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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 24-05-2004, 12.52.05   #1
Rocco
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Lightbulb Iraq O Cultura Della Violenza ???

Il conflitto in Iraq, ..riflessioni ......"specchio ustorio "......


21 Maggio 04 : due bombe incendiare da Mc Donald nella zona del Tiburtino a Roma con un foglio rosso scritto “ Sabotiamo l’impero “, vengono prontamente disinnescate dagli artificieri dei carabinieri.

In serata a Napoli un 16 enne insieme a due amici , probabilmente nel simulare una rapina ad un altro giovane in scooter con un a pistola giocattolo rimane vittima della sua stessa vittima , che reagisce con un arma vera ,centrandolo con un sol colpo mortale .

E’ interessante verificare come il minimo comune denominatore di questi due episodi solo apparentemente distanti fra loro sia lo stesso : la cultura della violenza .

Ci stiamo abituando sempre più a cose profondamente assurde , e la cosa grave è che si trascorrono intere serate in TV a dibattere se sia giusto o no rimanere in Iraq , senza preoccuparci di ciò che accade in casa nostra e nelle nostre famiglie.....

A violenza si oppone violenza , e questo già lo si era ammirato nel corso delle manifestazioni cosiddette pacifiche , segno che molte persone evidentemente debbono trovare prima in loro stessi la famigerata pace.

E seppure certi ideali ed alleanze non si condividono , non mi sembra che le cose si cambino con le bombe incendiarie.

Ma forse non dovremmo meravigliarci troppo di ciò, perché oramai è diventata una pessima consuetudine contrapporre persino solo le proprie idee in modo aggressivo nei talk show televisivi in prima serata.

La condivisione dei valori ha lasciato il posto all’aggressività , forma primordiale e sinonimo di violenza , che diviene così il condimento indispensabile delle nostre quotidiane abitudini comunicative.

Non c’è quindi da meravigliarsi se l’uomo col tempo diviene insensibile alla gentilezza ed impotente di amare.

Sembra proprio che scarseggino i buoni esempi un po’ dappertutto e che la paura di esporsi in prima persona giochi un ruolo decisivo.

Ogni episodio che accade viene strumentalizzato o ai fini di una campagna elettorale o comunque del “dio-business” , qualsiasi esso sia.



Ma se nessuno saprà davvero prendersi le proprie responsabilità , che sono quello di guardare dentro se stessi, nel nostro piccolo , e non gli altri , la cultura della violenza continuerà a regnare in tutto il mondo , inevitabilmente .

E come insegna l’episodio di Napoli , finiremo vittime di noi stessi , della nostra stessa cultura , tra la superficialità dei nostri inconsapevoli gesti e l’impotenza di saper reagire alla violenza con la vera pace.

Vera pace non vuol dire contrapporre, né tanto meno giudicare o come recita qualche recente slogan elettorale “ Lottare , perché la lotta paga “…………o bloccare con cortei le autostrade e far morire qualcuno perché l’ambulanza non può transitare …….

La vera lotta , se è poi indispensabile usare questo termine , è quella da condurre dentro di noi per arrivare ad una azione concreta ed attiva , e di fare fino in fondo nel nostro piccolo ciò che vorremmo fosse fatto ad un altro….

Ove c’è morte , non esiste né vittima , né carnefice .

Nessun leader , nessun governo , nessun paese potrà mai darci la pace. JK


Ps Se poi amiamo la lotta , facciamola amorevolmente coi baci e le coccole , forse riusciremo ad assaporare come risultato indimenticabili momenti in cui potremo essere davvero uniti ad un altro essere umano come fossimo una sola entità , nel corpo e nella mente......

