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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 30-01-2004, 11.19.51   #1
viandanteinattuale
Ospite abituale
 
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Data registrazione: 15-07-2003
Messaggi: 131
Italia multiculturale?

Gli allegri (si fa per dire, perché in verità sono pateticamente tristi) sostenitori del melting pot di solito non vanno nemmeno al cinema, sennò saprebbero che gli Usa sono, sì, una società multietnica, ma niente affatto multiculturale. Chiunque vi si stabilisca ha una sola alternativa: diventare americano.

Può, certo, praticare la sua religione, ma è l’unica diversità che può permettersi, altrimenti va fuori dai piedi. E’, certo, normale che gli immigrati cerchino di vivere vicini, cosa che fa nascere le Chinatown e le Little Italy. Tuttavia questi quartieri non diventano ghetti (meglio: autoghettizzazioni) solo se la «cultura» è quella dello Stato, unica per tutti.

Ma la democrazia americana, purtroppo, non è quella che gli europei hanno ereditato dal giacobinismo e dalle ideologie che esso ha figliato: è nata dalla necessità, non dall’utopia. Ne sanno qualcosa i francesi, nei cui quartieri islamici ormai anche la polizia sconsiglia l’ingresso.

Se ne devono essere accorti anche i danesi, che alle loro ultime elezioni hanno decretato il trionfo del partito che più si oppone all’immigrazione senza regole, il Danske Folkeparti di Pia Kjaersgaard.

Ai danesi, popolo civilissimo, non si possono certo dare lezioni di accoglienza e tolleranza per il «diverso». Ma anche il danese si preoccupa quando vede che gli immigrati turchi, per esempio, non hanno alcuna voglia di integrarsi: anche quelli di terza generazione vanno a cercarsi moglie in Turchia attraverso matrimoni combinati e sentono come un obbligo il chiamare i parenti di lei e di lui.

Non a caso il nostro premier, in un'intervista dello scorso anno, si è detto preoccupato perché «la formazione di enclaves culturali da parte dei nuovi arrivati non è una tappa verso l'integrazione, ma corrisponde a una scelta di arroccamento e d'incomunicabilità».

In effetti, il rischio di ritrovarsi con un Paese a «macchia di leopardo» è alto, e a poco serve, come abbiamo visto, il paragone con gli Usa. Per dirla tutta, il problema «culturale» non è costituito dagli immigrati provenienti dall'Est o dalla Cina.

Per questi, la distinzione passa solo per la normale linea che divide i delinquenti dagli onesti. Ma anche uno come Santoro ha dovuto sopportare che la sua inviata fosse presa a sputi e insulti (e solo perché donna) in una puntata del suo «Samarcanda». Insomma, c'è un problema «culturale» islamico che avrebbe potuto essere affrontato con i consueti strumenti culturali se non ci fosse di mezzo il terrorismo e la guerra in corso.

Che fare? Chiudere le moschee e i centri islamici (è la stessa cosa, anche se in troppi continuano a pensare che la moschea sia la «chiesa» dei musulmani)? Aggraverebbe le cose complicandole.

Meglio intervenire alle fonti del terrorismo, che è quanto si sta cercando di fare. Un precedente storico, se vogliamo, c'è: alla fine del XV secolo i Re Cattolici spagnoli, per far fronte a una situazione di ordine pubblico che rischiava di diventare ingovernabile, misero i loro sudditi musulmani di fronte all'alternativa secca tra il battesimo cristiano e l'espulsione.

Non era altro che la presa d'atto dell'impossibilità per una società multietnica di essere anche multiculturale (prima di scandalizzarci pensiamo che si tratta dello stesso tipo di problema che hanno gli americani e che, mutatis mutandis, non viene affrontato in modo molto diverso).

I più presero la via dei regni corsari africani, giurando vendetta. Alcuni finsero la conversione e rimasero a far da quinta colonna alla minacciata revanche maghrebina.

A stanare questi, i moriscos, pensò l'Inquisizione. Ma sono passati cinque secoli e molta acqua sotto i ponti. Tuttavia, una soluzione c'è, ed è quella americana: una «religione civile» uguale per tutti, da accettare per amore o per forza, con l'Fbi al posto dell'Inquisizione.

