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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 17-03-2008, 17.52.39   #71
iulbrinner
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Riferimento: Coppie omosessuali. Le ragioni del Si.

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Originalmente inviato da La_viandante
Ma io devo essere cascata or ora da Marte qui sulla terra, pensavo che i guai della nostra società fossero la criminalità organizzata che recluta i poveracci che arrivano da noi per scampare alle guerre in casa loro, le guerre nel mondo che mietono vittime e affamano i popoli nelle loro terre e in quelle di chi manda i militari, sostenendo enormi spese e pesando in modo sconsiderato sulle finanziarie che li detraggono da tante utili destinazioni, il malaffare nella politica, le corruzioni, le tangenti i finanziamenti illeciti a partiti e quelli leciti ai giornali che ne controllano l‘informazione ledendo il diritto dei lettori ad essere messi al corrente delle indagini in corso a chi ci governa, gli abusi di potere di chi invita la famiglia su aerei di stato per andare a vedere le corse automobilistiche, i festini di certi politici a base di coca ed entreneuses a spese degli italiani, i consigli dati ai precari di sfoderare sorrisi e sposare i miliardari, le esenzioni a certi esercizi a scopo di lucro che fanno sleale concorrenza a chi invece le tasse le paga pure al posto loro, pensavo ahimé che......

Io credo che tutta la gamma dei problemi che hai elencato e che affligono la nostra vita pubblica sono tutti risolvibili - in un modo o nell'altro - mediante provvedimenti concreti.
Credo, invece, che quando si determina un vulnus della sfera etica la possibilità di tornare indietro o di rimediare si affievolisca sino a scomparire.
E' questo, a mio avviso, che fa dei problemi etici i problemi fondamentali dell'individuo contemporaneo; la regolarizzazione delle coppie omosessuali è un problema etico, non pratico.
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Vecchio 18-03-2008, 12.31.39   #72
bside
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Riferimento: Coppie omosessuali. Le ragioni del Si.

Il problema non è etico, perché il vero problema non sono le coppie gay, ma l'omofobia che si nasconde dietro a chi nega qualsiasi diritto utilizzando argomenti come la pericolosità sociale senza portare per altro alcun tipo di prova o argomentazione che abbia un fondamento razionale.
L'omofobo sa poco o nulla della realtà omosessuale, di omosessualità e di coppie gay e si nutre più che altro di pregiudizi e stereotipi che non si prende nemmeno la briga di verificare.
Altrimenti non si capisce sulla base di cosa si possa associare il riconoscimento giuridico delle coppie gay al pervertimento dei costumi, alla decadenza di una società, al pericolo di estinzione, quando esistono paesi molto più avanti e civili del nostro in cui il riconoscimento è in vigore ormai da molti anni senza che questo abbia prodotto quei sconquassi sociali che si vorrebbero far derivare dai matrimoni gay.
Le società e le famiglie francesi, inglesi o spagnole, sono forse in rotta da quando i parlamenti dei loro paesi hanno approvato leggi a favore delle unioni gay? Sono novelle Sodoma e Gomorra?
Non si capisce o si fa finta di non capire che le coppie gay sono sempre esistite, esistono e sempre esisteranno e non sono certo indotte o create da una legge. Si tratta come ha scritto bene Frollo di prenderne semplicemente atto e finirla con questa ipocrisia.
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Vecchio 18-03-2008, 15.13.31   #73
iulbrinner
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Riferimento: Coppie omosessuali. Le ragioni del Si.

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Originalmente inviato da bside
Il problema non è etico, perché il vero problema non sono le coppie gay, ma l'omofobia che si nasconde dietro a chi nega qualsiasi diritto utilizzando argomenti come la pericolosità sociale senza portare per altro alcun tipo di prova o argomentazione che abbia un fondamento razionale.
L'omofobo sa poco o nulla della realtà omosessuale, di omosessualità e di coppie gay e si nutre più che altro di pregiudizi e stereotipi che non si prende nemmeno la briga di verificare.
Altrimenti non si capisce sulla base di cosa si possa associare il riconoscimento giuridico delle coppie gay al pervertimento dei costumi, alla decadenza di una società, al pericolo di estinzione, quando esistono paesi molto più avanti e civili del nostro in cui il riconoscimento è in vigore ormai da molti anni senza che questo abbia prodotto quei sconquassi sociali che si vorrebbero far derivare dai matrimoni gay.
Le società e le famiglie francesi, inglesi o spagnole, sono forse in rotta da quando i parlamenti dei loro paesi hanno approvato leggi a favore delle unioni gay? Sono novelle Sodoma e Gomorra?
Non si capisce o si fa finta di non capire che le coppie gay sono sempre esistite, esistono e sempre esisteranno e non sono certo indotte o create da una legge. Si tratta come ha scritto bene Frollo di prenderne semplicemente atto e finirla con questa ipocrisia.


