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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 24-02-2005, 13.42.44   #11
VanLag
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Re: ATTIVISMO O PASSIVISMO

Citazione:
Messaggio originale inviato da antonio greco
Perché manca il realismo ? la mia interpretazione é che esso non puo' albergare nella testa di chi:
- invece di approfondire gli argom chiave, si fida delle balle dette nelle trasmiss TV; cioé é superficiale;
- vive nell' unico pololo europeo che é abituato a cambiare posizione tre volte in una settimana (la verità non conta). IL Doppio Linguaggio ha rovinato il Paese, mi pâre chiaro, perché ha eliminati i punti di riferim di ognuno.
- vive in una cultura dell' approssimato e dell' intuitivo. Infatti a livello sociale in I, la riflessione é sparita, anche a causa delle demagogia spinta.
Grazie per la tua risposta Antonio,

completo il mio pensiero, anche se sono ripetitivo, ma non riesco a fare a meno di “cantare la mia canzone”, anche se a molti non piacerà.

Chi spinge verso l'astrazione? Qual'è il sistema di pensiero, (in Italia molto forte), che ci pungola a lasciare il realismo per una promessa, per un’illusione?

Lo scontro vero in Italia, non è più oggi tra destra e sinistra, bensì tra laici e credenti. Tra coloro che vorrebbero uno stato snello e funzionante e coloro che portano nei problemi della gestione della cosa pubblica il loro credo religioso e morale volendo con ciò farlo diventare universale.
Siamo talmente assuefatti alla commistione religione/politica, che probabilmente nessuno ha mai pensato a questo fatto.
Confondere questi due livelli, ha come conseguenza, che lo stato non è più lo stato, cioè un ente/organismo strutturato che deve funzionare bene, ma diventa la cultura stessa di un intero popolo e siccome non è possibile governare il pensiero ecco che nascono tutti i pasticci tipici dell’Italia e che tu sintetizzi coi termini: - doppio linguaggio, superficialità, approssimazione -

La mia idea è quella di separare, prima di tutto nelle nostre teste, questi due ambiti. Spiegare ai credenti che loro hanno tutti i diritti di credere in ciò che vogliono, ma che devono fare un passo indietro, liberando la politica dagli oneri morali e lasciandola con i soli oneri etici e funzionali.

Si può essere pragmatici se si decide in quali aree urbane è meglio costruire, o che tragitto deve fare una certa linea di metropolitana, ma diventa estremamente difficile esserlo se il governo deve decidere se sia giusto o sbagliato essere una coppia omosessuale e quindi godere o meno dei diritti/doveri di una coppia.

Ho detto molto in sintesi, ma credo che il succo ci sia…..


VanLag is offline  
Vecchio 24-02-2005, 14.20.28   #12
pirrone
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Re: Re: EFFICIENZE

Citazione:
Messaggio originale inviato da dani62
Questo è l'aspetto che più mi infastidisce, le lamentele di chi poi nel quotidiano promuove il meccanismo per cui si lamenta.
Si ma Antonio Greco che faccio?
Veramente mi sento di vivere ballando a un ritmo completamente diverso da tutti gli altri. E non è facile, specialmente al lavoro!
Vorrei proposte, non ho voglia di partire come te. E poi anche partire, non è un po' arrendersi?
Vorrei risposte pratiche. Ora arrivano le lelezioni, mandiamo a stendere quelli che ci chiedono il voto promettendo favori o un lavoro...cominciamo da qualche parte---



Un abbraccio

Non so se aver vissuto all’estero sia necessario per capire la situazione di degrado dell’Italia, e‘ un fatto che dopo aver vissuto 5 anni a Chicago sono assolutamente d’accordo col pessimismo di Antonio Greco.
Che fare? (intitolava Lenin)
La mia e‘ una ricetta in sei punti:
1) riqualificare il nostro ceto dirigente;
2) introdurre nel sistema elettorale un primo turno di primarie per permettere un ricambio dei professionisti della politica;
3) riqualificare l’istruzione;
4) riformare il sindacato;
5) introdurre nella Concertazione anche i sindacati dei consumatori-utenti;
6) riqualificare il servizio pubblico.

