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Vecchio 15-10-2005, 14.44.15   #1
ancient
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Data registrazione: 10-01-2003
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Influenza aviaria: la questione del vaccino

Mi sono imbattuto in un articolo sul web, non so quanto attendibile, vorrei citarne una parte per chiedere un parere agli "addetti ai lavori" del forum:



Se la pandemia è quindi un rischio concreto, ha senso lanciare una campagna di vaccinazione di massa? Ci sono pochi dubbi a questo proposito: non solo non ha senso, ma potrebbe addirittura essere dannoso. Prima di tutto gli esperti sanno bene che in caso di allarme pre-pandemico o di pandemia dichiarata l'immuno-profilassi attiva (ovvero le vaccinazioni) è inutile se non pericolosa. E' inutile perché, una volta effettuato il salto di specie, il virus tende a mutare ulteriormente per "accomodarsi" nell'ospite umano. Quando alla fine raggiunge una forma stabile, e può essere isolato, sono necessari fra gli 8 e i 12 mesi per mettere a punto un vaccino sicuro e per organizzarne la distribuzione.

In secondo luogo, il ceppo virale che potrebbe dare luogo alla paventata pandemia ha caratteristiche che rendono l'impiego dei vaccini ancora più discutibile. Come sottolinea Ernesto Burgio, medico pediatra attivo nella rete Attac, autorevoli virologi ed epidemiologi (Webster, Dianzani) sconsigliano l'uso di vaccini «in tutti i casi in cui si teme che il patogeno possa essere appunto un nuovo ricombinante (e in particolare un virus che abbia compiuto di recente il salto di specie): visto che, almeno in linea teorica, il vaccino potrebbe causare una produzione eccessiva di anticorpi e peggiorare la tempesta di citochine che sembra essere la vera causa dell'evoluzione maligna della malattia».

Insomma pasticciare con i vaccini - quelli classici, mirati sui ceppi influenzali noti (H3N2), e quelli nuovi, da confezionare per contrastare H5N1 - in presenza di un virus che sembra avere effetti letali proprio per un'eccessiva reazione del sistema immunitario, non sembra una buona idea. Non solo c'è il pericolo di scatenare una risposta iperimmune (lo shock allergico considerato l'arma segreta del virus) ma si rischia di incrementare l'ulteriore ricombinazione del mutante con ceppi influenzali più comuni. Visto che la caratteristica del virus influenzale è proprio la sua capacità di utilizzare pezzi di differenti genomi per rendersi invisibile al sistema immunitario, i nuovi vaccini rischiano di mettere a disposizione del virus un altro po' di "materiale" e rendere più efficiente la sua capacità di trasformazione. Insomma «se c'è un'annata in cui il vaccino non andrebbe consigliato» conclude Burgio «è proprio quella di una possibile pandemia».

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Cosa c'è di vero?
ancient is offline  
Vecchio 16-10-2005, 09.19.59   #2
klee
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Siamo tutti POLLI !

La penso come te...Mi è difficile comunicarlo x iscrittto.Penso che ci sia poco di vero..in tutta questa storia.Può darsi che sono troppo arrabbiata ma penso,che è sempre,tutto un COMMERCIO..Scusami ma non mi riesce farmi capire.Grazie a te xchè quest'argomento è molto importante.Klee
klee is offline  
Vecchio 16-10-2005, 11.01.30   #3
klara
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Messaggi: 455
Re: Influenza aviaria: la questione del vaccino

Citazione:
[i]
. Non solo c'è il pericolo di scatenare una risposta iperimmune (lo shock allergico considerato l'arma segreta del virus) ma si rischia di incrementare l'ulteriore ricombinazione del mutante con ceppi influenzali più comuni. Insomma «se c'è un'annata in cui il vaccino non andrebbe consigliato» conclude Burgio «è proprio quella di una possibile pandemia».

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Cosa c'è di vero? [/b]

...dal http://www.who.int/mediacentre/facts..._influenza/en/

...insomma...si raccomanda la vaccinazione,usando vaccini esistenti,alle persone che sono in diretto contatto con i polli infetti...perche' in effetti cosi' si RIDUCE il rischio di una coinfezione tra la influenza comune e quella aviaria e quindi si RIDUCE il rischio che i geni vengano scambiati...e si sviluppi il ceppo capace di scattenare una pandemia...