Le conseguenze di certe scelte normative adottate dai Paesi europei in questione - in funzione delle scelte etiche che ne sono alla base - non possono essere misurate negli attuali tempi brevi ma in tempi medio-lunghi; allora se ne potrà riparlare.
Guardando all'oggi noi possiamo osservare, comunque, un decadimento etico della nostra società - oltre che un imbarbarimento dei rapporti sociali - i cui presupposti e le cui origini sono interamente contenuti nelle ideologie del permissivismo, del femminismo e dell'irresponsabilità sociale (spacciata per libertà) che hanno caratterizzato e caratterizzano ancora la cultura del nostro tempo.
Anche l'omosessualità - come sosteneva Oriana Fallaci - è diventata un'ideologia, prima ancora di essere una condizione di vita, e tutto ciò che contraddice questa nuova ideologia, per quanto fondato su argomentazioni ragionevoli e niente affatto discriminanti, stigmatizzato come "omofobia".
Sarebbe arrivato il momento, io credo, di ammainare le bandiere ideologiche una volta per tutte e tornare ad osservare la realtà nelle sue diverse sfaccettature.
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Vecchio 18-03-2008, 22.14.04   #74
Koli
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Riferimento: Coppie omosessuali. Le ragioni del Si.

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Originalmente inviato da iulbrinner
Guardando all'oggi noi possiamo osservare, comunque, un decadimento etico della nostra società - oltre che un imbarbarimento dei rapporti sociali - i cui presupposti e le cui origini sono interamente contenuti nelle ideologie del permissivismo, del femminismo e dell'irresponsabilità sociale (spacciata per libertà) che hanno caratterizzato e caratterizzano ancora la cultura del nostro tempo.

Se con permissivismo intendiamo la possibilità, da parte del singolo di agire in coscienza e liberamente, senza ledere la libertà altrui e se che con femminismo intendiamo, tra le altre cose, la possibiltà della donna a poter addiritura uscire senza essere accompagnata da un maschio come avviene nella democratica Arabia Saudita allora sembra che tu abbia ragione.

Citazione:
Originalmente inviato da iulbrinner
Anche l'omosessualità - come sosteneva Oriana Fallaci - è diventata un'ideologia, prima ancora di essere una condizione di vita, e tutto ciò che contraddice questa nuova ideologia, per quanto fondato su argomentazioni ragionevoli e niente affatto discriminanti, stigmatizzato come "omofobia".
Sarebbe arrivato il momento, io credo, di ammainare le bandiere ideologiche una volta per tutte e tornare ad osservare la realtà nelle sue diverse sfaccettature.
Pur essendo diventato desueto (si preferisce parlare a vote di corrente di pensiero), non è possibile non assumere un ideologia.
Sia la tua che la mia sono posizioni ideologiche.
Per quanto riguarda le argomentazioni ragionevoli, continuo a non credere che l'innaturalità delle coppie gay e il fattore d'instabilità che provocherebbero siano 2 motivi vaildi.
Facciamo proprio come dici tu nell'ultima farse del tuo intervento:
Citazione:
Originalmente inviato da iulbrinner
...[torniamo] ad osservare la realtà nelle sue diverse sfaccettature
Osserviamola questa realtà e la sua molteplicità e cerchiamo di non condannarla in virtù di un unicum ordine naturale.


