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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 24-03-2006, 20.19.03   #11
Fragola
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Messaggio originale inviato da Vaniglia
E ti ammiro Fragola, ma c'e' una differenza tra me e te, siamo coetanee, ma tu hai un figlio gia' indipendente, il mio e' appena entrato nell'adolescenza ...quindi lavoro, figlio, e...una vita privata oltre a questo!



Vaniglia

Lo so. Ma c'è sempre tempo! In fondo questo è un mestiere da seconda metà della vita! Dai, se tra qualche anno ne hai ancora voglia, visto che ti tengono buoni degli esami, magari mi rincorri, mi raggiungi e mi superi!! Conosco persone che fanno psicologia con me che hanno più di 50 anni e il mio stesso progetto.


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Vecchio 24-03-2006, 20.38.49   #12
Vaniglia
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Fragola. ti

Vaniglia
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Vecchio 25-03-2006, 15.05.57   #13
satine
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l'importate è riuscire ad esprimere se stessi in tutto ciò che si fa..... non è che ti diverti troppo poco?
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Vecchio 25-03-2006, 16.21.51   #14
Vaniglia
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Satine, non ho capito se la domanda era riferita a me, comunque rispondo a scanso di equivoci...no, sono soddisfatta del mio lavoro e della vita al di fuori del lavoro...



Vaniglia
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Vecchio 26-03-2006, 00.09.18   #15
cannella
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non so se il mio lavoro ha influito su di me o sono io che non avrei potuto far altro per incapacità o inadeguatezza o per forma mentale.
In ogni caso i lavori che ho fatto sono tanti e disparati ma li potrei riunire insieme sotto la voce arte/artigianato.
Ho insegnato, disegnato abiti da sposa, calzature e accessori, eseguito costumi e scenografie per il teatro la pubblicità e la tv, progettato disegni per ceramiche, corsi per insegnanti, affreschi, progetti per arredamenti di abitazioni e negozi, e ora per ultimo restauro dipinti antichi.
Ogni tanto mi viene la nostalgia di un lavoro "serio" in cui invece di martelli o pennelli e fatica fisica, orari e termini tassativi di consegna, possa sentirmi adulta con compiti da camice o doppiopetto: mi sembra un sogno poter lavorare con i tacchi a spillo; invece indosso un grembiule di quinta elementare nero e allacciato dietro che secondo me favorisce la creatività e con tutti colori attaccati sta praticamente in piedi da solo.

Ma non ne sarei capace: tutto quello che ha a che fare con la burocrazia, l'ordine e la compilazione mi mette in confusione e mi sento come un bambino di tre anni cui siano affidate le chiavi di casa.
In banca mi vengono le crisi di panico, ma ormai sapendolo mi preparo prima emotivamente con moduli già compilati: riuscirei a sbagliare anche se dovessi solo firmare con una x.
Il fatto è che , se esiste un modulo da compilare con due opzioni, mi viene in mente che opterei per una terza, che però puntualmente non esiste.
Succede allora che chiedo all'addetto, riesco a mandare in confusione anche lui e mi rimanda ad un altro ufficio; la risposta spesso non arriva, e quindi compilo a caso, soluzione più sicura.

Ecco insomma, questo per dire che, se invece di scappare di casa a 18 anni per fare gli studi e il lavoro che volevo, fossi diventata ragioniera come voleva mio padre, probabilmente ora sarei sicuramente più ordinata ed elegante sul lavoro.
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Vecchio 26-03-2006, 01.37.36   #16
Weyl
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Messaggi: 728
Nel mio pensiero pagano

io credo che gli dei traccino le trame dei nostri destini, coniugandole con quanto essi possono intendere del Fato, il quale sovrasta ogni intenzione della Storia, vanificandone il senso umano, riconducendo ogni nostra azione al Caos da cui gli Dei stessi dipanano ogni filo sequenziale di eventi.

