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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 15-05-2004, 01.00.47   #61
bomber
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Re: Re: Re: Re: Re: povero freedom...

Citazione:
Messaggio originale inviato da Knacker
Non mi sono spiegato.
Non è che il nemico è una scusa per far la guerra, è il fatto stesso che ci sia il nemico che porta alla guerra. Voglio dire, non occorrono motivi religiosi o economici, anzi potrebbe essere più vantaggioso (economicamente parlando) non fare la guerra piuttosto che farla, ma la si fa lo stesso, perché si identifica nell'altro il nemico.


beh non penso che sia cosi ...insomma alla fine non si fa la guerra solo perche ce un nemico la guerra si fa perche ce un motivo economicamente vantaggioso
prendiamo per esempio la guerra in Iraq l'interesse ce
dove??
beh l'iraq è cmq un paese ricco con molto petrolio da sfruttare, dopo una guerra la quale tutti i soldi spesi possono essere utili per far circolare del denaro nella terra di origine ( vedi materiali per la guerra armi stipendio militari ecc..) in piu oltre il controllo del petrolio che per qualche anno rimane sotto il controllo americano alla fine della guerra ci sarebbe cmq la ricostruzione delle case delle strutture delle telecomunicazioni ecc...
in piu per l'intero della guerra si occupano delle persone perche il lavoro sicuramente aumenta almeno nelle fasce militari ...
vedi per cui che per l'amministrazione americani un entrata ce eeccome ...
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Vecchio 15-05-2004, 01.02.04   #62
nicola185
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Re: Al mio amico Don Ferrante (detto da sè "freedom")

Citazione:
E, poichè tale rispetto sento che debbo conquistarmelo ogni giorno, comprendo di non possederlo.
Per questo non lo voglio perdere.

Sono qui che vorrei dirti chissà cosa per queste parole ma riesco a dirti un banalissimo grazie. Nicola
nicola185 is offline  
Vecchio 15-05-2004, 01.12.34   #63
bomber
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Re: Re: Al mio amico Don Ferrante (detto da sè "freedom")

Citazione:
Messaggio originale inviato da nicola185
Sono qui che vorrei dirti chissà cosa per queste parole ma riesco a dirti un banalissimo grazie. Nicola






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Vecchio 15-05-2004, 02.45.32   #64
leibnicht
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Caro Visechi,
ti ringrazio per la pacatezza con cui hai considerato le mie opinioni, e ricambio senz'altro il piacere di confrontarmi con una persona intelligente che non le condivide.
Ma sull'Islam occorre por fine ad alcuni luoghi comuni, che nel loro voler essere espressione di buon senso, dimenticano che il senso comune si applica, per sostanziale definizione, solo a ciò che cade dentro la nostra esperienza consueta e quotidiana.
Vedi, il punto nodale della questione islamica è il seguente: possiamo ritenere che il cosiddetto "integralismo" rappresenti una deformazione dell'ideologia a cui esso pretende di sostenersi, oppure ne costituisce un'effettiva manifestazione ?
Perchè, se diamo per acquisita la prima tesi (ed è del tutto da dimostrarsi che lo sia), allora ogni tua considerazione può dirsi accettabile, e nel seno di quella cultura albergano i germi di ogni possibile confronto, compreso quello con l'occidente laico ed illuminista.
Se, invece, ammettiamo la seconda, allora non possiamo non annettere a quella tesi il sospetto che, dietro la moderazione si celi un semplice calcolo, oppure l'insipienza, oppure la pura e semplice malafede.
Ed in tal caso, in ogni possibile variante, il dialogo risulta dubbio, se non fuorviante e pericoloso.

Allora, il punto è: quali prove sono in nostro possesso per avvalorare la prima tesi, posto che la seconda non è che la naturale conseguenza della sua confutazione.
Tu dici, giustamente, che la storia del pensiero ci illustra come alla cultura araba noi dobbiamo la discendenza della maggior parte delle opere classiche in nostro possesso.
Il medio evo cristiano cancellò in europa le tracce di una civiltà alla quale non abbiamo ancora smesso di riferirci.
Verissimo.
Ma quando parliamo di cultura araba, noi non parliamo di islam.
Il fatto che oggi la quasi totalità del mondo arabo si professi musulmano non deve farci dimenticare che per un arco di storia che si dispiega per molti secoli il mondo arabo non fu islamico, ed ancor oggi sopravvivono in esso residui di classicità, sebbene la repressione ignea del'islam li abbia ridotti all'aneddotica.
La straordinaria grandezza del vecchio mondo sta proprio nell'aver saputo emanciparsi, al prezzo del terrore, dallo stesso ceppo sanguinario di cui le superstizioni monoteistiche sono gravide.
E ciò lo dobbiamo essenzialmente alla grandiosa rivalsa dell'intelletto che alimentò la Riforma.
Oggi, dopo il II Concilio Vaticano, noi non possiamo più parlare di "integralismo" in ambito cattolico e cristiano in genere, a pena di essere tacciati di ignoranza.
Ma tu ritieni possibile, in ambito musulmano, qualcosa di simile alla Riforma ?
Ritieni che un Concilio possa costituirsi in quell'ambito culturale ?
Considera la spaventosa distanza che sussiste dal pensiero di un Averroè o di Avicenna rispetto al mondo islamico contemporaneo, e quanto esso invece appaia più vicino al sentire occidentale e moderno, sebbene si collochi in quella che per l'Europa era un'epoca ancora oscura.