[Il femminismo non è certo un dogma ma credere che sia uno dei fattori generanti del decadimento etico (c'è un decadimento?) mi sembra fuori luogo.]
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Vecchio 21-03-2008, 16.02.03   #75
iulbrinner
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Originalmente inviato da Koli
Se con permissivismo intendiamo la possibilità, da parte del singolo di agire in coscienza e liberamente, senza ledere la libertà altrui e se che con femminismo intendiamo, tra le altre cose, la possibiltà della donna a poter addiritura uscire senza essere accompagnata da un maschio come avviene nella democratica Arabia Saudita allora sembra che tu abbia ragione.
No, non è questo il senso che io ho dato ai miei termini.
Con "permissivismo" intendiamo la tracimazione dei comportamenti dall'argine del senso di responsabilità da cui dovrebbero essere delimitati per rendere possibile una convivenza civile e sociale mutualmente rispettosa.
La cultura dello sballo, il cannabismo, il farsi di cocaina, di anfetamine, di superalcolici per poi prendere la macchina ed andare irresponsabilmente ad ammazzare la gente per strada o a gettare sassi dal cavalcavia; questi - i più evidenti e richiamati dalla cronaca quotidiana - sono solo alcuni degli esempi di una cultura corrente che non riconosce più termini come disciplina, responsabilità, principio d'autorità, rispetto e modestia (valori sussumibili dalla figura paterna che, nella cultura occidentale, è stata demonizzata e demolita).
Con "femminismo" si intende l'opposizione antagonistica, proterva, ostile e misandrica con la quale, negli ultimi decenni, si è voluta affermare - indipendentemente dai meriti e dai demeriti effettivi - la cultura al femminile; una cultura vittimistica, perennemente rivendicativa, colpevolizzante verso il maschile e, viceversa, autoassolutoria.
Queste le basi, nella mia versione della odierna realtà sociale, del decadimento etico di cui ho parlato.

Citazione:
Pur essendo diventato desueto (si preferisce parlare a vote di corrente di pensiero), non è possibile non assumere un ideologia.
Sia la tua che la mia sono posizioni ideologiche.

Su questo punto il mio disaccordo è massimo e correggo nella maniera più immediata la tua affermazione, in quanto totalmente infondata.
Come ho più volte avuto modo di osservare in altri argomenti, una cosa è interpretare i fatti sociali e culturali partendo da posizioni di valore diverse (ossia, dare un diverso valore a situazioni o stati di fatto), altra e diversissima cosa è assumere i propri valori come valori assoluti e non discutibili; quello è fare ideologia.
Generalmente, chi cavalca questioni ammantate di buonismo ed egualitarismo astratto si ritiene portatore di un'etica assoluta del "bene" e, quindi, di una sconsiderata prospettiva ideologica.
I guasti prodotti dall'ideologia - per chi avesse difficoltà a vederne - sono scritti nelle pagine della storia passata, recente e nella stessa attualità del nostro mondo.
Quindi, se la tua è ideologia (come io credo) la mia non lo è; è osservazione relativistica e, pertanto, negoziabile (discutibile, contestabile, condivisibile etc.) ma non assolutizzata su valori indiscutibili. Si chiama, anche realismo.
Tornando alla questione dello sdoganamento giuridico delle coppie omosessuali, i miei presupposti di valore mi impediscono di assegnare a questa eventualità una dignità etica che io non gli riconosco; tale giudizio - come più volte ho già precisato - non è diretto alle persone ma alle soluzioni politiche proposte.
Le persone non devono essere giudicate - tranne i casi previsti dalla legge - le forme dell'organizzazione sociale, invece, sì; è prerogativa di ogni cittadino consapevole, in quanto dominus della propria libertà di pensiero.
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Vecchio 21-03-2008, 18.48.58   #76
frollo
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Riferimento: Coppie omosessuali. Le ragioni del Si.

Beh.. le considerazioni che ho fatto, lungi dall'essere caratterizzate da una qualsiasi forma di "ideologia", mi sembrano piuttosto di buon senso.
Se ammettessimo per assurdo, che la condizione per avere diritto alla fornitura a vita di shampoo per capelli, fosse quella di NON essere biondi, la minoranza dei biondi sarebbe evidentemente penalizzata.
Dovrebbero tingersi, fingendo di non essere biondi o rinunciare al diritto riconosciuto a tutti gli altri.
Qualcuno potrebbe anche sostenere che sia giusto NON dare lo shampoo ai biondi, perchè essendo i biondi di carnagione chiara, sarebbero più soggetti ai tumori della pelle e quindi un mondo di biondi sarebbe destinato all'estinzione.
A me sembrerebbe invece più di buon senso -e non buonista- riconoscere anche ai biondi -che certamente lo sono non per loro scelta- lo stesso diritto che hanno gli altri.
Lo dico senza essere biondo (ormai) né, per estensione, nemmeno omosessuale. Semplicemente per una questione di "diritto".
E non mi si risponda che l'esempio dei capelli non è calzante, perchè discriminare qualcuno per il suo orientamento sessuale è la stessa cosa che discriminarlo per il colore dei capelli, ovvero una stupidaggine.
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Vecchio 21-03-2008, 22.09.51   #77
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Citazione:
Originalmente inviato da frollo
Se ammettessimo per assurdo, che la condizione per avere diritto alla fornitura a vita di shampoo per capelli, fosse quella di NON essere biondi, la minoranza dei biondi sarebbe evidentemente penalizzata.