Ciò detto, io sono molto soddisfatto: contro ogni aspettativa del mondo che mi circondava, in assoluta solitudine, io ho conquistato ogni oggetto che gli altri mi riconoscevano impossibile.
Rimandato più volte alle medie inferiori, giudicato "inadatto" alla frequenza di un liceo, ottenni la maturità classica con il massimo dei voti.
Obbligato dalla famiglia mi iscrissi a medicina: a tal punto rifiutavo quel genere di studi, che mio padre consentì (unica volta nella sua vita) a permettermi una scelta autonoma dentro l'obbligo del rispetto delle regole: se non fossi stato ingrado di superare gli esami del primo anno, avrei potuto cambiare facoltà.
Ma, se l'avessi fatto, avrei potuto gestire come volevo il mio percorso universitario.
Superai gli esami.
Così, percorsi il mio tragitto a medicina, laureandomi a 24 anni con la lode, ma frequentando tutti i corsi di Filosofia.
Gli dei mi soccorsero, e continuarono a farlo quando, dopo la prima laurea, conseguii la seconda, nello stesso tempo in cui percorrevo il mio tragitto specialistico.
Lavorai in un ospedale, tra mille difficoltà, praticando con umiltà e dedizione, la specialità che mi ero scelto: entro poco riconobbi tra i colleghi più anziani chi avrebbe potuto insegnarmi il lavoro, ed ebbi la fortuna di affidarmi ad un uomo intelligentissimo e, forse, geniale.
Con le riforme imposte dall'ultimo centro-sinistra, lasciammo entrambi l'ospedale: lui con l'intento di dedicarsi a tempo pieno ai suoi interessi prediletti (critica d'Arte), io, molto più giovane, con l'idea di dedicarmi alla filosofia teoretica e ad un lavoro più quieto nell'esercizio della medicina.
Ma, poichè gli dei non volevano perdermi, mi ritrovai, in breve, a lavorare moltissimo, più di quanto non supponessi di poter fare nell'ospedale.
Così, mi avvicinai alle neuroscienze e ripresi a studiare, comprendendo quanto grandi fossero le mie lacune nell'ambito delle "scienze dure": di nuovo, lavorare e studiare mi riempì di entusiasmo, per il fatto che, ora, dovevo essere "io" a capire cosa mi bisognasse comprendere e perchè.
La mia vita non solo è "piena" del mio lavoro, ma in esso si specchia.
L'unico limite è quello affettivo e sessuale, che io percepisco come un sostanziale "impedimento".
Una zavorra simile ad una inutile "coda" evoluzionistica, che ci si deve trascinare lungo il tragitto inebbriante dell'esistenza.
Per questo ora lavoro su molecole che possano rendere l'uomo più "libero" da questi assurdi retaggi.

Penso che gli Dei vigilino sulle attese umane e che il mondo sia sufficientemente "duttile" da adattarsi ad esse.
E che il compito e la speranza del'uomo siano quelli di farsi "mediatore" tra le intenzioni degli dei e le voragini della materia fredda e dell'energia, attraverso la comprensione delle Leggi che le organizzano in corpi intelligenti come i nostri.
Una "mediazione" che media tra le istanze Divine della Storia e della logica, le quali si nutrono di un maternage divino, ed il Caos fatale, che tutto avvolge e dal quale gli dei attingono le scaturigini del senso e del non senso.
Weyl is offline  
Vecchio 26-03-2006, 03.01.09   #17
Jack Sparrow
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Re: Nel mio pensiero pagano

Citazione:
Messaggio originale inviato da Weyl
Per questo ora lavoro su molecole che possano rendere l'uomo più "libero" da questi assurdi retaggi.
è troppo indiscreto chiederti di che cosa ti occupi esattamente..?

Jack Sparrow is offline  
Vecchio 26-03-2006, 05.19.17   #18
Weyl
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Re: Re: Nel mio pensiero pagano

Citazione:
Messaggio originale inviato da Jack Sparrow
è troppo indiscreto chiederti di che cosa ti occupi esattamente..?



