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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 24-02-2005, 15.41.34   #1
Sudha
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Data registrazione: 09-01-2005
Messaggi: 97
Il lavoro e i giovani senza speranze

Le voci sono sempre più numerose, i mormorii cominciano a diventare grida. Sono i giovani che devono entrare a pieno diritto nel mondo del lavoro, diplomati e laureati, e che ancora a 30 anni e passa non ci sono riusciti. Oppure fanno lavori precari a tempo determinato, tre mesi, sei mesi e ciao. Per non parlare degli stagisti che con la scusa che devono imparare, lavorano e non vengono retribuiti, semmai un'elemosina. Spesso anche chi lavora da alcuni anni presso un'azienda non ha prospettive né di carriera né di aumento di stipendio. Come si fa a pensare di vivere in una propria casa, di sposarsi, di metter su famiglia?
Mi ha colpito ciò che scrive su un giornale un laureato di 32 anni che ha finalmente trovato lavoro e quasi si sente a disagio , unico fra tutti i suoi amici. Scrive: " C'è un malumore diffuso tra le persone della nostra età, un primo segnale di consapevolezza comune, politica e sociale. In alto sottovalutano la situazione, pensano che l'unica cosa che sappiamo fare sia consumare ed essere frustrati. Io dico che non sarà sempre così, cresce fra noi una voglia di riscatto, vestire non di marca ed essere belli ugualmente, abolire le macchine e spostarci senza problemi, abbandonare le discoteche e trovare un modo ancora migliore di divertirci e stare insieme, abbandonare la tv per rivedere solo vecchi film o andare a teatro, comprare sempre meno dischi per scambiarceli in rete, viaggiare fai da te e vivere avventure ancora più emozionanti, sbattere in faccia a questi nostri squallidi imprenditori i loro contratti flessibili che servono solo a scaricare i rischi d'impresa sui lavoratori."
Come sono d'accordo! Mi sembra di sentir parlare mia figlia con bagaglio di laurea, di lingue, di creatività e intelligenza e che , niente lavoro, ora corso di aggiornamento aziendale al computer promosso dalla Regione (grazie) e poi stage (dove, mah, e poi?).
Voi che ne pensate?
Sudha is offline  
Vecchio 24-02-2005, 20.11.24   #2
Tormentor
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L'Italia è sicuramente indietro rispetto gli altri paesi.

Io per esperienza personale non ho potuto neanche laurearmi perchè non c'era una facoltà per ciò che volevo fare.

Ho dovuto spendere 5000€ per iscrivermi all'Istituto Europeo di Design. Sono 3 anni. 5000€ ogni tre anni. la preparazione è di gran lunga migliore rispetto alle altre scuole private e soprattutot rispetto all'università che ho frequentato per un po [grafica e progettazione multimediale che tra l'altro era a numero chiuso [120] e sono pure entrato ]

I docenti che sono professionisti del campo, mi hanno detto tutti che il lavoro vero sta fuori. In spagna soprattutto, in germania in francia...in olanda... in Italia è scadente e non remunerativo.
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Vecchio 25-02-2005, 19.54.01   #3
Mary
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Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 2,624
I giovani e meno giovani dovrebbero mettersi insieme formare vere cooperative dove tutti fanno il proprio dovere e non quella sporca cosa dei lavori in prestito, dove i capi se ne stanno spoltronati e guadagnano sulla pelle dei lavoratori. Un tempo nel meridione si chiamava "caporalato" ed era una cosa sporca e fuorilegge. Oggi è stato legalizzato e reso più remunerativo per i caporali che hanno solo cambiato nome.

Ci si dovrebbe riunire e fare qualcosa di buono per rimettere la società in condizioni vivibili, dove quantità e qualità della vita sono sullo stesso piano.

Stiamo tornando indietro di decine d'anni, il primo fu quel tipo di sinistra (d'Alema) che disse con aria trionfale "dimenticatevi il posto fisso" . Prima di fare il ministro o il deputato tutti dovrebbero prima sopravvire ad un lavoro precario per almeno un anno. E poi venire eletti.

E poi sono della ferma e convintissima idea che la ricchezza del cittadino più ricco non dovrebbe mai superare di una certa percentuale la povertà del cittadino più povero.
Se Tizio è straricco è perchè Sempronio è strapovero.

Sono incavola nera, ho figli senza lavoro.

Ciao
Mary
Mary is offline  
Vecchio 26-02-2005, 11.48.20   #4
Sudha
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Data registrazione: 09-01-2005
Messaggi: 97
Cara Mary , sono d'accordo con te su tutto quanto scrivi. Ma quello che tu proponi come potrebbe essere realizzato in concreto? Tu hai qualche idea? Io no. Come sempre noi sogniamo e gli altri fanno i fatti... Aggiungo all'incavolata, anche sfiduciata.
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Vecchio 26-02-2005, 12.23.43   #5
Mary
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Messaggi: 2,624
x Sudha

Io sono una povera mortale, faccio lavorare il mio cervello ma l'idea illuminante ancora non mi viene. Non sto aspettando che venga ad altri standomene in paziente attesa.