1) Il nostro ceto dirigente viene selezionato per cooptazione dalle famiglie del capitalismo italiano (anche il capitalismo in Italia e‘ familiare) e dagli inamovibili professionisti della politica. Bisognerebbe affidare questa selezione alla nostra Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, riconvertita sul modello dell’ Ecole nationale d’administration (France) : site officiel de l’ENA, che seleziona su basi rigidissime di merito l’intero ceto dirigente francese, di fatto sia pubblico che privato, garantendo un’amministrazione ottimale o comunque decente, chiunque vinca le elezioni politiche. Una vera “tecnocrazia”, tanto aborrita dall’ideologismo di sinistra, ma in grado di fornire ai politici un ventaglio di scelte politiche alternative, comunque valide e non improvvisate sul terreno tecnico.
2) Al momento attuale i nostri partiti sono costituiti da un ceto di funzionari, “che tengono famiglia”, di scarsa cultura e sostanzialmente privi di valori, che difendono con i denti il potere di designazione di candidature politiche e di poltrone di sottogoverno e si riproducono per cooptazione tramite una finta e truccata democrazia interna. E‘ questa situazione, malgrado la “crisi delle ideologie”, che produce il moltiplicarsi dei partiti in Italia, assolutamente incomprensibile e di fatto fastidioso per la maggior parte degli elettori. Introdurre le primarie come primo turno elettorale restituirebbe agli elettori ed ai movimenti la possibilita‘ di scegliersi i candidati, eliminando una volta per tutte il Cencelli ed introducendo finalmente una certa mobilita‘ nel mondo stagnante della politica.

Per ragioni di spazio continuo con gli altri punti nel messaggio successivo.

Ultima modifica di pirrone : 24-02-2005 alle ore 14.29.48.
pirrone is offline  
Vecchio 24-02-2005, 14.57.53   #13
pirrone
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Continuando dal messaggio precedente...

