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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 27-02-2005, 16.40.14   #51
oizirbaf
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Messaggio originale inviato da Mr. Bean
Si parla, per esempio per le grandi Città (Milano e Roma e chissà quante altre) della necessità di convertire le vecchie caldaie a nafta e gasolio in nuove a gpl o metano. Chi paga?

Abbiamo incentivato l'acquisto di nuove auto meno inquinanti, perché non si può fare altrettanto con le caldaie?

I mezzi pubblici: anche quelli sarebbero da rottamare e sostituire con altri più nuovi e meno inquinanti (se poi ci aggiungessimo l'accessibilità alle carrozzine non sarebbe male).

Poi il telelavoro, ecc.... Ma appunto manca la volontà politica per risolvere questi problemi.

Caro amico,

quello che costa alla sanita' e alla societa' (non solo italiana) il proliferare di malattie respiratorie e di tumori dovuti all'inquinamento e' molto maggiore di quanto costerebbe prevenirle: chi paga? Se non si interviene pagheranno tutti in peggior qualita' della vita e per primi i meno abbienti, vista la tendenza alla riduzione del welfare, per correr dietro alla mitica, irraggiungibile perche' sempre piu' accanita competitivita'.

Il telelavoro, piaccia o meno, si diffondera' sempre piu' in futuro ed aiutera' a razionalizzare il trasporto privato, diminuendo l'uso dell'auto.

Se gestito per il bene comune telelavoro, robottizzazione e informatizzazione saranno un fattore di reale Progresso.
Questo avverra' quando si capira' che il mito delle 8 ore al giorno di lavoro sono un non senso. Bastano molte meno ore per svolgere razionalmente il lavoro sia a livello dirigenziale che esecutivo. La produttivita' con l'aiuto della tecnologia e' cresciuta a ritmi vertiginosi, per cui e' arrivato il momento per l'umanita' di capitalizzare tutta l'inventiva dell'homo sapiens. Come?
Riducendo drasticamente l'orario di lavoro e facendo lavorare tutti!

... Gli Usa non hanno nemmeno ratificato il trattato di Kyoto, gia' frutto di un compromesso al ribasso.

Se il progresso tecnologico vuole essere Progresso di Civilta' deve liberare l'umanita' dalla schiavitu' del lavoro e restituirgli i beni piu' preziosi, perché sempre piu' rari: il tempo dedicato alla sua elevazione spirituale, il contatto con la Natura, il piacere dei rapporti interpersonali non competitivi.

L'avidita' dell'accumulo si rivoltera' contro i detentori attuali del Potere quando masse sempre crescenti di disoccupati si accorgeranno del loro potere collettivo e non riuscendo piu' a "consumare" saranno una minaccia sociale violenta.

Lo studio di Merva e Fowles, citato da Jeremy Rifkin (La fine del lavoro - Oscar Mondadori - p.336) ha sottolineato, dati alla mano, la forte correlazione tra diseguale distribuzione del reddito e criminalita' negli States: Un solo punto percentuale del tasso di disoccupazione comporta una crescita del 6,7% degli omicidi, del 3,4% dei crimini violenti e del 2,4% dei reati contro il patrimonio.

... un mondo meno violento e tecnologicamente capace di rispettare l'ambiente e' possibile!

Vogliamo essere così ciechi da farci travolgere dalla violenza e dalle malattie causate dall'inquinamento per soddisfare l'accumulazione momentanea di una minoranza sempre piu' ristretta dell'umanita'?
oizirbaf is offline  
Vecchio 27-02-2005, 19.19.52   #52
antonio greco
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CI SONO TANTE COSE STRANE IN ITALIA

Mi chiedi se a Parigi c' é il problema di inquinamento. Nella mia risposta capirai perché io insisto tanto sulla mentalità che va educata.

Avendo lavorato in giro per l' Europa conosco un po' i comportamenti degli Svizz., dei Francesi dei Tedeschi, etc. E per queste esperienze e per aver trovato che solo a noi Italiani mancano delle qualità essenziali oggi, che io sono pessimista e scrivo tanto.

Facciamo un paragone semplice , che vale in tantissime situazioni. Una conferernza mondiale della UIT di 900 persone di tutte le lingue (e culture, abitudini). E più facile in tale sede di trovare una conclusione accettata da tutti, che in una riunione di Italiani (stessa cultura quindi) di 90 persone. Motivo: in tutti i Paesi si insegnano delle abitudini o norme per raggiungere risultati. IN Italia no ! ! !