Noi abbiamo ricevuto il miracolo razionale di Lutero. E da quel Zefiro di umanità si formò l'humus di cui si nutrirono i Lumi.

Mi attribuisci l'influenza di Nietzsche: credo che gli ultimi cinquant'anni in filosofia (teoretica, ermeneutica e pratica) si stiano faticosamente confrontando con questo grande Maestro del Sospetto.
La prima metà del ventesimo secolo esaurì il consumo e l'esegesi del pensiero di Marx, condusse al fondo le pretese del freudismo.
Nietzsche rimase in ombra: come egli stesso aveva detto, parlava per generazioni più lontane e la sua profezia si sta in effetti avverando.
L'Uebermensch niciano è quanto di più lontano dal supereroe si possa immaginare: il noto verso di Brecht "fortunata la terra che non ha bisogno di eroi" è quanto di più prossimo al pensiero di Nietzsche si possa immaginare.
Al suo pensiero mettono capo il decostruzionismo di Rorty e Derrida, alla sua impronta la deviazione postmoderna di Lyotard e Vattimo.
Ma, con tutto ciò, ricollocarmi in quel sentire è, da un lato, un onore che non merito, dall'altro alquanto riduttivo rispetto al tema che affrontiamo.
N. è un giovane olivo nel giardino d'Europa, ma noi, ora, non stiamo parlando di botanica, bensì di agronomia, per usare una facile metafora.

Veniamo al punto cruciale: la sospensione dei valori.
Dato che parliamo da persone colte e intelligenti, sgombriamo il campo dalle idiozie. Che l'invasione dell'Iraq voglia esserne la liberazione è quanto di più stupido potesse venire in mente di proporre (ad uso della plebe) a quella misera rappresentanza politica che vi ci ha condotti: per ironia inconsapevole, si tratta esattamente del vessillo morale dell'ultimo colonialismo (il "white man's burden" di Kypling, per intenderci).
Ma altrettando idiota è l'antitesi proposta dalle opposizioni, unite alle maggioranze nel più essenziale degli aspetti: l'essere cioè più stupide dei cittadini di cui si fanno voce.
Intendo la persuasione della caccia al petrolio, secondo il più stantio dei copioni analitici del marxismo, per cui la politica sia leggibile scientificamente nella dialettica dell'economia.
Personalmente ritengo che il mondo occidentale vi sia finito dentro per quella razionalità intrinseca alla realtà che supera le ragioni per cui ci disponiamo ad agire, e che attendono in realtà il tempo in cui saranno chiarite ed il senso per cui lo saranno.
Lo sforzo di coglierlo mentre esse accadono ci costringe a sospendere per un tratto i valori mediante cui misuriamo il rilievo degli eventi, e questo è il senso corretto di ciò che ho scritto.
Intendo il valore come semplice misura del senso che attribuiamo alle cose, disgiunte dal loro essere "oggetti d'uso".
Tutto qua.
Vale
leibnicht is offline  
Vecchio 15-05-2004, 11.33.25   #65
bomber
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Messaggi: 4,154
chissa se avessero scopèerto che le torture le facevano qui in italia su carcerati italiani se cera tutto questo clamore???
bomber is offline  
Vecchio 15-05-2004, 12.29.01   #66
viandanteinattuale
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caro leibnicht...

finalmente un discorso veramente bello...approvo completamente!
grazie.
viandanteinattuale is offline  
Vecchio 15-05-2004, 13.06.43   #67
dawoR(k)
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Messaggi: 876
già...

potete stringervi la mano

<<<w.>>>
dawoR(k) is offline  
Vecchio 15-05-2004, 15.23.02   #68
Knacker
Epicurus' very son
 
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Un riassunto del pensiero di Schmitt