Bravo.
La fondamentale differenza tra essere omosessuali ed essere biondi mi sembra, con tutta evidenza, correlata ad una sfera completamente diversa da quella puramente estetica. Si tratta della sfera etica.
Esiste una fondamentale differenza che attiene all'etica, ai valori, al senso ed al significato della famiglia che qualunque biondo non potrebbe mai mettere in discussione, in quanto la sua è una caratteristica puramente esteriore.
Il caso del comportamento omosessuale - rispettabilissimo, come reiteratamente ricordato - è, tuttavia, aderente a questo mondo etico, di valori e di senso e significato profondo della famiglia.
La pretesa di un omosessuale di farsi "famiglia" nella propria libera (ed indiscutibilmente libera) condizione è una pretesa di modificazione delle condizioni di vita sociale che riguarda tutti, non lui (o lei) solo/a.
Questo, lo ripeto per l'ennesima volta con il massimo spirito pasquale, è del tutto inaccettabile, in quanto riguarda tutti, non solo i/le diretti/e interessati/e.

Citazione:
E non mi si risponda che l'esempio dei capelli non è calzante, perchè discriminare qualcuno per il suo orientamento sessuale è la stessa cosa che discriminarlo per il colore dei capelli, ovvero una stupidaggine.

Ho provato a spiegartelo con questo commento.
Ma una cosa è certa; se qualcuno non vuole osservare una certa angolazione della realtà non c'è verso che si possa fargliela osservare.
Se per te avere una tinta di capelli equivale ad avere un certo tipo di comportamento sessuale, è del tutto inutile che cerchi di evidenziare differenze tanto palmari tra le due condizioni.
Considerala pure una stupidaggine ma aggiungi, sempre, per favore, la precisazione che quella è la tua convinzione personale e non la verità assoluta (....a meno che tu non la possegga per illuminazione divina...).
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Vecchio 21-03-2008, 22.45.12   #78
Koli
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Originalmente inviato da iulbrinner
No, non è questo il senso che io ho dato ai miei termini.
Lo so. Io avevo fatto un ragionamento per assurdo.


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Con "permissivismo" intendiamo la tracimazione dei comportamenti dall'argine del senso di responsabilità da cui dovrebbero essere delimitati per rendere possibile una convivenza civile e sociale mutualmente rispettosa.
La cultura dello sballo, il cannabismo, il farsi di cocaina, di anfetamine, di superalcolici per poi prendere la macchina ed andare irresponsabilmente ad ammazzare la gente per strada o a gettare sassi dal cavalcavia; questi - i più evidenti e richiamati dalla cronaca quotidiana - sono solo alcuni degli esempi di una cultura corrente che non riconosce più termini come disciplina, responsabilità, principio d'autorità, rispetto e modestia (valori sussumibili dalla figura paterna che, nella cultura occidentale, è stata demonizzata e demolita).
Con "femminismo" si intende l'opposizione antagonistica, proterva, ostile e misandrica con la quale, negli ultimi decenni, si è voluta affermare - indipendentemente dai meriti e dai demeriti effettivi - la cultura al femminile; una cultura vittimistica, perennemente rivendicativa, colpevolizzante verso il maschile e, viceversa, autoassolutoria.
Queste le basi, nella mia versione della odierna realtà sociale, del decadimento etico di cui ho parlato.

Va bene. Ha un senso quello che dici e potrei anche essere d'accordo. L'unico problema, dal mio punto di vista, è rappresentato dal fatto che stai mettendo in risalto solo il lato estremo, quindi negativo, di queste ideologie.
Pur condividendo in parte quello che sostieni, mi sentirei di dire che preferisco, nonostante tutto, la "nostra" società democratica e permissiva rispetto a qualsiasi altra che ha visto la luce nella storia.