Ogni giorno io vivo come se dovessi scoprire l'acqua calda o una teoria strabiliante che ritengo sia sotto gli occhi di tutti ma nessuno la vede.

Vivo come se stessi già costruendo il mondo che vorrei. Sono la prima cittadina di quella società che spero un giorno diventi più vicina e concreta.

Gioco al super enalotto sperando di vincere abbastanza per comprare una fattoria e abbinare super teconologia con ecologia.

Un tempo gli uomini trascorrevano tutta la vita a lavorare dalla mattina alla sera (o a sfruttare gli altri dalla mattina alla sera) ma in entrambi i casi non avevano spazio sufficiente per evolversi spiritualmente e materialmente.
Oggi con tutti i telefonini e tv satellitare non è cambiato poi tanto. Solo in apparenza viviamo in un mondo evoluto, in pratica no.

I ricchi sfruttano i poveri ed entrambi distruggono il pianeta.

Io credo molto nelle cooperative, nelle associazioni alla pari, in cui ciascuno svolge il proprio lavoro ma nessuno domina sugli altri e nessuno è sottomesso agli altri.
Utopia?!!!!!

Ma trovatemi qualcosa che non veniva etichettato come utopia prima che venisse realizzato.

Ciao
Mary
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Vecchio 26-02-2005, 12.47.11   #6
Sudha
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Data registrazione: 09-01-2005
Messaggi: 97
Anch'io ci credo, Mary. Ma siamo sempre lì: come realizzare questo sogno ( perché per ora è un sogno) ? Ci vorrebbe qualcuno o più di qualcuno più autorevole di noi che cominciasse a prendere l'iniziativa. Ma non mi sembra che attualmente questi qualcuno ce ne siano. Anzi, constatando come questo nostro paese sta regredendo sempre più in tutti i settori ( economia, scuola, sanità, cultura, agricoltura , industria eccetera) penso che il mio e il tuo sogno (ma anche di molti altri) di una società italiana diversa, più giusta , più avanzata, più "umana" , più colta , resterà ancora un'utopia. Sono addolorata e arrabbiata di vivere in questo paese così bello e così ferito per via degli interessi, della stupidità, della cupidigia di denaro e potere di pochi.
Non ci resta che la speranza e la protesta seria, come per esempio stiamo facendo adesso,noi due in questo forum, ma poi mi chiedo : tutti quei "qualcuno" che dovrebbero leggerci lo fanno? Non credo e se lo fanno gliene importa? Possibile che siano così ottusi da non capire che una grande frangia di italiani ormai ha capito i loro giochini per tenerci buoni e che non ci crede più?
Ci vorrebbe una qualche rivoluzione pacifica ( odio quelle sanguinarie e in Europa farebbero ridere solo a pensarci) ma come cominciare? Ciao
Sudha is offline  
Vecchio 26-02-2005, 20.38.50   #7
Mary
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Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 2,624
Citazione:
Messaggio originale inviato da Sudha
Anch'io ci credo, Mary. Ma siamo sempre lì: come realizzare questo sogno ( perché per ora è un sogno) ? Ci vorrebbe qualcuno o più di qualcuno più autorevole di noi che cominciasse a prendere l'iniziativa.....
Ci vorrebbe una qualche rivoluzione pacifica ( odio quelle sanguinarie e in Europa farebbero ridere solo a pensarci) ma come cominciare? Ciao

La pensiamo allo stesso modo.

La gente cammina su di una scala mobile a ritroso, nel momento in cui smette di camminare..... torna indietro.

Lavoratori ferrotranvieri: è stata approvata la normativa che prevede il non pagamento delle prime tre giornate di malattia.

Motivo?: troppe assenze. Così per l'incapacità di controllare le false malattie puniscono quelli che stanno davvero male.

Oggi lo stipendio non basta quando ce l'hai se poi stai male non ti resta che andare a chiedere l'elemosina o morire di fame o di malattia.

Questa è la società civile, oggi.

Prima di una rivoluzione pacifica o cruenta quanto tempo dovrà passare?

Non ci vuole poi molto a ritrovarci nelle condizioni della Rivoluzione Francese.

Forse occorre prima toccare il fondo per poter riemergere, ma il fatto è che anche quando si raggiunge il fondo si può continuare a scavare più in profondità.

Io credo che quando saremo davvero in tanti a volere un vero cambiamento, allora il cambiamento avverrà.

Anche parlare su questo forum credo sia importante. Comunicare, arricchirci di nuove idee, contagiarci positivamente per creare il nuovo.

Un giorno, io spero, gli esseri umani torneranno ad avere un cuore e un'anima da ascoltare. Sono in troppi a credere che vivranno in eterno.
Nasciamo a mani nude e ce ne andremo a mani nude, allora che senso ha accumulare beni che devono essere lasciati?