La distinzione amico-nemico
Il significato della distinzione di amico e nemico è di indicare l'estremo grado di intensità di un'unione o di una separazione, di un'associazione o di una dissociazione; essa può sussistere senza che, nello stesso tempo, debbano venir impiegate tutte le altre disinzioni morali, estetiche, economiche o di altro tipo. Non v'è bisogno che il nemico politico sia moralmente cattivo, o esteticamente brutto; egli non deve necessariamente presentarsi come concorrente economico e forse può anche apparire vantaggioso concludere affari con lui. Egli è semplicemente l'altro, lo straniero e basta alla sua essenza che egli sia esistenzialmente, qualcosa d'altro e di straniero, per modo che, nel caso estremo, siano possibili con lui conflitti che non possano venir decisi né attraverso un sistema di norme prestabilite né mediante l'intervento di un terzo "disimpegnato" e perciò "imparziale".

Un mondo pacificato è la fine della politica
Un globo terrestre definitivamente pacificato, sarebbe un mondo senza più la distinzione fra amico e nemico e di conseguenza senza politica. Non vi sarebbe nessuna contrapposizione sulla base della quale si possa richiedere a degli uomini il sacrificio della propria vita e si possano autorizzare uomini a versare il sangue e ad uccidere altri uomini.
La guerra, in quanto mezzo politico estremo, rende manifesta la possibilità, esistente alla base di ogni concezione politica, di questa distinzione di amico e nemico e mantiene perciò un significato solo finché tale distinzione sussiste. Invece sarebbe del tutto insensata una guerra condotta per motivi "puramente" religiosi, "puramente" morali, "puramente" giuridici, o "puramente" economici.
Questa considerazione è complicata dal fatto che contrasti religiosi, morali e di altro tipo si trasformano in contrasti politici e possono originare il raggruppamento di lotta decisivo in base alla distinzione amico-nemico.


L'umanità
L'umanità in quanto tale non può condurre nessuna guerra, poiché essa non ha nemici, quanto meno non su questo pianeta. Se uno stato combatte il suo nemico politico in nome dell'umanità, la sua non è una guerra dell'umanità, ma una guerra per la quale un determinato stato cerca di impadronirsi, contro il suo avversario, di un concetto universale per potersi identificare con esso, allo stesso modo come si possono utilizzare a torto i concetti di pace, giustizia, progresso, civiltà, per rivendicarli a sé e sottrarli al nemico.
Proclamare il concetto di umanità, richiamarsi all'umanità, monopolizzare questa parola: tutto ciò potrebbe manifestare soltanto la terribile pretesa che al nemico va tolta la qualità di uomo e quindi che la guerra deve essere portata fino alla estrema inumanità.
Knacker is offline  
Vecchio 15-05-2004, 17.33.58   #69
bomber
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Re: Un riassunto del pensiero di Schmitt

Citazione:
Messaggio originale inviato da Knacker
La distinzione amico-nemico
Il significato della distinzione di amico e nemico è di indicare l'estremo grado di intensità di un'unione o di una separazione, di un'associazione o di una dissociazione; essa può sussistere senza che, nello stesso tempo, debbano venir impiegate tutte le altre disinzioni morali, estetiche, economiche o di altro tipo. Non v'è bisogno che il nemico politico sia moralmente cattivo, o esteticamente brutto; egli non deve necessariamente presentarsi come concorrente economico e forse può anche apparire vantaggioso concludere affari con lui. Egli è semplicemente l'altro, lo straniero e basta alla sua essenza che egli sia esistenzialmente, qualcosa d'altro e di straniero, per modo che, nel caso estremo, siano possibili con lui conflitti che non possano venir decisi né attraverso un sistema di norme prestabilite né mediante l'intervento di un terzo "disimpegnato" e perciò "imparziale".

Un mondo pacificato è la fine della politica
Un globo terrestre definitivamente pacificato, sarebbe un mondo senza più la distinzione fra amico e nemico e di conseguenza senza politica. Non vi sarebbe nessuna contrapposizione sulla base della quale si possa richiedere a degli uomini il sacrificio della propria vita e si possano autorizzare uomini a versare il sangue e ad uccidere altri uomini.
La guerra, in quanto mezzo politico estremo, rende manifesta la possibilità, esistente alla base di ogni concezione politica, di questa distinzione di amico e nemico e mantiene perciò un significato solo finché tale distinzione sussiste. Invece sarebbe del tutto insensata una guerra condotta per motivi "puramente" religiosi, "puramente" morali, "puramente" giuridici, o "puramente" economici.
Questa considerazione è complicata dal fatto che contrasti religiosi, morali e di altro tipo si trasformano in contrasti politici e possono originare il raggruppamento di lotta decisivo in base alla distinzione amico-nemico.


