non era poi intesa in senso amichevole..Ma in tutta onestà, questo tipo di atteggiamento è così diffuso in alcuni paeselli del sud Italia che, paradossalmente, è quasi più "leggero" a Tunisi..

ancora una volta, però, non vorrei generalizzare...Ma il fatto che esistano delle attività e degli ambienti più "maschili" è vero...così come per altro, nelle case le donne hanno dei propri spazi che ai "maschi" non di famiglia sono preclusi...
...per quel che so, storicamente, nelle case turche, questa separazione degli spazi rifletteva anche il concetto di "ordine"...mischiare persone e ambienti portava alla "fitne", al disordine (prima di tutto morale..).
e ancor oggi, gli spazi "misti" possono esser fraintesi da chi è cresciuto con quell'ordine di idee...però, anche dalle mie parti nel sud Italia, se una donna gira da sola dopo una certa ora di notte può esser considerata una "donna di malaffare.."...
cassiopea is offline  
Vecchio 24-10-2007, 00.50.17   #32
cassiopea
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Data registrazione: 10-06-2007
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Riferimento: Islam.

Sempre sul tema "donne-Islam", riporto la recensione del bellissimo testo "L'Harem e l'Occidente" di Fatema Mernissi:


Cosa pensano gli Occidentali dell’harem? Quale idea di donna è comunemente associata a quell’esotico luogo orientale? A queste domande, cariche di valenze culturali e politiche, risponde la sociologa marocchina Fatema Mernissi nel suo libro L’harem e l’Occidente, che smonta progressivamente il sogno tutto occidentale di una comunità di donne avvenenti, succubi e devote, sempre a disposizione del loro uomo-padrone, che ha solo l’imbarazzo della scelta per soddisfare tutti i suoi desideri. Nulla di più distante dalla cultura musulmana, che riconosce invece al gentil sesso grandi doti di intelligenza e coraggio, unite a un profondo senso di libertà.

Il racconto della donna il cui vestito di piume le consente di volare e di liberarsi quindi dei vincoli matrimoniali, con i quali il marito ha creduto di legarla a sé per sempre, riprende l’immagine dell’originaria dea-madre Ishtar, che sceglie i propri partners liberamente, distinguendo in tal modo la maternità dalla fedeltà coniugale. Sarebbe proprio l’incontrollabile e minaccioso potere delle donne, libere di autodeterminarsi, a spiegare l’origine di uno spazio delimitato da alte mura, quale appunto si configura l’harem, a loro destinato esclusivamente al fine di circoscriverne il raggio d’azione. Evidenti le implicazioni politiche di una simile segregazione, che mette in scacco un possibile ruolo pubblico della donna, costretta al velo fuori dell’harem.

Si istituisce così un regime di ineguaglianza, all’interno del quale è difficile immaginare obbedienza e abnegazione. La poligamia istituzionalizzata non fu accolta pacificamente dalle donne musulmane, e infatti non poche furono le regine che uccisero il proprio marito, pur di evitargli di unirsi ad un’altra consorte.

D’altra parte è sufficiente interrogare la tradizione letteraria e iconografica dell’Islam per verificare la presenza di modelli di comportamento femminile ben lontani da quelli immaginati in Occidente. Fatema Mernissi ci guida in questo viaggio alla scoperta del ruolo riconosciuto alla donna nella cultura musulmana, attraverso la storia di due eroine del mondo islamico, Shahrazad, protagonista delle Mille e una notte e Shirin, vera e propria icona delle miniature orientali.

Shahrazad accetta, come è noto, di sposare un re crudele, che per vendicare il tradimento della prima moglie, dopo averla messa a morte, ha deciso di iterare i suoi crimini per punire l’infido genere femminile: dopo la prima notte di nozze, tutte le sue spose seguono il triste destino della prima. Facendo ricorso alla sua sconfinata cultura, unica arma delle donne recluse nell’harem, Shahrazad riesce ad opporre alla logica maschile della forza la magia della parola, lucida e ammaliante a un tempo, con cui tesse nella notte trame di racconti avvincenti, che inducono il re a differire di giorno in giorno l’esecuzione. L’arte del narrare contiene in sé un’evidente funzione civilizzatrice, che, notte dopo notte, cambierà lentamente il re, fino alla sospensione della crudele legge, scaturita dall’odio. E proprio per aver sconfitto l’ordine della violenza, Shahrazad è considerata il "simbolo dei diritti umani nell’Oriente moderno" (p. 49). Tale definizione è altresì sufficiente a comprendere la connotazione politica dell’eroina che, mediante il dialogo e l’ascolto, sconfigge il regime cieco della forza dispotica maschile.