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Su questo punto il mio disaccordo è massimo e correggo nella maniera più immediata la tua affermazione, in quanto totalmente infondata.
Come ho più volte avuto modo di osservare in altri argomenti, una cosa è interpretare i fatti sociali e culturali partendo da posizioni di valore diverse (ossia, dare un diverso valore a situazioni o stati di fatto), altra e diversissima cosa è assumere i propri valori come valori assoluti e non discutibili; quello è fare ideologia.
Generalmente, chi cavalca questioni ammantate di buonismo ed egualitarismo astratto si ritiene portatore di un'etica assoluta del "bene" e, quindi, di una sconsiderata prospettiva ideologica.
I guasti prodotti dall'ideologia - per chi avesse difficoltà a vederne - sono scritti nelle pagine della storia passata, recente e nella stessa attualità del nostro mondo.

La tua distinzione mi sembra non convincente perchè contradditoria. Assumere come fai tu, un punto di vista che parte da posizioni di valore diverse intendendo una posizione relativista, vuol dire, anche se tu eviti di dirlo, che tu credi fermamente in questo approccio. Infatti se non dovesse essere cosi non lo difenderesti. Ora, poichè tu lo difendi, vuol dire che ne ammetti la validità. Ammettere la validità di una posizione relativista, vuol dire contrastare le altre (tipo la mia che tu definisci ideologia). Contrastare le altre presuppone che siano in errore. Si combatte o si contrasta ciò che è in errore (la mia posizione ideologica), solo se la controparte (la tua posizione "relativista") crede di essere nel giusto e quindi nella verità. Nessuno infatti intende criticare qualcosa/qualcuno se non è lui stesso convinto della validità della sua stessa posizione. A questo punto sembra chiaro (spero) che la tua posizione non è tanto relativista come pretende di essere. Non solo non lo è ma non potrebbe neanche esserlo perchè anche le cosidette filosofie relativiste portano avanti una loro ideologia. L'ideologia in senso stretto, non è altro che una corrente di pensiero che porta avanti un idea e non solo una visione totalizzante come lo è stato il marxismo, il comunismo o il cristianesimo. Tu credi di non portare avanti nessuna idea? Se si (impossibile in quanto anche l'apatia di un filosofo stoico è una presa di posizione ovvero un ideologia) allora non dovresti avere nessuna opinione. Se no, se hai quindi qualche idea, la difendi e dai luogo nel tuo piccolo ad una ideologia.
Non cercare di elevare la tua posizione ad un superiore status ontologico in virtù di una presunta liberalità che la mia non avrebbe perchè
ciascuna idea intende imporsi (non necessariamente in maniera violenta) sulle altre. Compresa la tua.

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Quindi, se la tua è ideologia (come io credo) la mia non lo è; è osservazione relativistica e, pertanto, negoziabile (discutibile, contestabile, condivisibile etc.) ma non assolutizzata su valori indiscutibili. Si chiama, anche realismo.
Se la mia non fosse discutibile (fermo restando che io la difendo e la argomento come ritengo opportuno), non avrei nemmeno aperto questa discussione e non avrei chiesto a voi (come invece ho fatto) se avreste potuto addurre delle argomentazioni valide opposte alle mie. Ti sembra il mio, l'atteggiamento di una persona che non cerca il dialogo?


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Tornando alla questione dello sdoganamento giuridico delle coppie omosessuali, i miei presupposti di valore mi impediscono di assegnare a questa eventualità una dignità etica che io non gli riconosco; tale giudizio - come più volte ho già precisato - non è diretto alle persone ma alle soluzioni politiche proposte.

Qua si tratta di un sofisma. Dire che il tuo giudizio (come ho gia detto è normale giudicare), non è diretto alle persone ( in questo caso gli omosessuali) ma alle soluzioni politiche proposte mi sembra una contorsione concettuale. Infatti il tuo mancato placet è dovuto alle condizioni intriseche (l'essere appunto omossesuali), di queste persone. Avrei preferito che tu avessi continuato a sostenere la non naturalità dei gay, piuttosto che usare questo gioco di parole. Se sei contro i matrimoni gay è perchè ritieni che l'essere gay rappresenti un fattore di rischio per la società. Quindi dai un giudizio sul singolo solo in virtù del suo orientamento sessuale.