3) In Italia l’istruzione non funziona, per riqualificarla bisogna preliminarmente riqualificarne il livello piu` alto e peggio funzionante, il livello dei formatori di formatori, il livello universitario. I professori universitari italiani sono, a parita‘ di potere d’acquisto, piu‘ pagati dei professori americani. Non solo ci permettiamo questo lusso in una situazione in cui tutti diventiamo piu‘ poveri, ma moltiplichiamo i posti dei professori di ruolo, tanto paga Pantalone, con una gara tra le varie universita‘, rigidamente pubbliche, ad inventare nuove materie d’insegnamento dai nomi piu‘ esotici. In cambio di queste spese folli, assolutamente improduttive e senza ritorni, non esercitiamo nessun controllo sulla ricerca svolta dai nostri pagatissimi professori, ne‘ sulle ore fisicamente dedicate all’insegnamento, ne‘, tanto meno, sulla presenza fisica agli esami dei nostri strapagati professori. Tutto il lavoro delle nostre universita‘ si regge non sul personale di ruolo, ma sul personale precario: i poveri ricercatori, i dottorandi, e una nuova figura, emergente e senza paga, i “cultori della materia” liberi docenti quasi volontari. Tutto questo si regge sul ricatto ed il potere dei docenti di ruolo in grado di designare autocraticamente i nuovi componenti di ruolo della corporazione. I docenti di ruolo aprono le braccia, in segno di impotenza, ai ricercatori e gli dicono che potranno lavorare il prossimo anno, se saranno stanziati i fondi per la ricerca, quindi “tutti insieme in piazza” a chiedere piu‘ fondi. Fondi utili solo a dare un po’ d’ossigeno a precari disperati, ma che nella maggior parte dei casi con la ricerca vera c’entrano quanto i cavoli a merenda. Quale ricerca seria infatti sarebbe oggi programmabile, con fondi per uno o due anni e con personale precario costretto a guardarsi intorno, ovvero all’estero, per poter sognare un futuro stabile ed all’altezza dell’altissima specializzazione conseguita? Le ricerche serie vanno programmate con un respiro almeno decennale e devono essere svolte, come avviene nei paesi seri, compresa l’India, dai migliori giovani a disposizione, stabilmente retribuiti e con uno sviluppo di carriera assicurato, anche sulla base dei risultati di ricerca. I nostri ricercatori sono invece nella maggior parte dei casi i portaborse di professori, che in molti casi li derubano anche dei magri risultati di ricerca acquisiti, e nessuno dice niente, in quanto il loro destino universitario e‘ comunque nelle mani dei feudatari. In America i buoni ricercatori hanno una paga concorrenziale a quella dei professori, nessuno si permette di rubargli il risultato delle ricerche, possono stare certi che con 5 anni di risultati il posto di professore non gli verra‘ soffiato da nessun raccomandato o congiunto di professore e credo che abbiano anche una partecipazione agli utili dei brevetti conseguiti. Come ci si puo‘ stupire allora per la fuga dei cervelli? Ma a questi danni la nostra classe dirigente aggiunge anche le beffe. Quando i nostri ricercatori avranno fatto le loro scoperte all’estero e li‘ saranno divenuti professori di chiara fama, se vorranno, quando ormai il meglio della loro produttivita‘ scientifica se lo sono goduto i paesi ospitanti, potra‘ tornare in Italia ed entrare nella corporazione dei feudatari a godersi, senza gravosi impegni di lavoro, ancora alcuni anni di lauta...”pensione”. Quanto possa giovare all’Italia, mandare all’estero giovani e brillanti ricercatori per riprenderseli poi vecchi ed imbolsiti, superpagandoli senza obbligo di corrispettivi produttivi, lo lascio giudicare a voi. In Europa in ogni caso, c'e` una decenza legalitaria assai superiore a quella italiana ed anche un metodo designatorio per terne, se fosse ancora adottato, non permetterebbe mai che padre e figlio insegnino nella stessa universita`, arrivando all’assurdo di un 40% di professori parenti di professori. In Usa si pretende che i professori facciano tutte le previste ore di lezioni, esami e tutoraggio e che le loro ricerche e pubblicazioni siano all'altezza del livello dell'universita` e riconosciute dalla comunita` scientifica, se no il prof. si... licenzia. La ricerca infatti per le universita` americane e` un mezzo per acquisire prestigio, avanzare nella graduatoria nazionale delle universita` (conseguita anche col test, annuale e nazionale, cui e` sottoposto l’apprendimento di tutti gli studenti) e quindi acquisire clientela, cioe` studenti che con la lauta retta finanziano l'universita`. Credo che le universita` pubbliche, cioe` del singolo stato, non federali, ricevano dei fondi dallo stato, infatti hanno rette piu` basse, tuttavia gareggiano in concorrenza con le universita` private e con gli stessi metodi. La vita dei professori americani e` piuttosto impegnata e faticosa, niente a che vedere con lo status di pensionati a vita dei nostri