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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 11-06-2004, 18.17.03   #1
Dunadan
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PATRIOTTISMO? Poco, Grazie.

E' un periodo che, con la guerra, si sente spesso parlare di patriottismo. Con Ciampi poi... con l'inno nazionale e il tricolore...

MA in fondo, ma pensandoci bene, questo patriottismo cosa è? è una forma per sentirsi uniti, per avere un'identità !! Si, bene, ma non dovremmo invece andare verso un amore per tutti gli uomini in generale? perchè amare di più un italiano piuttosto di un tedesco?
Mi viene in mente Einstein(non so nemmeno se si scrive così) quando disse "io sono cittadino del Mondo".

E fare il militare? Morire per cosa? Per la patria?????? Ma che patria? almeno l'Italia fosse un impero con le palle !
Non concepisco chi è pronto a morire per la patria in questo periodo, chissenefrega delle patria, oggi sono italiano, domani potrei trasferirmi in Francia e diventare francese.
Sono troppo individualista per pensare alla patria come un qualcosa a cui dare la mia vita...
Sarà che in questo periodo sto covando idee contro il tipo di società che i miei simili mi hanno imposto. ( A ciò contribuisce un testo di Marcuse, Eros e civiltà, dove viene sviluppata l'idea che la società nasce nel momento in cui l'uomo rinuncia ai suoi istinti primordiali).

Non è che non me ne freghi proprio nulla dell'Italia, mi piace la sua storia, mi piace la sua cultura, ma non credo che morirei per l'Italia!
Se parliamo di un altro periodo storico, magari, quando per liberarci dal nazifascismo c'era bisogno di sacrificarsi e combattere, è già un altro discorso, ma oggi? Con questo genere di guerre?

Concludendo, il patriottismo serve per unirci, serve come identità, ma del resto, a conti fatti, è una gran caghata! è un'astrazione, è una costruzione mentale per sentirci meglio uniti, accettati.
Un modo per l'uomo debole che nella sua piccolezza ha bisogno di affermare il suo spirito di identità attraverso LO STATO, che dovrebbe rappresentarlo.

E' un po' come i tifosi del calcio, che da operai durante la settimana, alla domenica si trasformano in facenti parti di un club calcistico. Perchè dico "facenti parte"? Non avete mai notato che i tifosi più "montati" parlando della propria squadra di calcio dicono "noi abbiamo fatto gol", "noi abbiamo vinto", "noi abbiamo comperato con 50 miliardi il giocatore più forte del mondo".
E' un po' come fingere di essere miliardari per un giorno, potersi permettere di comperare Ronaldo.

Una storiella per sentirci uniti. Come se di famiglie lontane centinaia di chilometri (sempre italiane) ce ne fregasse qualcosa.

Anche solo il fatto di dare sempre più importanza alle vite dei nostri soldati o civili e quasi nulla alle vite di quelli degli altri paesi, specialmente se arabi, specialmente se facenti parte di paesi poveri.
Se muoiono 100 arabi si dà la notizia come se si parlasse di mucche, se muore un italiano fuori dall'italia, se ne parla per tre settimane.
(Con tutto rispetto per le famiglie italiane di chi ha perso un figlio o un padre o un marito che era andato volontariamente in guerra.)
Vedete? anche io ho la tendenza di scusarmi di parlare a questo modo dei morti italiani, quando invece tendo a non scusarmi per quelli arabi.

Questo mondo, fatto così, non mi piace, non si dà il giusto peso ad ogni vita.
Ogni paese fa la sua gara patriottica e le vite che valgono di più diventano quelle del paese più ricco, come se si parlasse di uomini superiori.

Cosa ne pensate?

ciao
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Vecchio 11-06-2004, 20.03.38   #2
neman1
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x Dunadan

Oh, meno male che ti fai conoscere qualche volta anche per i tuoi sentimenti teneri. Sei solito a lasciare un' immagine dell'uomo tremendo dietro a te...almeno da quando ti leggo. Sapevo che li hai... i sentimenti. (Faccio il simpatico oggi, non l'ho detto per screditarti, anzi, sono contento conoscerti anche da questo punto di vista)
Essere Patriota non significa non amare o non rispettare le altre culture. Ne esistono cosi tante e tutte diverse, sarebbe una bella noia vivere in una sorta di communismo culturale a cui il tuo scrivere inizialmente lascia alludere. Avere una patria serve per sentirci parte di un'identita' piu grande perche ne abbiamo bisogno, significa avere delle radici nel sangue, in una cultura specifica, nel tempo, nello spirito. Questa identita' piu grande e' organica e per questo sei toccato direttamente o indirettamente da tutti gl'eventi per prima del tuo paese poi anche dal resto del mondo. Ti condizionano, ti formano. E quando vai in Francia non lo potrai mai cambiare, questo stato, le tue radici. Te le porterai dietro finche sei vivo. Puoi arrivare ad adeguarti anche al 100% alla nuova cultura ma non sarai mai un Francese vero.
Sarebbe da precisare di non confondere il patriottismo con il nazionalismo. Sono i nazionalisti che non riescono ad accettare altre culture. Vedo che hai fatto confusione inizialmente. (mantenere le acque calme e' difficile per tutti).
Dunque ti do' ragione: sentimento umano si, al primo posto, ma non dimenticare nemmeno le proprie radici - la patria, che ti invito ad amare con tutti i pregi e difetti che ha. Non solo quando vince la nazionale. Per quanto riguarda il mandare dei propri soldati a fare la guerra o da forze dell'ordine in altri paesi nel nome della patria... ho una mia opinione personale, ma la lascio per un'altra volta. Ciao e stammi bene.