Allora l' Italiano che va ad una riunione importante non prepara la riunione, ascolta a naso quello che si dice, e si regola se il caso di intervenire. IN Europa é diverso: ha diritto di parlare solo chi ha preparato la riunione... Sul metodo: l' Italiano parla a vanvera, di quello che gli salta in mente, perché non conosce regole, non si attiene allo odg. Di conseguenza rischia brutte figure; e gli altri si accorgono che non é serio (nella conferen internazionale). Of course non sempre, ma troppo spesso. IN conclusione nella conferenza di 900 persone si riesce ad avere risultati. Nella riunione di coondominio italmiano si litiga, non sempre ci sono conclusioni.

In termini concisi: l' Italiano in una discussione pubblica ha latidine 360° per i suoi interventi, l' europeo medio (dipende dai contesti) potrà avere una latidudine, nella sua partecipazione, di 30° o 50°. Ecco perché le riunioni fra più di 30 Italiani rischiano molto più insuccessi che in caso di europei. E il ritorno del boomerang per una società che ha annullato le regole, la pedagogia, la serietà, la coerenza, etc..


L' inquinamento a Parigi é gestito da funzionari selezionati e formati alla gestione seria, che sono coerenti e impegnati (altrimenti saranno declassati nel lavoro), che lavorano in modo organizzato (non sempre ma spesso). I capi non accettano errori, almeno quando si tratta di errori grossolani. In Italia gli errori sono frequenti perché la gente non é motivata né impegnata (in quanto i posti elevati non sono dati per bravura, ma per conoscenza). Nell' ufficio che controlla l' inquinam , se cui sono Italiani, occorre pregare il protettore dell' aria che lavorino bene. Se ci sono degli europei (salvo eccezioni) io mi sento molto più sicuro, posso fare a meno di pregare.

Se ora teniamo in conto quello che a me risulta evidente (il degrado e l' allegra gestione peggiorano perché non ci sono più ne regole ne criteri seri, ossia efficaci), io ne derivo, ecco il mio pessimismo, che non ci sono tante speranze (che sia la dst o la snst, é uguale) che l' Italia non giorno migliori..........


A meno che non ci sia una campagna nazionale con catarsi , etc.


Esempio pratico. Poiché vorrei offrire a Prodi una presentazione di quello che ho imparato e paragonato, ho scritto cinque volte sul suo indir, preso sul suo sito ed ho chiesto: "E questo l' indir giusto per invio docs importanti a Prodi ?" Il quale dichiara alla stampa che vuole contributi alla "Fabbrica di idee".

CINQUE VOLTE NON HO AVUTO RISPÖSTA. Questo in F non succede.....! ! !


Vedi che che, di affidabile in Italia c' é poco.. Ecco perché l' economia non puo' andare.....

L' Emigrato
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Vecchio 27-02-2005, 19.43.57   #53
A.Nilic
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L' inquinamento a Parigi é gestito da funzionari selezionati e formati alla gestione seria, che sono coerenti e impegnati (altrimenti saranno declassati nel lavoro), che lavorano in modo organizzato (non sempre ma spesso). I capi non accettano errori, almeno quando si tratta di errori grossolani.


Mi sembra proprio questo il punto. In Italia il lavoro pubblico è gestito senza alcun criterio di responsabilizzazione dei lavoratori e l'avanzamento di carriera è dato molto spesso dall'anzianità. Ho la crescente impressione che questa mentalità statalista stia segnando sempre di più anche il settore privato nel nostro paese.
Insieme alla creazione di una vera cultura unitaria, credo che il punto di partenza per trovare delle soluzioni qui da noi, sia proprio quello di estirpare il germe dell'irresponsabilità, che purtroppo alligna rigoglioso.
C'è anche da dire che uno stimolo molto forte potrebbe venire da un sistema dell'informazione più vivo. Se solo "Report" avesse la possibilità di dedicare alcune sue puntate all'argomento dell'inquinamento forse un po' di cittadini riuscirebbero ad avere un quadro generale chiaro di come viene gestita la problematica. Un quadro che spero appaia meno demenziale di quello riguardante la gestione della emergenza idrici in Sicilia o meno deprimente della situazione delle ferrovie dello stato.
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Vecchio 27-02-2005, 23.39.14   #54
oizirbaf
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Messaggio originale inviato da A.Nilic
Mi sembra proprio questo il punto. In Italia il lavoro pubblico è gestito senza alcun criterio di responsabilizzazione dei lavoratori e l'avanzamento di carriera è dato molto spesso dall'anzianità. Ho la crescente impressione che questa mentalità statalista stia segnando sempre di più anche il settore privato nel nostro paese.
Insieme alla creazione di una vera cultura unitaria, credo che il punto di partenza per trovare delle soluzioni qui da noi, sia proprio quello di estirpare il germe dell'irresponsabilità, che purtroppo alligna rigoglioso.