...mi sembra l'esatto opposto...

,klara

Ultima modifica di klara : 16-10-2005 alle ore 11.11.51.
klara is offline  
Vecchio 16-10-2005, 11.29.13   #4
klee
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Merci

Grazie Klara..l'articolo è molto interessante..
klee is offline  
Vecchio 16-10-2005, 12.34.59   #5
bomber
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Data registrazione: 27-09-2003
Messaggi: 4,154
Re: Influenza aviaria: la questione del vaccino

Citazione:
Messaggio originale inviato da ancient
Mi sono imbattuto in un articolo sul web, non so quanto attendibile, vorrei citarne una parte per chiedere un parere agli "addetti ai lavori" del forum:



Se la pandemia è quindi un rischio concreto, ha senso lanciare una campagna di vaccinazione di massa? Ci sono pochi dubbi a questo proposito: non solo non ha senso, ma potrebbe addirittura essere dannoso. Prima di tutto gli esperti sanno bene che in caso di allarme pre-pandemico o di pandemia dichiarata l'immuno-profilassi attiva (ovvero le vaccinazioni) è inutile se non pericolosa. E' inutile perché, una volta effettuato il salto di specie, il virus tende a mutare ulteriormente per "accomodarsi" nell'ospite umano. Quando alla fine raggiunge una forma stabile, e può essere isolato, sono necessari fra gli 8 e i 12 mesi per mettere a punto un vaccino sicuro e per organizzarne la distribuzione.

In secondo luogo, il ceppo virale che potrebbe dare luogo alla paventata pandemia ha caratteristiche che rendono l'impiego dei vaccini ancora più discutibile. Come sottolinea Ernesto Burgio, medico pediatra attivo nella rete Attac, autorevoli virologi ed epidemiologi (Webster, Dianzani) sconsigliano l'uso di vaccini «in tutti i casi in cui si teme che il patogeno possa essere appunto un nuovo ricombinante (e in particolare un virus che abbia compiuto di recente il salto di specie): visto che, almeno in linea teorica, il vaccino potrebbe causare una produzione eccessiva di anticorpi e peggiorare la tempesta di citochine che sembra essere la vera causa dell'evoluzione maligna della malattia».

Insomma pasticciare con i vaccini - quelli classici, mirati sui ceppi influenzali noti (H3N2), e quelli nuovi, da confezionare per contrastare H5N1 - in presenza di un virus che sembra avere effetti letali proprio per un'eccessiva reazione del sistema immunitario, non sembra una buona idea. Non solo c'è il pericolo di scatenare una risposta iperimmune (lo shock allergico considerato l'arma segreta del virus) ma si rischia di incrementare l'ulteriore ricombinazione del mutante con ceppi influenzali più comuni. Visto che la caratteristica del virus influenzale è proprio la sua capacità di utilizzare pezzi di differenti genomi per rendersi invisibile al sistema immunitario, i nuovi vaccini rischiano di mettere a disposizione del virus un altro po' di "materiale" e rendere più efficiente la sua capacità di trasformazione. Insomma «se c'è un'annata in cui il vaccino non andrebbe consigliato» conclude Burgio «è proprio quella di una possibile pandemia».

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Cosa c'è di vero?



purtroppo in questo caso ce sempre chi ci guadagna ... infatti la paura fa i che aumentino le richieste di alcuni generi primari che prima non erano necessari ...
indubbiamente la cosa migliore sarebbe dare informazioni dettagliate il pù possibilie ... come si trasmette questa influienza?'
se è uguale alle altre non certamente tramite la carna, forse con le uova? come detto bisogna stare a contato con i polli e con le piume ... mah saperlo esattamente sarebbe il primo passo ... avere poi un idea di come sintomi colpisxcono sia il pollo che l'uomo sarebbe fondamentale per prevenire un disastro ...
penso che l'informazionie sia la prima cosa ... ma chi se ne deve occupare ??'
non si puo sperare che ogni cittadino se ne occupi da solo .. ma cercare tramite mezzi di informazione di divulgare quante piu notizie utili possibli ....
bomber is offline  
Vecchio 16-10-2005, 20.44.00   #6
ancient
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Data registrazione: 10-01-2003
Messaggi: 758
Re: Re: Influenza aviaria: la questione del vaccino

