Se sì perché?
cuao Gould

perchè al momento giusto ho la risposta giusta: una pallottola.

lo farei anche per puro piacere, per vivere una nuova esperienza.

si può uccidere anche nello spirito.
(non affogandolo in una botte di grappa!).
i mass media spesso sono assassini.
non colpevoli perchè non spargono sangue. (beh... insomma, per modo di dire!)

Anch'io penso che ne sarei capace. Trovandomi in situazioni estreme, penso di si. Credo che nessuno possa escluderlo a priori, per quanto tranquillo e pacifico possa essere il proprio carattere.

Chiedo: se qualcuno minaccia di far male ad un nostro figlio e noi ci troviamo nella posizione e nella possibilità di farlo, lasceremmo in vita l'aggressore di nostro figlio?

Io no.

tra il dire e il farlo c'è un abisso, pensare di farlo presuppone solamente il centro intellettuale ma la morte accade sul piano esistenziale, prende tutto. Non è possibile pensare di farlo perchè quando si presenta entrano in gioco forze che non si possono controllare

r.rubin, ciao. Non sono completamente d'accordo sul fatto di uccidere nello spirito, probabilmente per gli almeno due diversi significati che la frase può assumere. Nel primo caso, intendendo lo spirito come anima, come coscienza, non credo sia possibile uccidere (salvo casi limite (mi sono balzati alla mente i lager)): gli uomini sono capaci di recare ferite enormi ai propri simili ma mai di ucciderne la più profonda essenza. Al massimo scherni troppo pesanti causerebbero un suicidio "indotto", ma credo che un'altra volta sia un caso limite.
Se invece intendevi uccidere nello spirito nel senso di guerra religiosa è vero, concordo, è possibile, historia docet. Anche se non credo sia un buon motivo uccidere i diversi.
O forse non intendevi nessuna delle due cose? Certo nello spirito sarebbero almeno morti felici... pardon, allegri.

Ygramul, ciao. Non sono e non credo sarò mai padre, proprio perché mi sembra che il bisogno di spargere al mondo il proprio DNA sia un eccesso: anch'io ucciderei per favorire il propagarsi del mio seme. Ma la trovo una cosa disgustosa (il solo fine del propagarsi del seme, non l'uccidere).

Paolo, ciao. Non son sicuro della profondità dell'abisso: pensa solo a quanto tempo impiega una persona ad essere e quanto a morire. E poi pensa anche ai bambini, come si divertono a torturare ed uccidere gli altri animali. Io non credo sia poi così difficile.

Ciao Gold

Non mi e' chiaro: uccideresti se avessi un figlio oppure ritieni un uccisione il non procreare? Perche se faccessimo tutti cosi ognuno di noi contribuirebbe alla uccisione dell'umanita' intera...quindi sempre un'assassinio. Comunque, anch'io non sono ancora padre....ma non mi permetterei mai di escludere la possibilita' a diventarlo anche al costo di non curarmi piu in quali condizioni crescera' (per un mio eventuale fallimento a realizzarmi in una vita stabile), ma alla vita DEVO ridare cio che ho ricevuto ovvero, in questo contesto: una possibilita'. Ciao

Ciao neman, credo d'essermi espresso male: con il mio breve ed oltretutto troppo assonnato sproloquio intendevo dire che potrei uccidere per mio figlio, se qualcuno dovesse minacciarlo: questo, oltre che un eccesso, mi sembra anche uno tra i più meri pretesti per discolparci dai rimorsi d'un'eventuale uccisione: è risaputo che tutti gli animali cerchino di favorire la propagazione del proprio patrimonio genetico (ognuno si sente il migliore), per cui, favorendo lo sviluppo di nostro figlio non facciamo altro che favorire noi stessi. Fare un figlio per garantire la continuità della specie mi appare addirittura, eticamente, quanto un "atto impuro". Neanch'io mi sento d'escludere la possibilità d'esser padre, ma lo sarei solo essendo sicuro d'amare mio figlio e farlo crescere con le sue idee. Potrò sembrarti egocentrico, solo non riesco a sentire la responsabilità che avverti nei confronti della vita; nel senso, credo sia meglio, prima di fecondare ventri, seminare idee (sempre più forti e durature delle generazioni), forse a causa della visione che m'appare di troppi uomini, oggi: non germogli nati da un nobile seme, ma costruzioni (e poiché tali destinate a cadere) "fatte" dai padri.