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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 05-08-2005, 13.30.32   #11
bea
Ospite
 
Data registrazione: 01-08-2005
Messaggi: 23
Citazione:
Messaggio originale inviato da anael_la
Sai, è propria questa fiducia che ho in mia figlia che mi permette di accettare la sua scelta, sperando che tutto vada per il meglio e che lei sia appagata.

I figli non sono dei genitori, sarebbe un gravissimo errore vederli sotto questo aspetto, sono nostri nell'affetto, ma liberi di volare e vivere secondo il loro cuore e la loro testa, a noi non resta che pensarli ed amarli sempre molto intensamente e con rispetto ed anche un pochino di distanza.


Eleonora



Infatti molti genitori tendono a tenere i figli sotto le proprie ali senza fargli fare la propria strada per paura che succeda qualcosa, è tutto più che normale visto che lo si fa per amore. Vedrai che tua figlia sarà contenta del tuo appoggio, e tu sarai fiera di lei.
bea is offline  
Vecchio 09-08-2005, 15.16.55   #12
(b)ananartista
Ospite
 
L'avatar di (b)ananartista
 
Data registrazione: 21-02-2005
Messaggi: 0
pornosofia sofisticata e scoprire la collocazione del corpo (astrale). poi?
(b)ananartista is offline  
Vecchio 20-08-2005, 14.02.16   #13
Mr. Bean
eternità incarnata
 
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Data registrazione: 23-01-2005
Messaggi: 2,566
Citazione:
Messaggio originale inviato da (b)ananartista
pornosofia sofisticata e scoprire la collocazione del corpo (astrale). poi?

vale a dire?
Mr. Bean is offline  
Vecchio 20-08-2005, 22.47.25   #14
antonio greco
L' Emigrato
 
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
TORNARE NEL BEL PAESE ?

Parigi, dicembre 03

Sono appena andato in pensione, dopo ventuno anni di Francia. Durante i quali ho potuto realizzarmi senza trovare ostacoli anormali, senza imprevisti o vischiosità di ambiente. Raggiungimento dei miei obiettivi di lavoro ? Facile, solo con l’impegno. Col quale ho superato la sfida di lavorare in un ambiente europeo, competitivo.

Mio fratello, da Roma, mi chiede: Allora torni ? Gli rispondo: fossi fesso ! Gli spiego poi che, se la qualità di vita a Roma si avvicinasse a quella media europea a nord delle Alpi, sarei pronto a tornare.

Mia figlia mi chiede: Perché, la qualità di vita, spesso in Italia, é differente ?

Risposta: se quarant’anni fa la qualità di vita a Roma era paragonabile a quella delle altre capitali europee, negli ultimi lustri é successo qualcosa.

Livia vuol sapere di più, anche perché si sta laureando. Poi non si contenta di sentire “é successo qualcosa”. Mi assale un dubbio, riusciro’ a spiegarglielo ? Son tante le cose peggiorate, facile fare una lista. Ma come metterle in ordine logico perché una giovane capisse “chi ha provocato cosa, e perché” ?

Il concatenamento delle cause ed effetti credo sia ricostruibile. In generale, anche perché da una regione all’altra, possono esserci state differenze, specie nei tempi.

Alla base, un paio di piccoli tarli da sempre nel nostro DNA. La flessibilità, che avrebbe dovuto essere una buona cosa, almeno per gli esportatori. La preferenza per l’improvvisazione e per le attività iniziate e portate avanti, senza rotture di scatole come organizzazione o chiarezza di divisioni e ruoli. Siamo o non siamo famosi per l’intuito ? Con l’intuito si arriva sempre. E poi c’é più gusto !

E infatti nel dopoguerra ci fu l’esplosione dell’economia italiana, d’altronde, mi risulta, abbastanza ammirata in Europa. Fu un’esplosione facile e piena di successi. Merito della nostra creatività. E poi era un’epoca in cui c’era meno competizione, il ritmo delle attività economiche era meno rapido, il villaggio globale poi non c’era. C’era ancora abbastanza serietà, da permettere lo sviluppo di un Paese.

Nella seconda metà del secolo scorso oratori volenterosi insegnavano nelle piazze la democrazia. Fra loro anche qualche meridionale, uso a gestire famiglie e affari con paternalismo, compari aiutando. La gran parte di quelli che erano arrivati alla fine della guerra e del fascismo, erano entusiasti, avevano voglia di costruire, erano in buona fede. Ma qualche meridionale, infilatosi nei palazzi del potere parlando democrazia, inizio’ a tessere le fila degli affari fra amici, servendosi del sottobosco culturale in agguato.. Furono creati associazioni, industrie del parastato, partiti. File di aspiranti gerarchi del fascio sparirono. Come era già successo altre volte, chi ebbe più fiuto, per meglio scalare le nuove strutture, gonfiò il numero di chi asseriva essere stato dall’altra parte.

Enormi file di “resistenti” si crearono, i quali avrebbero un giorno avuto diritto ad un occhio di riguardo, o come minimo ad una raccomandazione. Era tale il numero, che qualcuno chiese: “ma allora, chi era fascista ?”

