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Vecchio 30-09-2005, 12.57.10   #1
Aristippo
Ospite abituale
 
Data registrazione: 06-10-2004
Messaggi: 365
Sinistra Italiana e esportazione di democrazia..??

Leggo oggi un articolo di Angelo Panebianco su un convegno che si è tenuto a Venezia dalla Margherita e per il quale non ho sentito alcun che in TV ( mia colpa, magari non ho visto bene il TG ) . Mi domandavo se forse in vista delle prossime elezioni e in vista di una possibile vittoria, stiano ritrattando tutto ciò che avevano cosntestato al Governo di centro-destra, e cioè la teoria della esportazione della democrazia nei paesi islamici. Non con le Armi ma con la politica .... Sarà ma a me pare che si stia cercando di ritornare vicino agli americani senza fare troppo rumore in modo da non causare dubbi nell'elettorato...Poi la mia ignoranza non ha limite e qualcuno di voi potrà spiegarmi questo articolo e darmi magari più info a riguardo.

Saluti

I NUOVI AMERIKANI

di ANGELO PANEBIANCO

Non è forse una riconversione strategica ma certo indica la volontà di settori del centrosinistra di non giocare più solo di rimessa nella questione della lotta al terrorismo islamico. Un po' in sordina, si è aperto a Venezia un convegno su «Islam e democrazia» che, plausibilmente, lascerà il segno, peserà sugli orientamenti e le scelte del centrosinistra. Organizzato da ambienti vicini alla Margherita, si chiuderà oggi con un intervento di Romano Prodi. Le forze che lo hanno promosso, pur mantenendo, come è naturale, le loro critiche passate all'intervento degli Stati Uniti in Iraq, sembrano avere accettato, uso delle armi a parte, l'idea, che fu dei «neoconservatori» americani, secondo cui solo promuovendo la democrazia nel mondo islamico si potrà sconfiggere la sfida jihadista. Se la svolta è stata preparata, nel corso del tempo, da vari interventi di Francesco Rutelli e di Piero Fassino, è però la prima volta che settori importanti del centrosinistra si impegnano in una iniziativa formale. Fino a ieri, in Italia, di democrazia nel mondo islamico parlavano solo i radicali di Pannella e Bonino (relatrice al convegno di Venezia), malsopportati, trattati da «amerikani», dagli ambienti di sinistra. E pour cause , dal momento che in Europa solo chi ha sensibilità affine a quella anglosassone pensa alla lotta contro le tirannie e alla diffusione della democrazia come strumenti di pacificazione. La svolta dunque c'è ed è profonda.
Di fronte al terrorismo islamico, dopo l'11 settembre, gli europei hanno reagito assumendo l'una o l'altra di tre posizioni. C'è chi dà per ineluttabile la continuazione dello «scontro di civiltà», fino alla vittoria finale dell'uno o l'altro contendente, l'Occidente o l'Islam radicale. In genere, a questa posizione si associa la sfiducia nelle possibilità di riforma del mondo islamico.
C'è, in secondo luogo, chi addossa agli Stati Uniti ogni colpa («Bin Laden è una creatura della Cia», «dietro a tutto c'è il petrolio»). E' una posizione diffusissima, anche in Italia. Qui il problema è, al solito, l'imperialismo americano, non la tirannia o il fondamentalismo religioso.
C'è infine chi dice che il terrorismo sia figlio dell'irrisolto rapporto fra Islam e modernità e che su questo occorra agire. Aiutando l'Islam a conciliarsi con la democrazia, l'uguaglianza dei diritti, l'economia di mercato. Tra coloro che condividono questa posizione, naturalmente, ci sono anche divergenze fortissime. Se i neo-conservatori puntavano (prima delle difficoltà insorte in Iraq) soprattutto sulla potenza militare, altri, come i promotori del convegno veneziano, scommettono su strategie più morbide, economiche e politiche. Ciò che conta però è che anche in Europa, anche a sinistra, non si facciano più orecchie di mercante sulla questione della «esportazione della democrazia». Ciò lascia intravedere, dopo le lacerazioni passate, la possibilità di un riavvicinamento strategico fra gli Stati Uniti e la parte d'Europa che fu più critica. Se si concorda sul fatto che occorra democrazia nel mondo islamico, nasce un terreno di confronto su cui l'Occidente può ritrovarsi e coordinarsi. Alla ricerca delle strategie più efficaci per contenere il terrorismo e dare una mano ai musulmani, e sono tanti, che vorrebbero finalmente liberarsi dalle catene.

Ultima modifica di Aristippo : 30-09-2005 alle ore 12.58.35.
Aristippo is offline  
Vecchio 30-09-2005, 20.11.10   #2
Chimera
Ospite abituale
 
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Data registrazione: 31-08-2005
Messaggi: 337
No non credo sia intenzione di piacere ali americani.

La sinistra per prendere voti si sta pian piano spostando in centro.

Questa "rotta" non è quella di Prodi... ma di Rutelli.

Ti ricordi durante il referendum? Rutelli ha appoggiato il no. Si e schierato con la chiesa. Contro la maggior parte della sinistra.

Non vuole ritrattare l'IRaq ne essere amico degli americani.
Vuole ingraziarsi gli elettori di centro ed i cattolici.

Rutelli vuole de-estremizzare la sinistra. Secondo lui è quella la strada per vincere le elezioni, e per mantenere il governo anche a quelle dopo.

Prodi invece è un tecnico... non un politico.
Lui guarda a quello che è il suo lavoro. L'economista.
Punta a fare quello che serve per risollevare l'italia. Purtroppo non essendo un garn che come politico non è molto bravo a mantenere il potere in modo abbastanza saldo per riuscire a fare quello che vuole.

E poi:
Secondo Prodi bisogna essere alternativa a Berlusconi.
Secondo Rutelli bisogna essere alternativa-sostituto.

Questa diferenza di rotta da grossi problemi al unità el centrosinistra.

Mha...

Edit:
Zapatero ha fatto più paura all sinistra che alla destra.
Un uomo nuovo, idealista che prendendo in contro piede tutti, nemici ma sopratutto alleati ha messo a soqquadro il sistema politico.
Il primo politico che fa quello che ha promesso in campagna elettorale subito e senza esitare.
Il fatto che gli idealisti possano prendere l'inziativa fa paura ai politici che vogliono solo mantenere privilegi e potere.
I "politici" hanno paura di perdere il controllo del proprio partito.

Ultima modifica di Chimera : 30-09-2005 alle ore 20.16.09.
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