Rocco is offline  
Vecchio 24-05-2004, 14.39.04   #2
arcobaleno
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il tue esame della realtà che ci circonda mi trova assolutamente daccordo...non c'è una sola virgola che non condivida...
il problema secondo me sta alla base,ci manca una educazione a vivere correttamente,a relazionarci in maniera sana con gli altri...
insomma,manca la cultura del rispetto dell'altro,mentre c'è solo quella dell'arrivismo,dell'egoismo,de lla prevalicazione...
ora però mi chiedo,che cosa possiamo fare??
si lo so,dobbiamo sforzarci di guardare di più dentro di noi,ma...chi non lo fa,come puo' essere aiutato???
arcobaleno is offline  
Vecchio 24-05-2004, 15.57.58   #3
visechi
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Mi trovi parzialmente d’accordo con te! Per un verso credo che abbia ragione nel considerare che la cultura della violenza, della prevaricazione stiano pian piano allargando l’orizzonte in cui esplicano la propria proterva ragione d’essere, ma temo che la risposta adeguata non possa essere una semplice osservazione interiore, perché dopo che ci siamo bene bene osservati ed analizzati, e anche compresi fin dentro il profondo del nostro animo, potremo scoprire che questa vituperata aggressività è parte integrante di noi, e se così fosse, ed io penso che sia così, avremo un bel dire e un bel fare per cercare di arginare quel che la natura ci ha infisso nel DNA o nei tratti caratteriali. La nostra natura è composta in parte da elementi che spingono all’incontro e per buona dose di altri che tendono ad esaltare il nostro Io. Questo credo sia abbastanza indiscutibile. Il male che pensiamo provenga sempre dall’esterno o che sia ascrivibile a situazioni endogene al singolo e che induce ed istiga una reazione commisurata o smisurata rispetto all’azione violenta, alberga in noi, non è altro che parte integrante del nostro essere limitati, è essenza stessa dell’uomo che, in quanto limitato, per non subire passivamente la soverchiante forza dell’aggressività altrui o degli accadimenti che lo vedono coinvolto, si oppone agli eventi facendo appello alle proprie forze interiori, contrapponendo ad aggressività, aggressività. Il concetto cristiano di porgi l’altra guancia, o di rispondere con un sorriso alla violenza, seppur rivoluzionario e talvolta destabilizzante per chi dell’aggressione fisica o verbale si fa paladino, spesso, troppo spesso, non sortisce l’effetto sperato, esponendo il malcapitato a guai spesso irreversibili. Questo per quanto riguarda il piccolo quotidiano, il nostro microcosmo individuale.
Potresti obiettare, con una certa dose di ragione, che se ‘l’introspezione’ è compiuta da una parte limitata della popolazione mondiale, le cose non potrebbero che stare così come le ho indicate io, ma che se questa – l’introspezione attiva e positiva – fosse condotta dal complesso dell’umanità, le cose potrebbero assumere un piega affatto diversa e ben più edificante. Ma anche in questo caso non mi trovi del tutto d’accordo per due semplici motivi:
il primo è che il percorso che ciascuno compie in questo complesso processo deve condurre ad una meta che potrebbe essere il miglioramento di sé stessi per conseguire così il miglioramento dell’intero globo, ma questa meta, questo obiettivo sarebbe il risultato e da porre in relazione ad un concetto di ‘miglioramento’ che si rifà a principi etici e morali individuali, o quantomeno di gruppo (leggi anche gruppi più o meno consistenti di popolazione o schieramenti Occidente/Oriente), posto che sarebbe ben difficile, se non addirittura assurdo, pretendere d’individuare principi etici e morali assoluti, cioè validi per la globalità del consesso umano e fissi nel tempo. Quindi ci troveremo, credo con poche possibilità di errore, a doverci confrontare con due o più canoni di comportamento a cui riferirci… fra l’altro, in tal senso l’esempio delle diverse religioni è illuminante, così pure quello delle diverse concezioni dell’organizzazione dello Stato; in un mondo globalizzato com’è il nostro, questi diversi paradigmi ben facilmente rischierebbero di entrare in conflitto, per cui il risultato più logico da attendersi è la riedizione di quel che attualmente vediamo compiersi come storia coeva;
l’altro motivo è meno globale, più intimistico e più attinente alla particolare conformazione o stratificazione dell’intimo umano. Se è vero, come ritengo sia, che l’uomo è anche composto da pulsioni forti tese ad esaltare la propria individualità, sarebbe alquanto complicato espungere parte di questa intimità a vantaggio esclusivo di componenti che ne mortificherebbero una sana aggressività… ho usato il termine sana a proposito, non è un refuso. L’aggressività ha preservato l’umanità e la possibilità che questa si perpetuasse nel corso dei millenni. Per sana aggressività s’intenderebbe uno stato dell’essere, non totalmente invasivo e non certamente persistente, ma che si attiva alla bisogna, teso a preservare la vita dell’individuo, e quindi di specie, dalle aggressioni esterne, dell’ambiente circostante e dei propri simili. L’uomo, dacché è apparso sulla terra, ha sempre avuto la tendenza a riunirsi in clan o gruppi, perché questa condizione, piuttosto che l’isolamento, è risultata più confacente e coerente con il più forte impulso o istinto naturale, cioè l’istinto di autoconservazione, e la sessualità risponde chiaramente, e in maniera ancora soddisfacente (speriamo per sempre), a questo requisito primario. E’ stato più che naturale che i vari e sparuti clan o gruppi dovessero, prima o poi, entrare in contatto fra loro, ed è abbastanza conseguente che uno dei principali elementi che hanno nel corso della storia caratterizzato e qualificato questa ‘comunicazione primordiale’ dovesse essere proprio l’esaltazione dell’istinto più naturale e potente: quello di autoconservazione.
Certo, ora le cose dovrebbero essere cambiate; l’uomo si è evoluto, oltre all’istinto ha costruito in sé un importante strato culturale; questo strato culturale dovrebbe consentirci di affrancarci dall’istintualità primordiale, almeno in una misura sufficiente da poter costruire un futuro meno fosco… ma le cose umane non funzionano secondo i nostri pii desideri; l’istinto di conservazione è stato il motore e la riserva dell’umanità, da cui ha attinto ogni qualvolta la propria permanenza nel mondo dei viventi è stata messa in discussione; è veramente difficile immaginare che se ne possa fare a meno per un atto di volizione conseguente ad un’introspezione individuale.
Poi, diciamolo con franchezza, troppo buonismo alla lunga stucca, condizione questa ben rappresentata da un’opera letteraria di Calvino: Il Visconte dimezzato; leggila, credo sia istruttiva; in estrema sintesi, ma qualcosa di più completo lo potresti trovare nelle pagine di questo forum dedicate alla letteratura, afferma che eliminare l’una o l’altra delle peculiari caratteristiche umane – il bene o il male – rassegni un mezzo uomo, che in ogni caso sarebbe un essere detestabile… l’uomo è bene e male.
Ciao
visechi is offline  
Vecchio 24-05-2004, 16.58.11   #4
Rocco
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Wink x IRIS......