La narrazione è riconosciuta, quindi, come un’arte tutta femminile ("chi narrava le storie nella famiglia era la nonna piuttosto che il nonno", p. 49) e propria della tradizione orale, la stessa che ha consentito la trasmissione delle storie delle Mille e una notte al riparo delle élite maschili al potere, che controllavano piuttosto i testi scritti, attribuendo poco significato a quanto le masse di illetterati continuavano a tramandarsi oralmente. La legge come trascrizione della verità, fissata mediante la scrittura nel Corano e tale da istituire le gerarchie di potere, si contrappone quindi al racconto, frutto dell’immaginazione ogni volta all’opera nella trasmissione orale, tipica delle fasce più deboli della popolazione e, al loro interno, del mondo femminile. La carica eversiva di quest’ultimo è testimoniata dalla stessa nonna della Mernissi, la quale stravolge, nella narrazione orale, proprio la storia della donna dal vestito di piume, a favore della libertà e dell’autodeterminazione della donna. Nuovamente è in gioco la dimensione politica e la giusta rivendicazione di un ruolo pubblico, quello che Shahrazad ha inaugurato e che le donne del mondo musulmano oggi si apprestano a riconquistare: basti pensare che in Egitto la presenza femminile nel mondo accademico è maggiore che in Francia e in Canada.

Shirin è l’equivalente di Shahrazad nella pittura musulmana. L’iconografia tradizionale la ritrae a caccia, al bagno, e sempre comunque col suo cavallo, che le consente di viaggiare, muovendosi liberamente verso terre sconosciute, alla ricerca di un amore che si configura come superamento di una linea di confine. "Nella psiche musulmana, amare è imparare a superare una linea di confine, per raccogliere la sfida della differenza" (p. 144)....

La sfida della differenza è sottesa anche alla lotta per il riconoscimento del pluralismo negli stati musulmani, ed è per tale motivo che Fatema Mernissi giunge a collegare la questione politica, della trasformazione dei regimi islamici in moderne democrazie, alla battaglia del femminismo. "Qualsiasi riflessione sulla modernità come chance di liberarsi dalla violenza dispotica assunse la forma, nel mondo musulmano, di una necessaria presa di posizione dei filosofi a favore delle donne" (p. 46). L’eterosessualità costringe a confrontarsi con l’altro da sé, ed è solo a partire dal riconoscimento e dall’ascolto della prima differenza che costituisce il genere umano, quella tra i sessi, che sarà possibile aprirsi al pluralismo e conseguire gli esiti più avanzati delle moderne democrazie occidentali. Ne è un esempio emblematico la Turchia, in cui Atatürk fu artefice di una grande svolta innovativa, che prese le mosse proprio da importanti riforme femministe, quali l’abolizione della poligamia, nel 1926, e il riconoscimento alle donne del diritto al voto politico, nel 1934. Dunque il tema dell’incontro eterosessuale si intreccia alla questione politica, e il mondo islamico offre elementi importanti di riflessione su questo snodo, a partire dalla concezione della donna libera, intelligente, capace di autodeterminazione e di ascolto dell’altro.