cattedrattici. E` per questo che molti professori italiani, nell'ultima parte della carriera, accettano volentieri di tornare in Italia e noi che li abbiamo cacciati, quando erano promettenti e produttivi ricercatori, li accogliamo da improduttivi pensionati, perche`, al contrario degli americani, siamo... tanto furbi! I furbi sono i nostri professori, che cosi` potranno dire che nelle nostre universita` insegnano dei premi Nobel, sottacendo il piccolo particolare che il Nobel se lo sono preso all’estero. In USA esistono anche le universita` di volontari, che quasi gratuitamente rilasciano titoli di studio o preparano ai test per accedere alle altre universita` o permettono di frequentare il biennio propedeutico. Il sistema funziona, tant'e` che l'America ha piu` laureati, in percentuale sulla popolazione, dell'Italia. Questo dovrebbe farci riflettere sulla... democraticita` pretesa del nostro sistema pubblico. E` vero che i berlusconiani proclamano ad ogni pie` sospinto ed ideologicamente, che privato e` bello, anche in campo trasportistico o sanitario, senza guardare la storia e la realta` e soprattutto senza guardare quell'incubo sociale che e` la sanita` americana. Tuttavia anche a sinistra, se si parla di privatizzare le universita`, si suscitano reazioni a pelle di sgomento, che non tengono in nessun conto il dato percentuale che ho citato prima ed il fatto che borse di studio per merito, prestiti d'onore, tutoraggio reale e numero limitato di studenti per docente danno a tutti la certezza della laurea e permettono al nero del ghetto di laurearsi assai piu` facilmente di quanto non sia possibile al nostro figlio d'operaio. Dunque alla fine l'universita` privatistica americana e` nei fatti assai piu` democratica della nostra, per non parlare del rapporto studente professore, professore che per gli studenti americani e` un dipendente, perche` gli pagano lo stipendio con la retta, come avveniva in Europa con le universita` degli albori. Da noi basterebbe tenere una universita` pubblica per regione, per calmierare le rette, qualche universita` di volontari no-profit, come i Community College dei volontari americani, e tante universita` private quante sono in grado di mantenersi senza un soldo dallo stato. In Italia invece si finanzia, ed a caro prezzo, lo sfascio. Soldi a pioggia alle pubbliche, soldi assolutamente ingiustificati alle private, nessun test nazionale che certifichi il funzionamento e la graduatoria delle universita` esistenti, riconoscimento giuridico del titolo di studio, col risultato finale, che da noi stanno crescendo come funghi universita` private, come il CEPU, che ti vendono titoli di studio di valore legale, senza bisogno di... studiare. Come diceva Moretti, continuiamo a farci del male!
Che fare dei professori di ruolo in piu`? Se sono bravi un posto in qualche nascitura privata lo troveranno, se sono vecchi e` ora che vadano in pensione sul serio, se sono mediocri, la mobilita` verso i posti vacanti della pubblica amministrazione o dei livelli scolastici piu` bassi, con periodo di prova: se non lo superano, vadano al collocamento come gli operai e gli impiegati dell'industria.
4) Il nostro sindacato e` ormai messi fuorigioco dalla delocalizzazione nel settore privato ed e` sostanzialmente dedito solo alle clientele nel settore pubblico. Questo provoca la degradazione delle forme di lotta, per disperazione nel settore privato, per la proliferazione di sindacatini massimalisti e corporativi, nel settore pubblico, dove la corruzione, connessa alla clientela, del sindacato confederale spinge i lavoratori a cercarsi alternative piu` credibili. Urge quindi che si prenda coscienza che il Sindacato e` una istituzione permanente delle societa` complesse e che quindi deve funzionare come una istituzione, senza fingere di essere quello che non e` piu` : un movimento. Una istituzione e` sottoposta a regole e leggi certe, da cui non e` ammessa deroga, pena il licenziamento del lavoratore o del sindacalista. In Italia invece il sindacalista che prende mazzette dal padrone in molti casi non commette reati, non essendoci nessuna legge sul finanziamento dei sindacati, sebbene dal punto di vista morale l’azione del sindacalista sia molto piu` odiosa della mazzetta percepita dal funzionario di partito che invece commette reato. Il modello di riferimento della riforma dovrebbe essere quello del sindacato tedesco, con tanto di riconoscimento giuridico: rappresentativita` misurata sugli iscritti, reali e certificati, e sulle RSU elette, procedure democratiche interne al sindacato ed in tema di referendum e finanziamenti legalmente certificati, limiti legali allo sciopero e referendum preventivo tra i lavoratori. In cambio, delega automatica e poteri da ispettorato del lavoro, che ridurrebbero il lavoro nero ai termini fisiologici che si possono vedere in Svizzera o in Germania.