Ciao e grazie per lo spunto.....

Mi chiedi : " ora però mi chiedo,che cosa possiamo fare?? => Semplice , come detto , guardare noi stessi e lavorare dentro noi senza pensare a quello che fanno gli altri........o cadere nel gioco dei paragoni e dei giudizi di cui spesso siamo schiavi e farci distrarre da tutto ciò - solo così la cultura del vero amore potrà ritagliarsi una fettina sempre più consistente , che cè ed è viva anche se latente , ed ha bisogno di continua linfa e diffusione . Credo che tu abbia fatto centro quando dici che a livello educativo , ahimè..ci manca una VERA cultura ".
Comunque ....ciò che può sembrare poco , è tanto ..-.credimi !




Quando dici : " Dobbiamo sforzarci di guardare di più dentro di noi,ma...chi non lo fa,come puo' essere aiutato ??? => Attenzione a non cadere nel gioco di pensare agli altri , nel senso che anche per far del bene intenzionalmente , si può finire col non rendersi conto di imporre a qualcuno qualcosa.....il che sarebbe molto controproducente. Non lasciamo assorbire dalle preoccupazioni....troppo.Esser e attenti al sè , senza sfociare ovviamente in attegiamenti egoistici , rimane la base .
Tutto il resto verrà giorno dopo giorno ..del resto a parte maghi e ciarlatani , chi conosce il futuro ????
Cerchiamo se possibile di non dar nulla per scontato.....


Un caro saluto


Rocco
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Vecchio 24-05-2004, 16.59.15   #5
neman1
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per Visechi
Uh, meno male m'hai preceduto. Stavo scrivendo un'altra pagina come la tua...stancante!!! Concordo e aggiungo: l'individuo si, ma anche la terra fino al universo come organismi viventi con i quali interrelazioniamo...
Ps: La storia e' una scienza rivelatrice del futuro!!!
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Vecchio 24-05-2004, 17.44.27   #6
neman1
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per Rocco

Non voglio farla sembrare una definizione troppo grezza ma:
La cultura e' conoscenza coltivata e tramandata (ora con i MassMedia) per costruirsi una tana e procurarsi da mangiare ad alcuni anche per socializare. Ecco, secondo me un punto cruciale. La gente di oggi non e' piu in grado di procurarsi il cibo da sola. Per prima: che la maggior parte di noi siamo dipendenti di un titolare. Ci vengono messi a disposizione mezzi e compiti quali una volta eseguiti vengono ricompensati con (li chiamero apposta cosi) buoni di scambio con i quali finisci poi a provedere alle proprie neccessita' (te lo auguro che sia cosi). Aspettando che la sorta di schiavitu' sia finita con la pensione. Da un lato la sottomissione alle regole imposte sul posto di lavoro e societa' in generale, dall'altro lo spirito cacciatore addormentato o represso, assai limitante se sostieni la liberta personale d'espressione. Devo considerare anche questo elemento importante. Che i soldi girano maggiormente nelle citta' e cio attira molta gente, dalle provincie. La citta' dove per lavorare bisognerebbe avere un minimo di competenze. Ma nelle citta' poi dei veri lavori produttivi non ce ne sono tanti, ma tutti abbiamo bisogno del pane. Di recente ho letto sui giornali sulla nuova tendenza dei giovani di ritornare in campagna a coltivare la terra. Anche al costo di spaccarmi la schiena, ma mi risparmio lo stress dell ufficio. Sono scelte di vita sai, ma mi sono messo il cuore in pace gia da mo' che signori si nasce. Intanto non ho mai creduto nel lucicare dell oro. Dunque, una soluzione da parte mia: azzardare di mettersi in proprio per trovare la vera vocazione naturale. Lavorare per piacere, se possibile quando e con chi voglio. Basta non diventare un' altro rocketaro. Ciao
neman1 is offline  
Vecchio 25-05-2004, 10.01.28   #7
Rocco
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Lightbulb x Visechi & tutti...../ approfondimenti utili