Citazione:
Messaggio originale inviato da klara
...dal http://www.who.int/mediacentre/facts..._influenza/en/

...insomma...si raccomanda la vaccinazione,usando vaccini esistenti,alle persone che sono in diretto contatto con i polli infetti...perche' in effetti cosi' si RIDUCE il rischio di una coinfezione tra la influenza comune e quella aviaria e quindi si RIDUCE il rischio che i geni vengano scambiati...e si sviluppi il ceppo capace di scattenare una pandemia...

...mi sembra l'esatto opposto...

,klara

ti ringrazio del link (da una fonte autorevole come l'OMS, per di più). In effetti, quell'articolo sembra essere favorevole all'uso dei vaccini. Devo ammettere, però, da profano, che continuo a nutrire dubbi su alcuni punti, e vorrei trovare altri riscontri.

Citazione:
se è uguale alle altre non certamente tramite la carna, forse con le uova? come detto bisogna stare a contato con i polli e con le piume ... mah saperlo esattamente sarebbe il primo passo


a quanto ho capito, il virus si diffonde tra i volatili oralmente e attraverso le feci.
ancient is offline  
Vecchio 17-10-2005, 15.29.59   #7
Aristippo
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Messaggi: 365
Scusate, io sentivo giorni fa a Radio Anch'io ( radio rai Uno ) che cmq sia i vaccini esistenti non servono ad una mazza contro l'influenza aviaria, nel caso in cui questa si manifesti nell'uomo.
Mi sa mi sa che qui chi ci guadagnano sono solo le case farmaceutiche.

Saluti
Aristippo is offline  
Vecchio 18-10-2005, 11.13.31   #8
ancient
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Messaggi: 758
vi riporto il parere di un "addetto ai lavori":

- E' controproducente vaccinarsi quest'anno?

- La risposta alla domanda è sì, in quanto promuoverebbe una mutazione del virus stesso. Inoltre il virus in questione è di tipo A e si sta dimostrando insolitamente pestifero già per un virus che si replica all'interno del nucleo.
I virus A sono a singolo filamento di RNA ed hanno estroflessioni di emoglutinina e neuraminidasi. L'emoglutinina è responsabile dell'adesione del virus agli ologosaccaridi della parete cellulare, oltre tutto essendo antigenica stimola la risposta anticorpale. La struttura antigenica dell'emoglutinina è quella che subisce continue mutazioni che, permettendo di superare le difese dei pz preimmmunizzati in caso di maggior variabilità, si rendono colpevoli delle pandemie come la Spagnola.
In tutto ciò non c'è nulla di strano, ma qui arriva l'insolito.
La neuraminidasi, invece, comporta il distacco delle proteine virali dalla superficie cellulare e stimola una risposta anticorpale.
Anche questa proteina subisce modificazioni, poco significativo verso il virus ed è per questo motivo che il farmaco antivirale d'elezione è il Tamiflu.
Il Tamiflu è il nome commerciale dell'osaltamivir phospato che risale al '92 ed è stato in licenza a Roche con scarsi risultati commerciali, fino ad ora.
La caratteristica dell'osaltamivir phospate è di agire sulla neuraminidasi, solo che... ho appena letto che in Vietnam una bambina presentava un virus resistente al Tamiflu.
Comuque sia non allarmiamoci prima del tempo.
Innanzi tutto c'è un altro farmaco molto efficace che aagisce anch'esso da inibitore delle neuraminidasi, lo zanamivir commercializzato da Glaxo-Smith Kline con il nome di Relenza.
Dietro l'angolo c'è un altro antivirale di cui non ricordo il nome.
Comunque sia il pericolo maggiore, se mai ci fosse un epidemia, lo si dovrebbe avere in primavera.
Non fasciamoci la testa prima del tempo...

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se avete altre informazioni in merito, le leggerò con piacere.

ancient is offline  

 



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