Ciao
Mary
Prima
Mary is offline  
Vecchio 26-02-2005, 21.50.24   #8
oizirbaf
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Data registrazione: 11-01-2005
Messaggi: 168
Robottizzazione ed informatizzazione produrranno in futuro sempre maggior disoccupazione. Questo varra' sempre di piu' non solo per economie stagnanti come quella italiana ma anche per economie in espansione di tutto l'occidente. La disoccupazione di massa sara' il tragico destino se non si ridurra' drasticamente l'orario di lavoro a parita' di salario.

... a che servirebbe infatti il progresso se non a liberare l'essere umano dal lavoro, restituendogli il tempo per la propria famiglia, per godere della natura, per la propria elevazione culturale?
... il welfare gia' arretra in occidente e manca del tutto nel terzo mondo: a chi venderanno le loro merci le multinazionali?


La riduzione DRASTICA dell'orario di lavoro non e' un'utopia ma l'alternativa del futuro.

Questi due libri che vi consiglio di leggere spero possano almeno chiarire le idee per cosa valga la pena lottare:

uno e' dell'americano JEREMY RIFKIN e si intitola LA FINE DEL LAVORO _ Mondadori (io l'ho pagato 7,80 euro),

l'altro e' del sociologo italiano DOMENICO DE MASI - IL FUTURO DEL LAVORO -
BUR (Rizzoli) 8,50 euro.

Nessuna riduzione dell'orario di lavoro e' ma stata regalata nella storia, ma e' sempre derivata dalle lotte anche dure della classe lavoratrice.

Un abbraccio a Sudha e Mary,


oizirbaf
oizirbaf is offline  
Vecchio 27-02-2005, 09.44.41   #9
Mary
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Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 2,624
x oizirbaf

la riduzione dell'orario di lavoro, a parità o aumento di salario, è sempre stato nei miei pensieri come segnale chiaro dell'evoluzione umana.

Oggi, invece, è evidente una involuzione, un ritorno ai servi della gleba o degli schiavi.
Non si può neppure fare il paragone con i primi uomini dove non era l'accumulo di beni a dare il potere ma la semplice forza bruta o l'astuzia. Il livello con gli animali era evidente.

Stiamo ritornando al passato con alcuni pochi signorotti che possiedono immense ricchezze ed una moltitudine sempre più in miseria. E questo accade in ogni angolo del globo.

Trovare colpe e responsabilità ci porta inevitabilmente in meandri oscuri: si dovrebbe tirare in ballo tutti.

Nei pochi programmi televisi che seguo sento parlare di AUMENTO dell'orario di lavoro, prendendo ad esempio gli americani e altri paesi europei e sfiorando anche il terzo mondo.
Questo vuol dire che se gli altri si buttano in un pozzo è giusto che tutti li seguano?
Gli antichi romani non guardavano ai barbari come esempio da prendere, guardavano a se stessi e alle proprie capacità.

Tutta l'economia, a ben riflettere, è un gigante dai piedi d'argilla.
Un gigante che fa la voce grossa, che minaccia di schiacciare le formichine che gli stanno sotto se non fanno quello che viene detto loro. Ma la sola esistenza del gigante non mette al sicuro
nessuno dalla possibile catastrofica caduta.

E se le formichine non dessero più da mangiare al gigante?!
Il gigante da solo muore.
Un padrone senza servi deve pulire, cucinare, spazzare, coltivare, raccogliere......
Un servo può fare a meno del padrone ma un padrone non può fare a meno del servo.

Ricambio l'abbraccio,
Mary
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Vecchio 27-02-2005, 12.03.59   #10
Franco1
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Data registrazione: 12-01-2003
Messaggi: 85
Ma dove vivete ?

Ma dove vivete ?

Quanto vale il tuo lavoro lo decide il mercato, e chi è che fa il mercato ? Siamo noi, noi tutti, con i nostri comportamenti con i nostri acquisti.
Lavorare meno a parità di stipendio, ma se ce gente a cui non pagano manco gli straordinari, ne conosco tanti, la giornata è finita quando il lavoro è finito.
Forza, mettete su un impresa, poi assumete gente, poi li fate lavorare 6 ore e li pagate per otto, poi provate a vendere i vostri prodotti (per es. abbigliamento) e scoprite che i cinesi li vendono a 1/5 rispetto a voi, e non li producono in Cina, ma a Prato.
Ma voi tra due PC con le stesse prestazioni comprate quello a 1000 o a 1500 euro ?
Ci chiediamo forse come si arriva a questo prezzo ? ci importa qualcosa ?
Pensate che l’imprenditore viene a leggere il vostro post, lo trova sensato e cambia …
Tutto si basa sui rapporti di forza, è sempre stato così, oppressi e oppressori, padroni e servi, chi sfrutta e chi viene sfruttato.
E’ in più siamo anche tra quelli fortunati, perché c’è gente molto più incazzata ed affamata di noi.

Forse è giusto quello che scrivete, ma forse il genere umano è troppo poco evoluto per uscire dalla logica individualistica e per ragionare come un tutt’uno cercando un punto di equilibrio, cercando di creare una società più umana e dignitosa per tutti.

Saluti

Franco1
Franco1 is offline  

 



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