L'umanità
L'umanità in quanto tale non può condurre nessuna guerra, poiché essa non ha nemici, quanto meno non su questo pianeta. Se uno stato combatte il suo nemico politico in nome dell'umanità, la sua non è una guerra dell'umanità, ma una guerra per la quale un determinato stato cerca di impadronirsi, contro il suo avversario, di un concetto universale per potersi identificare con esso, allo stesso modo come si possono utilizzare a torto i concetti di pace, giustizia, progresso, civiltà, per rivendicarli a sé e sottrarli al nemico.
Proclamare il concetto di umanità, richiamarsi all'umanità, monopolizzare questa parola: tutto ciò potrebbe manifestare soltanto la terribile pretesa che al nemico va tolta la qualità di uomo e quindi che la guerra deve essere portata fino alla estrema inumanità.




secodo me cmq rimane il fatto che hai anche il nemico non per questo devi attacarlo con una guerra puoi se vuoi essere contro un tipo di persona ma non per questo lo arttachi in qualsisasi modo non mi pare che sia proprio cosi ...
la guerra poi deve essere intesa solo e quando il guadagno presunto supera le eventuali perdite ....
ovviamente questi calcoli possono essere sbagliati vedi i vari errori che sono stati comessi nel preparare le guerre
cosi come Bush non si aspettava che al 15 maggio del 2004 avrebbe avuto ancora qualcuno che rompesse le balle sperava inuna guerra lampo coin un dopo Saddam con pochi problemi cosi per non e stato per cui sta perdendo di piu di quello che avrebbe potuto immaginare ....
cosi e successo quando sono andati in Vietnam anche se in maniera peggiora che ora la guerra infatti duro al epoca 5 anni , con 60.000 morti e 100.000 mutilati.assolutamente un disastro mai aspettato .....
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Vecchio 15-05-2004, 20.29.35   #70
nicola185
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riflessione

B. (non metto il nome per esteso) è un bimbo marocchino di 8 anni che frequenta il centro dove faccio volontariato. E' un bambino sveglio, intelligente e soprattutto aggressivo. Da noi, tra educatori e volontari, riesce a contenersi. Attraverso il nostro affetto, quando serve la nostra severità, gli diamo dei freni. Quando è a scuola da solo combina disastri. E' un piccolo bambino, tutto nervo, capace di picchiare selvaggemente bambini di 10 11 anni. Quando ero piccolo le prendevo sempre da bambini così. Li odiavo e li evitavo. Pensavo, sono cattivi. Io la cattiveria la interiorizzavo. Ieri, sono andato a far fare i compiti in questo centro ai bambini. B. era molto nervoso, quasi incontrollabile. Abbiamo cercato di calmarlo, di invitarlo a fare i compiti cosicchè potesse essere libero il fine settimana. Risposta: "se non li faccio almeno ho qualcosa da fare a casa." Già perchè B. a casa sua, da quanto sta emergendo, pare venga maltrattato, messo in punizione senza mangiare per giorni per punire la sua vivacità. Se continua così B. avrà "molte" possibilità da grande. Ha tutte le carte in regola per diventare una persona violenta. Se trovasse le persone "giuste", potrebbe diventare qualcuno. Per esempio un grosso spacciatore di droga, oppure anche un terrorista provetto. Lo vedrei bene. B. a 25 anni sopra un aereo a schiantarsi contro la Casa Bianca. Chi, più di quell'edificio, rappresenterebbe per lui, quell'autorità genitoriale che tanto lo ha schiacciato? E quanti padri potrebbe trovare in guerra a cui staccare la testa e mostrarla sdegnato al mondo? Ma può darsi che a B. gli vada meglio. Può darsi che diventi solo come i suoi genitori. Ieri B. ne ha combinate di tutti i colori, ha accusato un obiettore di cose non vere, pur di attirare l'attenzione su di sé, pur di trovare un pretesto per ritardare il suo rientro a casa. Naturalmente è stato sgridato per questo e finalmente ha pianto. Io mi sono messo alla sua altezza, gli ho messo una mano sulla testa, gli ho dato un bacio e gli ho detto: vai B. e lui si è sentito perdonato. E mi son sentito perdonato pure io. Se questo mio gesto gli farà dare un cazzotto in meno nella sua vita, io avrò ottenuto comunque una vittoria. Senza aver alzato la ben che minima arma. Nicola

Ultima modifica di nicola185 : 15-05-2004 alle ore 20.34.59.
nicola185 is offline  

 



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