Non lo è, caro Jack.
Ne avevo già accennato, a riguardo di un altro argomento, ma non è un problema riprendere qui il discorso.
Come tutti i sabati sera, mi sono concesso una certa dose di alcohol, per cui chiedo perdono, anticipatamente, a tutti, dell'eventualità di trascendere.
Sebbene, io credo e spero, il fatto di rendermene conto, mi possa, in qualche modo, delimitare negli ambiti di ciò che è lecitamente atteso da chiunque si disponga ad interloquire in questo argomento (topic... o
thread...?. mai capita la differenza).

Dunque, ieri mattina, rientrando da una visita, all'ingresso della via in cui abito, come sempre, ho rallentato per visualizzare i "Tiletti", da sempre appesi alla colonna che ne dà il corso.
Un nome mi ha colpito.
Ho parcheggiato la mia auto e sono ritornato a leggere.
Era, purtroppo, lui: Virgilio. Vent'anni fa, uno dei miei primi pazienti: bambino vivace e pieno di ironia, dieci anni scherzosi, sebbene velati da un'inquietudine precoce, irriducibile, che l'adolescenza del carattere estroverso si trascinò via, apparentemente.
Quante cose potrei dire di quel bimbo, percepito da me, poco più che adolescente, come un fratellino pauroso.
Il padre, un uomo violento e tossicomane, un uomo "difficile", ma amatissimo.

Ti starai chiedendo, caro Jack, "perchè", perchè ti stia annoiando con questi fatti di cronaca.
Fatti che paiono tanto lontani dal tema della tua osservazione.
Ti prego, seguimi, e vedrai che giungerò al punto.

Lasciai la "medicina di base", quando Virgilio aveva circa diciotto anni. Ragazzo intelligente, nonostante le difficoltà della famiglia, ottenne il diploma con un'eccellente valutazione.
Ho sempre voluto bene ai miei pazienti, per cui, nei limiti imposti dalle Leggi, continuai a seguirli, anche quando lo stato me lo impedii: ricordo ancora lo sconforto reciproco, tra me e lui, e la madre (una donna quasi eroica), della difficoltà di dover "misurare" in termini "libero-professionali" le nostre interazioni tecniche.
Virgilio fu assunto quasi subito presso un'agenzia assicurativa, ma in brevissimo tempo risalì le correnti ostili: le sue capacità, evidenti a me, che lo conoscevo da bambino, risultarono "brucianti" ad ogni tappa del suo percorso di carriera.
Seppi di lui dalla madre che, una volta all'anno, una volta ogni due, col tempo diradò i contatti col "ragazzino" che le voleva bene.
Virgilio acquisì, giovanissimo, la titolarità di un'Agenzia.

Un giorno venne nel mio studio, cinque-sei anni fa, suppergiù.
Mi raccontò una storia incredibile ed assurda.
Aveva conosciuto una ragazza, rumena, una donna bellissima, con la quale sentiva di poter dare finalmente una composizione serena al perimetro della sua vita.
Mostruosamente, però, il padre, che Virgilio temeva come un islamico teme allah, la circuiva.
E questo era un problema: perchè lui non sapeva come arginare la cosa, dato il fatto che la ragazza subiva assai poco passivamente le attenzioni dell'uomo (un padre giovane, ovviamente).

Passarono due anni.
Venne la madre, in studio, narrandomi le vicende di questo figlio, indebitatosi fino al collo, del padre e marito che era fuggito con quella donna, di Virgilio, appunto, che aveva, nel frattempo, perduto la titolarità dell'Agenzia.

A settembre dell'anno scorso, seppi ancora di come quella donna avesse lasciato anche il padre, e di quante difficoltà avesse incontrato Virgilio nel trovare un nuovo lavoro, dati i problemi conseguenti alla chiusura della sua Agenzia.
Mentre il padre, ovviamente, finiti i denari e, conseguentemente, l'amore, era tornato a casa, più intrattabile e violento di prima.
Ma i debiti permanevano e, a questo punto, enormi.