Nacque pian piano, guardinga all’inizio, una nuova classe di politici, con nuovi comportamenti, capaci di condizionare, trafficare , intermediare poteri e percentuali, nell’interesse proprio e del proprio clan. Chiamiamolo affari-politismo, commistione di affarismo privato, o di clans, e poteri politici. Sciascia scrisse che “la mentalità mafiosa si estese dalla Sicilia verso il Nord con una velocità di 100 km/anno”. Penso dicesse la verità. I settentrionali in buona parte non si occuparono di quanto avveniva nei palazzi del potere politico. Curarono i loro commerci e potenziarono nuove attività, svilupparono l’industria privata. Inventarono un nuovo tessuto produttivo, con comportamenti circa mittle-europei (allora).

Un giorno, prima della fine secolo, arrivarono il villaggio globale ed il mercato comune. I quali determinarono un’accelerazione dei ritmi delle economie. La mancata cura della chiarezza e di capacità organizzative e di programmazione, tarli inizialmente contenuti e senza apparenti conseguenze, si rivelo’, per l’aumento dei ritmi dell’economia, un boomerang. Le attività economiche che erano male organizzate, entrarono in tilt. Anche a causa del deterioramento dei meccanismi statali e parastatali.

Infatti la selezione degli alti dirigenti, nello stato e nel parastato (questo piuttosto vasto) non avvenne con criteri sempre limpidi. Si diffuse il comparaggio, si formarono clans e confraternite, talvolta di gente della stessa provincia o partito. Si formarono insomma delle cordate. Obiettivo era talvolta impadronirsi di una grossa struttura. Ovviamente con frequenti asserzioni di buone intenzioni.

Poiché i posti politici erano garantiti dal clan, perché impegnarsi ? Si diffuse l’uso della doppia verità. Sulla scena si affiggeva il cartello della propria responsabilità e del proprio ruolo. Nelle stanze chiuse iniziarono i traffici di influenze, negoziati di corridoio. Nacque un esercito di galoppini di collegamento fra i vari palazzi del potere, si mercanteggio’ in angoli bui di stanze segrete voti e prebende. Per scopi privati o di clans, inizio’il condizionamento di partiti, ognuno dei quali alzava una bandiera diversa, ma sempre democratica. Il linguaggio doppio si diffuse poi anche fuori dei palazzi del potere. Oggi esso distingue, per la sua diffusione, il nostro Paese da tanti Paesi avanzati della U.E.

Inizio’ la commistione di contratti pubblici e interessi di partito, talvolta anche di interessi privati. L’estensione a macchia d’olio di negoziati e prebende arrivo’ in tante province. I primi imprenditori ovviamente reagirono alle proposte di percentuali di ritorno nei contratti pubblici. Ma potettero resistere solo per un po’. Poi capirono quale musica bisognava suonare per avere buoni contratti.

La concorrenze di cordate diverse nella ripartizioni di percentuali e prebende, fece distrarre gli alti dirigenti del pubblico dai compiti loro assegnati. Divenne sempre più diffuso l’uso del proprio tempo ed energie per il lavoro in sottofondo piuttosto che per la macchina dello stato.

I cittadini, poiché questo cambiamento di abitudini all’inizio fu lento, prima si meravigliarono, poi si abituarono. Ora sono rassegnati all’inevitabile. Infatti la gestione di tanti ruoli pubblici di alto e medio calibro con fini e visioni di parte si é tanto diffusa. E poi una mano lava l’altra. In pratica si arrivo’ all’assurdo: nessuno é più responsabile, se qualche ruota non gira. Quando si parla di promozioni pero’, si diventa tutti attivi e si inventa l’impegno e l’attivismo. Sceneggiata italiana, quando é ben presentata la si puo’ chiamare commedia dell’Arte. Aveva ragione Goëte, il quale scrisse nel Viaggio in Italia, in un altro secolo: “Andate in Italia. Ma attenzione. Sono tutti furbi !”. La furberia ha distrutto la società. Essa ha ormai un’aspetto molto diverso rispetto a tanti Paesi U.E.: non ci sono né colpevoli né responsabili, per ogni inconveniente. E come potrebbe essere altrimenti, in una società ove tutto é divenuto approssimativo ?

In due parole: in trent’anni son cambiati i comportamenti. Il livello di soglia dei comportamenti accettabili si é abbassato (dall’altezza della fronte a quella delle fogne).

All’inizio del XXI secolo, improvvisamente ci si accorge che l’economia italiana perde colpi, fatica a competere. Io direi, ci penso da qualche annetto: non é eccessivo pretendere la competitività, se il Paese é disastrato, anzi una parte di esso non funziona ? Si puo’ avere competitività in una società che arranca ?

A ognuno la sua risposta.

Antonio Greco (consulente in TLC, ex funzionario europeo, Parigi)
ANGREMA@wanadoo.fr

(il sottoscritto é disponibile per una presentazione sulle cause dei guai italiani, davanti a pubblico qualificato e interessato a arrestare il degrado accelerato del sistema Italia)
antonio greco is offline  

 



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