Ultima modifica di neman1 : 11-06-2004 alle ore 20.07.50.
neman1 is offline  
Vecchio 11-06-2004, 20.17.10   #3
Dunadan
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Re: x Dunadan

Citazione:
Messaggio originale inviato da neman1
Sarebbe da precisare di non confondere il patriottismo con il nazionalismo. Sono i nazionalisti che non riescono ad accettare altre culture. Vedo che hai fatto confusione inizialmente. (mantenere le acque calme e' difficile per tutti).
Ma vedo che anche nel patriottismo che non sfocia nel nazionalismo si tende a dare più importanza a chi fa parte del proprio paese.
1 italiano per noi vale più di 30 persone di un paese povero.
Nel senso che per il primo se ne parla per 1 settimana, per gli altri si dà la notizia e basta.

Citazione:
Per quanto riguarda il mandare dei propri soldati a fare la guerra o da forze dell'ordine in altri paesi nel nome della patria... ho una mia opinione personale, ma la lascio per un'altra volta. Ciao e stammi bene.
Moriresti per la patria anche in situazione in cui la tua famiglia non è in pericolo?

ciao
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Vecchio 12-06-2004, 02.37.06   #4
Knacker
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Il patriottismo è un argomento che mi sta molto a cuore.
In un altro topic ho accennato ai gruppi in cui un individuo si identifica per istinto. Uno di questi gruppi è lo stato, il proprio stato: la patria.
Ora un individuo tende a pensare per sé e ad avvantaggiare se piuttosto che altri individui: istinto di sopravvivenza. L'individuo pone se stesso prima di tutto il resto come ordine di importanza. Se saliamo di un livello notiamo che gli individui tendono ad sentirsi appartenenti ad un gruppo nel quale tutti i membri hanno qualcosa in comune. L'individuo dopo se stesso pone questo gruppo come seconda cosa più importante (che si deve cercare di salvaguardare). Esistono più gruppi nidificati uno nell'altro che si allargano man mano che si sale di livello e aumenta il numero di membri. Un esempio di gruppi potrebbe essere: individuo, famiglia, città, stato, etnia, specie, classe, regno. Tra i membri di uno stesso gruppo, l'individuo preferisce avvantaggiare quelli appartenenti al proprio sottogruppo perché li riconosce come simili.
Questo per rispondere alla domanda su come mai esista il patriottismo.
Io per esempio sono orgoglioso di essere italiano ed europeo. Mi riconosco come appartenente a queti due gruppi. In line di massima cerco di fare in modo che le mie azioni giovino all'Europa piuttosto che ad un altro continente e all'Italia piuttosto che ad un altro stato europeo. Questo non vuol dire che faccia di tutto per danneggiare gli appartenenti a gruppi diversi dal mio!
Io noto che il sentimento patriottico sia poco diffuso tra gli italiani. Perché? Proverò a dare una risposta.
Molti di noi vedono lo Stato come un organismo a noi estraneo, come un mostro, un Leviatano a noi ostile che cerca di imbrogliarci e dai cui bisogna difendersi. Al contempo lo Stato è visto come un qualcosa o qualcuno che bisogna fregare, che bisogna sfruttare. Sembra che nessuno si ricordi più che lo Stato è "gli italiani" e "gli italiani" sono lo Stato. Questa dimenticanza che può essere vista come un senso di appartenenza piuttosto debole, probabilmente è causata dalla situazione storica della penisola italina. L'Italia è uno stato unitario di recente formazione e prima era stato per secoli spezzettato in diversi staterelli. Questo può spiegare la scarsa coesione, la poca fiducia nell'Italia intesa come nazione unica. Ma mi sembra che sia passato anche un tempo sufficiente per familiarizzare e considerarci un popolo unico: il popolo italiano.
Dunadan, tu paragoni lo stato ai tifosi di una squadra di calcio. Se posso permettermi correggerei il tuo esempio. Infatti, giustamente, tu fai notare come i tifosi parlino delle azioni della squadra come delle proprie azioni e definisci ciò "finzione". La realtà dello stato, però, è diversa. Sarebbe più giusto paragonare lo Stato alla squadra non hai tifosi, infatti noi cittadin italiani siamo cittadini e costituiamo parte integrante ed attiva dello stato sempre, non solo i fine settimana. Tu potresti obbiettare che i gol non li facciamo direttamente noi, ma è comprensibile: non possiamo mica avere una camera con 60 milioni di parlamentari. Per restare nella tua metafora calcistica potremmo dire che noi cittadini facciamo il cross e che i nostri rappresentanti segnano.
Sul fatto che si dia più importanza alla singola morte di un italiano piuttosto che a numerose morti di altre etnie ha varie spiegazioni. Una di queste è il sentimento di similitudine che proviamo per ciascun gruppo di cui ho parlato all'inizio. Un'altra è il fatto che ciò che accade lontano da noi perde un po' di importanza proprio perché è percepito come distante. Un'ulteriore concausa è una cosa che mi capita di notare spesso (purtroppo): quando il numero delle morti è sufficientemente alto, non potendo dare la stessa importanza che meriterebbe ciascun morto, si attribuisce al fatto poca importanza. Non solo: più è grave il fatto e più è grande la porzione di importanza che non gli viene attribuita.
Più è grave il fatto e più ci sembra estraneo, oserei dire "impossibile". Un accenno a questo si può estrapolare da alcuni passi della Arendt.
Knacker is offline  
Vecchio 13-06-2004, 01.48.09   #5
Dunadan
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Ciao Knacker