C'è un fratellino, altrettanto in gamba, che non voglio nominare, poichè esponibile.
Ma sono certo del fatto che Virgilio si sia tolto la vita per proteggerlo.
Io lo ricordo, mentre, piccolo bimbo, gli carezzavo la fronte durante un attacco d'asma.

Dunque, ecco, ti ho esposto le ragioni che trovo più convincenti per dar conto, in modo esemplare ed aneddotico, di intenzioni "correttive", in senso pedagogico, di cui mi sono convinto ad occuparmi.
Al momento, ho un piccolo gruppo di volontari in terapia, con risultati eccellenti dal punto di vista degli obiettivi posti: a sei mesi dall'inizio del trattamento il Q.I. medio (media di quattro test di Eysenck) presenta un incremento di quasi dieci percentili.
Il desiderio sessuale è drasticamente disceso quasi al livello femminile: nessuna nuova relazione e nessuna ricerca di partners sessuali "nuove" nei sei mesi trascorsi.
Le interviste confermano la quasi "normalizzazione" delle fantasie sessuali (percepite come "abitudini", facilmente sostituibili con altre intenzioni).
In tutto questo, la potenza sessuale è mantenuta: il desiderio, quasi stroncato, si allinea con quello femminile, sostenuto, cioè, soprattutto, dal bisogno di "darsi conferma" dell'interesse di coppia, in termini fisici, i quali sono facilmente accessibili alla immediatezza della comunicazione non verbale.

Raro che io scriva messaggi lunghi, ma se questo fosse dovuto agli eccessi che mi concedo il sabato, "spero trovar pietà, nonchè perdono", sebbene io spero e credo che, l'averne percezione, mi abbia protetto.
Weyl is offline  
Vecchio 26-03-2006, 10.03.20   #19
Mary
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Ecco insomma, questo per dire che, se invece di scappare di casa a 18 anni per fare gli studi e il lavoro che volevo, fossi diventata ragioniera come voleva mio padre, probabilmente ora sarei sicuramente più ordinata ed elegante sul lavoro. [/b]

Forse, probabilmente. Ora saresti impeccabile.

Ma in cambio hai ricevuto la creatività. Possiedi il segreto della vita e lo vivi pienamente. Vivi come tutti dovremmo vivere.

Nella società dell'usa e getta, ristrutturare, aggiustare, incollare, rammendare sono parole senza senso.

Disegnare, dipingere oggi non esprime più la libera e meravigliosa creatività umana. E' diventato freddo, meccanico.
Hai presente quella pubblicità dove un braccio robotico dipinge, scrive disegna su di un'auto? E' la perfetta espressione di quello che oggi è l'umanità.

Mi rende felice sapere che ci sono persone come te.

Non invidiare nessuno, molti potrebbero invidiare te.

Ciao
Mary
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Vecchio 26-03-2006, 10.15.35   #20
Vaniglia
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Messaggio originale inviato da cannella

Ecco insomma, questo per dire che, se invece di scappare di casa a 18 anni per fare gli studi e il lavoro che volevo, fossi diventata ragioniera come voleva mio padre, probabilmente ora sarei sicuramente più ordinata ed elegante sul lavoro. [/B

Ciao Cannella, e' la stessa strada che ho fatto io, scappare di casa a 21 anni per fare quello che desideravo io e non mio padre,
sono scelte che si fanno, io sono orgogliosa di questo e penso che il tuo lavoro sia molto piu' stimolante di un lavoro da ragionere, schematizzato, incasellato, monotono,di tutto e di piu'....che importanza ha l'eleganza e l'ordine quando puoi fare un qualcosa di creativo...i tacchi a spillo li metti quando esci...il mio lavoro mi piace molto .....ma che palle svegliarti ogni mattina alla stessa ora, truccarti, vestirti, metterti i tacchi a spillo...

un abbraccio

Vaniglia

Ultima modifica di Vaniglia : 26-03-2006 alle ore 10.23.04.
Vaniglia is offline  

 



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