Ho letto il tuo lunghissimo post con attenzione e cercherò di esprimere le mie riflessioni sui punti in parziale disaccordo , come tu dici poichè ne scaturiscono riflessioni interessanti .



1) Quando parli di DNA & Co , quello che sarebbe scritto nel nostro sangue...penso che tu ti riferisca all'istinto primordiale , che è cmq legato a ciò che la scienza dice che i nostri avi ci abbiano trasmesso col sangue .

Poi sembra che tu dica che noi ne siamo pure consapevoli e lo vediamo e lo sappiamo di questo DNA , ma non possiamo farci nulla perchè è tutto già scritto nelle nostre cellule e non cancellabile ??

Io credo che intendere questo tipo di DNA e di istinto così , sarebbe come dire che noi siamo schiavi senza speranza di certi schemi e della nostra stessa storia , della nostra cultura .....e che non abbiamo possibilità di evolverci realmente.

Certo , la mia mente è libera di produrre incontrollatamente 3000 pensieri al gg , sarebbe utopistico pensare di fermarla ( e qualcuno a tal proposito forse non ha precisamente esposto in certi testi il concetto di mente "immobile e libera " ) ma da lì poi a metterli tutti in atto penso che ce ne passi....! e che alla fine la scelta la posso adottare io , libero dai condizionamenti e dalla cultura , .diciamo...in completa ignoranza !

E che ben venga l'ignoranza , se fosse questa , come una mia cara amica diceva oggi discorrendo ........

Comunque detto con altre parole più semplici intendo dire che l'uomo gli istinti può remprimerli con la sua intelligenza .





2) Poi in seguito dici che " ....posto che sarebbe ben difficile, se non addirittura assurdo, pretendere d’individuare principi etici e morali assoluti, cioè validi per la globalità del consenso umano e fissi nel tempo ....." Ho preso questo brano che condensa abbastanza chiaramente il tuo pensiero e mi ha molto colpito . Come riflessione a quanto affermi , posso solo dire che allora non esistono principi etici morali assoluti e che l'amore , la famiglia ......la stessa vita umana abbiano un valore diverso a Roma , uno a Pechino e uno al Polo Nord........?????

Certo , esistone delle sfumature , che forse il genere umano ha ingigantito a dismisura definendole lingue , razze , le culture.......
( Sì , è vero qualcuno anni fa come Adolfino in Germania o in Sud Africa si è lasciato prendere la mano da questi concetti e così nacquero il Nazismo e l' Apartheid ...! )

Ma a guardarci bene dentro ..non è che per caso , mi chiedo , che ci siamo costruiti da soli una sorta di BARRIERE / MURI di ISOLAMENTO e che poi li chiamiamo con dei bei nomi quali culture , .....religioni....lingue ......e che ci fa un immenso piacere che poi risuoni in giro come "conoscenza giusta universale " ????

Ieri sera in TV ad Excalibur , su Rai 2 , finalmente è emerso qualcosa di interesante attinente ciò guardacaso... - anche se in modi molto confusi e solo a proposito del governo Europeo..( ma che ben venga cmq ) - ossia la necessità irrinunciabile ed indispensabile di stilare una sorta di carta europea che riconosca dei principi umani universali di base ....quindi , come vedi , ciò che può apparire assurdo , è comunque considerato oggi se non altro proponibile......



3) Concludendo dici che " Poi, diciamolo con franchezza, troppo buonismo alla lunga stucca " ... Quali sono allora le eventuali alternative che ci proponi ?? Dondolarci all'infinito tra male e bene in eterno conflitto con noi stessi ??....

Oppure fare come il personaggio ironico creato da Giobbe Covatta a MAI DIRE GOL che per sfogare un pochino i suoi istinti diviene serial killer ??