Chiedo scusa, ma mi serve ancora un messaggio per completare l'esposizione di tutti i punti.
pirrone is offline  
Vecchio 24-02-2005, 15.34.36   #14
pirrone
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Fine del discorso iniziato due messaggi fa:

5) La Concertazione, mi sembra una saggia misura di raffreddamento dei conflitti e di verifica delle scelte governative, ma non puo` essere limitata ad una logica sindacale che talvolta puo` facilmente diventare una logica corporativa, da parte sindacale o demagogica da parte governativa, si deve introdurre la correzione, anche questa istituzionalizzata, delle organizzazioni dei consumatori-utenti, che in USA hanno un peso molto maggiore e benefico che in Italia e spesso sono in grado di far paura anche alle multinazionali.
6) Con un sindacato moralizzato ed affiancato dalle organizzazioni di utenti, dovrebbe essere assai piu` agevole riformare il servizio pubblico. In Italia vale il vezzo della destra di spingere da una parte sul pedale della corporativizzazione della categoria e dall’altro di lasciar marcire il settore per propagandare la verita` ideologica che “privato e` meglio che pubblico”. Esistono invece dei servizi pubblici di cui non si puo` fare a meno e che funzionano meglio in una logica pubblica, la sanita` privatistica USA ad esempio, lasciatelo dire da chi l’ha provata, pur con tanto di assicurazione privata e` un costosissimo incubo! Il corrispondente tragico vezzo della sinistra italiana e` quello invece di appaltare ogni progetto di riforma del pubblico impiego a...i sindacati del pubblico impiego. Poiche` la logica di questi e` rigidamente clientelare e poiche` l’efficienza non puo` permettere la clientela, appaltare ai sindacati del pubblico impiego una riforma efficientistica dello stesso, equivale a non fare o demolire ogni riforma degna di questo nome. Il pubblico impiego non puo` essere quello che era durante il regime democristiano, cioe` un intervento keynesiano volto da un lato ad aumentare l’occupazione ed il reddito e dall’altro di creare un baluardo politico contro derive politiche di sinistra. Deve essere riportato ad una logica di servizio, mantenendo solo le funzioni utili, abolendo le fuzioni che servono solo ad assumere altro personale, e svolgendo in modo ottimale le funzioni demandate. Se le funzioni possono essere svolte meglio ed a costi piu` bassi da privati, ben vengano anche i privati, senza dimenticare che di servizi pubblici efficienti e non vessatori, come la burocrazia Kafkiana, hanno bisogno soprattutto i lavoratori a reddito fisso, cosi` come l’efficienza, la trasparenza, la responsabilizzazione e la rapidita` di ogni iter e` la migliore garanzia contro corruzione e mazzette e quindi agevolerebbe di parecchio anche l’attivita` imprenditoriale che dei servizi pubblici non puo` fare a meno in molti settori. Anche il lavoro dei pubblici impiegati deve potere essere misurabile e controllabile e l’impiegato negligente deve essere facilmente verificabile e licenziabile, insieme al superiore gerarchico che abbia lasciato correre, come non avviene in Italia, dove sono stati reintegrati nell’impiego perfino finanzieri concussori.
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Vecchio 24-02-2005, 15.47.08   #15
antonio greco
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Re: Re: ATTIVISMO O PASSIVISMO

[quote]Messaggio originale inviato da VanLag
[b]Grazie per la tua risposta Antonio,

Chi spinge verso l'astrazione? Qual'è il sistema di pensiero, (in Italia molto forte), che ci pungola a lasciare il realismo per una promessa, per un’illusione?

Lo scontro vero in Italia, non è più oggi tra destra e sinistra, bensì tra laici e credenti. Tra coloro che vorrebbero uno stato snello e funzionante e coloro che portano nei problemi della gestione della cosa pubblica il loro credo religioso e morale volendo con ciò farlo diventare universale.
Siamo talmente assuefatti alla commistione religione/politica, che probabilmente nessuno ha mai pensato a questo fatto.

Caro Val Lag,

io sono interessato a capire quanto dici, ma mi devi dare qualche elemento.