Ma, come si è detto, i liberals di casa nostra, quantunque si dichiarino cinefili, al cinema non ci vanno. Vanno al cineforum, che è tutt'altro.
viandanteinattuale is offline  
Vecchio 30-01-2004, 12.01.45   #2
Nikolaj
Ospite
 
Data registrazione: 21-12-2003
Messaggi: 6
Cool

Monsieur,

Anche se le tue osservazioni solla poca integrazione degli immigrati sono vere, vorrei ricordarti che il "precedente spagnolo" che tu citi, ovvero l'espulsione degli arabi dalla Spagna ad opera di Federico II ha aggravato a tal punto la situazione spagnola del XVI secolo, stato già povero di imprenditoria, da portare la decadenza del paese e alla sua rovina. Gli Arabi erano infatti i migliori artiginai e commercianti del paese e solo ora (da cinquan'anni circa) la spagna sembra riprendersi, ma ci sono voluti cinque secoli!

Grazie del post, che mi ha spinto a riflettere.

N.
Nikolaj is offline  
Vecchio 30-01-2004, 12.17.54   #3
Uno
ospite sporadico
 
Data registrazione: 05-01-2004
Messaggi: 2,103
Ciao Samuele,
Per evitare equivoci ti premetto che pur andando a votare (e dovendo scegliere qualcosa), sono apolitico.
L'immigrazione, l'integrazione culturale, e la globalizzazione son tra le questioni più recentemente salite alla ribalta della cronaca, e non saranno le ultime, però come tutte le grandi rivoluzioni l'effetto e la durata si diluirà nei secoli, provo a farti degli esempi che spero tu prenda solo come esempi, anni 65/75 periodo dei figli dei fiori e della rivoluzione del 68, a mio avviso ideali buoni, ma con una partenza di potenzialità spropositata, credo che ancora oggi ne stiamo pagando le conseguenze, buona parte dei 20/30 di quell'epoca sono i genitori dei 30/40 di adesso che educati con deteminati valori di tutto è dovuto (es. il 6 politico), i quali a loro volta sono i genitori attuali di un'adolescenza senza rispetto ed educazione. Con il tempo sono convinto che i principi ideali e positivi di quella rivoluzione verrano fuori, ci vorrà pazienza ma...
Altro piccolo esempio Femminismo, dal mio punto di vista giustissimo, ma come sopra si è arrivati all'estremizzazione della mascolinità della donna con acquisto di alcuni dei lati peggiori dell'uomo e viceversa la femminilizzazione dell'uomo ma solo nei risvolti negativi, però sono convinto che con il raggiungimento dell'apice del processo, il tutto si riequilibrerà arrivando il più vicino possibile all'ottimale.
Quindi dove volevo parare? I problemi che tu esponi nel tema per me sono dovuti all'ancor iniziale periodo della globalizzazione, ci vorrà moltissimo tempo, ancora oggi rimanendo in Italia ci sono attriti tra nord e sud figuriamoci il resto. Certo bisogna cercare di parare per quanto possibile gli effetti collaterali, e i modi dipenderanno dalle coscienze degli individui ospitanti e dalle disponibilità dei richiedenti ospitalità. Mah... chi vivrà vedrà..
Ciao
Uno is offline  
Vecchio 01-02-2004, 15.15.48   #4
Giuliano
Ospite abituale
 
Data registrazione: 14-12-2003
Messaggi: 270
devo essere sincero ha letto solo il primo post di Viandante..vorrei solo dire "al volo" che secondo tutti i piu' aurorevoli studi , ammissioni dei maggiori (vedi Levu Strauss) ex utopisti del melting pot , perfino conclusioni dei piu' "specializzati" studiosi e operatori del settore anche cattolici (che un poco utopisti devono pur essere) il melting pot non si e' mai realizzato in nessuna parte dell'occidente e e' da considerarsi praticamente irrealizzabile , questa e' la base per poi cercar di realizzare una convivenza il meno possibile conflittuale

Saluti
Giuliano is offline  

 



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