... per esperienza personale noto che nella ditta in cui lavoro i lavoratori sono in generale molto piu' responsabili della dirigenza. E' qui il problema! Gli italiani se ben diretti non son da meno di alcun altro popolo. Il problema e' l'inefficienza del "sistema", anche in presenza di concorrenza.
... l'efficienza non e' affatto in contrasto con l'idea di riduzione dell'orario di lavoro che proponevo nel precedente intervento.
... una dirigenza capace di rendere partecipe il lavoratore agli obiettivi che si propone l'azienda, renderebbe il lavoro meno stressante per tutti con regole chiare. Nessun lavoratore si opporrebe a questo. Il mio precedente intervento sulla drastica riduzione dell'orario di lavoro non contrasta con l'efficiente direzione aziendale: e' una visione piu' generale di giustizia sociale che oltre ad ampliare la base dei lavoratori, dunque dei consumatori e dei contribuenti darebbe una spinta all'economia in generale.
E' chiaro che un'efficiente strategia aziendale volta all'espansione dei mercati,
non troverebbe ostacoli nella base dei lavoratori.
Nel settore pubblico l'efficienza richiede una dirigenza preparata ed indipendente dalle sorti dei governi che si succedono e non trovo opposizioni di principio al modello francese di Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione.
Efficienza e giustizia sociale non devono mai scindersi se vogliamo che il Progresso sia tale per tutti.
Sono quindi d'accordo con Antonio che anche nel campo del controllo dell'inquinamento affidarsi all'efficienza dello Stato sia fondamentale. Basta sapere che la lotta all'inquinamento ha un costo a breve termine ma i benefici sarebbero superiori anche a livello puramente contabile, prescindendo dal fondamentale innalzamento della qualita' di vita che non ha prezzo.
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Vecchio 28-02-2005, 09.46.01   #55
antonio greco
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Wink SUGGERITEMI

Cerco di tirare una prima conclusione, dopo gli altri interv.

Per partire col rinnovamento, il primo passo necessario, io credo,
é la presa di coscienza. Che io ritengo possa iniziare cosi:

a) le persone che come me hanno studiato e paragonato all' Europa, quindi hanno delle quasi conclusioni, dovrebbero andare a fare testimonianze presso...
b) io vivo all' estero. Voi mi indicate VIPs o Movimenti suscettibili di essere interessati ad una mia presentazione completa (conferenza). Mi date il relativo mail o altra coordinata. Io contatto con una bella lettera (già pronta, per Prodi) e faccio l' offerta.
c) una volta spiegato e convinto un VIP o Movimento, poi io mi occuperei, annunziandolo qui, del resto, chiedendo aiuto per le testimonianze.

Vi garantisco che conosco la materia perché la seguo da molti anni ed ho visto le degradazioni.

Allora suggeritemi (con indir).

Antonio Greco
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Vecchio 28-02-2005, 10.32.33   #56
bluemax
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Vecchio 28-02-2005, 10.54.38   #57
antonio greco
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REALE E APPARENTE

Un esempio di apparenza e realtà, in un Paese di poco realismo.

Moltissimi concordano che l' Italia é gestita uno schifo, da tempo.

Una buona % di persone dicono "colpa della dst". Un' altra buona % dice "colpa della snst". Tutte apparenze, se si fa un' analisi lucida.

La realtà: é un problema sociale, non politico. C' é una incapacità diffusa, in tutto il Paese. Non ci sono in Italia gli STRUMENTI per gestire il Paese. Leggere le mie lettere sul sito "La Barca va.." e "Colli di Bottiglia". Ve ne convincerete......