Tu dici: "coloro che portano nei problemi della gestione della cosa pubblica il loro credo religioso e morale volendo con ciò farlo diventare universale." Spiega questa frase, fammi un caso pratico, fammi vedere.

Se tu per caso hai in mente il vecchio caso D.C., allora la mia interpretazione é:

- alcuni furbi politicanti italiani misero la maschera D. "Cristiana" per prendere voti da un popolo di ignoranti (non tutti, ma buona parte). Dissero di difendere valori cristiani, ma difesero le loro tasche e il loro potere;
- la colpa della Chiesa Catt Italiana fu di fidarsi di questa gente e di non sconfessarla.

Ma tu forse hai in mente altri esempi recenti ?

Quello che tu citi avviene certamente nell' Islam..


Caro Pirrone,

mi va bene tutto o quasi quello che proponi, ma voglio sottolineare che gli obiettivi e gli approcci da te proposti difficilmente funzioneranno.......... finché non si fa lo statement a livello di Paese del problema base, che io ho descritto nella mia lettera "Italia Desnuda", cioé le MENTALITA'.

Per cambiarla (senza farlo i tuoi obiettivi non funzionerebbero) é necessario una presa di coscienza nazionale (proporro a Prodi di incontrarlo per questo) che si concluderebbe cosi: "Questa mentalità ci porta la terzo mondo. Le ns inefficienze lo dimostrano. Ora cambiamo cosi, é necessario...".

CATARSI,..... DISCUSSIONI, per tre mesi prima sull' analisi, poi sul programma. Per cambiare ci vuole un gran programma, fatto di 10000 carote e 10000 bastoni.......


Non si puo' prescindere dal fatto che in U.E., nei Paesi che funzionano, non c' é la mentalità "italo-latino-americana".

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antonio greco is offline  
Vecchio 24-02-2005, 17.11.57   #16
VanLag
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Re: Re: Re: ATTIVISMO O PASSIVISMO

Citazione:
Messaggio originale inviato da antonio greco
io sono interessato a capire quanto dici, ma mi devi dare qualche elemento.
Più che avere in mente casi specifici ho ben chiara la “confusione” endemica della realtà italiana, che, detto così, può sembrare una contraddizione in termini ma non lo è. L’italiano ha nel suo back-ground questa confusione, e non so neppure se serva capire il perché, forse perché la d.c. ha governato per 50 anni, forse perché abbiamo il vaticano, forse perché non siamo mai stati “nordici”. Il perché non credo sia importante mentre credo che sia importante capire come siamo strutturati culturalmente.

Tu forse, abitando a Parigi, hai dimenticato la mentalità di paese italiana. L’integralismo (ancorché mitigato ed occulto), che pervade ancora i piccoli centri, la povertà intellettuale della classe piccolo borghese, quella che Lolli sbeffeggiava cantando: - Vecchia piccola borghesia…… Sei contenta se un ladro muore, se si arresta una puttana, se la parrocchia del Sacro Cuore, acquista una nuova campana. - Credi che sia cambiato qualche cosa?
Tu citavi L’Isalm, ma sai che in modo meno eclatante ma siamo uguali a loro. Guarda qui in forum come la gente si scaglia contro L’Islam…… potrebbe essere così se non fosse un integralismo uguale e contrario?

Comunque è quella confusione che traspare nelle leggi assurde, così avulse dalla realtà che le rende alla fine inapplicabili….. Pochi piccoli esempi: - L’esagerazione della legge sul fumo nei luoghi pubblici, dove si passa da nessun divieto ad imposizioni di attrezzarsi in maniera così ineccepibile che nessun paese europeo lo ha fatto. – Alla Malpensa di Milano ho chiesto dov’era l’area fumatori, mi hanno detto che tutto l’aereoporto è aria non fumatori. Ma ci pensi, persino la puritana ed igienista America ha lasciato luoghi per i fumatori. Magari bugigattoli piccoli e puzzolenti ma li hanno lasciati…..
Un’altra assurdità italiana….. I limiti di velocità sulle strade…. In Svizzera se ti mettono un cartello 40 KM all’ora prima di una curva, se fai quella curva a poco più di 40 km rischi di uscire di strada. In Italia su strade dritte, trovi: divieto dei 50, poi fine divieto, poi divieto dei 70, poi di nuovo 50, poi ti dimenticano la fine del divieto, poi c’è quello dimenticato dai lavori in corso…. 30 all’ora, 20, 10….. Se uno seguisse la segnaletica stradale in Italia finirebbe dritto al manicomio.