E tuttavia l’Occidente continua ad associare all’harem l’immagine di odalische belle e lascive, dimenticando che, nella tradizione musulmana, ben altre sono le caratteristiche del fascino femminile, sostanzialmente legato al potere incontrollabile, alla forza di volontà, alla cultura. Niente è più intrigante nell’harem della sfida intellettuale tra uomo e donna. "Essere intellettualmente sfidati dalle donne - sostiene l’autrice - dava agli uomini un brivido sensuale" (p. 106). Perché il solo tratto che invece ossessiona gli occidentali è quello della bellezza inevitabilmente legata al sesso e alla passività? La Mernissi inizia, con questa domanda, un’analisi originale dell’immaginario maschile occidentale, che viene indagato a partire dalla filosofia di Kant, attraverso i quadri di Ingres e Matisse, per poi approdare al mito contemporaneo della linea perfetta, o meglio della taglia 42. Secondo l’autrice, l’autorevole filosofo tedesco, nelle sue Osservazioni sul sentimento del Bello e del Sublime, associando la bellezza al femminile e il sublime alla razionalità propria del maschile, realizzerebbe una cesura, tale da rendere inconciliabili bellezza e intelligenza. "Se l’intelligenza è monopolio maschile, le donne che osano appropriarsene saranno private della loro femminilità" (p. 97). Ne deriva l’impossibilità per la donna di avere fascino grazie alla sua cultura e alle sue doti intellettive, e la conseguente esaltazione della bellezza, ridotta a mera esteriorità. "La donna ideale di Kant è senza parole" (p. 79): questo il filo rosso che guida la Mernissi alla scoperta di celebri immagini di odalische, ritratte da Ingres e Matisse secondo una mentalità tutta occidentale, che traduce la bellezza in nudità silenziosa e passiva. Tuttavia, negli stessi anni in cui Matisse dipingeva, i Giovani Turchi rivoluzionavano il mondo musulmano mettendo al bando gli harem e riconoscendo alla donna diritti pari a quelli che, fino ad allora, erano rimasti esclusivo appannaggio maschile. Ma se tutto ciò non ha inciso minimante sull’idea occidentale dell’harem, ancor oggi popolato di odalische seminude, allora si può concludere "che l’immagine sia l’arma principale usata dagli occidentali per dominare le donne" (p. 153). I quadri di Matisse, infatti, hanno potuto più dei dati storici, e consentono agli occidentali di continuare a sognare donne che non sono mai esistite, perpetrando modelli puramente fantastici.

L’attenzione spasmodica alla bellezza fisica rappresenta una vera e propria trappola per la donna occidentale, che è costretta a percepire l’età come una svalutazione e a dedicare quindi le sue energie migliori alla cura della propria immagine, senza poter mai vincere, naturalmente, la sfida contro il tempo. "Gli atteggiamenti degli occidentali sono decisamente più pericolosi e sottili di quelli musulmani perché l’arma usata contro la donna è il tempo" (p. 173). La taglia 42 si rivela, in conclusione, come il confine di un harem tutto occidentale, quello della bellezza, appunto, che finisce per rendere schiave proprio le donne considerate più emancipate e moderne, mentre, lontano dai riflettori maschili, le sorelle musulmane continuano decise il loro cammino di liberazione.


http://www.kainos.it/numero3/percorsi/fatema.html
cassiopea is offline  
Vecchio 26-10-2007, 17.36.05   #33
hetman
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Citazione:
Originalmente inviato da AbdalKhaliq
La correlazione secondo me non è tanto fra Religione e Stato, quanto fra Religione e Vita. Se uno vuole essere davvero musulmano, allora deve vivere in un certo modo, non si scampa. Ciò non toglie che io riesco a vivere da musulmano in Italia, senza troppi problemi. Il più grosso è evitare lo strutto.

Ti perdi tutti i buon insaccati, non solo lo strutto.
Cmq Ti consiglio qualche approfondimento "Coranico" storico in merito all'alimentazione, ed anche "Biblico" per quanto riguarda animali con l'unghia.

Citazione:
Originalmente inviato da AbdalKhaliq
Naturalmente, se per correlazione fra Religione e Stato intendi uno Stato governato per 40 anni da praticamente un unico partito al potere che sfoggia nel suo simbolo uno strumento bellico e nel suo nome ricorda le sue origini religiose, ti invito a riflettere sull'Italia, sullo scudo crociato e sulla Democrazia Cristiana.

No intendevo gli Stati Islamici come l'Afganistan pre-guerra, ove Stato e Religione erano tutt'uno, nemmeno tanto osservante i precetti coranici, vedi le coltivazioni d'oppio.
Ma il problema non è questo, la verità coranica era solo utilizzata per scopi prettamente materiali e di potere, niente trascendenza spirituale.

Citazione:
Originalmente inviato da AbdalKhaliq
Argomento spinosissimo. Tu stesso dici che il Corano si esprime in maniera unitaria (bada bene: non è Muhammad (sas) che si esprime nel Corano, ma Dio stesso!).