Non intendevo neanche dire poi di cadere nell'utopia di eliminare il male e far trionfare il bene , sarebbe solo come perdersi mentalmente in questo giochino perverso e , dimenticarsi nel frattempo di continuare a migliorare noi stessi , un poco alla volta , ogni giorno......ed accampare solo mille e ancora mille scuse con noi stessi ..

Un saluto



Rocco
Rocco is offline  
Vecchio 25-05-2004, 12.34.09   #8
visechi
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Citazione:
Io credo che intendere questo tipo di DNA e di istinto così , sarebbe come dire che noi siamo schiavi senza speranza di certi schemi e della nostra stessa storia , della nostra cultura .....e che non abbiamo possibilità di evolverci realmente.


Comunque detto con altre parole più semplici intendo dire che l'uomo gli istinti può remprimerli con la sua intelligenza .

Noi non siamo certamente schiavi dei nostri istinti, ma mi darai atto che il nostro agire, i nostri pensieri, il nostro modo di interpretare il mondo sono fortemente influenzati da questi istinti, oltreché, naturalmente, dalla specifica cultura di ciascun abitatore di questo pianeta. L’evoluzione che tu preconizzi o auspichi sarebbe un’evoluzione che non potrebbe in alcun modo prescindere da questi istinti primordiali, perché espungerli dalla ‘componentistica uomo’ significherebbe anche esporre l’individuo proprio ai rischi che vorresti scongiurare: quello principalmente legato alla sua scomparsa dalla terra. Noi non dovremo reprimere i nostri istinti, se per reprimere intendi dire eliminare totalmente, li dovremo piuttosto tenere sotto controllo, tenerli in una condizione di equilibrio rispetto ai nostri desiderata, incanalarli verso la meta che ci siamo proposti di perseguire. Ma il problema della meta da perseguire è proprio il punto focale intorno a cui ruotano tutte le considerazioni da fare. Teorizzare un generico amore planetario, o una maggiore consapevolezza del genere umano, fra l’altro mai pienamente ed esaustivamente spiegata o compresa, significa ben poco se non riempiamo di significato e di contenuti pratici questo supposto Amore o questa abusata Consapevolezza. Che vuol dire perseguire una meta? Atteso che ciascun individuo è unico e che la sua specificità si concretizza nella propria intima propensione a perseguire prima di tutto il proprio bene, per poi, se è il caso, se è possibile, se è consono o solo anche se concorda con il suo proprio bene primario, estendere questo status anche al resto del consesso umano. Ma non potrai che convenire con me che spesso il bene individuale non collima con quello collettivo, come la massima libertà individuale spesso entra in conflitto con quella collettiva e di specie. Per questo esistono regole sociali ed etiche (RELATIVE, assolutamente relative) che regolano la vita sociale delle collettività. E’ con queste regole sociali – il buon vivere comunitario – che l’individualità e l’evoluzione soggettiva entra costantemente in contatto. In tale ambito l’individuo deve necessariamente muoversi ed agire, in tale ristretto ambito opera le sue scelte; scelte che il più delle volte non sono in accordo o si scontrano con limiti e restrizioni che ne mortificano in una certa misura il pieno sviluppo personale: immagina per un solo attimo la necessità di conseguire un ottimale livello di alfabetizzazione e la costrizione psicologica e fisica (minima) a cui si è sottoposti nel periodo della scuola… è un esempio minimale, che forse non rende pienamente l’idea, ma che a parer mio può rappresentare un segnale di quante volte, per il buon vivere comunitario, la nostra individualità soggiace a situazioni o regole esterne.
Tu descrivi un percorso individuale che poi, per espansione, si dovrebbe riflettere positivamente a vantaggio dell’intera popolazione mondiale, scordando però che le regole esterne sono il limite che comunque disciplina il vivere civile. Le barriere di cui parli sono insite tanto nella società, quanto, e, in maniera ancor più coercitiva, nell’intimo di ciascuno di noi. L’individuo è un animale sociale, ma anche un animale individuale… queste due inclinazioni – riunirsi in comunità ed esaltare o sviluppare il proprio individualismo, stavo per scrivere imporre – sono due forze che se non tenute in costante equilibrio (non per nulla si parla spesso di persone equilibrate) rischiano di dilaniare la personalità dell’individuo; il prevalere dell’una a discapito dell’altra è causa di distonie di cui gli ambulatori medici specialistici sono ben a conoscenza e di cui la nostra malata società è causa e vittima al tempo stesso: solitudine, eccessiva aggressività, frustrazioni etc… Non si può non tenere conto di questo rischio e di questa situazione.