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Le persone non devono essere giudicate - tranne i casi previsti dalla legge - le forme dell'organizzazione sociale, invece, sì; è prerogativa di ogni cittadino consapevole, in quanto dominus della propria libertà di pensiero.
Giudicare le persone non dipende dalla nostra volontà. Capita nonstante il nostro volere.
Anche qui comunque, è presente un incongruenza. Se io fossi (lo sono), contro le associazioni neo - naziste è perchè penso che anche chi ne faccia parte sia un individuo pericoloso o quantomeno da evitare. Io do quindi, un giudizio induttivo che parte dal singolo e finisce nel generale (le associazioni) proprio come fai tu anche se eviti di riconoscerlo. Che motivo avrei di condannare le suddette associazioni se non avessi giudicato prima come pericolose le persone che hanno tale orientamento?
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Vecchio 22-03-2008, 00.16.00   #79
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Originalmente inviato da Koli
La tua distinzione mi sembra non convincente perchè contradditoria.
Vediamo....
Assumere come fai tu, un punto di vista che parte da posizioni di valore diverse intendendo una posizione relativista, vuol dire, anche se tu eviti di dirlo, che tu credi fermamente in questo approccio.
Nella maniera più convinta, sì. Sono fermamente convinto che non esistono valori assoluti, nella nostra realtà, ma solo valori relativi.
Per dirla in soldoni, bene e male assoluti non ne ho mai visti; ho sempre visto un bene relativo ed un male relativo. Questa è, naturalmente, una visione ed una convinzione personale terrena e non trascendente (di quella se ne occupano le religioni).

Ammettere la validità di una posizione relativista, vuol dire contrastare le altre (tipo la mia che tu definisci ideologia). Contrastare le altre presuppone che siano in errore. Si combatte o si contrasta ciò che è in errore (la mia posizione ideologica), solo se la controparte (la tua posizione "relativista") crede di essere nel giusto e quindi nella verità.
Non è così; la questione non si pone nei termini di "vero/falso" ma si pone nei termini del (socialmente) "giusto/sbagliato".
Si tratta, insomma, di una visione soggettiva (e, quindi, relativistica) della società, di come dovrebbe essere nella mia prospettiva, che non esclude la tua ma la contrasta (nelle forme del civile contraddittorio) in quanto ritenuta potenzialmente dannosa, anche se in buona fede.
Non ho verità, tantomeno ne hai tu e tutto quello che è in concorrenza è la nostra diversa idea di come debba "funzionare" al meglio la società.
Tu hai una tua idea, io ne ho un'altra.

L'ideologia in senso stretto, non è altro che una corrente di pensiero che porta avanti un idea e non solo una visione totalizzante come lo è stato il marxismo, il comunismo o il cristianesimo.
Ti ho già dato, seppure parzialmente, la mia opinione e tu me la confermi indirettamente associando fedi ad ideologie, ossia condizioni dogmatiche di pensiero.
Entrambe, infatti, ragionano per valori assoluti, anche se il Cattolicesimo (quello contemporaneo, perché quello storico ha molto da farsi perdonare al riguardo) ne ha una visione trascendente, a differenza delle ideologie che ne hanno una visione terrena.
Entrambe - fedi ed ideologie - non a caso determinano nelle loro logiche conseguenze tutti i necessari presupposti per il "fanatismo".
Si osservano casi di fanatismo, infatti, anche nel mondo omosessuale (il c.d. "gay pride" per tutti).