Mi chiederai cosa c’entra tutto questo con la religione? Ed io capisco che, soprattutto se sei credente, faticherai a vedere quel nesso che per me è chiaro ed inequivocabile perché per me è evidente che l’astrazione del pensiero religioso allontani dal realismo e l’assurdità è proprio perdita di contatto con la realtà.

Quando dico che se i nostri governanti avessero cura solo della cosa pubblica, e non di quello che c’è nelle nostre coscienze tutto sarebbe più semplice mi riferisco agli esempi che ho fatto nel post precedente che mi sembrano lampanti. Altro è decidere dove transiterà una metropolitana, altro è decidere i diritti degli omosessuali.
Che collega il punto A col punto B è una retta….. è scienza esatta, è positivismo scientifico è un campo dove si applica facilmente il pragmatismo, dove il realismo è subito individuato. Quello che determina se l’omosessualità è bene o male è un processo filosofico che nulla c’entra con la gestione della cosa pubblica.

Meglio di così non riesco a dirlo….. Se ancora non vedi significa che non ri-conosci ciò che dico ed allora puoi scegliere se vuoi conoscere oppure se vuoi glissare magari dicendo: - Ma stò VanLag mi sembra un po’ “strano”. -


Ultima modifica di VanLag : 24-02-2005 alle ore 17.16.07.
VanLag is offline  
Vecchio 24-02-2005, 17.13.48   #17
pirrone
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Caro Antonio,
come si cambia una mentalita` cioe` una cultura, se non si riformano le istituzioni culturali? Se non si fa funzionare l'Istruzione? Quanto e` merito dei francesi in generale e quanto e` merito di De Gaulle e della sua ENA, la buona qualita` del ceto dirigente francese?

Ultima modifica di pirrone : 24-02-2005 alle ore 17.17.18.
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Vecchio 24-02-2005, 18.08.47   #18
dani62
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Ringrazio tutte per le risposte, Pirrone, Antonio, Van....
E' tutto chiaro, ma io sono una donna e voglio essere ora pratica e banale.
Lavoro e vivo con i miei 2 figli, che cerco di sottrarre alla TV, con una battaglia quotidiana persa e sfiancante.
Già perchè poi i figli, che devono avere il loro sociali, ti dicono...sei una mamma strana (la mia decisione di non fargli fare la comunione durante l'infanzia vi assicuro che ha incontrato non poche difficoltà)
Corro come una pazza tutto il giorno e faccio salti mortali per pagare quella grande schiavitù che è il mutuo di casa.
Non voglio fare discorsi da casalinga di Voghera (ricordate?)
ma vi assicuro che arrivare la sera e riuscire a leggere qualcosa di decente o partecipare alle vostre discussioni (per me molto stimolanti) a volte è proprio dura, tenete conto che sono laureata in scienze politiche- economia...quindi se Pirrone dice Keynes so cosa dice.
Non mi mancano gli strumenti di valutazione, ma guardate che non tutti conoscono la teoria Keynesiana o Kafka...
Il problema più grande nel cambiare e migliorare per me, come per molti altri, è la mancanza di tempo materiale anche solo per pensare.
Per quello ho chiesto...si ma che fare?
So che non c'è la risposta magica, ma a volte mi sento un po' sola e allora giro a voi la palla, pregandovi di andare sul pratico nostro quotidiano.

Perdonatemi se non sono stata chiara...ho la febbre, altrimenti a quest'ora sare nel traffico!