L' Emigrato
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Vecchio 01-03-2005, 13.14.36   #58
pirrone
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I problemi piu` urgenti dell'Italia secondo me sono due, l'istruzione, l'unico strumento in grado di incidere sulle deviazioni culturali, ed una giustizia rapida l'unico mezzo per rendere immaginabile un ritorno alla legalita` in Italia.
Entrambe queste priorita` per essere affrontate richiedono una riforma seria del pubblico impiego, che preveda la misurabilita` del lavoro, la licenziabilita` degli impiegati per quello che fanno e soprattutto per quello che non fanno, l'eliminazione dei tanti lavori pubblici inutili. Per riformare il pubblico impiego serve sostituire l'attuale Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione http://www.sspa.it/ con una versione italiana dell'Ecole nationale d’administration (ENA), universalmente riconosciuta come la migliore scuola d’amministrazione europea.
http://www.ena.fr/
Serve anche riformare il sindacato italiano in senso tedesco, per impedire che blocchi ogni processo di riforma del pubblico impiego.
Per l'istruzione urge cancellare di sana pianta la riforma Moratti della scuola della prima infanzia, che sta distruggendo il solo livello scolastico funzionante d'Italia, e fare una riforma americana, con ampie privatizzazioni, dell'Universita` italiana. Al momento in Italia un cosiddetto professore universitario non e` in grado neanche di lavorare seminarialmente, come ha verificato mia moglie, dirigente scolastico, quando si e` dovuta confrontare con i ..."professori". Invece un nuovo progetto pedagogico per i livelli medi dell'istruzione, non puo` che nascere da una universita` degna di questo nome, in collaborazione con i migliori docenti medi e dirigenti scolastici della prima infanzia.

Ultima modifica di pirrone : 01-03-2005 alle ore 13.16.46.
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Vecchio 01-03-2005, 13.53.31   #59
antonio greco
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NON SERVIRA UNA SCUOLA COPITA E GESTITA DA ITALIANI

Caro Pirrone,

mi dispiace , la tua proposta, pur giusta, non é completa.;

perché se inventiamo una Scuola della pubblica Amm/ne e la facciamo strutturare e gestire da Italiani, essa darà gli stessi risultati della attuale scuola di Caserta: molto modesti.

Se invece affidiamo questa scuola, che é necassaria ben fatta e non malfatta, a una squadra di dirigenti francesi, per 5 anni, essi sarranno in grado di avvairla bene e di insegnarci qualcosa.

Poiché non sono riuscito a diffondere il messaggio sulla mentalità italiana, da terzo mondo, ora inserisco sullo stesso forum, in due o tre posts, la questione.

L' Emigrato
antonio greco is offline  
Vecchio 01-03-2005, 13.56.25   #60
antonio greco
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Wink REGOLE E CONFUSIONE

LETTERA DALL’ EUROPA

Discorrendo con un altro emigrato a Parigi, facciamo il punto. La crisi in atto in Italia, conveniamo, potrà meglio essere combattuta se facciamo qualche paragone con il resto dell’ Europa. Dopo, sarà più facilmente possibile identificare qualche handicap di cui forse occorrerà liberarsi.

L’ amico mi dice “le nostre regole sono antiquate”. Gli rispondo: “Prima di dire che abbiamo delle regole, dimostrami che esse non stanno solo sulla carta, ma sono applicate”. Come é in genere nei Paesi della U.E.

Il dialogo allora si sposta: “Cerchiamo di capire perché gli Italiani sono l’ eccezione della U.E.. Seguono le regole quando ...... il tempo é buono. Ma, se il tempo cambia......”.

L’ esempio francese.

Nella cultura e nel DNA dei Francesi ci sono geni latini e geni germanici (i Franchi erano germanici). Dai latini i Francesi hanno ereditato una certa tendenza alla confusione (le bordel, in francese). Ma la loro logica, molto diffusa in ogni angolo del Paese, forse dovuta anche al posto privilegiato che la matematica ha nell’ insegnamento, ha permesso loro di ridimensionare questa tendenza alla confusione. Anche per il grande uso, sempre di derivazione germanica, della disciplina. E con l’ inquadramento di ogni situazione sociale in una casistica o in un quadro esplicativo. E, infine, con molta regolamentazione.

Nella vita sociale francese, a ogni situazione ci puo’ essere la relativa regola da seguire. Tante regole sembrano inalterate da decenni. Esse infatti danno risultati costanti e possono ostacolare le evoluzioni. Di conseguenza, la vita di un Francese (o almeno di un parigino) non é semplice. Anche perché i Francesi le seguono, le regole. Sarà questo il motivo per cui i Francesi sono stati definiti degli “Italiani di cattivo umore” ? A Parigi, infatti, il cattivo umore é facilmente visibile.

La stampa nazionale parla del problema, coll’ avvento della U.E., della mancanza di creatività e d’ iniziativa. Con ripercussioni sul quadro economico. Ma non spiega come la creatività e l’iniziativa potrebbero svilupparsi nel Paese delle regole. Nel Paese dove, in classe, é spesso mal tollerato che un alunno prenda la parola.

Ci si accorge anche, a Parigi, che le variazioni di comportamento fra diverse persone sono limitate. Mi sono persino chiesto se ci sono variazioni nei processi mentali di persone diverse, le quali seguono, con costanza e convinzione, le stesse regole.