Citazione:
2) Poi in seguito dici che " ....posto che sarebbe ben difficile, se non addirittura assurdo, pretendere d’individuare principi etici e morali assoluti, cioè validi per la globalità del consenso umano e fissi nel tempo ....." Ho preso questo brano che condensa abbastanza chiaramente il tuo pensiero e mi ha molto colpito . Come riflessione a quanto affermi , posso solo dire che allora non esistono principi etici morali assoluti e che l'amore , la famiglia ......la stessa vita umana abbiano un valore diverso a Roma , uno a Pechino e uno al Polo Nord........?????
L’amore non è un principio etico, è un sentimento, un’emozione che noi, chissà perché, eleviamo a valore. L’amore è una cosa intima, personale che muove in maniera fortemente coercitiva il nostro agire… la famiglia, sai bene, non è un principio, men che meno assoluto, tant’è che è stata più volte messa in discussione e alcune culture privilegiano l’aspetto comunitario rispetto a quello nucleare ristretto, è piuttosto uno status, un modo di concepire la vita comunitaria in un ambito nucleare… sempre che per famiglia intenda ciò che comunemente s’intende. Entrambi non sono sicuramente dei valori o principi assoluti, ma relativi all’individuo… c’è chi nella famiglia non crede, e non per effetto di una sorta di pensiero rivoluzionario, ma per l’insufficienza formativa, non solo culturale, che questa può rappresentare.
Veniamo alla vita umana. Un principio per essere assoluto deve essere tale nel tempo e nello spazio, valido in tutte le latitudini e per ogni diversa cultura. La vita umana dovrebbe essere intangibile e difesa e protetta in ogni circostanza. Un principio assoluto dovrebbe essere tale a prescindere dai contesti, dovrebbe essere valido sempre e comunque… in definitiva, semplicemente, un concetto ‘al di fuori’, un paradigma che stazione ad un livello più alto rispetto a qualsiasi concetto o situazione, dovrebbe essere valido ‘di per se’. Ci sono e ci saranno sempre casi della vita che implicano che sia messo in subordine rispetto ad altre urgenze o il mancato rispetto di questo principio, che noi esseri limitati tendiamo a rendere come assoluto. In dette situazioni esso diviene relativo alla particolare situazione che si viene a determinare e soprattutto alle ineludibili scelte che si devono operare. Esempi di quanto da me succintamente descritto o accennato ne esistono svariati.

Citazione:
3) Concludendo dici che " Poi, diciamolo con franchezza, troppo buonismo alla lunga stucca " ... Quali sono allora le eventuali alternative che ci proponi ?? Dondolarci all'infinito tra male e bene in eterno conflitto con noi stessi ??....

Il buonismo e le alternative. Il mio intendere verteva solo su un versante: ‘…repressi…’ gli istinti primordiali, reso espanso il concetto di amore universale, posta la sordina alle paure, non vorrei che a seguito del processo da te suggerito si venisse a formare un essere troppo edulcorato, poco genuino, molto più esposto ai marosi della vita di quello attuale, poco incline a lottare nella vita e nella società… la vita è una continua lotta dove non deve vincere necessariamente il più forte, ma dove quest’ultimo sottostà a delle regole precisa di convivenza che non siano ineluttabilmente legate al concetto di evoluzione individuale (che comunque ci deve essere e non è mai da cestinare come un prodotto di risulta) o di amore universale (che credo proprio sia un’ingenua chimera). Qui starebbe la mia diversa concezione del vivere sociale… credo che il salto quantico sia da affidare ad una maggiore circolazione della comunicazione, alla ricerca del dialogo, sempre e comunque, che se ben accompagnati da una crescita (evoluzione nel senso da te indicato) individuale e sociale potrebbe produrre frutti e fiori di ben altra portata. Quello che suggerisci tu mi pare sia un processo parziale che non tiene nel debito conto il contesto e l’ambiente entro cui l’uomo è costretto a muoversi… far crescere le relazione e costituire una fittissima ragnatela di relazioni individuali e sociali (di società)… perché incontrarsi è anche conoscersi, conoscersi è anche limitare l’insorgere di diffidenze, che sono quelle che producono incomprensioni e fraintendimenti… credo che siano la comunicazione e il dialogo le strade che più agevolmente e realisticamente l’umanità possa perseguire. L’evoluzione individuale, se isolata e se non accompagnata da altri adeguati accorgimenti, rischia di essere produttiva di singoli, anche bellissimi e variopinti, fiori isolati in tanti grandi deserti.


visechi is offline  
Vecchio 25-05-2004, 16.15.46   #9
Rocco
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Lightbulb Ulteriori spunti ( scusate la lunghezza...)

Caro Visechi , grazie mille per gli spunti di riflessione che ci dai a tutti .