Ottima analisi, che in linea di massima condivido.

Diciamo che in me vi sono due tendenze:
1- che prende lo stato come è, che ringrazia di vivere in uno dei primi paesi al mondo, che ama lo spirito di gruppo. Non sono nemmeno di quelli che hanno sfiducia nella classe politica, io ho fiducia nell'opposizione anche se non per Berlusconi.
Questa mia prima tendenza è più o meno ciò che hai descritto te nel tuo messaggio.

2- L'altra tendenza è, a volte, di guardare me stesso, chi sono, come individuo singolo, individuo che non ha sfiducia nell'Italia, ma che sta male in una situazione innaturale creata dai suoi simili: il modello di vita moderno nelle città.
La repressione degli istinti che sarebbero propri dell'animale UOMO. L'idea di LIBERTà, ma che tipo di libertà? Parlo di livertà vera, dell'uomo animale, dell'uomo che non è costretto alle leggi dello Stato, dell'uomo singolo che non ha contratti con altri, ne di tipo politico ne economico...

E allora questa seconda concezione che ogni tanto ho in mente, si va a scontrare con fatti reali, come magari chiamata al servizio militare, ad esempio !!!
E allora, quell'animale che è costretto a un regime di vita inpostogli dai suoi simili e dalla storia dei suoi simili è costretto anche a diventare un vero e proprio schiavo dello Stato, un soldato, uno che deve fare tutto ciò che gli viene detto, come una macchina. Poi magari deve anche partire, combattere e magari ci lascia anche la pelle.

ecco, sicuramente dovrò trovare un equilibrio, tra cittadino modello e fantasticatore e ANIMALE.

Forse dovrei pensare che è come se avessi scritto un contratto nella costrizione, costretto a vivere in uno Stato. Quindi, ad esempio, facendo il soldato non farei altro che entrare per qualche mese in una maschera, una maschera che era nel contratto, senza fare tante storie.

ciao
Dunadan is offline  
Vecchio 13-06-2004, 08.52.41   #6
dawoR(k)
Utente bannato
 
Data registrazione: 15-05-2003
Messaggi: 876
io trovo
che il discorso di knacker
possa aver anche senso
se riferito ad uno stato-concetto
uno stato sano
una patria veramente Madre
sotto la cui ala protettrice
tutti noi
ci si possa rifugiare sereni e beati
ma lo stato reale
è una concatenazione di gangli burocratici
impegnati a cavarci i soldi dalle tasche
per poi sperperarli
nei modi più incredibili
e cercando al contempo
di mantenere integro il sistema
al minor costo possibile
. . .
Patria & Bandiera
sono ideali che probabilmente
andavano bene per i nostri nonni
ma al giorno d'oggi
trovano sempre meno sprovveduti
disposti a crederci ciecamente
(ma ancora troppi,secondo me)
lo stadio superiore dell'essere
richiede la cancellazione dei confini
ed una cooperazione mondiale
per salvare l'umanità stessa
è inevitabile
è l'evoluzione a richiederlo
da villaggio a città a stato
a continente a MONDO INTERO !

quindi - patriottismo ?
sì - ma a livello di tifo sportivo...

<<<w.>>>
dawoR(k) is offline  

 



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