Ma le regole sono troppe. Persino gli alberi dei giardini pubblici sono soggetti ad una regolamentazione. Come le intelligenze sono modellate (si potrebbe dire stampate) dal sistema scolastico, granitico, quasi staliniano (il cui più grosso problema é l’échec scolastico), cosi gli alberi sono standardizzati dai giardinieri. Nei giardini prevalgono i coni e i cubi. Con un po’ di fantasia, un giardiniere puo’ arrischiare una sfera. L’ incanto della natura, dello sviluppo vegetale, con tali eccessi, ha difficoltà ad apparire. Ma, per un Francese, i giardini devono essere cosi, inquadrati. Come la loro vita.

L’ esempio italiano

Uno dei motivi per cui la società italiana funziona sempre meno (in talune regioni c’é oggi un’ evoluzione, negativa purtroppo): ognuno puo’ farsi la sua interpretazione personale delle regole. Severgnini ha scritto “tanti Italiani si fanno il proprio codice à la carte”. In tante situazioni sociali, la reazione del sistema alla richiesta del cittadino é, troppo spesso, imprevedibile. Quando non nulla. Un altro fattore che concorre alla inaffidabilità sociale in aumento, ormai. Purtroppo non é il solo.

La mia valutazione: se le nostre regole fossero scritte come in Francia, chiare, precise, indiscutibili, metalliche, una sola interpretazione, allora gli Italiani forse le seguirebbero. Ma per poter arrivare a tanto, parecchie condizioni sarebbero necessarie. La prima: condannare ed estirpare il doppio linguaggio (in pratica, avvicinarsi all’ Europa). Il quale é una delle tante fonti della inaffidabilità sociale odierna. Occorrerebbe imparare che c’é una sola verità. E anche una sola giustizia. Sarà possibile ? Per ora no, bisognerebbe, io credo, prima eliminare la confusione. Il casino cioé. Ma non é la sola condizione, ce ne sono ben altre.

Se la società italiana si avviasse verso la chiarezza di espressione (cristalclear), ne avremmo alcune conseguenze. Anzitutto nella vita sociale diminuirebbero i contenziosi. Manderemmo qualche avvocato a spasso, ma forse disintaseremmo i corridoi dei palazzi di giustizia. Quei corridoi ove oggi ci vogliono i semafori. La gestione dei contratti, privati o pubblici, sarebbe meno costosa. L’ interesse privato in atti d’ ufficio, ora diffuso mi sembra, sarebbe meno facilitato. Potremmo persino immaginare che i funzionari pubblici diventino responsabili. Oggi non lo sono, con la regolamentazione e il codice che ci ritroviamo. Nel sistema fiscale poi, per fare un altro esempio, si potrebbe eliminare la specialità italiana del condono, annuale o semestrale. Nelle assemblee infine, di qualsiasi tipo, parlamentari o condominiali, sarebbe più facile concordare delle conclusioni e delle linee di azione. Cioé fare come in Europa........Molto meglio che litigare......

Un sogno

Ancora un esempio delle conseguenze della chiarezza (se la instaurassimo un giorno come obbligatoria). Forse sarebbe scoraggiata l’ approssimazione, oggi troppo diffusa. Inoltre non avremmo più il primato europeo dei giorni di sciopero. Ma, sopratutto si potrebbe dire agli Italiani: le regole ora sono chiare, seguitele. Si potrebbe allora cominciare con la severità, buttando dalla finestra l’ impunità garantita.

La società italiana potrebbe divenire affidabile. L’ economia ne guadagnerebbe.

E solo un sogno, o potrà essere realtà ?

Io credo che dipenda dalla maturità di una società. Nel senso che una società matura e responsabile sa rinnovarsi (anche per divenire europea).

Riletterci su ?

Italiani e Francesi, popoli cugini. Fratelli, non direi, siamo agli opposti. E se collaborassimo in qualche settore ?

Allora i Francesi potrebbero mostrarci come si gestisce efficacemente un macrosistema (un Paese, una regione, una multinazionale). Noi potremmo mostrare loro come nasce sui banchi della scuola la creatività, l’ iniziativa. Permetteremmo loro di commercializzare meglio i prodotti della loro organizzazione e della loro industria. Ma soprattutto, essi potrebbero liberarsi, col nostro aiuto, del problema nazionale: l’ échec scolaire.

Se invece restiamo ognuno col nostro orgoglio, rischiamo di essere stritolati dal Villaggio Globale. Sarebbe come darla vinta agli asiatici.

Antonio Greco
ANGREMA@wanadoo.fr

(disponibile per una presentazione delle cause dei guai italiani)
antonio greco is offline  

 



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