Chiarisco subito che non intendevo teorizzare alcun amore planetario col mio post e credo che , forse , sicuramente in buona fede , sia stata data un interpretazione diversa da quella che mi animava .

Io ho osservato semplicemente dall' Iraq alla cronaca Italiana quale è la cultura che ci circonda ed ho riflettuto amaramente sul fatto che forse ce ne manca una VERA.

Così ho lanciato il post per condividere questa sensazione sul forum e vedere gli altri cosa ne pensavano.....tutto qui. E' utile ricordarlo , altrimenti perdiamo di vista il nocciolo della questione

Sul tuo ultimo post osservavo che : quando poi dici che il bene individuale non collima sempre col bene collettivo concordo . Ma in questi casi , perdonami , non si chiama più bene individuale ma si chiama EGOISMO , facciamo quindi attenzione alle parole ed usiamole propriamente ! e svisceriamo tutto sino in fondo...senza ingannare noi stessi.

Concordiamo comunque poi su molti punti importanti vedo , specie quando riconosci anche che il fattore base è che le vere barriere nella società risiedono prima di tutto i noi e che quindi il lavoro deve partire prima da dentro di noi e non al di fuori....

Rimango perplesso però quando sembra che dici che l'amore e la famiglia non possono essere principi etici morali assoluti.......ed allora mi chiedo secondo te quali dovrebbero essere questi principi ?? Sono curioso ...

O non esistono dei principi morali etici assoluti secondo te ? Allora vorrebbe dire che ci dovrebbe star bene vivere a tutti senza principi o perlomeno che si dovrebbe tirar avanti tutti con dei principi relativi..ossia ??? O ho tirato in fretta le somme ??

Qual'è la direzione ultima di questo discorso che fai ? ....mi sfugge o mi sono perso io ? Abbi pazienza e cerca di spiegarmelo meglio .


Infine , ed è interessante , proponi come tua alternativa allo stucchevole buonismo ( in cui fra altro non mi riconosco , per la cronaca...) la via della comunicazione e della ricerca , che se ben accompagnati da una crescita ( ossia evoluzione del se ) possono dar buoni frutti...

..ma scusami allora diciamo la stessa cosa.....! Forse mi sono espresso io male...........E' chiaro che io intendevo l'evoluzione individuale e non quella isolata dei monaci tibetani ( con tutto il rispetto per loro..) ! era scontato per me ! l'uomo è un animale sociale .......

Comunque rileggendo insieme un passaggio fondamentale , citi quel " SE ACCOMPAGNATA "...ossia stesso tu ne sancisci quella base importante ed indispensabile ! Ossia che la comunicazione vale SE è accompagnata dall' evoluzione individuale ( non isolata ) che ne è la chiara base di tutto .

Io comunque la comunicazione la osservo più come una conseguenza naturale del tutto .

Ti spiego meglio : SE NON mi evolvo , ossia se conosco poco me stesso...........posso ambire a comunicare come si deve con gli altri ?

Diamoci uno sguardo in giro e vediamo la QUALITA' della comunicazione oggi ..certo ..bei telefonini...videofonini & Co..etc etc ....ma quanto ascoltiamo l'altro per davvero ?

Quanto le forme di comunicazione oggi come oggi sono solo a senso unico ?? ( vedi giornali , TG , libri ..pubblicità etc etc )

Io penso che la vera comunicazione sia quella a doppio senso , che avviene in ambedue i canali , ossia ascoltare ed essere ascoltato , parlare e far parlare l'altro.....in senso vero e non formale.

Ecco perchè ritengo che la conoscenza del sè , attraverso l'attento ascolto di sè sia uno degli basic step .....ma non per finire da egoisti........ma per aver come meta l' imparare ad ascoltare meglio gli altri e a comunicare sempre meglio........

E consentimi di dire ..che paradossalmente questo post ne è la dimostrazione vivente. La nostra comunicazione , quella vera .....si realizza solo quando c'è incontro , seppur virtuale da web , delle nostre idee , vero ascolto dell'altro , ma soprattutto ricerca in sè dei motivi , indagine vera e non presunzione di sapere.

Io credo di averla messa da parte e di essermi calato in me per capire davvero cosa non mi tornava sino in fondo....

Fra l'altro ..ed è la verità , vorrei allestire una sorta di laboratorio sperimentale di ricerca globale basato sulla ricerca del se attraverso la comunicazione e di rivalutare al massimo la figura della comunicazione , ovvio che con le basi del sè.....senza poggiare su alcun guru , ma sulla autodisciplina...ect etc

E' un progetto ambizioso forse , ma le risposte ricevute da te oggi mi fanno ben sperare e credo di aver imboccato una strada che potrà darmi discrete soddisfazioni.