E per concludere, la vita da me descritta l'ho scelta e la amo, ma sono consapevole anche della bassa qualità del mondo che mi circonda. Ma anche io faccio parte del mondo, non voglio ritirarmi all' Aventino con tante belle parole.

Un abbraccio a tutti voi
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Vecchio 24-02-2005, 18.17.52   #19
rodi
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e meno male che la febbre ti produce queste considerazioni!
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Vecchio 24-02-2005, 18.53.04   #20
antonio greco
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Tentativi di risposta

Ho grande difficoltà a risponedere a VanLag. Forse ho capito cosa vuoi dire, non é sicuro, forse é meglio che dialoghiamo direttamente, mi farebbe pîacere.

Se ho capito bene, tu ti riferisci:
- alla grande povertà intellettuale italiana, che salta agli occhi quando si viene in Italia dall' Europa. Allora chiedo che cosa hanno fatto gli ultimi dieci ministri della P.I. per combatterla ? Quale pôlitica ? Quale strategia ? E qui si vede una Causa: come sono scelti i ministri P.I. ? per competenza o per giochi e manovre di potere ?
- alla grande superficialità non solo dei responsabili dei servizi pubblici, ma anche di tanti altri.. E giusto che abbiamo un tale ritorno, se per trenta anni non c' é stato il Bastone e la Carota fra i dipendenti pubblici. Fra loro, quelli che scaldano le sedie di direttori, sono di una irresponsabilità e incoscienza e ignoranza notevoli. Li ho incontrati per più di dieci anni (UIT, Gonevra o Europa in genere) a rappresentare l' Italia facendo brutte figure per la loro impreparazione (salvo la vecchia guardia talvolta). Difficilmente erano in grado di proteggere gli interessi italiani....


Sono conscio di questa povertà, é patente. Ma non vedo il legame colla religione, colla vita spirituale.

Quando tu dici che funzionari pubblici portano il credo religioso ... etc., io ne deduco:

- a causa della doppiezza diffusa in Italia, alcuni si mostrano di buoni principi per avere più facilmente un certo ruolo. Quella é una maschera !
- non so quale religione in Italia spinge i suoi seguaci a fare cattiva amministrazione. Sarei curioso di sapere se ce ne é una.

Comunque discutiamo in privato, VanLag.


Caro Pirrone,

la Francia ha una selezione dappertutto, eccessiva, anche dove non serve. Inoltre la mentalità diffusa é seria, si guarda ai risultati e ai comportamenti (molto).

Io credo che una mentalità doppia, non seria e ipocrita come quelle italiana, sia difficile trovarla in U.E. E vero che in F c' é molta doppiezza, ma i VALORI sono rispettati. In Italia i Valori sono scappati dalla disperazione di vedersi scornati tutti i gg.

La mia convinzione é:
- dialogheremmo meglio se voi leggete prima: "Italia Desnuda", "Colli di Bottiglia" e "Definizione"; li ritengo fondamentali, anche se scritti male.
- che cambiare la mentalità é la prima cosa da fare. Si puo', con: una presa di coscienza nazionale delle due alternative davanti al Paese (prima in piccolo gruppo); con l' instaurazio di molte Carote e Bastoni, dappertutto; col cambio dei criteri di selezione della classe dirig pubblica. Ritengo che, senza la catarsi della discussione pubblica, niente si possa fare di serio. Perché il problema é :
- eliminareil furbismo (ci vogliono delle buone leve);
- inserire i VALORI (un solo esempio: chiarezza e rigore); altre leve.
La miglior cosa sarebbe dare le gestioni importanti del Paese a Francesi o britannici o Belgi o, etc., per cinque anni, che formino una classe dirigente. E noi, in cambio insegneremmo ai francesi quello che non sanno fare.....ho pubblicato un saggio in merito.

Daniela, se mi inviassi il tuo mail, sarei un po' pîù dettagliato. Se non me lo invii, cerchero di scrivere qui cio' che si puo fare secondo la mia sensibilità


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