Qua si tratta di un sofisma. Dire che il tuo giudizio (come ho gia detto è normale giudicare), non è diretto alle persone ( in questo caso gli omosessuali) ma alle soluzioni politiche proposte mi sembra una contorsione concettuale.
Niente affatto.
Quando contesto le sanatorie o i condoni fiscali non giudico le persone che se ne sono servite; giudico il principio che presiede alla decisione legislativa di premiare la furbizia, invece di premiare l'osservanza delle leggi.
Se qualcuno mi desse l'opportunità di aggirare l'imposizione fiscale, in modo lecito, probabilmente lo farei anch'io; certe scelte non vanno imputate ai singoli, bensì a chi li mette giuridicamente nelle condizioni di compierle.
Ossia un fatto etico che precinde dai comportamenti individuali, rispetto ai quali gli unici titolati ad esprimere giudizi sono i giudici togati.
A me, come ad ogni altro cittadino, compete soltanto invocare l'applicazione di principi equi e corrispondenti ad una concezione eticamente salda della società.
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Vecchio 22-03-2008, 00.38.27   #80
frollo
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La fondamentale differenza tra essere omosessuali ed essere biondi mi sembra, con tutta evidenza, correlata ad una sfera completamente diversa da quella puramente estetica. Si tratta della sfera etica.
Esiste una fondamentale differenza che attiene all'etica, ai valori, al senso ed al significato della famiglia che qualunque biondo non potrebbe mai mettere in discussione, in quanto la sua è una caratteristica puramente esteriore.
Il caso del comportamento omosessuale - rispettabilissimo, come reiteratamente ricordato - è, tuttavia, aderente a questo mondo etico, di valori e di senso e significato profondo della famiglia.
La pretesa di un omosessuale di farsi "famiglia" nella propria libera (ed indiscutibilmente libera) condizione è una pretesa di modificazione delle condizioni di vita sociale che riguarda tutti, non lui (o lei) solo/a.
Questo, lo ripeto per l'ennesima volta con il massimo spirito pasquale, è del tutto inaccettabile, in quanto riguarda tutti, non solo i/le diretti/e interessati/e.



Ho provato a spiegartelo con questo commento.
Ma una cosa è certa; se qualcuno non vuole osservare una certa angolazione della realtà non c'è verso che si possa fargliela osservare.
Se per te avere una tinta di capelli equivale ad avere un certo tipo di comportamento sessuale, è del tutto inutile che cerchi di evidenziare differenze tanto palmari tra le due condizioni.
Considerala pure una stupidaggine ma aggiungi, sempre, per favore, la precisazione che quella è la tua convinzione personale e non la verità assoluta (....a meno che tu non la possegga per illuminazione divina...).

In genere io sto sempre molto attento a "condire" i miei pensieri con frasi del tipo "Per me", "Mi sembra", "io penso che", volendo con questo sottolineare che sono solo pensieri miei ai quali non attribuisco certo il crisma dell'assolutezza, non ritenendo di avere in tasca alcuna verità.
Detto questo SECONDO ME, la sfera etica non ci azzecca un fico secco. Uno non è omosessuale per scelta, ma ci nasce. Non può fare a meno di essere omosessule. Questo, se di problema si tratta, è un problema che riguarda SOLO lui e molto poco la società.
Il fatto che la Società decida di riconoscere anche alla sua unione omosessuale -dal momento che NON PUO' farne una di tipo eterosessuale- i diritti e i doveri che hanno le unioni etero, non è un problema etico, in quanto non ha il significato di "approvazione" nei confronti di un comportamento che per alcuni potrebbe sembrare innaturale, ma ha invece il senso di voler sanare un vuoto legislativo che priva una parte della popolazione (molto esigua) di diritti evidenti di cui non potranno mai godere. E non potranno goderne, mica per una loro libera scelta (quella di non volersi sposare con una persona di sesso opposto), ma semplicemente perchè il loro "sentimento" non è riconosciuto dallo stato, che non lo vuole formalizzare. Ora mi chiedo: lo stato formalizza (e guadagna) su "unioni" molto meno "etiche" di quella affettiva tra omosessuali: le società di capitale, quelle a responsabilità limitata, i matrimoni di comodo per fregare l'INPS... pensa, se io dessi il consenso, mia figlia 10enne potrebbe sposare il papà di mio cognato 78enne quando costui fosse in punto di morte (anche senza il suo consenso), incassando sin dal mese dopo la pensione di reversibilità (per chissà quanti anni).
Due omosessuali che si amano sinceramente, invece non possono vedere la loro unione riconosciuta.
Quale unione sarebbe più "etica"?
Certo tu obietti che la legge non può osservare casi particolari e deve inquadrare il problema in generale. Ma proprio parlando in generale, siamo sicuri che quelle poche migliaia di matrimoni gay che ci sarebbero, minerebbero l'istituto della "famiglia"? Non credo. Chi non è omosessuale, non può diventarlo e l'etica per la sua famiglia continuerebbe a valere, affiancata da un'estensione minima verso chi vuole condividere quella stessa etica, ma per motivi di forza maggiore non può farlo con una persona di sesso opposto.
E a prescindere da questo, per me, più che una questione di etica rimane un problema di equità e di giustizia.
E a scanso di equivoci, voglio aggiungere che io voterò per Storace... pensa un po' da che parte batte il mio cuore.
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