Grazie ancora ,

Un caro saluto

Rocco
Rocco is offline  
Vecchio 25-05-2004, 16.57.10   #10
visechi
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Sul tuo ultimo post osservavo che: quando poi dici che il bene individuale non collima sempre col bene collettivo concordo . Ma in questi casi , perdonami , non si chiama più bene individuale ma si chiama EGOISMO , facciamo quindi attenzione alle parole ed usiamole propriamente ! e svisceriamo tutto sino in fondo... senza ingannare noi stessi.

L’individualismo, o l’esaltazione o affermazione della propria individualità è in buona sostanza una forma molto velata, non invasiva ed alquanto edulcorata di egoismo, ma sempre di egoismo si tratterebbe. Affermare la propria individualità implica anche comprimere, in una qualche misura, gli spazi altrui. Quanto viene ad affermarsi in termini di individualità deve mantenersi in un equilibrio costante con le altrui individualità, altrimenti si scivolerebbe nella prevaricazione e nell’EGOISMO, nell’accezione da te indicata. Ti riporto un passaggio inerente al tema di un pensatore: “… attraverso l'egoismo si afferma la libertà dell'unico, cioè dell'individuo riconosciuto come sola realtà, norma a se stessa.” (M. Stirner) Anche Nietzsche ha dedicato ampi spazi del suo pensiero alla morale dell'egoismo, ma evito di citarne passaggi perché non sono, e non è, di mio gradimento.

Citazione:
Rimango perplesso però quando sembra che dici che l'amore e la famiglia non possono essere principi etici morali assoluti.......ed allora mi chiedo secondo te quali dovrebbero essere questi principi ?? Sono curioso ...

O non esistono dei principi morali etici assoluti secondo te ? Allora vorrebbe dire che ci dovrebbe star bene vivere a tutti senza principi o perlomeno che si dovrebbe tirar avanti tutti con dei principi relativi..ossia ??? O ho tirato in fretta le somme ??
In estrema sintesi, non essendo io un credente, ritengo che non esista alcun principio o valore etico o morale assoluto… nel caso fossi stato un credente li avrei identificati e compendiati in Dio. Purtroppo credo sia la realtà umana: vivere costantemente, al meglio, in simbiosi con valori relativi… anche la vita umana è assurta a valore assoluto (anzi assolutizzato dall’uomo) in epoca relativamente recente… prima non era così… anche la libertà dell’uomo è dovuta passare attraverso le forche caudine di una costante crescita culturale e di coscienza complessiva prima di rappresentarsi la schiavitù istituzionalizzata come una barbarie… la pena di morte ancora non ha varcato questi confini. Non esistono principi o valori assoluti, giustappunto perché non esiste alcuna verità oggettiva… almeno a livello umano… anche se non faccio alcuno sforzo a pensare che questa possa effettivamente stazionare in qualche angolo recondito del mondo metafisico, ma a noi dubito sia dato conoscerla…
Che scivolamento verso tematiche diverse! E’ proprio vero che una parola tira l’altra… ma sono tematiche affascinanti… almeno per me.

Citazione:
Comunque rileggendo insieme un passaggio fondamentale , citi quel " SE ACCOMPAGNATA "...ossia stesso tu ne sancisci quella base importante ed indispensabile ! Ossia che la comunicazione vale SE è accompagnata dall' evoluzione individuale ( non isolata ) che ne è la chiara base di tutto .

Fra l'altro ..ed è la verità, vorrei allestire una sorta di laboratorio sperimentale di ricerca globale basato sulla ricerca del se attraverso la comunicazione e di rivalutare al massimo la figura della comunicazione , ovvio che con le basi del sè.....senza poggiare su alcun guru , ma sulla autodisciplina...ect etc

La comunicazione e il dialogo, arte della politica, oltreché della filosofia e di tutte le ‘scienze’ umane, in sé e per sé non hanno alcun significato se non accompagnate da un diverso intendere l’uomo e la sua soggettività che deve essere ben collocata all’interno della collettività; così pure non avrebbe alcun significato pratico un’evoluzione interiore ed individuale se disgiunta dagli altri accorgimenti che ben focalizzi nel tuo ultimo intervento… Credo, bada bene, credo che la strada da te tracciata (ora che hai dilatato il concetto) possa essere quella giusta… ora l’ho compresa meglio, pensavo ipotizzassi una crescita individuale che fungesse da motore autonomo ed inerziale per un’evoluzione collettiva… ma, in tal caso, penso che le cose non funzionerebbero… per i motivi esposti negli altri miei interventi. In definitiva, finalmente pare ci s’incontri.

Ciao ed auguri sinceri per la tua iniziativa

visechi is offline  

 



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