Mi correggo: anche Dio (me misero), per bocca di Muhammad (che Dio lo abbia in gloria), Si è sempre espresso in modo unitario verso entrambi i sessi.
Meglio così?

Citazione:
Originalmente inviato da AbdalKhaliq
Anche a me duole constatare che nei paesi a maggioranza islamica perlopiù ciò non avviene.
Naturalmente anche su questo argomento ci sarebbe molto da dire su quale sia l'alternativa: è davvero meglio l'uso strumentale della donna che esporta la società occidentale? La donna è veramente libera da noi? O ancora: il nostro modello di vita è esportabile nei paesi a maggioranza islamica?

No non è certo meglio la spudoratezza delle donne occidentali che poi si lamentano di essere stuprate, certo che sarebbe opportuna la "MODERAZIONE" in entrambe le situazioni che a me sembrano agli antipodi.
La democrazia non è esportabile, deve nascere direttamente dal popolo che la vuole e se la vuole.

Citazione:
Originalmente inviato da AbdalKhaliq
Anche qui ricordo che al mondo ci sono solo 5 stati che purtroppo negano ancora oggi il voto alle donne, primo passo indispensabile per una vera emancipazione femminile. 4 sono paesi a maggioranza islamica, il quinto è Città del Vaticano, dove il capo di stato è eletto da un collegio di cardinali tutti rigorosamente uomini.

Lascia perdere il Vaticano, non vi sono ancora donne cardinali.
Restano solo i 4 paesi a maggioranza islamica.
Ma anche questo non sarebbe un problema se le donne di quei paesi accettano la situazione, non sta a noi "liberalizzarle".

Tutto il discorso era rivolto al vero messaggio coranico, ove non si fa differenza tra "servi e ancelle" di Dio, in tutte le sure non si fa differenza, il messaggio è inequivocabilmente rivolto ad entrambi i sessi in modo unitario.

Credo che bisognerebbe finirla di farci i fatti altrui, ogni Stato è libero di gestirsi come meglio crede nel rispetto dei diritti umani sanciti in tutte le Religioni da Dio stesso, il problema sorge se vi sono abusi da parte di un governo dittatoriale che opprime i propri cittadini, ciò è inammissibile in qualunque Religione, vedi Birmania e monaci Buddisti che senza violenza si sono mossi a protestare.

Ma l'Islam non ha un "clero", o almeno non è sancito nel Corano.

Saluti
hetman is offline  
Vecchio 02-11-2007, 12.35.19   #34
erasmo
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Originalmente inviato da faqir
Gentile Florio,



Considerando che il Presidente d'America George Bush si definisce Cristiano e 'missionato' da Dio per portare il Bene nel Mondo (con le Bombe), a quando i cartelli alti tre metri per tre affissi davanti alle chiese Cristiane per...dissociarsi da questo pazzo?

saluti
faqir


faqir
non sarebbe fisicamente possibile affiggere cartelli di quel tipo alle facciate delle chiese cristiane,perchè probabilmente non basterebbero la larghezza e la lunghezza della facciata della basilica di San Pietro...
ciao
erasmo is offline  
Vecchio 02-11-2007, 13.46.35   #35
erasmo
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Citazione:
Originalmente inviato da erasmo
faqir
nonostante il bel video, io credo che nella maggior parte dei paesi cosidetti islamici,
non è nè facile nè normale nè garantito
che si possano aprire chiese cristiane.
Non voglio fare polemiche,
ma anche tu sai benissimo che è così!
ciao


faqir
mi rincresce che tu non abbia continuato il discorso da te introdotto con quel video.
E' pur vero alcune risposte implicite sono state date in altri interventi seguenti, sempre in questo 3d, ove la situazione veniva presa per quella che è ( parlo della democrazia in certi paesi islamici).
Io credo che non si faccia un buon servizio alla propria causa e alle proprie credenze, ignorando o nascondendo anche i lati meno appariscenti o meno accettabili o addirittura peggiori che esistono, come si suol dire, in tutte le migliori famiglie.
Come non credo sia il massimo dei ragionamenti quello di portare a galla i difetti altrui per paragonarli ( o giustificare ) i propri.
Se sono, difetti lo sono per tutti, sia per difetto che per eccesso.
ciao
a risentirci
erasmo is offline  
Vecchio 10-11-2007, 14.55.23   #36
faqir
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Gentili partecipanti al Forum di Riflessioni,
un saluto di pace a tutti voi,

Mi scuso per non aver più scritto nulla su questo 3d, ma non sempre si è nella giusta disposizone per scrivere, e ogni tanto un po di silenzio e di...riflessione può essere di aiuto.

Ho riflettuto perciò su cos'altro potevo scrivere sull'Islam, di semplice comprensione, per aiutare coloro che non lo conoscono o che lo conoscono poco o male, ma che comunque hanno un 'sincero' desiderio di approffondirlo.

La mia scelta è caduta su un Hadith , detto del Profeta Muhammad (su di lui le bendizioni e la pace divine), molto conosciuto e chiamato anche Hadith Jibril , perchè parla di una visita fatta dall'Arcangelo Gabriele (sottoforma umana) al Profeta Muhammad che era seduto con i suoi Compagni e dove gli ha insegnato i "fondamenti" della Tradizione (Din) Islamica e i 3 Gradi della Fede (Imàn) e cioè: l'Islam, l'Imàn e l'Ihsàn,
Questo è l'Hadith:

HADITH JIBRIL

HADITH Il (tratto dai 40 hadit di An-Nawawi)

Omar' (uno dei Compagni del Profeta - che Dio sia soddisfatto di lui) riferisce:
Un giorno, mentre eravamo seduti accanto al Messaggero di Dio (su di lui le benedizioni divine e la pace), ecco apparirci un uomo dagli abiti candidi e dai capelli di un nero intenso; su di lui non traspariva traccia di viaggio, ma nessuno di noi lo conosceva.
Si sedette di fronte al Profeta Muhammad (su di lui le benedizioni divine e la pace), mise le ginocchia contro le sue e poggiando le palme delle mani sulle sue ginocchia gli disse:

O Muhammad, dimmi cos'è l'Islam. Il Messaggero di Allah (su di lui le benedizioni divine e la pace) disse:
L'Islam è che tu testimoni che non c'è altro Dio che Allah e che Muhammad è il Messaggero di Dio; che tu compia la preghiera rituale (Salàt), versi la Zakat (elemosina rituale), digiuni nel mese di Ramadan e faccia il pellegrinaggio alla Casa (Mecca), se ne hai la possibilità ». Tu dici il vero! disse l'uomo. Ci sorprese che fosse lui ad interrogare il Profeta e lo approvasse.

Gli chiese allora: Dimmi cos'è l'Iman. Egli rispose: «È che tu creda in Dio, nei Suoi angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi Messaggeri e nell'Ultimo Giorno, e che tu creda nel Decreto divino, sia nel bene che nel male». Tu dici il vero! replicò l'uomo che riprese dicendo:

Dimmi cosa è l'Ihsan. Egli rispose: «é che tu adori Dio come se lo vedessi; perché se tu non lo vedi, certamente Egli ti vede».

L'uomo disse: Dimmi cos'è l'Ora. Egli rispose: « L'interrogato non ne sa più di chi lo interroga». L'uomo disse: Parlami allora dei segni premonitori. Egli rispose: « Quando la schiava genererà la sua padrona e quando vedrai i pastori, miseri, scalzi e nudi, competere nelle costruzioni più elevate ». Dopodiché l'uomo sparì ed io rimasi assorto.

Allora il Profeta (su di lui le benedizioni divine e la pace) mi chiese: «Omar, sai tu chi mi ha interrogato? » Io risposi: Allah e il Suo Messaggero ne sanno di più. « Era Gabriele - disse - che è venuto per insegnarvi la vostra Religione (Din) ».

Hadith riferito da Muslim . (Da i 40 Hadith di An-Nawawi)

http://www.huda.it/books/40_hadith.htm

saluti
faqir
faqir is offline  
Vecchio 18-01-2008, 21.16.40   #37
misterxy
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Una brevissima considerazione. Quando c'è di mezzo l'islam l'atteggiamento, le parole, i toni delle donne italiane/occidentali nei confronti degli uomini (musulmani...), cambiano totalmente.
Paura, forse...?
misterxy is offline  

 



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